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martedì 22 settembre 2020

Il principio di non contraddizione nel caso Palamara: la scorrettezza grave, ma lieve.





Eliminarlo dall’ANM. Fatto. 
Cacciarlo dalla magistratura: al massimo entro ottobre.

E tutti gli inciuci delle chat? 

Cestinazione, cioè amnistia politica generalizzata per mano del Ministro della Giustizia e della Procura Generale, gli unici soggetti ai quali è permesso di accusare i magistrati in sede disciplinare e che se vogliono e sono d’accordo possono non farlo.  Nessuno li sindacherà, tantomeno il CSM. 

La Procura Generale ha diffuso il suo editto. 

Quello dove c’è scritto che il magistrato petulante a caccia di raccomandazioni non è punibile perché non è scorretto.  Quindi è magistrato corretto, se la logica ha un peso.  E quindi se ne può trarre la seguente massima: è corretta, ai fini della legge disciplinare,  la condotta del magistrato che si raccomanda presso i consiglieri superiori per il conseguimento di incarichi direttivi o di altra natura. 
 
Sono parole e metodi della logica, ai quali non sfugge nessuno, nemmeno se si chiama Carnelutti (per i profani il Leo Messi dei giuristi, in altra epoca).

Ebbene proseguendo nell’analisi … logica dello scritto della procura generale ci si imbatte in un ulteriore tortuoso percorso che mette a rischio la tenuta mentale degli sprovveduti. 

Due norme, tratte dal codice disciplinare dei magistrati. 

La prima: costituisce illecito disciplinare nell'esercizio delle funzioni il comportamento  gravemente scorretto. 

La seconda: l'illecito disciplinare non è configurabile quando il fatto è di scarsa rilevanza.

Teniamoci forte, qui cominciano le montagne russe. 

Si può agevolmente affermare che una condotta è scorretta ma non gravemente  e tanto basterebbe ad escluderne la rilevanza disciplinare. E’ il percorso lineare che porta dritto dritto dal punto A al punto B.  

Ma come si può dire che un comportamento gravemente scorretto è di scarsa rilevanza senza causare l'insanabile conflitto tra le due regolette?  

Ebbene, si può dire se nessuno ti contraddice. Cioè se sei solo al mondo. 

Ma se gli altri ti ascoltano ti faranno notare che hai applicato male non una, ma entrambe le regole: applichi male la prima perché se il fatto è lieve la scorrettezza non è grave. Male anche la seconda perché se il fatto è grave non può essere di scarsa rilevanza.  

I logici lo chiamano principio di non contraddizione. 

I potenti lo intendono in senso alquanto libero che suona più o meno così: non permetterti di contraddirmi!

Ma quello è il principio di autorità e regola i rapporti tra diseguali.

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