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lunedì 28 dicembre 2020

Prima gli italiani no. Prima i magistrati si.


di Nicola Saracino - Magistrato 
 


Il 27 dicembre si è tenuta la riunione del “governo”  dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) ed il relativo verbale riporta la preoccupazione per non essere stati i togati inseriti espressamente nell’elenco delle categorie alle quali dispensare il vaccino con priorità rispetto agli altri cittadini. 

E’ senz’altro vero che l’attività di udienza svolta in presenza è foriera di rischio di contagio. Ma non è certo l’unica attività esposta e quindi le prime indicazioni sui destinatari del vaccino non potevano prevedere tutte le categorie di lavoratori. 

Sta di fatto che nel verbale della GEC (Giunta Esecutiva Centrale dell’ANM, sigla alquanto minacciosa) si legge: “La Giunta discute sulla situazione di emergenza sanitaria e sull’impatto della pandemia sul settore giustizia e, avendo appreso dell’avvio della campagna di vaccinazione, delibera di assumere iniziative formali con il Ministero della Salute e il Ministro della Giustizia ai fini dell’inserimento del personale della giustizia tra le categorie prioritarie come da separata comunicazione allegata al presente verbale.”. 

lunedì 21 dicembre 2020

Il bue e l'asino.





No. Non si parla di Presepe.

A Catania è stato chiesto il rinvio a giudizio per reati molto gravi (associazione per delinquere, falso ideologico e materiale, abuso d’ufficio ed altro) di molti soggetti del mondo universitario accusati di aver creato un “sistema” volto alla spartizione delle nomine ad incarichi piuttosto ambiti. A questo link può leggersi la notizia

Chi segue il Blog è a conoscenza che le chat del dott. Luca Palamara (sequestrate a Perugia e quindi non pubblicabili per intero pena la commissione di un reato) hanno mostrato che la magistratura è organizzata come e meglio degli universitari catanesi.  

C’è quindi da aspettarsi che la difesa invochi la scriminante della “somiglianza”: abbiamo le stesse corna! 

martedì 15 dicembre 2020

Sul controllo ministeriale dei giudici italiani



ArticoloCentouno

Condividiamo in pieno la presa di posizione di Magistratura Democratica sul c.d. caso Brescia.

Il contenuto della smentita dell’avvio di un’indagine su quanto accaduto non solo non convince per la sua inspiegabile tardività ma suscita ulteriori gravi perplessità e interrogativi.

Perché mai una fisiologica decisione assolutoria, vieppiù in pendenza del termine per la motivazione, dovrebbe essere trasmessa quale “notizia agli uffici competenti”? E quali sarebbero questi uffici? E quali “valutazioni” e “accertamenti” sarebbero chiamati a compiere? E quale sarebbe la richiamata “prassi” in base alla quale tutto ciò accade? Esistono atti – circolari, direttive, risoluzioni… – in materia?

E, su altro versante, resta senza risposta l’interrogativo enormemente preoccupante sul perché – come si legge sul sito del Corriere della Sera – “dai giudici bresciani è arrivata una nota ufficiale che precisa i perché dell’assoluzione”.

Qualcuno gliel’ha richiesta? Chi? E perché?

Il caso riflette chiaramente che la cultura dell’indipendenza della giurisdizione è sempre più deficitaria nella classe dirigente politica e magistratuale.

Al contempo, esso impone con sempre maggiore urgenza la necessità di rimuovere le cause di tale deficit culturale e di adottare, superando gli sterili proclami, iniziative idonee a tutelare effettivamente l’indipendente esercizio della giurisdizione.

Occorre, tra l’altro, valorizzare al massimo il ruolo sindacale dell’A.N.M. secondo quanto specificamente previsto dall’art. 2 dello Statuto dell’Associazione (tutelare gli interessi morali ed economici dei magistrati, il prestigio ed il rispetto della funzione giudiziaria), arginare la deriva delle nomine fiduciarie di magistrati nelle più varie collocazioni fuori ruolo (inevitabilmente foriere di un’inaccettabile commistione di interessi), chiudere le porte girevoli fra magistratura e politica.


Maria Angioni, Giuliano Castiglia, Ida Moretti e Andrea Reale
Componenti del Comitato direttivo centrale dell’ANM
 

lunedì 14 dicembre 2020

Psicanalisi ministeriale 2, la smentita (o il ripensamento?).


di Nicola Saracino - Magistrato 

Si era dato conto della singolare ed inopportuna iniziativa del Ministro in questo articolo

Si apprende che, in effetti, l'iniziativa era talmente stralunata da non poter essere vera, lo si ricava   da questa nota diffusa domenica:  

"AdnKronos

Pubblicato il: 13/12/2020 14:46 
"Per fare chiarezza circa le iniziative assunte in relazione alla sentenza della Corte di Assise di Brescia, il Ministero della Giustizia precisa che non è stata avviata alcuna ispezione né indagine esplorativa, come da alcuni organi di stampa erroneamente riferito in questi giorni. Né potrebbe essere diversamente, dal momento che le motivazioni della sentenza non sono ancora state rese note". E' quanto si legge in una nota del Ministero della Giustizia in merito alla sentenza della corte d'Assise di Brescia che ha assolto un uomo che aveva ucciso la moglie. 
"Come da prassi, vi è stata una mera trasmissione della notizia agli uffici competenti per le valutazioni e gli eventuali accertamenti del caso" conclude la nota.". 


Quindi qualche burlone aveva diffuso falsamente la notizia di ispezioni o comunque accertamenti ministeriali, riportata dalle maggiori testate nazionali che si sono comportate da creduloni.     

Ed a Brescia si sono preoccupati più del necessario.

Tanto che il Presidente della Corte d'Assise ha, del tutto  inusualmente, "dovuto" anticipare una spiegazione pubblica della sentenza, spiegazione  che la legge rimette esclusivamente alla motivazione che si deposita in un termine ben più ampio dei pochi giorni necessari per tranquilizzare gli apprensivi.

Il procedimento decisionale ha cioè subito un'evidente deviazione del suo corso legale,  non essendo  previsto che il giudice "parli" tra la lettura del dispositivo ed il deposito della motivazione.    

Ma se il Ministro non è stato,  qualcun altro ha sollecitato il comunicato stampa della Corte d'Assise di Brescia? 

Perchè il famoso detto latino ammonisce che la giustificazione non richiesta equivale ad una esplicita autoaccusa.    

C'è da sperare che l'esigenza di anticipare quella sorta di "indice" della motivazione  non sia dipesa dal mero annuncio  - poi rivelatosi un fake - delle temute ispezioni ministeriali;  non sarebbe serio e denoterebbe un atteggiamento di eccessiva sudditanza psicologica dei giudici rispetto ai desideri ed alle sensibilità ministeriali. 

Pertanto, o ci troviamo al cospetto dell'ennesimo ripensamento  del ministro Bonafede (sempre dilaniato dal dubbio, Di Matteo si/ Di Matteo no, sorteggio del CSM si/sorteggio no)  oppure si è di fronte ad una severa  emotività degli uffici giudiziari bresciani.  

Nell'attesa che nei prossimi giorni venga chiarita l'origine della nota diffusa dal Presidente della Corte d'Assise bresciana,  resta tuttavia da segnalare, non senza stupore, che secondo il Ministro esiste una sorta di polizia interna al suo ministero che "per prassi" trasmette le notizie delle decisioni dei giudici italiani "agli uffici competenti per le valutazioni e gli eventuali accertamenti del caso". 

Potrebbe essere più chiaro, signor Ministro?  Esibisca regolamenti e circolari che disciplinano l'attività di questa sua polizia interna, per favore.   

    

domenica 13 dicembre 2020

L'Anm che non c'è

di Mario Fiorentino - Magistrato


L’inerzia dimostrata dalla Giunta nazionale dell’Anm in occasione dei recenti fatti di Brescia, a seguito della c.d. sentenza “Gozzini”, svela plasticamente un dato ormai chiaro:

l’Anm - intesa quale associazione che statutariamente dovrebbe perseguire la tutela dell’indipendenza dei magistrati e la loro dignità, in funzione dell’indipendenza dei giudizi e della credibilità dell’Istituzione - non c’è.

Il fatto in sé – la notizia, non smentita, di ispezioni o accertamenti da parte del Sig. Ministro dopo la lettura di un dispositivo di assoluzione, con tutto ciò che ne è conseguito in termini di richieste di chiarimenti da parte dei capi dei rispettivi uffici nei riguardi del collegio interessato, tenuto a giustificarsi anzitempo, prima del deposito delle motivazioni  – è rilevante, poiché, oltre al caso specifico, e a prescindere dai migliori intenti del Sig. Ministro, potrebbe produrre per il futuro un effetto potenzialmente intimidatorio (o comunque un condizionamento) nei riguardi di tutti i giudici, in specie laddove essi affrontino casi delicati, che si possono prestare a facili strumentalizzazioni, anche da parte dei politici.

venerdì 11 dicembre 2020

Psicanalisi ministeriale.


di Nicola Saracino - Magistrato 

Che un Ministro si allarmi per le notizie date al TG ci può stare. 

Ma che pretenda di conoscere le motivazioni di una sentenza prima ancora che questa sia stata depositata è il segno dei tempi, dolosamente confusionari.

Al diavolo la separazione dei poteri e con essa la serenità del giudizio. 

La prossima volta il Signor Ministro farebbe bene ad inviare i suoi ispettori ancor prima della lettura del dispositivo. 

Ma procediamo con ordine. 

giovedì 10 dicembre 2020

Opposizione solitaria al correntismo unitario.



L’immagine di sé che l’ANM sta tentando di offrire all’esterno, con la complicità di alcune testate giornalistiche, spaccia l’ingannevole “unitarietà” del sentire dei magistrati italiani, a ridosso delle ultime elezioni di poche settimane or sono. 

L’accordo fatto dalle quattro correnti trascura incredibilmente tutte le emergenze che dovrebbero essere trattate come tali, prima tra tutte la questione immorale, squarciata dalla doppia ipocrisia del caso Palamara che ha denudato la lottizzazione correntizia eretta a regola della vita magistratuale, coperta con la foglia di fico della punizione di un solo responsabile. 

Il sistema, granitico, delle correnti ha determinato il mutamento genetico di molti giovani magistrati,  attenti solo alla “carriera” comprata con l’asservimento ai centri di potere politico-correntizi. Magistrati, una categoria di fessi messi nel sacco da Mastella che ha sguinzagliato gli arrivisti con la toga,  disseminando il panico tra gli accaparratori di voti.

domenica 6 dicembre 2020

Le correnti sono unite, i magistrati no.



Dopo un parto travagliato solo ieri l’associazione nazionale magistrati è riuscita a dotarsi degli organi esecutivi, avendo eletto il presidente ed il segretario. 

La seduta del comitato direttivo centrale si è prolungata per molte ore ma al di fuori dell’ufficialità: l’evento era infatti trasmesso in diretta da Radio Radicale e per la maggior parte della sua durata l’audio ed il video erano oscurati in quanto i protagonisti confabulavano altrove, nei segreti corridoi.
E così che le correnti fanno gli accordi. 

Non sono proprio abituate a discutere in pubblico e questo sebbene lo Statuto dell’ANM preveda la pubblicità delle riunioni del comitato direttivo centrale, come si notava ieri una pubblicità “ingannevole”. 

sabato 5 dicembre 2020

Senza parole.



E' in corso (non è vero!) il Comitato direttivo centrale dell'ANM. 

Non è vero perché come noterete  la pagina di Radio Radicale che lo trasmette in diretta è per lo più oscurata nel corso della giornata, il che vuol dire che i componenti del CDC stanno facendo cose che non si devono vedere e sentire.

Le sedute sono ridicolmente pubbliche, salvo a confabulare in segreto al di fuori dell'ufficialità di quell'organo. 

La realtà è che    ci sono i segretari delle correnti i quali non possono intervenire direttamente nel CDC (le correnti sono associazioni del tutto estranee all'ANM)     e allora si chiamano in disparte i propri servitori per impartire loro disposizioni.

Unica eccezione la Lista 101 che non è corrente, non è associazione, non ha statuto né segretari.

I nuovi organi dell'ANM saranno concepiti con i soliti metodi degli accordi occulti e non ostensibili al pubblico.

Si eviti per il futuro di scomodare Radio Radicale. 

E' solo pubblicità ... ingannevole.   
  

Panchina corta al CSM.




Abbiamo dato conto della ricusazione presentata dal dott. Stefano Rocco Fava nei riguardi di alcuni componenti della Sezione Disciplinare del CSM. Sulla questione dovranno necessariamente pronunciarsi  giudici diversi da quelli coinvolti nel "sospetto" di non essere imparziali. Ebbene,  anche nel collegio chiamato a decidere su quella ricusazione siede, secondo il dott. Fava, un magistrato che dovrebbe invece alzarsi e rinunciare a giudicare, dato che è stato coinvolto come inquirente proprio nelle indagini della Procura Generale contro il dott. Fava.

Di seguito la ricusazione del giudice della ricusazione.          



Consiglio Superiore della Magistratura Sezione Disciplinare
Invito all'astensione Istanza di ricusazione del componente del collegio dott. Carmelo CALENTANO ex art. 52 comma 1 c.p.c. in relazione all'art. 51 comma 1 n. 1 e n. 4 c.p.c.

Il sottoscritto dott. Stefano Rocco Fava, incolpato nel procedimento disciplinare n. 92/2019 come da decreto di citazione in data 8 settembre 2020, avendo appreso, con la notifica del decreto emesso fuori udienza in data 20 novembre 2020, la composizione del collegio giudicante per l'udienza "incidentale" del 2 dicembre 2020, formula invito all'astensione e, in subordine, istanza di ricusazione del dott. Carmelo CELENTANO, in relazione alla predetta udienza incidentale del 2 dicembre 2020, per le ragioni appresso indicate.
In data 16 novembre 2020 lo scrivente ha depositato invito all'astensione e, in subordine, istanza di ricusazione del Presidente ERMINI e del componente del collegio dott. CASCINI ai sensi dell'art. 51 comma 1 n. 1 c.p.c..