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martedì 9 giugno 2020

Il silenzio dei...conniventi

di Massimo Vaccari - Magistrato

"Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti".

(Martin Luther King)

Nel corso delle sue due uscite televisive (domenica 31 maggio nel programma di Massimo Giletti e mercoledi 3 giugno a Porta a Porta) l'indagato Luca Palamara ha confessato al grande pubblico, in modo tutto sommato genuino, che sono le correnti, tramite il C.S.M., a governare i destini professionali dei magistrati italiani.

Nei giorni successivi nessuna di queste ha avuto l’ardire di smentire o anche solo di commentare le dichiarazioni del “signore delle nomine”, nonostante tutte abbiano la radicata abitudine di emanare comunicati su quasi tutte le questioni che riguardano l'ordine giudiziario. 

Una di esse ha emesso un fumoso e inconcludente comunicato in cui si preannuncia una futura assemblea (ri)costituente del gruppo. 

Identico mutismo ha dimostrato l’Anm, l'unica associazione di tipo sindacale dei magistrati italiani, che, tra i suoi compiti statutari, avrebbe (il condizionale, come si dice in questi casi, è d'obbligo)  quello di  tutelare "il prestigio ed il rispetto della funzione giudiziaria" (così l'art. 2 dello Statuto).

Se non c’era da aspettarsi nulla dalla Giunta esecutiva centrale dell’Anm, che dopo le dimissioni di gran parte dei suoi componenti, si trova in stato di ibernazione, nessun segnale di vita è giunto nemmeno da qualcuna delle articolazioni periferiche dell'ANM.

E che dire dei consiglieri togati del CSM? Tutti in imbarazzatissima afasia da giorni.

Nessuno è stato in grado di proferire verbo dopo quella che è stata una vera e propria chiamata in correità delle correnti in un "sistema criminale" e, possiamo aggiungere, criminogeno, basato su favoritismi e abusi e sulla più spudorata lottizzazione.

L’ospite televisivo ha parlato "molto chiaramente" di un sistema che agevolava, ma ancora agevola, chi vi aderiva (e aderisce tuttora) e penalizzava (ma ancora penalizza) chi voleva e ancora vuole rimanerne estraneo.

Davanti ad un quadro così desolante e indecoroso, nessuna voce di qualcuno dei rappresentanti istituzionali o associativi della magistratura si è sentita, una voce che tutelasse la parte sana della categoria, di quella che è ingiustamente penalizzata.

Ma non meno sorprendente è stato il silenzio dei magistrati italiani, di quelli che non appartengono e che sono dediti a smaltire fascicoli.

Eppure anche loro sono corresponsabili di questo sfacelo perchè erano consapevoli di come operano le correnti e hanno semplicemente girato la testa dall'altra parte. Senza il loro silenzio connivente la ditta Palamara&C. difficilmente avrebbe potuto "fare affari"per anni.

Ma almeno ora, scoperchiata la sentina, avrebbero dovuto provare un moto di ribellione nell'assistere alla pubblica ammissione dei soprusi praticati anche a loro danno, che avrebbe potuto manifestarsi, ad esempio, nel pretendere le dimissioni, dalle cariche ricoperte, dei magistrati, dediti agli intrallazzi disvelati dalle chat dell'ex presidente dell'Anm.

Un collega, giustamente scandalizzato dallo stato catatonico in cui è piombata la magistratura italiana, dopo che l’opinione pubblica l'ha scoperta ostaggio delle correnti, ha lanciato sulle mailing list, un accorato invito ai colleghi a dichiarare quanto meno: “io non ci sto”.

Le adesioni si possono contare sulle dita di una mano.

Sorte anche peggiore ha avuto un altro appello, inviato anche tramite social da un altro collega, affinchè “tutti i magistrati direttivi/semidirettivi nominati negli ultimi 4 anni dichiarino nelle rispettive Segreterie/Cancellerie, SUL LORO ONORE, di NON aver fatto telefonate, svolto pressioni di qualsiasi sorte o, comunque, contattato direttamente o  per interposta persona i consiglieri del CSM, per favorire/ottenere l’incarico ricevuto”.

Come spiegare questa clamorosa inerzia, notata anche da vari commentatori (si veda quanto scirtto da P. Mieli sul Corriere della Sera qualche giorno fa)?

Escluderei che possa trattarsi di rassegnazione perchè l'opinione pubblica, messa a conoscenza dello sfacelo, è unanime nel giudicare non più tollerabile questo tipo di autogoverno (forse sarebbe più aderente ai fatti parlare di eterogoverno). 

Ed allora un simile atteggiamento meriterebbe una approfondita indagine sul profilo personologico della maggioranza silenziosa della magistratura italiana.

Di primo acchito viene però da pensare che essa abbia operato una rimozione del degrado che è sotto gli occhi di tutti, forse perchè affetta da una forma dipendenza, una sorta di sindrome di Stoccolma nei confronti delle correnti.

E' talmente abituata a conviverci che non sa più farne a meno.

Se così fosse risulterebbe difficile anche dar torto alla determinazione di Palamara di non dimettersi dalla magistratura, nel momento in cui i suoi colleghi dimostrano in questo modo di accettare, o comunque di subire masochisticamente, la concezione dell'autogoverno di cui egli rimarrà imperitura espressione.

2 commenti:

  1. È la politica ... È la stessa inerzia che obbliga i cittadini ad accettare supinamente i sistemi elettorali in cui a scegliere i loro rappresentanti al parlamento sono i capi corrente (nn della magistratura, o forse anche si?) E loro ratificano soltanto.

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  2. CALITI IUNCU CA PASSA A CHINA. Questo è un piccolissimo Blog, che sopravvive da molti anni, nonostante in molti, tra i magistrati, lo sconoscono bene, ma con non molta simpatia. Eppure ha un'anima pura, ed emana un soave profumo di onestà. Un piccolo fiore, di quelli che nascono nei deserti e nelle più aspre montagne, ma infinitamente belli e profumati Un profumo di vita, vita vera.Il fatto che sia piccolo è una gran cossa, non viene sommerso dalla stratosferica massa degli imbecilli. Chi voleva e/o vuole può aggiungersi , ma purtroppo la verità è che si sta attendendo che passi la piena IN PERFETTO SILENZIO ! Tanto c'è chi sta provvedendo. Nel frattempo tutto continua come prima, per ciò accertare basta seguire gli affari sporchi. Personalmente non credo che si tratti di una sindrome di Stoccolma come qualche psichiatra sostiene. La, la vittima perde tutto, compreso la capacità a capire chi è e che ha diritti; qua si pensa che i diritti acquisiti sono importanti e non si devono perdere.

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