Siamo fermamente
convinti che per fermare l’odierno mercimonio delle cariche direttive e
semidirettive la strada sia quella, pressoché obbligata, di sottrarre
definitivamente al CSM il relativo potere, facendo sì che le nomine divengano
ordinaria attività tabellare di ogni singolo Ufficio, sotto la guida dei
Consigli Giudiziari.
Non sfugge
neppure all’osservatore meno attento come la voracità delle correnti (sovente
in perfetta sintonia con “settori malati” della politica, come denunciano le
cronache…) si concentri pressoché esclusivamente sul tema delle nomine. Ciò che
i gruppi associativi dell’ANM perseguono è, difatti, il “collocamento” di
sodali e amici nei posti di vertice, al fine manifesto di condizionare l’azione
dei magistrati e ridurne l’indipendenza.
Paradigmatica, al
riguardo, è la vicenda del “dopo-Pignatone”: quell’Ufficio, benché acefalo da
mesi (al pari di molti altri), continua a svolgere serenamente il proprio
lavoro, autorganizzandosi secondo normali criteri di anzianità. Prova ne sia
che la Capitale, nonostante le grida correntizie, non è in balia di se stessa
né preda dell’illegalità e ancor meno oggetto di scorrimento di bande armate
per le pubbliche vie. E allora, se tutto procede regolarmente, le lotte
furibonde che si sono scatenate per quel posto-chiave sono sorte forse per
farla funzionare ancora meglio? o per cercare l’Unto del Signore dotato della
migliore attitudine direttiva? Lasciamo
all’On. Ministro la risposta…
L’art.107 della Costituzione
delinea un modello di magistrato soggetto soltanto alla legge, le cui funzioni
devono avere pari dignità, quali che esse siano. Anche l’Autogoverno scolpito
nella Carta Fondamentale riflette questi principi: non già un potere
concentrato in modo autoreferenziale nel Consiglio Superiore della Magistratura
bensì un’esperienza diffusa e orizzontale avente per Stella Polare la tutela
dell’indipendenza del singolo magistrato (art.101, c.2, Cost.).
L’esatto
contrario del sistema attuale, scientemente programmato per dare vita ad un
autogoverno oligarchico di cui geloso custode è il CSM e dal quale risulta
escluso - già sulla carta - circa il 90% dei magistrati italiani.
Si è creata,
così, una casta direttiva “a senso unico ascendente” che, grazie al critico
binomio dirigente/diretto, ha legittimato la strisciante primazia del Capo sui
restanti magistrati dell’Ufficio. La rotazione muove, allora, dal radicale
ripensamento dell’attuale modello in favore di un sistema inclusivo costruito
sulla “doverosa” partecipazione orizzontale di tutti i colleghi nella gestione
degli uffici.
Nulla osta
concettualmente a che ogni magistrato dotato di congrua anzianità (ad es., la
III o la IV Valutazione di professionalità) possa essere chiamato – a turno - a
dare il proprio realistico contributo pratico all’organizzazione dell’Ufficio
in cui opera, per 2 o tre anni al massimo, mettendo a disposizione della
comunità quanto appreso in situ. Del resto, già lo stesso Napoleone Bonaparte,
nell’elaborare gli ordinamenti giudiziari delle Repubbliche Cisalpine, aveva previsto
la rotazione turnaria annuale del Presidente del Tribunale di Milano, al fine
esplicito di assicurare l’effettiva parità dei Giudici. Ed ancora, nella
medesima direzione, va il recente disegno di riforma della giustizia tributaria
(art.3 della proposta n.1521/ 21.1.2019, On. Vita Martinciglio) per la figura
semidirettiva dei “Vice Presidenti di Sezione”.
Sovente i critici
della rotazione negli incarichi direttivi/semidirettivi assumono:
- che la
rotazione espone gli uffici giudiziari al rischio di cristallizzazione delle
prassi oppure di dirigenze inette quando non, addirittura, pericolose…;
- che non tutti i
magistrati sono idonei ad assolvere quelle funzioni;
- che essere bravi
a scrivere le sentenze non basta;
- che – in
relazione al nuovo Talmud del Testo Unico sulla Dirigenza - occorre dimostrare
di avere avuto “altre e più alte” esperienze (col solito refrain degli
incarichi ministeriali, dell’essere stati eletti al Consiglio Giudiziario o,
meglio ancora, al CSM, anche come semplici addetti, dell’essere membri della
Scuola della Magistratura, etc. etc.).
Sul primo
argomento, dobbiamo subito dire, dopo molti anni “di scrivania” e, almeno per
alcuni di noi, lunghe militanze come semidirettivi, come esso suoni
sgradevolmente ipocrita quando non “amorale”.
E’ arcinoto che l’abbandono del
criterio dell’anzianità senza demerito in favore del modello carrieristico
attuale, lungi dall’aver assicurato la selezione del c.d. “bravo dirigente”,
abbia in realtà troppe volte chiamato al soglio di Pietro magistrati di modesto
profilo, nominati esclusivamente in virtù di accordi spartitori ai quali, di
tanto in tanto, ha posto e pone rimedio - quando può e quando i colleghi non
piegano la testa - quel Giudice a Berlino
che è il TAR.
A chi teme il
dirigente turnario inetto andrebbe posta una domanda:
l’inettitudine,
la sciatteria o addirittura l’opacità di taluni magistrati è per noi
irrilevante finchè costoro, nell’esercizio quotidiano della giurisdizione,
danneggiano solo i cittadini? E, al contrario, rileva quando, per sorte, tocchi
invece noi magistrati? La risposta
eticamente corretta non può essere, allora, che una sola: i magistrati il cui
comportamento inadeguato sia noto in corso d’opera devono essere sanzionati subito e, nei casi
più gravi, addirittura destituiti, con il che il problema verrebbe risolto
correttamente “a monte”, assicurando par condicio a cittadini e giudici…
Veniamo, quindi,
ai restanti argomenti, unificabili sotto la bandiera di quel sedicente “benaltrismo”
richiesto al dirigente.
Quanto alla
pretesa assenza di un’attitudine, per così dire, orizzontale di tutti i
magistrati all’esercizio della funzione direttiva/semidirettiva, possiamo
riconoscere che si tratta, certamente, di un rilievo oggettivo che, però, proprio
per esperienza “sul campo”, merita anche qui una contro-narrazione.
La domanda
corretta dovrebbe, infatti, essere questa: la carente attitudine direttiva
trova la sua ragione nello specifico profilo soggettivo del magistrato (di quel
magistrato) oppure è l’effetto perverso dell’attuale sistema che, escludendo a
priori quasi il 90% dei magistrati dall’esercizio di quelle funzioni, li spinge
a disinteressarsi da subito dell’autogoverno e, più in specifico, della
cognizione del sistema regolamentare secondario (tabelle, circolari, programmi
di gestione, D.O.G., etc.), con le inevitabili mani libere dei dirigenti in
carica?
Noi siamo
convinti che la risposta giusta sia la seconda: ogni magistrato degno di tal
nome e serio, ogni giorno organizza dettagliatamente l’agenda professionale,
stabilisce calendari d’udienza, modalità di gestione del ruolo, priorità
strategiche nella trattazione delle liti, il tutto confrontandosi con la
Cancelleria, i colleghi, il magistrato dirigente, il Foro, i vari professionisti
in generale.
Insomma, ogni
giudice è chiamato costantemente ad assolvere concretamente a compiti
organizzativi sia propri che del suo staff (quando c’è…), in aggiunta al “proprium” (non proprio da buttar via…)
di decidere sulla libertà ed il patrimonio dei cittadini.
Orbene, a fronte
di tanta capacità si vuole dire che magistrati di tal fatta non sarebbero in
grado di dirigere un ufficio ove sapessero davvero che, di lì a poco, sarebbero
chiamati per turno a quella funzione?
Noi siamo
convinti del contrario, e, anzi, proprio in vista di quel “dovere di
dirigenza”, riteniamo che i colleghi parteciperebbero necessariamente ed
attivamente alle scelte via via adottate dal dirigente pro tempore, dando vita
addirittura ad un un circolo di prassi virtuose.
Né si dica che la
funzione direttiva esige “altro” e diverso La lunga esperienza lavorativa che
ci contraddistingue consente di affermare ex professo che si tratta di una
fantasiosa petizione di principio, frutto di un’enfasi artificiosa (e un po’
furbesca…) del ruolo del dirigente il quale, a ben vedere, rapportandosi a
magistrati indipendenti e non ad “impiegati esecutivi”, non incide più di tanto
– né mai potrebbe farlo - nell’autorganizzazione quotidiana di ciascun serio
magistrato.
A meno che si
voglia affermare che la formazione (peraltro solo periodica) delle tabelle di
un ufficio, accanto all’assegnazione dei fascicoli alle sezioni (e dalle sezioni ai singoli magistrati) e alle
altrettanto periodiche riunioni organizzative volte ad affrontare, tutti insieme
e con spirito di squadra, temi come la gestione dell’arretrato, le prassi
virtuose, le inefficienze individuali e
i protocolli, esigano capacità manageriali specifiche, cosa che appare
del tutto inverosimile.
Il fatto vero è
un altro, purtroppo, ed è che il CSM sempre più spesso eleva a “marker” della
(pretesa) capacità dirigenziale pacchetti di esperienze del tutto estranei alla
giurisdizione, al lavoro quotidiano del magistrato, alla sua scrivania.
Il
tutto con irriverente disprezzo delle sbandierate “carte dei valori” e con
disinvolto travisamento delle imponenti circolari auto-moralizzatorie che, con
ingannevole gioco degli specchi, periodicamente esso partorisce… per arginare
se stesso.
Attitudini
direttive erette su esperienze formatesi aliunde et alio modo, innescate da
logiche discrezionali di chiamata politica o elettiva che – in quanto frutto di
gretta sodalità - nulla hanno a che fare con una seria formazione
aziendalistica e finiscono, anzi, per creare un paradossale quanto opaco
circuito esogeno di governo eteronomo dell’autogoverno… Con buona pace della
Costituzione…
Da ultimo,
vorremmo aggiungere un rilievo: se fosse vero
che l’attitudine direttiva è sempre altra cosa rispetto alla capacità
giurisdizionale, come taluni affermano, allora i tempi sarebbero finalmente
maturi per la c.d. doppia dirigenza, con affidamento di quel compito ad un vero
“Manager del Tribunale”, nominato dietro concorso nazionale (meglio ancora con
bando europeo), esterno alla funzione giudiziaria e formatosi magari in prestigiose Università o
in aziende che del management abbiano fatto il loro core shell, al pari di
quanto accade negli ospedali pubblici, dove il Direttore Generale non è un
medico né opera i pazienti. Simile investitura risponderebbe almeno a criteri
di decenza …ancorché non ci si nasconda i temibili riflessi sull’indipendenza
della giurisdizione.
Ecco, allora, una
proposta di articolo unico - da armonizzare con l’attuale Ordinamento
Giudiziario mediante idonee abrogazioni e norme transitorie (ipotizzando una
riforma a regime entro un triennio) – che consentirebbe “a costo zero” di
restituire ai magistrati dignità e indipendenza e, all’un tempo, di ricondurre
le correnti al loro ruolo naturale di “motori di idealità”, anche laddove fosse
lasciato inalterato il meccanismo elettorale del CSM.
ARTICOLO UNICO
“1. Il Primo Presidente e i Presidenti di
Sezione della Cassazione, il Procuratore Generale e il Procuratore Aggiunto
presso la Corte di Cassazione, i Presidenti di Corte d’Appello e di Sezione
presso la Corte d’Appello, i Presidenti di Tribunale e di Sezione di Tribunale, i Procuratori della
Repubblica e i Procuratori Aggiunti presso i Tribunali sono
nominati ogni triennio dai Consigli Giudiziari competenti tra i
magistrati rispettivamente dell’Ufficio o della Sezione di appartenenza, con
almeno la III (o IV ) Valutazione di Professionalità.
2. La nomina
avviene partendo dal magistrato con la più alta valutazione di professionalità
e con maggiore anzianità di servizio e, a parità, maggiore anzianità
anagrafica.
3. L’incarico
direttivo e semidirettivo può essere conferito solo al magistrato in servizio
presso l’Ufficio di appartenenza da almeno tre anni.
4. L’incarico
direttivo o semidirettivo potrà essere assegnato nuovamente al medesimo
magistrato solo quando sia stato svolto rispettivamente da tutti i magistrati
dell’Ufficio o della Sezione.
6. Decorso il
triennio o comunque cessata la funzione direttiva o semidirettiva, il
magistrato tornerà a ricoprire l’incarico precedentemente assolto in seno
all’Ufficio o alla Sezione di esso.
7. Il Governo e il
Consiglio Superiore della Magistratura provvederanno, secondo le rispettive
competenze, a varare rispettivamente le norme transitorie e di dettaglio
destinate ad assicurare, entro tre anni, il completo passaggio al sistema
direttivo e semidirettivo di cui al presente articolo”.
Franca Amadori - Corte App. Roma
Stefania Amodeo - Trib. Napoli
Cristina Angeletti - Trib. Verona
Maria Angioni - Trib. Sassari
Sebastiano Ardita - CSM
Valeria Ardito - Proc. Rep. Verona
Stefano Aresu - Proc. Rep. Verona
Giuseppe Artino Innaria - Trib. Catania
Corrado Ascoli - Trib. Ancona
Andrea Ausili - Trib. Ancona
Milena Balsamo - Corte di Cassazione
Giuseppe Barbato - Trib. Trento
Raffaele Barela - Proc. Napoli
Pierangela Bellingeri - Trib. Verona
Rosa Bia - Trib. Matera
Carlo Boranga - Proc. Rep. Verona
Roberta Bossi - Trib. Genova
Francesco Bretone - Proc. Rep. Bari
Marco Brusegan - Proc. Rep. Padova
Salvatore Cantaro - Magistrato in pensione
Francesco Caramico D'Auria - Trib. Napoli
Maria Caroppoli - Trib. S.M. Capua Vetere
Michele Caroppoli - Proc. Napoli
Cristina Carunchio - Proc. Vicenza
Vincenzo Carusi - Proc. Macerata
Renato Castaldo - Trib. Roma
Ezio Castaldi - Trib. Sassari
Giuliano Castiglia - Trib. Palermo
Carlo Cataudella - Trib. Prato
Natalia Ceccarelli - Corte App. Napoli
Marino Cerioni - Proc. Pesaro
Isabella Cesari - Mag. Sorv. Verona
Tecla Cesaro - Uff. Sorv. Padova
Vito Riccardo Cervelli - Corte App. Napoli
Francesco Chiavegatti - Trib. Verona
Adolfo Coletta - Proc. Frosinone
Linda Comella - Trib. Napoli
Marida Corso - Trib. Napoli
Samuele Corso - Trib. Trapani
Giuseppe Costa - Proc. Gen. Messina
Alessandro Dagnino - Trib. Sorv. Caltanissetta
Edoardo D’Ambrosio - Trib. Lecce
Donato D’Auria - Trib. Pisa
Massimo De Bortoli - Proc. Treviso
Lydia Deiure - Pres. Trib. Sorv. Taranto
Sergio De Nicola - Proc. Gen Cagliari
Deborah De Stefano - Trib. Vicenza
Gianluigi Dettori - Proc. Rep. Bergamo
Sergio De Nicola - Proc. Gen Cagliari
Adriana De Tommaso - Trib. Trento
Vincenzo Di Florio - Trib. per i minorenni Salerno
Desiree Digeronimo - Proc. Rep. Roma
Gabriele Di Maio - Corte App. Salerno
Laura Di Marco - Trib. Roma
Antonino Di Matteo - CSM
Giuseppa D'Inverno - Trib. Nola
Stefania Di Rienzo - Trib. Piacenza
Ida D'Onofrio - Corte App. Napoli
Antonietta Donzella - Trib. Ragusa
Sabrina Duò - Proc. Treviso
Silvia Facciotti - Proc. Verona
Annalisa Fanini - Trib. Torino
Giovanni Favi - Trib. Torre Annunziata
Roberto Ferrari - Trib. per i minorenni L'Aquila
Mario Fiorentino - Trib. Catania
Mariaclementina Forleo - Trib. Roma
Corinna Forte - Corte App. Napoli
Antonella Frizilio - Trib. Pisa
Claudia Frosini - Trib. Grosseto
Andrea Fusco - Proc. Rep. Palermo
Alfredo Gagliardi - Proc. Rep. Palermo
Massimo Galli - Trib. Treviso
Giuseppe Gambardella - Trib. Napoli
Sabrina Gambino - Proc. Siracusa
Fabrizio Garofalo - Trib. La Spezia
Giovanni Genovese - Trib. Vicenza
Alberto Giannone - Trib. Asti
Antonio Giglio - Trib. Catanzaro
Francesco Paolo Giordano - Proc. Gen. Catania
Carmen Giuffrida - Magistrato addetto al Consiglio d’Europa
Pasquale Grasso - Trib. Genova
Anna Grillo - Proc. Gen. Napoli
Paolo Gubinelli - Proc. Ancona
Giuseppina Guttadauro - Trib. Firenze
Annamaria Ianeri - Corte App. Brescia
Alberto Iannuzzi - Corte App. Potenza
Consiglia Invitto - Corte App. Lecce
Betta Labate - Proc. Rep. Verona
Luciano La Marca - Magistrato in pensione
Andrea Laurino - Proc. Ancona
Maria Concetta Ledda - Proc. Gen. Catania
Lorenzo Lerario - Proc. Gen. Bari
Alessio Liberati - Trib. Roma
Felice Lima - Proc. Gen. Messina
Fabio Lombardo - Trib. Arezzo
Luca Lorenzetti - Trib. Catania
Francesca Lo Verso - Proc. Gen. Palermo
Jacqueline Magi - Corte App. Torino
Livia Magri - Trib. Verona;
Nicola Maiorano - Proc. Rep. Roma
Elio Manenti - Trib. Ragusa
Grazia Manganaro - Uff. Sorv. Spoleto
Marco Mansi - Proc. Rep. Massa
Lucio Marcantonio - Corte App. Milano
Ambrogio Marrone - Trib. Bari
Guido Marzella - Trib. Padova
Cesare Marziali - Corte app. Ancona
Lorenzo Massarelli - Trib. Udine
Lorenzo Matassa - Trib. Palermo
Antonio Miggiani - Proc. Trieste
Giorgio Milillo - Proc. Udine
Andrea Mirenda - Mag. Sorv. Verona
Monica Monego - Proc. Ragusa
Ida Moretti - Trib. Benevento
Paolo Moroni - Trib. Lecce
Mario Morra - Trib. Milano
Manuela Morrone - Trib. Palmi
Pietro Murano - Trib. Pisa
Carla Musella - ex Magistrato
Giovanna Nozzetti - Trib. Palermo
Gabriella Nuzzi - Trib. Napoli
Maria Grazia Omboni - ex magistrato Proc. Gen. Milano
Michela Palladino - Trib. Avellino
Salvatore Palmieri - Trib. Siracusa
Vincenzo Pappalardo - Trib. Napoli
Roberto Passalacqua - Trib. Catania
Franco Pastorelli - Trib. Livorno
Giovanni Paternoster - Corte App. Potenza
Arturo Maria Pavese - Trib. per i Minorenni Potenza
Rocco Pavese - Corte App. Potenza
Fabrizio Pelosi - Corte App. Genova
Maurizio Petrelli - Corte App. Lecce
Antonella Pini Bentivoglio - Trib. Modena
Matteo Pistone - Trib. Savona
Roberta Poirè - Trib. Treviso
Domenico Potetti - Trib. Macerata
Maria Procoli - Corte App. Bari
Fernando Prodomo - Trib. Firenze
Alessandra Puglisi - Trib. per i minorenni Palermo
Arminio Salvatore Rabuano - Trib. Napoli Nord
Massimiliano Radici - Trib. Busto Arsizio
Claudio Rastrelli - Proc. Macerata
Andrea Reale - Trib. Ragusa
Gianni Filippo Reynaud - Corte di Cassazione
Giacomo Rocchi - Corte di Cassazione
Gerardina Romaniello - Trib. Salerno
Gioacchino Romeo - ex magistrato Uff. Massimario Cassazione
Marco Rota - Proc. Rep. Ragusa
Benedetto Ruberto - Trib. Taranto
Alfredo Ruocco - Corte app. Roma
Marco Sacquegna - Trib. Livorno
Guido Salvini - Trib. Milano
Daniele Sansone - Proc. Rep. Palermo
Giuseppe Santomassimo - Trib. per i minorenni Potenza
Nicola Saracino - Cprte App. Roma
Andrea Schirra - Proc. Gen. Cagliari
Alberto Sergi - Proc. Rep. Verona
Stefano Sernia - Trib. Lecce
Maria Rosaria Sodano - ex magistrato Corte app. Milano
Giorgia Spiri - Proc. Rep. Palermo
Alessandra Tasciotti - Proc. Catania
Nunzia Tesone - Corte app. Napoli
Eugenia Tommasi di Vignano - Trib. Verona
Anna Maria Torchia - Trib. Catanzaro
Guglielmo Trovano - ex magistrato
Raffaella Vacca - Trib. Roma
Massimo Vaccari - Trib. Verona
Pier Umberto Vallerin - Proc. Gen. Brescia
Luciano Varotti - Corte App. Bologna
Elena Vezzosi - Corte App. Bologna
Raffaele Viglione - Trib. Taranto
Beatrice Zanotti - Proc. Verona
Marco Silvio Zenatelli - Proc. Verona
Barbara Zuin - Proc. Roma
Gianluigi Zulian - Tribunale di Treviso
perché non riproporre nella mailinglist nazionale dell'ANM questa raccolta di firme? magari in questi giorni qualcun altro potrebbe essersi reso conto dell'opportunità della proposta.
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