L’analisi dello stato dell’autogoverno della magistratura,
che segue, sembra scritta in questi giorni per spiegare il pauroso degrado
disvelato dall’inchiesta di Perugia sull’ex componente del CSM ed ex presidente
A.N.M Luca Palamara.
Invece risale a sette anni fa e servì ad illustrare le
ragioni dell’iniziativa, assunta da alcuni magistrati indipendenti, di attuare,
in vista delle elezioni del Consiglio Superiore della Magistratura del 2014,
uno strumento di individuazione dei candidati impostato sul sorteggio (tutte le
fasi di quell’esperienza sono documentate sul sito
www.altraproposta.it).
Il sistema spartitorio che fu descritto in quella occasione
adesso è conosciuto nel dettaglio anche dall’opinione pubblica e la politica
d’ora in poi dovrà farsi carico di sconfiggerlo, non potendo addurre nessuna
giustificazione.
L'unica strada per riguadagnare alla magistratura quella
indipendenza interna che sembra irrimediabilmente perduta sono delle riforme legislative
che eliminino alla radice l’influenza nefasta delle correnti sull’attività del
C.S.M.
Su questo blog ne proponiamo tre che riteniamo risolutive perché ora come allora
non ci rassegniamo ad essere complici, con l’inerzia e il silenzio, “delle
continue plateali violazioni delle regole del buon governo e delle non più
difendibili degenerazioni dell’occupazione delle posizione di potere interno”.
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MARTEDI’ 4 giugno 2013
Presentazione del
Comitato "Altra Proposta"
COMITATO “ALTRA
PROPOSTA”
Gli ultimi anni della storia della magistratura sono stati
caratterizzati da una sempre crescente disaffezione dei magistrati per ogni
attività e partecipazione collettiva, a causa della perdita della concreta
capacità di rappresentanza da parte dell’A.N.M. e della crisi di credibilità dell’autogoverno.
Da tempo siamo convinti che questa deriva sia dovuta,
principalmente se non esclusivamente, alla decisiva influenza che le correnti
hanno nella selezione dei rappresentanti dell’A.N.M. e nella vita
dell’associazione, nonché, soprattutto, sull’operare del C.S.M. e degli altri
organi di autogoverno, per il condizionamento che esse esercitano, secondo
strettissime logiche di appartenenza, su ogni scelta di autogoverno della
magistratura, a cominciare dalla selezione dei magistrati dirigenti.
Questa realtà è oggi nota a tutti anche a causa della
recente involontaria diffusione di comunicazioni dalle quali chiaramente emerge
come, da un lato, magistrati operanti in una corrente si rivolgono a componenti
del C.S.M. appartenenti al loro gruppo per segnalare le “doti” di un candidato,
tra le stesse includendo l’appartenenza di quest’ultimo allo stesso gruppo, e
come, dall’altro lato, i componenti dell’organo istituzionale considerino nella
loro scelta anche l’opportunità politica di sostenere, per l’attribuzione
dell’incarico, il concorrente espressione della medesima area
politico-associativa.
Simili metodi rallentano i processi decisionali del C.S.M.
e, di conseguenza, hanno ricadute negative sul buon andamento degli uffici
giudiziari, come ha ripetutamente evidenziato anche il Capo dello Stato, da
ultimo in una lettera inviata al vicepresidente del Consiglio Superiore il 6
febbraio scorso, nella quale vengono stigmatizzati “i prolungati ritardi nelle
decisioni di nomina (degli uffici direttivi) - riferibili anche al trascinarsi
di contrasti e/o tentativi di accordo tra le diverse componenti della
rappresentanza della magistratura in seno al Csm”.
Una situazione che sempre di più emerge anche all’esterno,
presso i cittadini soprattutto, contribuendo a screditare l’intera
magistratura.
Avvertiamo pertanto come indifferibili le esigenze, da un
lato, di ripristinare un’autentica democrazia all’interno della vita
associativa della magistratura, presupposto imprescindibile per affrontare
senza preconcetti i temi fondamentali della giurisdizione e, dall’altro, di
recuperare all’azione dell’autogoverno valori essenziali come la trasparenza e
la riconduzione di ogni scelta solo alla legge e non a logiche diverse, come
l’appartenenza correntizia.
Per queste ragioni crediamo sia anche indispensabile, oggi,
dare vita ad un soggetto collettivo che rappresenti queste esigenze e si faccia
parte attiva di ogni azione idonea a realizzarle.
Se per realizzare gli obiettivi sopra indicati si creasse
una nuova corrente si rinnoverebbero però gli errori del passato.
Ecco perché nasce il Comitato “Altra Proposta”, i cui scopi
statutari costituiscono soltanto obiettivi di METODO.
Un metodo diretto a ripristinare la partecipazione diffusa e
libera dei magistrati alla vita associativa ed all’autogoverno e a superare la
pseudo–rappresentanza attualmente veicolata dal peso degli apparati di
corrente.
Si è deliberatamente esclusa la previsione anche di
obiettivi di merito, attinenti alle molte tematiche che pure interessano e
investono oggi la giurisdizione e che sono importantissime per la magistratura
e la giustizia, per due motivi.
Il primo è che assumere anche obiettivi specifici, di
merito, avrebbe inevitabilmente comportato il rischio di giungere, alla fine, a
creare un’altra corrente: cosa che non ci interessa. Su tutti i temi di rilievo
per la magistratura e la giurisdizione ogni aderente al Comitato resta del
tutto libero di agire come crede per il loro perseguimento ed eventuali
ulteriori iniziative da assumersi nell’ambito del medesimo saranno valutate da
tutti i colleghi che aderiranno al nuovo percorso.
Il secondo motivo è che siamo convinti che, se nel dibattito
interno all’A.N.M. si superano le logiche di schieramento e di appartenenza, il
libero e leale confronto tra tutti i magistrati produrrà gli esiti migliori e,
in modo analogo, che ogni magistrato chiamato a svolgere il delicato ruolo di
componente degli organi di autogoverno opera al meglio se si limita a
rispettare la legge e la sua coscienza e a cercare i contributi per le proprie
scelte guardando alla platea diffusa dei magistrati (e non già al circolo degli
amici della corrente che lo ha fatto eleggere).
Chiediamo dunque ai colleghi di aderire al Comitato “Altra
Proposta” e di dare il loro contributo per realizzare gli scopi individuati, o
anche soltanto qualcuno di essi qualora non tutti vengano condivisi. Come si
potrà vedere lo Statuto consente infatti l’adesione anche soltanto parziale
agli scopi ed alle attività del Comitato.
La struttura operativa è snella, non prevede organi
direttivi e mira ad attuare nel massimo grado il principio di democrazia
diretta. L’unica carica elettiva prevista – soggetta a frequente turnazione e
ad un serio sistema di incompatibilità - è quella del Portavoce, al contempo
organo rappresentativo e di servizio. Non sono previsti impegni o vincoli di
sorta per gli aderenti. Ciascuno potrà farsi promotore di concrete iniziative
che saranno sottoposte al gradimento della maggioranza e potrà scegliere, con
la massima libertà, se e quando partecipare alle singole attività. Per
consentire la più ampia ed agevole partecipazione, si è scelto il mezzo
telematico quale ordinario strumento di dibattito e di voto.
In attesa della elezione del Portavoce tra una terna di
magistrati sorteggiata tra gli aderenti dichiaratisi disponibili – ciò che
costituirà il primo atto del Comitato – le adesioni potranno pervenire via mail
all’indirizzo altraproposta@yahoo.it.
Questo non è il “nostro” Comitato, è il Comitato di tutti i
magistrati che vogliono provare a cambiare il volto dell’autogoverno per
ricondurlo a quella dimensione diffusa e trasparente che il legislatore
costituente aveva immaginato, nella convinzione che si tratti del primo ed
indispensabile passo perché ciascuno di noi vi si possa senza imbarazzo
riconoscere e perché sia restituita alla Magistratura un’immagine non offuscata
di credibilità, imparzialità ed efficienza al servizio dei cittadini.
Roma, 2 Giugno 2013.
Franca Amadori – Tribunale di Roma
Milena Balsamo – Tribunale di Pisa
Francesco Bretone – Procura della Repubblica di Bari
Giuliano Castiglia – Tribunale di Palermo
Donato D’Auria – Tribunale di Pisa
Giovanni Fanticini – Tribunale di Reggio Emilia
Felice Lima – Tribunale di Catania
Ida Moretti – Tribunale di Benevento
Pietro Murano – Tribunale di Pisa
Giorgio Piziali – Tribunale di Verona
Andrea Reale – Tribunale di Ragusa
Gianni Reynaud – Tribunale di Pinerolo
Nicola Saracino – Tribunale di Roma
Stefano Sernia – Tribunale di Lecce
Massimo Vaccari – Tribunale di Verona
UNA NUOVA BELLISSIMA CORRENTE !!! Non per non rinnovare i benedetti errori del passato, ma per far si che mai più nessuno osi disvelarli! E così deve essere fatto! Il fetore di bruciato è già nell'aria.
RispondiEliminaCaro Grasso
RispondiEliminaforse dovrebbe spiegare da dove abbia desunto che sia nata una nuova corrente.
Evidentemente non ha letto con attenzione il documento riportato nell'editoriale, che dà conto dell'esperienza di un comitato di scopo, sorto sette anni fa, che concluse la sua attività al momento delle elezioni per il Csm del luglio 2014.
PARDON mi riferisco a ciò che bolle in pentola nei cantieri del ministro della giustizia in ordine alla riforma per la salvezza della magistratura. .....una nuova corrente, lato sensu. Un vento di tramontana maligno.
RispondiEliminamagari è lo stesso vento utilizzato da chi da genova voleva spazzare tutto e finì per essere spazzato egli stesso
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