Pochi giorni fa abbiamo spiegato quali siano, a nostro avviso, i principali aspetti della intricata vicenda della indebita diffusione dei verbali di interrogatorio dell'avvocato Amara che i suoi protagonisti dovrebbero chiarire, per amore di verità e del destino nella magistratura.
In attesa di tali spiegazioni ci sembra opportuno riepilogare i fatti, come li abbiamo ricavati dalle numerose notizie di stampa, nella loro nuda oggettività e offrirli, come promemoria, ai nostri lettori perché possano farsi una loro idea circa le ragioni che possono aver determinato alcune iniziative di singoli e alcune inerzie (soprattutto quella del Csm).
Siamo peraltro convinti che, per essere compiutamente compresi in tutti i loro risvolti, questi fatti vadano necessariamente collegati ad altre due vicende, quella della emersione della indagine sui fatti dell’hotel Champagne e quella della decadenza del dott. Davigo dal CSM.
Pertanto nella cronologia che segue verranno citati anche alcuni momenti di quelle vicende.
Primi giorni di maggio 2019 cominciano a comparire notizie di stampa sulla vicenda dell’hotel champagne, nella quale sono coinvolti ben quattro consiglieri togati in carica e l’ex consigliere nonché ex presidente dell’Anm, Luca Palamara
dicembre 2019 interrogatori dell'avvocato Amara da parte della Procura di Milano;
Marzo - aprile 2020 il dottor Storari si rivolge al dott. Davigo rappresentandogli le resistenze dei propri superiori alla iniziativa di iscrivere nel registro degli indagati i personaggi che Amara aveva chiamato in causa
Maggio 2020 il dott. Davigo riferisce a diversi componenti del CSM, tra i quali tutti i membri del comitato di presidenza, quanto aveva appreso dal dott. Storari (non è certo se abbia anche consegnato copia dei vernali di interrogatorio dell’avv. Amara al vicepresidente Ermini perché le versioni di quest’ultimo e del dott. Davigo sul punto divergono);
tarda primavera 2020 il dott. Davigo riferisce quanto sopra anche al dott. Salvi il quale contatta “immediatamente” (questo l’avverbio usato dal procuratore generale) il dott. Greco
Il Csm non adotta nessun provvedimento né assume nessuna iniziativa per le ragioni che l’organo di autogoverno, come diremo di qui a breve, ha reso note solo in questi giorni.
31 luglio 2020 la rivista “Questione giustizia”, della corrente di magistratura democratica, pubblica un articolo a firma del suo diretto Nello Rossi in cui si sostiene che il raggiungimento dell’età pensionabile comporterà la decadenza del dott. Davigo dalla cariva di consigliere del Csm;
19 ottobre 2020 il Plenum del CSM, delibera a maggioranza (con il voto favorevole dell’intero comitato di presidenza) la decadenza del dott. Davigo dalla carica di consigliere del Csm in ragione dell’imminente suo pensionamento;
13 novembre 2020 il Tar dichiara inammissibile il ricorso proposto dal dott. Davigo avverso la decisione del Csm;
gennaio 2021 la Procura di Milano trasmette, per competenza, a quella di Perugia parte degli atti della indagine avviata a seguito delle dichiarazioni dell’avv. Amara
tra ottobre 2020 e febbraio 2021 la copia non sottoscritta dei verbali di interrogatorio di Amara perviene ad alcune testate giornalistiche in un plico anonimo
metà aprile 2021 la procura di Roma perquisisce presso il Csm l’ufficio dell’ex segretaria del dott. Davigo rinvenendo nel suo computer i file dei verbali di interrogatorio di Amara
nel corso del plenum del Csm del 28 aprile 2021 il consigliere togato Nino Di Matteo riferisce d aver ricevuto per posta un plico anonimo contenente la copia informatica e priva di sottoscrizione dell’interrogatorio di un indagato risalente al dicembre 2019
4 maggio 2021 in una nota di stampa il Csm rende noto che dopo la segnalazione meramente verbale non aveva assunto nessuna iniziativa poiché esso opera soltanto sulla base di atti formali e secondo procedure codificate
Il problema non è il "sistema", piuttosto individuare quanti "sistemi" ci sono. È evidente che sull'hotel Schampag la fuga calcolata di notizie è stata funzionale all'inversione di marcia su Viola Procuratore di Roma. Come appare evidente che Davigo è un secondo Palamara. Già nel 1994 sulla mia pelle ne ho vissuto uno di "sistemi": il Gip mi scarcera adducendo che i fatti narrati dal pentito (in realtà un collaboratore dei servizi) erano risalenti a un decennio prima e che in quella attualità dimostravo estraneità all'ambiente mafioso. Quindi, dopo che il pm a sua insaputa intercetta le mie conversazioni telefoniche, egli revoca quel provvedimento annullando quanto già registrato. Il risultato è stato che successivamente al mio rinvio a giudizio da parte del medesimo Gip, in funzione di Gup, questi prende il posto del pm, in carriera antimafia, ed in meno di un lustro, grazie al sistema che gli ha consentito il passaggio da giudice a pm nel medesimo distretto reggino, diventa il numero due della DNA. Poi, anch'egli, vittima di un altro "sistema", è finito a fare funzioni di giudice civile (e giornalista garantista) lontano dalle lotte alle mafie.
RispondiEliminaUn quadro perfetto che fa impallidire quanto Sallusti e Palamara rappresentano alla Nazione.
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