di Nicola Saracino - Magistrato
Lo scandalo Natoli è scoppiato, la rassegna stampa odierna ne offre tutti i risvolti.
Compreso quello del famelico e rapidissimo approfittamento delle correnti per alterare la maggioranza dietro alla scelta del nuovo procuratore di Catania, costringendo proprio la consigliera di origini etnee a non partecipare alla seduta di plenum, che altrimenti l’avrebbero pubblicamente dileggiata.
Per non appesantire il discorso il fatto è qui riportato “per relationem”: cercate su Google Csm Natoli e saprete tutto.
Quando emerse il “Sistema” dalle chat palamariane l’associazione nazionale magistrati ed in generale il corpo togato si affrettarono a disincagliarsene e lo scandalo doveva portare il solo nome di Luca Palamara.
Non contava che rivelasse quanto i magistrati fossero dediti alle trame e come il CSM fosse in mano a fazioni agguerritissime nella lottizzazione di ogni cosa.
Con l’ausilio della Procura Generale dell’epoca tutto è stato nascosto sotto al tappeto, impunità di massa.
Questa volta è diverso.
A qualcuno non conviene parlare di “scandalo Natoli”, meglio coinvolgere tutti i cd membri “laici” del consiglio superiore della magistratura.
Con inusitato senso istituzionale, ecco i togati mettere in discussione l’assetto costituzionale del CSM attuale che a loro avviso risulterebbe inquinato proprio dalla presenza di non magistrati eletti dal Parlamento, tutti accomunati nelle cattive intenzioni di una di loro.
Correntisti alla riscossa.
Il via alle danze lo dà il segretario di una corrente in questi termini "Leggo le notizie sulle improvvide frequentazioni di una consigliera laica, giudice disciplinare, con una incolpata sua concittadina. Questi sono i laici ai quali la politica affida la tutela della autonomia della magistratura? … Episodi come questi dimostrano quanto sia pericoloso creare la alta corte disciplinare per i magistrati e rafforzare la presenza della politica nel CSM".
Segue un più articolato comunicato di Magistratura Democratica secondo il quale il fatto denoterebbe “ …una tendenza a utilizzare le dinamiche consiliari per finalità di ricerca del consenso da parte della componente laica vicina all'attuale maggioranza parlamentare”.
Di qui il pericolo rappresentato da una Corte disciplinare non racchiusa nel CSM, luogo notoriamente distante da logiche di ricerca del consenso, secondo Magistratura Democratica.
Apprezzo il coraggio.
Perché sparare fandonie di questa dimensione facendo finta di niente non è da tutti.
A scrivere, infatti, sono gli stessi che difendono “la ricerca del consenso” quale presupposto dell’ascesa allo scranno di consigliere superiore: difendono coi denti “il voto” per il CSM che vogliono “politico”.
La politica reca in sé cose buone e cose meno buone.
Il clientelismo al CSM non è appannaggio dei laici, tutt'altro; è gestito direttamente dalle correnti che proprio ai laici chiedono appoggio nelle diverse pratiche, non lo disdegnano.
La permeabilità del giudice a condizionamenti non è il frutto della discendenza non togata di alcuni componenti, ma dell’elezione, della scelta dei giudici proprio ad opera degli stessi magistrati soggetti al suo giudizio.
Sono, in definitiva, i limiti del giudice elettivo, non del giudice “laico”.
Tanto più che la presidenza dell’organo giudicante è assunta proprio da un laico, il vice presidente del CSM, per giunta "vicino all'attuale maggioranza parlamentare": quale conclusione dovremmo trarne secondo Zaccaro e Magistratura Democratica?
Il membri laici del CSM, quindi, sono sotto attacco, tutti.
Sta a loro chiarire se le “dinamiche togate” al Consiglio Superiore della Magistratura siano cristalline ed immuni dalla sistematica lottizzazione correntizia.
Fin da quando ho cominciato a parlare ho sentito dire da tutte le categorie di persone, soprattutto magistrati dall’elevato profilo culturale ed etico professionale, della gravissima malattia(un cancro ad esito infausto) che affligge la giustizia. Si tratta dell’istituto giuridico sacro, assolutamente inviolabile, intangibile dei DUE PESI E DUE MISURE. Uno, sacro ed inviolabile(art. 4 statuto Albertino) per i legibus soluti e quello…. per gli altri. Tutti i provvedimenti legislativi finalizzati alla soluzione dei problemi della giustizia hanno sempre peggiorato le cose. Oggi la giustizia è in coma irreversibile, nessun provvedimento di legge da parte dello stato potrà mai svegliarla. Solo i cittadini, la Comunità Stato potrà risolvere il problema. Bisogna costituire una grande Associazione per lo studio e la soluzione dei problemi della giustizia con moltissimi giuristi e cittadini(tutti quelli che vogliono partecipare) che formano una base operativa attiva, che elegge gli organi direttivi. Importantissimo, conditio sine qua non, una sezione per lo studio e l’attenta analisi dei provvedimenti del giudice che pubblichi su un’apposita collana le sentenze abnormi e un Albo d’oro per quelle pregevoli. Strumento fondamentale per ricavare un punteggio valido per gli incarichi direttivi ed altro.
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