di Nicola Saracino - Magistrato
Che un Ministro si allarmi per le notizie date al TG ci può stare.
Ma che pretenda di conoscere le motivazioni di una sentenza prima ancora che questa sia stata depositata è il segno dei tempi, dolosamente confusionari.
Al diavolo la separazione dei poteri e con essa la serenità del giudizio.
La prossima volta il Signor Ministro farebbe bene ad inviare i suoi ispettori ancor prima della lettura del dispositivo.
Ma procediamo con ordine.
Qual è la notizia data al TG che tanto ha preoccupato il Ministro?
Un imputato viene assolto dall’accusa di aver ucciso la moglie perché incapace di intendere e di volere al momento del fatto.
Un classico nella manualistica del diritto penale.
Se uno non sa quel che fa perché è affetto da patologia di mente non merita una pena, al più una misura di sicurezza.
Ma non deve essere stato questo il passo che ha fatto scattare le antenne ministeriali. Il giornalista ha arricchito la notizia dicendo che lo scatto d’ira dell’omicida era scaturito dalla gelosia.
E’ qui che la notizia dell’assoluzione per vizio di mente, nei meccanismi della comunicazione rozza e sensazionalistica, diventa un’altra: l’imputato è stato assolto perché era geloso.
Tanto basta a far trangugiare al Ministro ogni basilare rispetto dei ruoli di ciascuno e quindi spiccare un mandato di ispezione (psicanalitica?) contro i giudici che ancora la devono scrivere quella sentenza (nel penale funziona così: il giudice anticipa la decisione col solo dispositivo dove dice se l’imputato è condannato o assolto, poi scrive le motivazioni in un termine variabile stabilito dalla legge).
Cosa abbia, in questa fase, da intrufolarsi il Ministro è un mistero buffo, grottesco.
Andrà ad interrogare il giudice su cosa scriverà nella motivazione?
E se non sarà d’accordo che fa, lo incolpa prima ancora che sia depositato un provvedimento giudiziario?
Possibile che il Ministro non si renda conto che la sua iniziativa oltre ad essere stralunata è completamente al di fuori dei ranghi della separazione dei poteri?
La cosa più triste è che verosimilmente egli si è consultato con dei MAGISTRATI addetti al suo dicastero prima di inviare gli ispettori a scrutare nelle intenzioni del giudice che deve ancora scrivere la sentenza.
L’ANM delle correnti, le stesse che occupano il ministero della giustizia, tace sapendo di tradire il suo principale compito: garantire l’indipendenza dei giudici e, soprattutto, dei giudizi.
9 commenti:
Il delirio di gelosia è identico al delirio di onnipotenza. Povera donna.E, povera Italia!
Volevo aggiungere a quanto postato pochi minuti fa che qualunque categoria professionale puo' essere chiamata a rispondere del proprio operato.Pensano anche i magistrati di art.101 che per I magistrati questo non debba valere? Si intende cosi' l'indipendenza della Magistratura? Buonagiornata
La Costituzione assegna ai giudici il compito di emettere le sentenze, al parlamento di legiferare ed al governo di governare.
Il problema sorge se il giudice legifera, il governo sentenzia e il parlamento dorme.
La questione nasce a causa del mischiare l'incapacità di intendere e volere, con la gelosia, in un frullato dal sapore disgusto. Il primo, elemento da solo sufficiente a determinare l'assolunzione, il secondo(la gelosia), aggravante che ha indotto il P.M. a chiedere l'ergastolo, nonostante il parere del suo consulente: di TOTALE vizio di mente per quello che l'avvocato della difesa aveva definito un "delirio di gelosia". Il P.M. conita di appellare la sentenza. Ovviamente tutto è regolare, ed è assolutamente necessario attendere la motivazione per dare qualsiasi minima valutazione. Valutazione oggetto di serio studio per una questione giuridica di competenza della S.C., possibilmente a sezioni unite. Il ministro avrebbe avuto il dovere di studiare il caso, IN SILENZIO. Ha preferito una gravissima indebita intromissione al fine di incidere sull'opinione pubblica per un guadano poco, anzi pochissimo apprezzabile.
La separazione dei Poteri e' alla base di quella che conosciamo come democrazia liberale, rappresentativa. Questo penso unisca, almeno in teoria, gli uomini liberi. Il fenomeno della crisi di questo sistema e' piu' generale, forse in questi ultimi anni in Italia ce ne accorgiamo di piu' perche' ogni giorno ci tocca vedere i lati piu' torbidi, di questo processo di crisi. Se escludiamo il Parlamento che almeno in questi termini sembra proprio. purtroppo, destinato all'estinzione; restano il Governo e l'Ordine Giudiziario. Voi di articolo 101 siete consapevoli delle numerose storture e gravi lacune del sistema Giustizia, la vicenda Mannino e' solo l'ultima in senso temporale. Purtroppo la maggior parte dei Vs colleghi non ha nessuno spirito critico, per svariate ragioni. Molti pensano di essere investiti di poteri (sacerdotali). Grazie per l'ospitalita'.
Buongiorno, la recente sentenza della Cassazione che ha dichiarato
inammissibile il ricorso della Procura generale di Palermo contro
l'assoluzione in appello del senatore Mannino, perdipiù' facendo
rilievi fortemente critici nei confronti di chi quel ricorso aveva
promosso, mi spinge a scrivere da semplice cittadino, sperando che da
voi che del diritto siete per così' dire gli operatori, possano
arrivare delle risposte a perplessità' che da tempo ho. Tralascio il
fatto certo che questa vicenda che ha coinvolto Mannino e' durata 25
anni e più', ma questo e' da riferire al sistema non ai singoli. Ma
nello specifico questi singoli magistrati della Procura di Palermo che
a distanza di 25 anni si sono opposti alla sentenza di assoluzione in
Appello, non dovranno rispondere di niente, neanche dar conto del
perché' delle loro scelte? capisco bene che il singolo magistrato deve
rispondere solo alla legge e che deve essere libero da ogni
condizionamento.Però' la vita di un uomo senatore o non senatore, non
può' essere tenuta in scacco per decenni. Grazie per l'attenzione e in
quanto attento utente del vostro utilissimo blog, spero in una
risposta. Buona domenica
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/11/magistropoli-esce-il-nuovo-libro-di-antonio-massari-la-presentazione-con-peter-gomez-gioacchino-genchi-e-felice-lima/6034495/
Pasquale, la vita del senatore in questione è stata tenuta in scacco per decenni poiché decenni è durato un comportamento sospetto, denunciato da tanti. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso in cassazione è assolutamente irrilevante ai fini di ipotetiche responsabilità dei giudici, soprattutto in relazione alla durata dei tempi. Se costoro hanno commesso degli abusi il senatore li potrà porre in luce e chiedere giustizia.
In risposta a Francesco Grasso dico che molto probabilmente il senatore Mannino chiederà un risarcimento allo Stato, almeno credo. Probabilmente non tutti sanno però che anche in quel caso a rimetterci è il contribuente, non i giudici in questione.
Così è finita... dopo un Referendum popolare che aveva detto anni fa sì alla responsabilità civile dei giudici.... La situazione è grave ma non e seria. Grazie e buona giornata
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