di Massimo Vaccari - Magistrato
“Tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora: chilli che stann’ a dritta vann’ a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann’ a dritta: tutti chilli che stanno abbascio vann’ ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann’ bascio passann’ tutti p’o stesso pertuso: chi nun tene nient’ a ffà, s’ aremeni a ‘cca e a ‘llà”
Il dibattito sia precedente che
successivo all’entrata in vigore della legge 27 febbraio 2015 n. 18, che ha
introdotto modifiche alla disciplina sulla responsabilità civile dei magistrati, era stato accompagnate dallo slogan
martellante di “Ce lo chiede l’Europa”, utilizzato da diversi politici per
accreditare nell’opinione pubblica l’idea che la riforma si fosse resa
necessaria per adeguare la disciplina previgente al diritto dell’Unione Europea.
Se si fossero però lette le
pronunce della Corte di Giustizia Ue che avevano ispirato la riforma, ci si
sarebbe accorti che esse non avevano riguardato affatto, né del resto avrebbero
potuto farlo, il profilo della responsabilità del magistrato ma quello della
responsabilità dello Stato per violazione del diritto dell’Unione.
Quello slogan risulta invece quanto mai pertinente rispetto alle riforma dell’ordinamento giudiziario e del sistema elettorale del Csm che sono due degli interventi in tema di giustizia che l’Italia ha preannunciato all’Europa di voler attuare al fine di ottenere le sostanziose risorse finanziarie (2,7 miliardi di euro) stanziate dal piano straordinario europeo (Next Generation EU) proprio a favore del sistema giudiziario italiano.
Infatti il piano nazionale di ripresa e resilienza (meglio noto con l’acronimo P.N.R.R.), approvato dal Consiglio dei
Ministri il 12 gennaio 2021 e sottoposto alla valutazione degli organi
comunitari, contiene (pagg. 59-63), una serie di proposte di riforma dell’ordinamento giudiziario, sul presupposto, dichiarato nel
documento, che essa “non esplica effetti
solo sul profilo ordinamentale, ma produce conseguenze dirette anche
sull’efficienza dell’amministrazione della giustizia”.
Nel piano si preannunciano anche
misure dirette “a garantire un esercizio dell’autogoverno della magistratura
libero da condizionamenti esterni e, quindi, improntato a scelte fondate solo
sul buon andamento dell’amministrazione”, la principale delle quali è la riforma del meccanismo di elezione dei
componenti del Consiglio superiore della magistratura e una rimodulazione
dell’organizzazione interna di quell’organo.
L’impulso a tali prospettive di
riforma è derivato sicuramente dalle vicende di Magistropoli che, oltre ad avere avuto un notevole risaldo
mediatico, hanno avuto una risonanza anche presso gli organismi comunitari.
Ad esse infatti si fa ampio
riferimento nella relazione sullo stato di diritto 2020 della Commissione
Europea, nel capitolo sulla situazione dello stato di diritto dell’Italia.
In tale documento si legge (pag. 3): “Nel
2019 il CSM ha dovuto affrontare problemi di integrità in seguito a gravi
accuse relative alla nomina di procuratori di alto livello, formulate a seguito
di un'indagine penale che ha portato alle dimissioni di cinque membri del
CSM19. Per sostituire alcuni di questi membri si sono tenute nuove elezioni.
Sono stati avviati dieci procedimenti disciplinari e sono state adottate alcune
misure precauzionali. Inoltre, l'Associazione Nazionale Magistrati ha espulso
uno dei magistrati”.
Nello stesso documento si riporta
un altro dato estremamente significativo per comprendere le pessime condizioni in cui versa attualmente la magistratura italiana, quello del livello della sua indipendenza certificato dal quadro di valutazione Ue della giustizia per il 2020.
In particolare in tale resoconto si afferma che:
“Il livello di indipendenza della
magistratura percepito in Italia è basso. È considerato buono o molto buono
soltanto dal 31 % dei cittadini e dal 36 % delle imprese, percentuali diminuite
tra il 2019 e il 2020. Le ragioni principali per cui i cittadini e le imprese
avvertono una mancanza di indipendenza sono le interferenze o le pressioni
esercitate dal Governo, dai politici e dai rappresentanti di interessi
economici o di altri interessi specifici” (si vedano i grafici 44 e 46 del succitato
quadro di valutazione).
Questi dati risultano ancora più
impietosi se li confronta con quelli della Polonia, paese nel quale da alcuni
anni il governo locale ha adottato provvedimenti normativi diretti a limitare fortemente
l’indipendenza della magistratura, tanto da meritarsi un provvedimento interdittivo da parte della Corte di Giustizia Ue.
Ebbene, stando al report sopra
menzionato, il livello di percezione dell’indipendenza della magistratura è considerato
buono o molto buono dal 34 % dei cittadini e dal 27 % delle imprese polacchi (i
paesi con i più elevati livelli di indipendenza sono invece Austria e
Finlandia).
E’ indubbio che la causa della grave compromissione dell’indipendenza della magistratura e del suo organo di autogoverno in Italia è costituita dall’influenza pervasiva delle correnti (si tratta di quelle associazioni rappresentative di interessi specifici secondo la terminologia del report della Commissione Europea), il cui modus operandi è stato disvelato alla pubblica opinione dalla indagine che coinvolge il dott. Luca Palamara.
Ora per riguadagnare all’organo di autogoverno della
magistratura italiana un discreto livello di indipendenza occorrerebbero
interventi drastici che “tagliassero le unghie alle correnti”, quali il
sorteggio dei componenti togati del Csm e la rotazione degli incarichi
direttivi e semidirettivi, proposti su questo blog.
Entrambe le misure, oltre a conferire alla magistratura un
assetto conforme alla costituzione,
atteso che questa ha voluto un autogoverno orizzontale ed inclusivo, e,
particolare non irrilevante, ad essere a costo zero, assicurerebbero anche una maggiore efficienza
al sistema giudiziario.
In tale prospettiva in particolare la rotazione degli incarichi
direttivi e semidirettivi presenterebbe i seguenti vantaggi:
- potrebbe
essere approvata con un decreto legge,
sussistendo i requisiti di urgenza per l’adozione di un provvedimento del
genere;
- avrebbe un
effetto deflattivo del non indifferente contenzioso amministrativo, generato
dalle numerose impugnazioni delle nomine deliberate, nell’attuale sistema, dal
Csm;
- quale
meccanismo automatico di nomina dei dirigenti degli uffici sgraverebbe di una
notevole mole di lavoro l’intero circuito dell’autogoverno e dei dirigenti
degli uffici (deputati a redigere i pareri) , visto che la maggior parte di
esso è dedicato proprio al nomine e ai loro rinnovi quadriennali.
Nel P.N.R.R. si prevedono una serie di interventi, tra i
quali “una riforma del procedimento di selezione e di conferma dei dirigenti
degli uffici e delle sezioni, per consentire che gli uffici siano diretti da
magistrati dotati delle capacità e delle professionalità necessarie.
Rimarrebbe quindi immutato quell’ambito di discrezionalità
del Csm nelle nomine che ha permesso alle correnti di diventare centri di
gestione del potere.
E le intenzioni del neo Ministro
della Giustizia sono perfettamente in linea con tale impostazione, e ci sia
consentito, anche con i desiderata delle correnti, dal momento che, nel
suo primo discorso davanti alla Commissione giustizia della Camera il 15 marzo,
nell’illustrare i progetti di riforma che intende mettere in cantiere, ha rappresentato
l'esigenza "di disciplinare la procedura di conferimento degli incarichi
direttivi e semi-direttivi secondo criteri di trasparenza ed efficienza".
Nell'ascoltare tale passaggio ci è tornato in mente l'ordine, vero o falso che sia, "facite ammuina" della Real marina delle due sicilie, riportato in premessa.
Al contempo ci siamo però ricordati, e questa è realtà storica, che la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nel presentare il Nex Generationi, ha proclamato con enfasi che si tratta "non solo di riparare e recuperare l'esistente, ma di plasmare un modo migliore di vivere il mondo di domani"
Ebbene, se questo è l'auspicio della Presidente della Commissione Europea, non ci pare che gli interventi di carattere sostanzialmente conservativo dello status quo preannunciati dal Ministro siano idonei a realizzare un autogoverno dei magistrati, e quindi una giustizia, migliori.
E cosa penserebbero gli organismi comunitari se se ne avvedessero?
Potrebbero forse convincersi che l’Italia non merita il
contributo finanziario straordinario per la giustizia?
Non abbiamo dubbi sulla risposta.
Tutti sanno ! Ma tutti chilli che stanno a poppa vanno' a..............
RispondiEliminaIl procuratore della repubblica, di Perugia, Cantone chiede tutela al csm , per l'inchiesta su Palamara. Chiede di aprire una pratica a "tutela" sua e dei pubblici ministeri del suo ufficio, che sarebbero sotto attacco da alcuni articoli di stampa, per il buon nome della categoria. Pur prescindendo, ma non si può, dal totale mutismo della stampa, è lecito chiedersi cosa dovrebbe fare il csm nei confronti di qualche flebile voce, per il buon nome della categoria.Non sarebbe meglio pensare come poter spendere bene i 2,7 miliardi promessi dalla commissione europea? Capiamo che Ermini sostiene che l'affaire Palamara è un caso isolato, oramai ampiamente risolto. Ma a qualcuno è rimasto qualche dubbio.
RispondiEliminaL'ordine della Real casa delle due Sicilie (grazie per la citazione, non conoscevo l'origine del vocabolo tanto usato alle nostre latitudini) è ancora in essere ogni volta che si scioglie un consiglio comunale per mafia oppure ogni volta si commissaria un'Articolazione dello Stato (vedi in Calabria la farsa dei commissari al SSR, l'ultimo si è fatto notare solo per la vistosa sciarpa esibita nelle trasmissioni televisive). Non vogliamo che anche la Cartabia sia un'ennesima Commissaria, ma, soprattutto, non vogliamo ricordarla solo per la messa in piega.
RispondiEliminaH 9, Palamara, convocato d'urgenza, varca la soglia del palazzo dei marescialli. All'uscita dice: mi sono state rivolte domande sulle chat e non solo, ma ho la consegna di non parlare. Mi attengo a questo impegno. La seduta è segreta. Tutto procede immodificato. Intanto Edoardo Sylos labini vuole fare un'opera teatrale sulla' affaire Palamara.
RispondiElimina... condivido , Massimo, al 100% ...mi chiedo quanto il Ministro sia consapevole ..
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