Pagine

sabato 24 gennaio 2009

I doppiopesismi del C.S.M.



Nei giorni scorsi il C.S.M. ha sanzionato pesantemente – e a nostro parere ingiustamente - i colleghi di Salerno.

Ugo Bergamo – loquace Presidente della Prima Commissione – sostiene che stanno facendo questo per restituire autorevolezza al C.S.M. e credibilità alla magistratura.

Ma è evidente che questo non è vero, perché, al contrario, tutto questo sta togliendo ogni residua credibilità al C.S.M. e alla magistratura e fa apparire chiaro come in questa vicenda pesino interessi forti di ben altra natura.

In ogni caso, non si può non osservare come la perdita di credibilità del C.S.M. discenda anche dal suo evidente doppiopesismo.

Il C.S.M. recita la parte del giustiziere nei confronti di Luigi De Magistris e dei colleghi di Salerno Apicella, Nuzzi e Verasani, cercando di dare ad intendere che ciò fa per amore delle “regole” che quei colleghi avrebbero violato.

Ma, in realtà: 1) per le ragioni esposte in molti scritti di questo blog, gli atti compiuti in danno di quei colleghi appaiono ingiusti; 2) il rigore qui in discussione si manifesta solo nei confronti di questi colleghi, mentre in altri casi anche ben più gravi la Procura Generale della Cassazione e il C.S.M. appaiono decisamente, diciamo così, meno incisivi.

Uno di questi casi è quello del quale si occupa Carlo Vulpio in un articolo che riportiamo dal suo blog.

_____________


di Carlo Vulpio
(Giornalista)


da www.carlovulpio.it


Il 22 novembre 2008, a Matera, si è tenuta una riunione sediziosa, che i partecipanti hanno chiamato “Assemblea popolare per la giustizia in Basilicata”.

Cinquecento persone – avvocati, docenti universitari, cittadini – e una decina di associazioni hanno firmato un documento che è una radiografia impressionante dello stato dell’amministrazione della giustizia in quella regione.

Dove, com’è noto, i vertici della magistratura sono in grave crisi di credibilità da tempo.

E dove, tuttavia, il procuratore di Matera, Giuseppe Chieco, e il procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano, ancora adesso esercitano le loro funzioni, come se nulla fosse accaduto, e come se la cosa non li riguardasse direttamente.

I due sono indagati dalla procura di Salerno (che ha ereditato dall’ex pm Luigi de Magistris l’inchiesta Toghe Lucane) per reati gravissimi, tra i quali l’associazione a delinquere, la corruzione e la corruzione in atti giudiziari.

Non solo. Chieco e Tufano, secondo l’accusa, avrebbero commesso i reati per i quali sono indagati non ognuno per conto suo, ma come complici. Una circostanza ancora più inquietante, visto che l’uno (Tufano) in virtù delle sue funzioni dovrebbe “vigilare” sull’altro (Chieco).

Il documento, che per comodità chiameremo la “Mozione di Matera” è stato inviato al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, al procuratore generale della Corte di Cassazione, Vitaliano Esposito, e ai presidenti della prima e della quarta commissione del Consiglio superiore della magistratura.

Cosa chiedono, in sostanza, i firmatari della Mozione di Matera?

Chiedono che Tufano e Chieco vengano trasferiti ad altra sede (com’è avvenuto per l’ex presidente del tribunale di Matera, Iside Granese, e per l’ex pm di Potenza, Licia Genovese, anche loro indagate in Toghe Lucane), in quanto non sussistono più le condizioni di serenità, credibilità e terzietà dei magistrati che consentano un’amministrazione della giustizia appena appena credibile.

Chiedono anche (al ministro e al pg della Cassazione) di valutare se per i due magistrati lucani non ci siano i presupposti per un’azione disciplinare e per un’ispezione.

Il ministro Alfano - che per comodità d’ora in avanti chiameremo Bugs Bunny per la sua somiglianza al simpatico coniglio dei cartoon - e il pg Esposito non hanno finora risposto.

Evidentemente erano troppo impegnati a “sistemare” i magistrati salernitani che hanno osato indagare sui magistrati calabresi (cfr la richiesta di azione disciplinare del ministro).

Magistrati salernitani per i quali, nella sua richiesta di azione disciplinare dell’8 gennaio 2009, Bugs Bunny è diventato cattivissimo, più cattivo del Coniglio mannaro.

Eppure, quel decreto di perquisizione e di sequestro dei pm di Salerno che Bugs Bunny Mannaro ha definito: “di inusitata lunghezza”, “abnorme” e “altamente invasivo”, contenente “motivazioni non pertinenti”, inficiato da “assoluta carenza di equilibrio” e da “acritica difesa del dottor de Magistris”, ecco, proprio quel provvedimento è stato confermato dai giudici del Riesame.

Ma di questo fatto nessun giornale, giornale radio, o tv pubblica o privata ha dato notizia.

Il presidente Napolitano, invece, non ha ignorato la Mozione di Matera.

Il 5 gennaio 2009, a firma di Enrico Gallucci, segretario dell’Ufficio affari dell’amministrazione della giustizia, Napolitano ha fatto sapere di avere inviato la Mozione di Matera al Csm per le valutazioni del caso.

Certo, non sfugge a nessuno la singolarità di un presidente che trasmette un documento all’organismo che egli stesso presiede. Napolitano che invia a se stesso la Mozione di Matera, per giunta senza fissare un ordine del giorno o aggiungere nemmeno mezza parola sull’argomento, ci lascia tutti un po’ così.

Ma non bisogna pretendere tutto e subito.

La risposta del presidente c’è stata, e questo è un fatto.

E il Csm, di lino o di lana, non potrà ignorare il contenuto della Mozione di Matera.

Come non potranno ignorarlo Bugs Bunny e mister Esposito Vitaliano, procuratore generale della Corte di Cassazione.

Anche perché non succede tutti i giorni che una “Assemblea popolare per la giustizia” rischi di passare per una adunata sediziosa.



Nessun commento:

Posta un commento

Scrivi il tuo commento nel riquadro qui sotto.

Per farlo NON occorre essere registrati.

Se non sei un utente di Google, nella sezione "Scegli un'identità" seleziona "Nome/URL" oppure "Anonimo", così non ti sarà richiesta la password.

Per favore, inserisci il tuo nome e cognome e la città dove vivi: un commento "firmato" è molto più efficace.

I commenti non compaiono subito nel sito, perchè sono soggetti a verifica preventiva della Redazione.

Non censuriamo in alcun modo i contenuti in base alle idee, ma non pubblichiamo commenti che:

1. ledano diritti di terzi, siano diffamatori o integrino altre fattispecie di reato (non pubblichiamo, per esempio, commenti sotto qualunque profilo razzisti);

2. contengano espressioni volgari;

3. costituiscano forme di spamming;

4. si esauriscano in una presa di posizione politica per questa parte o per quell'altra ("fare politica" è cosa nobile e necessaria, ma questo sito non è il luogo adatto).

Se non trovi pubblicato il Tuo commento e vuoi saperne le ragioni, inviaci una mail all'indirizzo della Redazione. Ti comunicheremo le ragioni della mancata pubblicazione.