lunedì 28 dicembre 2020

Prima gli italiani no. Prima i magistrati si.


di Nicola Saracino - Magistrato 
 


Il 27 dicembre si è tenuta la riunione del “governo”  dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) ed il relativo verbale riporta la preoccupazione per non essere stati i togati inseriti espressamente nell’elenco delle categorie alle quali dispensare il vaccino con priorità rispetto agli altri cittadini. 

E’ senz’altro vero che l’attività di udienza svolta in presenza è foriera di rischio di contagio. Ma non è certo l’unica attività esposta e quindi le prime indicazioni sui destinatari del vaccino non potevano prevedere tutte le categorie di lavoratori. 

Sta di fatto che nel verbale della GEC (Giunta Esecutiva Centrale dell’ANM, sigla alquanto minacciosa) si legge: “La Giunta discute sulla situazione di emergenza sanitaria e sull’impatto della pandemia sul settore giustizia e, avendo appreso dell’avvio della campagna di vaccinazione, delibera di assumere iniziative formali con il Ministero della Salute e il Ministro della Giustizia ai fini dell’inserimento del personale della giustizia tra le categorie prioritarie come da separata comunicazione allegata al presente verbale.”. 


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lunedì 21 dicembre 2020

Il bue e l'asino.





No. Non si parla di Presepe.

A Catania è stato chiesto il rinvio a giudizio per reati molto gravi (associazione per delinquere, falso ideologico e materiale, abuso d’ufficio ed altro) di molti soggetti del mondo universitario accusati di aver creato un “sistema” volto alla spartizione delle nomine ad incarichi piuttosto ambiti. A questo link può leggersi la notizia

Chi segue il Blog è a conoscenza che le chat del dott. Luca Palamara (sequestrate a Perugia e quindi non pubblicabili per intero pena la commissione di un reato) hanno mostrato che la magistratura è organizzata come e meglio degli universitari catanesi.  

C’è quindi da aspettarsi che la difesa invochi la scriminante della “somiglianza”: abbiamo le stesse corna! 


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martedì 15 dicembre 2020

Sul controllo ministeriale dei giudici italiani



ArticoloCentouno

Condividiamo in pieno la presa di posizione di Magistratura Democratica sul c.d. caso Brescia.

Il contenuto della smentita dell’avvio di un’indagine su quanto accaduto non solo non convince per la sua inspiegabile tardività ma suscita ulteriori gravi perplessità e interrogativi.

Perché mai una fisiologica decisione assolutoria, vieppiù in pendenza del termine per la motivazione, dovrebbe essere trasmessa quale “notizia agli uffici competenti”? E quali sarebbero questi uffici? E quali “valutazioni” e “accertamenti” sarebbero chiamati a compiere? E quale sarebbe la richiamata “prassi” in base alla quale tutto ciò accade? Esistono atti – circolari, direttive, risoluzioni… – in materia?

E, su altro versante, resta senza risposta l’interrogativo enormemente preoccupante sul perché – come si legge sul sito del Corriere della Sera – “dai giudici bresciani è arrivata una nota ufficiale che precisa i perché dell’assoluzione”.

Qualcuno gliel’ha richiesta? Chi? E perché?

Il caso riflette chiaramente che la cultura dell’indipendenza della giurisdizione è sempre più deficitaria nella classe dirigente politica e magistratuale.

Al contempo, esso impone con sempre maggiore urgenza la necessità di rimuovere le cause di tale deficit culturale e di adottare, superando gli sterili proclami, iniziative idonee a tutelare effettivamente l’indipendente esercizio della giurisdizione.

Occorre, tra l’altro, valorizzare al massimo il ruolo sindacale dell’A.N.M. secondo quanto specificamente previsto dall’art. 2 dello Statuto dell’Associazione (tutelare gli interessi morali ed economici dei magistrati, il prestigio ed il rispetto della funzione giudiziaria), arginare la deriva delle nomine fiduciarie di magistrati nelle più varie collocazioni fuori ruolo (inevitabilmente foriere di un’inaccettabile commistione di interessi), chiudere le porte girevoli fra magistratura e politica.


Maria Angioni, Giuliano Castiglia, Ida Moretti e Andrea Reale
Componenti del Comitato direttivo centrale dell’ANM
 

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lunedì 14 dicembre 2020

Psicanalisi ministeriale 2, la smentita (o il ripensamento?).


di Nicola Saracino - Magistrato 

Si era dato conto della singolare ed inopportuna iniziativa del Ministro in questo articolo

Si apprende che, in effetti, l'iniziativa era talmente stralunata da non poter essere vera, lo si ricava   da questa nota diffusa domenica:  

"AdnKronos

Pubblicato il: 13/12/2020 14:46 
"Per fare chiarezza circa le iniziative assunte in relazione alla sentenza della Corte di Assise di Brescia, il Ministero della Giustizia precisa che non è stata avviata alcuna ispezione né indagine esplorativa, come da alcuni organi di stampa erroneamente riferito in questi giorni. Né potrebbe essere diversamente, dal momento che le motivazioni della sentenza non sono ancora state rese note". E' quanto si legge in una nota del Ministero della Giustizia in merito alla sentenza della corte d'Assise di Brescia che ha assolto un uomo che aveva ucciso la moglie. 
"Come da prassi, vi è stata una mera trasmissione della notizia agli uffici competenti per le valutazioni e gli eventuali accertamenti del caso" conclude la nota.". 


Quindi qualche burlone aveva diffuso falsamente la notizia di ispezioni o comunque accertamenti ministeriali, riportata dalle maggiori testate nazionali che si sono comportate da creduloni.     

Ed a Brescia si sono preoccupati più del necessario.

Tanto che il Presidente della Corte d'Assise ha, del tutto  inusualmente, "dovuto" anticipare una spiegazione pubblica della sentenza, spiegazione  che la legge rimette esclusivamente alla motivazione che si deposita in un termine ben più ampio dei pochi giorni necessari per tranquilizzare gli apprensivi.

Il procedimento decisionale ha cioè subito un'evidente deviazione del suo corso legale,  non essendo  previsto che il giudice "parli" tra la lettura del dispositivo ed il deposito della motivazione.    

Ma se il Ministro non è stato,  qualcun altro ha sollecitato il comunicato stampa della Corte d'Assise di Brescia? 

Perchè il famoso detto latino ammonisce che la giustificazione non richiesta equivale ad una esplicita autoaccusa.    

C'è da sperare che l'esigenza di anticipare quella sorta di "indice" della motivazione  non sia dipesa dal mero annuncio  - poi rivelatosi un fake - delle temute ispezioni ministeriali;  non sarebbe serio e denoterebbe un atteggiamento di eccessiva sudditanza psicologica dei giudici rispetto ai desideri ed alle sensibilità ministeriali. 

Pertanto, o ci troviamo al cospetto dell'ennesimo ripensamento  del ministro Bonafede (sempre dilaniato dal dubbio, Di Matteo si/ Di Matteo no, sorteggio del CSM si/sorteggio no)  oppure si è di fronte ad una severa  emotività degli uffici giudiziari bresciani.  

Nell'attesa che nei prossimi giorni venga chiarita l'origine della nota diffusa dal Presidente della Corte d'Assise bresciana,  resta tuttavia da segnalare, non senza stupore, che secondo il Ministro esiste una sorta di polizia interna al suo ministero che "per prassi" trasmette le notizie delle decisioni dei giudici italiani "agli uffici competenti per le valutazioni e gli eventuali accertamenti del caso". 

Potrebbe essere più chiaro, signor Ministro?  Esibisca regolamenti e circolari che disciplinano l'attività di questa sua polizia interna, per favore.   

    

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domenica 13 dicembre 2020

L'Anm che non c'è

di Mario Fiorentino - Magistrato


L’inerzia dimostrata dalla Giunta nazionale dell’Anm in occasione dei recenti fatti di Brescia, a seguito della c.d. sentenza “Gozzini”, svela plasticamente un dato ormai chiaro:

l’Anm - intesa quale associazione che statutariamente dovrebbe perseguire la tutela dell’indipendenza dei magistrati e la loro dignità, in funzione dell’indipendenza dei giudizi e della credibilità dell’Istituzione - non c’è.

Il fatto in sé – la notizia, non smentita, di ispezioni o accertamenti da parte del Sig. Ministro dopo la lettura di un dispositivo di assoluzione, con tutto ciò che ne è conseguito in termini di richieste di chiarimenti da parte dei capi dei rispettivi uffici nei riguardi del collegio interessato, tenuto a giustificarsi anzitempo, prima del deposito delle motivazioni  – è rilevante, poiché, oltre al caso specifico, e a prescindere dai migliori intenti del Sig. Ministro, potrebbe produrre per il futuro un effetto potenzialmente intimidatorio (o comunque un condizionamento) nei riguardi di tutti i giudici, in specie laddove essi affrontino casi delicati, che si possono prestare a facili strumentalizzazioni, anche da parte dei politici.


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venerdì 11 dicembre 2020

Psicanalisi ministeriale.


di Nicola Saracino - Magistrato 

Che un Ministro si allarmi per le notizie date al TG ci può stare. 

Ma che pretenda di conoscere le motivazioni di una sentenza prima ancora che questa sia stata depositata è il segno dei tempi, dolosamente confusionari.

Al diavolo la separazione dei poteri e con essa la serenità del giudizio. 

La prossima volta il Signor Ministro farebbe bene ad inviare i suoi ispettori ancor prima della lettura del dispositivo. 

Ma procediamo con ordine. 

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giovedì 10 dicembre 2020

Opposizione solitaria al correntismo unitario.



L’immagine di sé che l’ANM sta tentando di offrire all’esterno, con la complicità di alcune testate giornalistiche, spaccia l’ingannevole “unitarietà” del sentire dei magistrati italiani, a ridosso delle ultime elezioni di poche settimane or sono. 

L’accordo fatto dalle quattro correnti trascura incredibilmente tutte le emergenze che dovrebbero essere trattate come tali, prima tra tutte la questione immorale, squarciata dalla doppia ipocrisia del caso Palamara che ha denudato la lottizzazione correntizia eretta a regola della vita magistratuale, coperta con la foglia di fico della punizione di un solo responsabile. 

Il sistema, granitico, delle correnti ha determinato il mutamento genetico di molti giovani magistrati,  attenti solo alla “carriera” comprata con l’asservimento ai centri di potere politico-correntizi. Magistrati, una categoria di fessi messi nel sacco da Mastella che ha sguinzagliato gli arrivisti con la toga,  disseminando il panico tra gli accaparratori di voti.

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domenica 6 dicembre 2020

Le correnti sono unite, i magistrati no.



Dopo un parto travagliato solo ieri l’associazione nazionale magistrati è riuscita a dotarsi degli organi esecutivi, avendo eletto il presidente ed il segretario. 

La seduta del comitato direttivo centrale si è prolungata per molte ore ma al di fuori dell’ufficialità: l’evento era infatti trasmesso in diretta da Radio Radicale e per la maggior parte della sua durata l’audio ed il video erano oscurati in quanto i protagonisti confabulavano altrove, nei segreti corridoi.
E così che le correnti fanno gli accordi. 

Non sono proprio abituate a discutere in pubblico e questo sebbene lo Statuto dell’ANM preveda la pubblicità delle riunioni del comitato direttivo centrale, come si notava ieri una pubblicità “ingannevole”. 

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sabato 5 dicembre 2020

Senza parole.



E' in corso (non è vero!) il Comitato direttivo centrale dell'ANM. 

Non è vero perché come noterete  la pagina di Radio Radicale che lo trasmette in diretta è per lo più oscurata nel corso della giornata, il che vuol dire che i componenti del CDC stanno facendo cose che non si devono vedere e sentire.

Le sedute sono ridicolmente pubbliche, salvo a confabulare in segreto al di fuori dell'ufficialità di quell'organo. 

La realtà è che    ci sono i segretari delle correnti i quali non possono intervenire direttamente nel CDC (le correnti sono associazioni del tutto estranee all'ANM)     e allora si chiamano in disparte i propri servitori per impartire loro disposizioni.

Unica eccezione la Lista 101 che non è corrente, non è associazione, non ha statuto né segretari.

I nuovi organi dell'ANM saranno concepiti con i soliti metodi degli accordi occulti e non ostensibili al pubblico.

Si eviti per il futuro di scomodare Radio Radicale. 

E' solo pubblicità ... ingannevole.   
  

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Panchina corta al CSM.




Abbiamo dato conto della ricusazione presentata dal dott. Stefano Rocco Fava nei riguardi di alcuni componenti della Sezione Disciplinare del CSM. Sulla questione dovranno necessariamente pronunciarsi  giudici diversi da quelli coinvolti nel "sospetto" di non essere imparziali. Ebbene,  anche nel collegio chiamato a decidere su quella ricusazione siede, secondo il dott. Fava, un magistrato che dovrebbe invece alzarsi e rinunciare a giudicare, dato che è stato coinvolto come inquirente proprio nelle indagini della Procura Generale contro il dott. Fava.

Di seguito la ricusazione del giudice della ricusazione.          



Consiglio Superiore della Magistratura Sezione Disciplinare
Invito all'astensione Istanza di ricusazione del componente del collegio dott. Carmelo CALENTANO ex art. 52 comma 1 c.p.c. in relazione all'art. 51 comma 1 n. 1 e n. 4 c.p.c.

Il sottoscritto dott. Stefano Rocco Fava, incolpato nel procedimento disciplinare n. 92/2019 come da decreto di citazione in data 8 settembre 2020, avendo appreso, con la notifica del decreto emesso fuori udienza in data 20 novembre 2020, la composizione del collegio giudicante per l'udienza "incidentale" del 2 dicembre 2020, formula invito all'astensione e, in subordine, istanza di ricusazione del dott. Carmelo CELENTANO, in relazione alla predetta udienza incidentale del 2 dicembre 2020, per le ragioni appresso indicate.
In data 16 novembre 2020 lo scrivente ha depositato invito all'astensione e, in subordine, istanza di ricusazione del Presidente ERMINI e del componente del collegio dott. CASCINI ai sensi dell'art. 51 comma 1 n. 1 c.p.c..

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domenica 22 novembre 2020

Fuori luogo



di Milena Balsamo - Magistrato 


Il 15 marzo 2018, il consigliere di Area, Valerio Fracassi scriveva a Palamara: “Ricordati che ti ho votato Pasca a patto che mi sistemassi Orlando, non mi mollare. E Palamara rispondeva: “Tu ordini, io eseguo.

In effetti, Annarita Pasca era stata nominata presidente di sezione del Tribunale di Lecce e nell’aprile del 2018 anche Massimo Antonio Orlando troverà il suo posto come presidente del Tribunale di Livorno.

Sentito dal CSM, Orlando risponde di non sapere nulla di quelle conversazioni.

Accade però che Orlando viene scelto dal Ministro Bonafede quale direttore generale del DOG (Dipartimento di organizzazione giudiziaria); in questo caso, il Ministro non ha ritenuto di nominare un dirigente amministrativo, come ha deciso recentemente per il DAP, ma vuole proprio Orlando (che da poco più di due anni presiede il tribunale labronico).

Ed allora il consigliere Antonino Di Matteo chiede una istruttoria sulla nomina di Orlando al posto di vertice del Tribunale di Livorno, non ritenendo sufficienti a chiarire la condotta del collega le risultanze della sua audizione al CSM, in cui questi dichiarava di non sapere nulla di questi accordi e che avrebbero dovuto “chiedere a Fracassi e Palamara.


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sabato 21 novembre 2020

La terza parte




Quando un giudice è oggetto di reiterate ricusazioni - vale a dire di inviti a farsi da parte per non essere disinteressato al caso che gli è sottoposto - e quando quel giudice è  proprio il giudice dei giudici, delle due l'una: o la Sezione Disciplinare del CSM è strutturalmente inidonea ad occuparsi in sede giurisdizionale dei magistrati per essere troppo spesso la "terza parte" anziché un giudice terzo,  oppure i magistrati sono dei ricusatori incalliti e pretestuosi. Di solito questa è la conclusione alla quale giunge il CSM con l'avallo della Cassazione a Sezioni Unite, i cui componenti sono sotto il controllo gerarchico (quanto a carriera ed ambizioni) proprio del CSM. 

Un brutto, e troppo corto, circuito.

Al quale solo la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo potrà porre rimedio. 

Riportiamo il testo dell'ultima ricusazione, in ordine di tempo, quella del dott. Fava nei riguardi del vice presidente Ermini e del consigliere Cascini.        

Consiglio Superiore della Magistratura

Sezione Disciplinare

 

Invito all’astensione

Istanza di ricusazione

Ricorso

 

ex art. 52 comma 1 c.p.c. in relazione all’art. 51 comma 1 n. 1 c.p.c.

 

1)                 del Presidente del collegio avvocato David Ermini;

2)                 del componente del collegio dott. Giuseppe Cascini.

 

 

Il sottoscritto dott. Stefano Rocco Fava, incolpato nel procedimento disciplinare n. 92/2019, come da decreto di citazione in data 8 settembre 2020, avendo appreso dalla Segreteria la composizione del collegio giudicante, formula invito all’astensione e, in subordine, istanza di ricusazione dei predetti componenti per i motivi di seguito indicati.

 

a)                 Posizione del Presidente ERMINI

 


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lunedì 16 novembre 2020

La volpe e l'uva

di Pietro Murano - Magistrato

C’era una volta una volpe molto furba”.

Questo l’incipit della favoletta per bambini propinata, a scopo educativo, per l’insegnamento che viene dalla sua morale, credo nota a tutti.

Ed a quella morale è andato il mio pensiero nel leggere l’articolo di stampa (Il Giornale del 15/11/2020) a firma di Luca Fazzo, ripreso da altre testate, che ha ritenuto di impegnare la sua penna per riportare le gesta del magistrato Giovanni Favi che – è questa la notizia – avrebbe indicato (sembra di capire) a suoi colleghi, come rimedio antivirus, addirittura la liquirizia.

Forse il collega, nel consigliare ad altri quella sostanza, avrà commesso l’errore di dare credito ad una notizia evidentemente da lui appresa da fonte non verificata: il giornalista, infatti, evidenzia – mostrandosi certo che si tratti di una falsa notizia – come manchino evidenze scientifiche che ne attestino la correttezza.

E, però, lo stesso redattore dell’articolo ha mostrato lacune di approfondimento laddove – evidentemente mal suggerito – ha riportato che il collega “Si chiama Giovanni Favi e non è un magistrato qualunque: è uno dei leader di «Articolo 101», la corrente nata recentemente in contrapposizione frontale con la vecchia nomenclatura dell'Associazione nazionale magistrati. Favi, che era stato promotore qualche anno fa di un referendum per mettere un tetto al carico di lavoro delle toghe, si è candidato alle ultime elezioni per l'Anm, e sarebbe stato anche eletto: ma per le regole interne ad Articolo 101 sull'alternanza di genere ha dovuto cedere il posto a una signora”.

Due le inesattezze.


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lunedì 9 novembre 2020

Senza titolo

di Donato D'Auria - Magistrato 

Sabato e domenica scorsi si è tenuto il primo Comitato Direttivo Centrale della Associazione Nazionale Magistrati del dopo Palamara.

Erano stati scritti fiumi di inchiostro, programmi correntizi, dichiarazioni di intenti da parte dei vari gruppi che operano nell’associazione, tutti nel senso di dare un nuovo corso alla azione associativa, ma alla resa dei conti penso si possa affermare senza tema di smentita che nulla è cambiato, purtroppo.
Basti considerare che metà della mattinata di sabato è stata occupata da una surreale discussione relativa alla nomina del presidente della seduta, che il comma 6 dell’art. 31 dello Statuto rimette in maniera chiara ed inequivoca alla elezione del CDC [In ogni riunione esso (il CDC, n.d.r.) elegge un Presidente di seduta], mentre una parte dei membri voleva che la presidenza della seduta fosse affidata al membro più anziano in ruolo, secondo una prassi invalsa fino ad ora.

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domenica 8 novembre 2020

Spezzatino alla correntizia


di Corrado Ascoli
Magistrato

 

Dopo due giorni di CDC (seguito su radio radicale), che era stato peraltro meritoriamente organizzato dalla GEC in modo da consentire conformemente allo statuto la partecipazione e la votazione a distanza, con tanto di incarico (oneroso) alla società Eligo, la montagna pare non abbia partorito nemmeno il topolino: rinvio secco al 21 novembre.

 

Tutto questo mentre il Paese si trova in una situazione emergenziale che necessiterebbe di sollecitazioni e partecipazione da parte della magistratura associata, mentre si confezionano urgenti decreti legge che incidono sulla giurisdizione con la consulenza degli avvocati ma senza l’interlocuzione dell’ANM, che non ha una giunta e un presidente, se non in prorogatio. Mentre i colleghi arrancano e si ammalano negli uffici.

 

Rinvio secco, senza nessuna delle votazioni previste dallo statuto. E di ben due settimane.

 

E nel corso di questi due giorni nessuna discussione su punti concreti e specifici - salvo che da parte della Lista ArticoloCentouno che ha riproposto 5-6 chiarissimi, specifici e concretissimi punti programmatici, due dei quali qualificanti- ma solo flatus vocis prudenzialmente genericissimi, nell’astratto auspicio di giunte unitarie battezzate “Pace e Bene”, il cui programma consisterebbe in letterine a Babbo Natale che per mettere d’accordo tutti non possono che essere meri buoni propositi vaghi e fuffosi (del tipo: no al covid e sì all’etica!), adatti soltanto per riempire un foglio bianco (che resta sostanzialmente bianco anche una volta formalmente riempito) e per spartirsi poltrone o strapuntini nella Giunta Esecutiva Centrale, senza sapere bene per fare CONCRETAMENTE ED ESATTAMENTE che cosa e in QUANTO TEMPO.


E, peraltro, forse neppure in piena sintonia con lo spirito dello statuto.


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sabato 7 novembre 2020

Tre proposte per una giurisdizione costituzionale


La giustizia italiana sta sprofondando nel fango.

Aiutateci a restituire ai cittadini la giustizia che meritano, trasparente, credibile, non politicizzata.

Attraverso i link qui sopra si può conoscere il contenuto di ciascuna delle tre proposte, spiegate nelle ragioni che le ispirano e con l'articolato già pronto per un Legislatore volenteroso.

Per aderire basterà inviare un'email a ugualepertutti@gmail.com o compilare l'apposito modulo di adesione.

E' possibile aderire a tutte o ad alcune delle tre proposte.
 

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lunedì 26 ottobre 2020

Il "Sottile" distinguo tra rappresentanza e rappresentatività.

di Giuliano Castiglia
Magistrato

Tre giorni dopo il voto del Plenum del 19 ottobre scorso, che ne ha sancito la cessazione dalla carica di componente del Consiglio Superiore della Magistratura a seguito del suo collocamento a riposo, Piercamillo Davigo si è presentato sugli schermi di La7, davanti alle telecamere della trasmissione Piazzapulita condotta da Corrado Formigli. 

Nelle dichiarazioni di Davigo sulla deliberata cessazione della sua carica nel CSM e sulla sua determinazione di ricorrere al TAR, ci sono passaggi che destano forti perplessità e molta preoccupazione.

Primo tra tutti quello in cui l’ex magistrato ha testualmente dichiarato: “sarebbe bastato un cenno del Presidente della Repubblica per farmi dimettere. Non c’era bisogno di farmi arrivare al voto”.

L’affermazione di Davigo è già assai preoccupante perché dà conto della disponibilità di un componente del CSM a dimettersi non per propria autonoma e convinta determinazione ma per “un cenno” del Presidente della Repubblica; ed è ancor più preoccupante perché lascia intendere l’idea che un Presidente della Repubblica possa sollecitare, ad nutum, le dimissioni di un membro dell'organo di autogoverno dei magistrati. 

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venerdì 23 ottobre 2020

Stop alle correnti, parola di Albamonte.




E’ apparsa ieri l’intervista rilasciata dal dott. Eugenio Albamonte (quello dei concorsi per correntisti, per intenderci) dal titolo “Stop alle correnti che si occupano dei posti”.

Ma tutte le correnti si occupano dei posti, dottoressa Milella, che razza di titolo concepisce? 

Era più adatto “stop alle correnti”. Punto. 

L’intervista è suggestiva perché vuole offrire l’idea di correnti buone,   premiate alle ultime elezioni dell’ANM,    e correnti cattive, punite dall’elettorato.
 
La realtà è diversa. 

I gruppi organizzati in modo para-militare hanno conservato quasi tutti i voti dei loro adepti, con l’unica eccezione di Unicost che, annoverando fino a poco  fa Luca Palamara  nelle sue fila, la fa da “capra espiatoria”; ma non è affatto da  escludere che assorbita la botta si riorganizzerà.

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giovedì 22 ottobre 2020

Non si sequestra la verità.



di Nicola Saracino - Magistrato
 
Solo nelle peggiori dittature si verifica che i cittadini siano tenuti all’oscuro delle trame del potere. 

Con metodi più o meno sofisticati si fa in modo che le notizie scomode non raggiungano la massa e se invece la raggiungono si punisce il diritto di parlarne, il diritto di critica e di manifestazione del pensiero. 

L’Italia  si colloca al 41° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa, preceduta dal Ghana o dal Burkina Faso, nazioni dalle quali potremmo prendere lezione di democrazia e di trasparenza.  

Questo vuol dire che l’accesso alle notizie è ostacolato e quando invece non lo è la stampa non le pubblica o le distorce in chiave politica. 

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mercoledì 21 ottobre 2020

I fuorientrati.



Seicentocinquanta. 

E’ il numero di magistrati che hanno scelto la Lista 101 alle consultazioni dell’ANM, eleggendo quattro dei suoi candidati. 

Un risultato che pareggia quello di una “corrente” già  strutturata come A&I, ad esempio, fatta per lo più di fuoriusciti dall’altra corrente di Magistratura Indipendente. 

Cosa c’è di straordinario, direte voi? 

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martedì 20 ottobre 2020

L'immortale



di Nicola Saracino - Magistrato 

Il correntismo, vale a dire il ragionare per fazioni e per interessi di parte, si manifesta in molti modi. 

Non soltanto nella spartizione delle procure o nell’occupazione dei posti chiave nei ministeri. 

Il correntismo è capace di determinare anche come uno si orienta per risolvere questioni interpretative neppure tanto complesse. 

Ieri il CSM ha stabilito che Davigo, da pensionato, non può restare al CSM.

Questo perché, in una certa quota, quell’organo deve essere composto da magistrati che siano tali non solo al momento della loro elezione ma per tutta la durata del mandato. 

Che è di 4 anni. 

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lunedì 19 ottobre 2020

Com'è profondo il mare ?


di Clementina Forleo - Magistrato

Com’è noto, l’art.4 lett d) d. l.vo n.109 del 2006 relativo agli illeciti disciplinari dei magistrati, tipizza come tale “qualunque fatto costituente reato idoneo a ledere l’immagine del magistrato, anche se il reato è estinto per qualsiasi causa o l’azione penale non può essere iniziata o proseguita”.

In base a tale disposto la Procura Generale presso la Corte di Cassazione aveva sostenuto l’accusa nei confronti del P.M. capitolino Desirèe Digeronimo, “rea” di aver pubblicato sul social network facebook un breve scritto dal tenore inequivocabilmente ironico, ritenuto tuttavia lesivo della reputazione dell’allora sindaco di Roma, Ignazio Marino. Nello specifico, nel testo incriminato l’avverbio “beatamente” compariva connotato da una parentetica “o” tra le lettere “a” e “t” dello stesso con ciò appunto ironizzandosi su condotte tenute dal primo cittadino della capitale.

Il sindaco Marino non solo non aveva querelato il P.M. Digeronimo, ma venuto a conoscenza dell’avvio di un procedimento a suo carico, aveva fatto pervenire alla Commissione disciplinare  una missiva in cui asseriva di non essersi sentito offeso da detto “post” attesa la sua natura inoffensiva, riconosciuta dunque anche dal diretto interessato.


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venerdì 9 ottobre 2020

Salvi!

di Nicola Saracino - Magistrato 



Luca Palamara è stato radiato dalla magistratura. 

Il “mostro” è sconfitto. 

Era chiaro a tutti che il problema della magistratura fosse individuale, un solo prepotente elemento capace di nullificare la volontà del CSM che si prostrava ai suoi piedi. 

Così come i tantissimi questuanti che ora fingono di non conoscerlo. 

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IL SISTEMA CORRENTIZIO-SPARTITORIO È SEMPRE DISCIPLINARMENTE SANZIONABILE


 di Rosario Russo già sostituto procuratore generale presso la Suprema Corte 


I. L’ordigno clientelare-spartitorio - II. L’orientamento delle Sezioni Unite - III. Le linee guida della Procura Generale IV. Valutazioni 


«[prenome del Consigliere CSM] solo tu puoi trovare la strada ...e solo tu puoi aiutarmi hai sempre raggiunto i risultati voluti ...dammi questa possibilità te lo chiedo per favore in nome dei [numero] anni di [nome della corrente associativa] e della nostra amicizia» (Messaggio sms - riportato dalla stampa e qui orfano dei dati individualizzanti, indirizzato da un magistrato ordinario ad un componente del C.S.M.).


 I.    L’ordigno clientelare-spartitorio 

All’interno della A.N.M. convivono categorie diverse di magistrati. Accanto a quelli che vi partecipano operativamente coesistono quelli che vi fanno parte passivamente. Tra gli attivisti si annoverano sia quelli che legalmente si battono per l’affermazione soltanto dei valori ideali della corrente cui appartengo (attivisti disinteressati); sia coloro (attivisti interessati) che invece, mediante una distorta ’attività associativa, principalmente «certant del lucro captando», cioè aspirano a vantaggi illegittimi, ovvero (coscientemente o putativamente) «certant de damno vitando», avvalendosi di mezzi illegittimi.

La captazione dell’illegittimo vantaggio può avvenire prima dell’elezione, secondo il classico «voto di scambio»: «mi adopero per la tua elezione al C.S.M. se ti impegni a favorirmi successivamente». Oppure può intervenire a elezione avvenuta, come testimoniato dal messaggio in esergo riportato: «ho contribuito alla tua elezione ovvero per tanti anni al successo della nostra corrente, dunque ora pretendo la mia ricompensa». A volte il magistrato associato ha effettivamente diritto, e sa di avere diritto, a conseguire l’ambito provvedimento. Temendo tuttavia che il Consiglio possa illegittimamente preferire altri, chiede in prevenzione di essere ‘protetto’ o ‘accompagnato’ o ‘difeso’ dal sodale Consigliere del C.S.M., invece di affidarsi alla G.A. impugnando la delibera arbitraria. Nel che si rinviene la prova tangibile della estensione e del consolidamento del metodo clientelare.

Essendo prima facie illegittimo, il sistema clientelare può operare soltanto per mezzo del metodo spartitorio[i]; perché il sistema regga è necessario che tendenzialmente le correnti siano parimenti avvantaggiate e compromesse, sicché ciascuna di esse non possa far valere una virginale legalità. Una prima scrematura avviene in Commissione: di norma i magistrati privi di appoggi correntizi sono subito esclusi dall’agone, qualunque sia il loro merito professionale. I ‘giochi’ o le trame correntizi (con o senza il sistema dei ‘pacchetti’ di nomine) si svolgono poi nel Plenum, con la singolare conseguenza che le nomine concordate ricevono addirittura il consenso unanime. Ovviamente, nomine siffatte sono impugnabili davanti al G.A.: è tuttavia un’evenienza remota, sia perché è scarsa la propensione al ricorso amministrativo, sia perché la decisione definitiva, ancorché favorevole, perviene dopo qualche anno, quando già l’interessato è in quiescenza o prossimo ad essa.


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martedì 6 ottobre 2020

Perché il 20 ottobre Davigo cessa dalla carica di consigliere del CSM


 

di Giuliano Castiglia
Magistrato
 
Il 20 ottobre 2020 l’attuale consigliere del CSM Piercamillo Davigo compirà 70 anni e sarà conseguentemente collocato in quiescenza.

Il Consiglio di Stato, in epoca non sospetta, ha avuto modo di affermare che la qualità di appartenente all’ordine giudiziario, ossia la qualità di magistrato ordinario, “costituisce condizione sempre essenziale e imprescindibile per l’esercizio della funzione di autogoverno, e non solo per il mero accesso agli organi che la esercitano. In altri termini, il fatto che il legislatore non abbia espressamente previsto la cessazione dall’ordine giudiziario per quiescenza fra le cause di cessazione della carica di componente del C.S.M. dipende non già da una ritenuta irrilevanza del collocamento a riposo, ma dall’essere addirittura scontato che la perdita dello status di magistrato in servizio, comportando il venir meno del presupposto stesso della partecipazione all’autogoverno, è ostativa alla prosecuzione dell’esercizio delle relative funzioni in seno all’organo consiliare” (Consiglio di Stato, Sez. IV, sent. 16 novembre 2011, n. 6051).  
 
In un corposo articolo del 31 luglio 2020 su Questione Giustizia, Nello Rossi, Direttore della Rivista, in linea col dictum del Consiglio di Stato appena richiamato, sostiene che il consigliere del CSM, eletto tra i magistrati, che cessi di essere magistrato per collocamento in quiescenza, decade dalla carica di consigliere; sostiene che, quindi, a partire dal prossimo 20 ottobre, data in cui, per raggiunti limiti di età, sarà collocato in quiescenza, Piercamillo Davigo decadrà dalla carica di consigliere del CSM.
 
Lo scritto di Rossi ha tanti pregi. Fra questi, senz'altro quello di avere dato il la a un dibattito su una questione che fino a quel momento, almeno negli ambienti dei palazzi di giustizia gravati dal peso del clima pandemico, era rimasta serpeggiante. 
 

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sabato 3 ottobre 2020

Terrore alla buvette

di Nicola Saracino - Magistrato 


Ieri la Sezione Disciplinare del CSM ha depositato l’ordinanza con la quale ha sancito la “piena utilizzabilità” (che quella normale non bastava) delle intercettazioni ambientali eseguite presso l’Hotel Champagne quando a chiacchierare vennero colti, unitamente al dott. Luca Palamara, anche due parlamentari, Luca Lotti e Cosimo Ferri. 

Delle molteplici questioni sollevate dalla difesa ed esaminate dal CSM la meno noiosa è proprio quella relativa alla captazione dei parlamentari in assenza di preventiva autorizzazione della camera di appartenenza. 

Il concetto, espresso papale papale dalla Sezione disciplinare, è il seguente: “In proposito, giova evidenziare che: la circostanza, evidenziata dalla difesa dell'incolpato, della possibile prevedibilità di una partecipazione dell'On. C. Ferri, in ragione delle pregresse frequentazioni rilevate, non esclude, da sé, il carattere fortuito o casuale della intercettazione, evidente essendo che non si può certo predicare l'impossibilità di intercettazione di taluno in ragione della semplice circostanza che egli abbia, tra le sue possibili frequentazioni, amici parlamentari”. 

Questo pensiero, unitamente alla constatazione delle modalità, per così dire, semi-automatiche di funzionamento del trojan che si attiva per alcune ore al giorno per evitare di scaricare la batteria del cellulare “infettato”, hanno condotto ad affermare che gli onorevoli erano stati intercettati per puro caso. 

Sarà, ma …

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martedì 29 settembre 2020

Il Presidente del Tribunale di Gela non s'ha da fare. Non ora, almeno...





Lunedì l’Ansa dava notizia che da un anno la presidenza del Tribunale di Gela è vacante e che, tuttavia, il CSM continua a prendere tempo sulla designazione del nuovo Presidente.

Ci siamo incuriositi e abbiamo potuto verificare che la notizia era sbagliata.

Per difetto! Perché, in effetti, il posto di Presidente del Tribunale di Gela è vacante dal 19 giugno 2019, quindi da più di quindici mesi.

E abbiamo anche verificato che ormai da tante settimane, quella del Presidente del Tribunale di Gela è, tra gli incarichi direttivi e semidirettivi degli uffici giudiziari del Paese (escluse le nomine da rifare perché annullate), la vacanza più risalente.

Eppure, benché sempre portata all’ordine del giorno della Quinta Commissione del CSM, la pratica risulta costantemente inevasa.


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sabato 26 settembre 2020

Buone notizie dalla magistratura.

di Guido Salvini - Magistrato 


Finalmente una buona notizia.  La Procura Generale presso la Corte di Cassazione, che è titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati, ha “depenalizzato” con una sua direttiva le raccomandazioni ed il traffico di influenze all’interno della magistratura.

Non saranno punibili, le autopromozioni e la ricerca dei vantaggi contattando Consiglieri del CSM o esponenti dell’Associazione Nazionale Magistrati quando si concorra per un posto purché non si denigrino gli altri candidati e non si promettano vantaggi elettorali.

In pratica comportamenti che, se commessi da un politico o da un amministratore per un concorso pubblico o un appalto, spesso non portano neanche ad un procedimento disciplinare ma direttamente al registro degli indagati.

Anch’io voglio approfittarne subito, partendo per ora dal basso. C’è il concorso per diventare uno dei responsabili del settore informatico del Tribunale, non un granché ma qualcosa che serve per iniziare un cursus honorum che promette incarichi più prestigiosi.

Anche se di informatica capisco poco telefonerò o cercherò di incontrare un autorevole esponente di corrente a Milano affinchè influisca in mio favore sulla Commissione. Gli farò capire che ho votato e voterò sempre, questo è implicito, per la sua corrente e i suoi amici e che comunque resterò a disposizione.  Per quanto riguarda gli altri candidati non li denigrerò, gli ricorderò solamente che non sono dei nostri. Di quello che starò facendo non avrò niente di cui preoccuparmi perché sarà deontologicamente del tutto lecito.


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venerdì 25 settembre 2020

Sia esclusa la petulanza in Procura Generale.

di Nicola Saracino - Magistrato


Che la maggiore preoccupazione del dott. Giovanni Salvi, Procuratore Generale della Cassazione e quindi titolare dell’azione disciplinare contro i magistrati, fosse quella di salvare l’”immagine” della magistratura lo aveva detto lui stesso qualche tempo fa.   

Da pochi giorni sono stati diffusi i criteri concepiti dall’ufficio dell’accusa disciplinare per … assolvere, in definitiva, il sistema del correntismo in magistratura, le lottizzazioni, le raccomandazioni, armamentari della carriera del magistrato ormai sdoganati proprio dal soggetto dal quale ci si sarebbe aspettati l’articolazione di un solido atto d’accusa.

In  questo blog sono già state illustrate le guide lines della Procura Generale, salvacondotto dei petulanti: raccomandarsi non è peccato disciplinare ed il togato gravemente scorretto può essere perdonato per fatto lieve.  

L’ufficio della Procura Generale è molto ambito tra i magistrati ed è ineliminabile, a questo punto,  l'esigenza di fugare l'idea che la linea “morbidissima” concepita in quella sede sia condizionata  dall’approdo di toghe “petulanti”. 

Dichiarino, allora, il Procuratore Generale ed i suoi sostituti e magari anche gli appartenenti alla Direzione Nazionale Antimafia (altro ufficio di accusatori di prestigio) di non essersi mai “auto-promossi” nella loro carriera,  tanto meno col dott. Luca Palamara. 

E’ un atto, a questo punto, dovuto e serve ad escludere che l'accusa disciplinare sia invece distratta, anche inconsciamente, dalla propria difesa.  


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martedì 22 settembre 2020

Il principio di non contraddizione nel caso Palamara: la scorrettezza grave, ma lieve.





Eliminarlo dall’ANM. Fatto. 
Cacciarlo dalla magistratura: al massimo entro ottobre.

E tutti gli inciuci delle chat? 

Cestinazione, cioè amnistia politica generalizzata per mano del Ministro della Giustizia e della Procura Generale, gli unici soggetti ai quali è permesso di accusare i magistrati in sede disciplinare e che se vogliono e sono d’accordo possono non farlo.  Nessuno li sindacherà, tantomeno il CSM. 

La Procura Generale ha diffuso il suo editto. 

Quello dove c’è scritto che il magistrato petulante a caccia di raccomandazioni non è punibile perché non è scorretto.  Quindi è magistrato corretto, se la logica ha un peso.  E quindi se ne può trarre la seguente massima: è corretta, ai fini della legge disciplinare,  la condotta del magistrato che si raccomanda presso i consiglieri superiori per il conseguimento di incarichi direttivi o di altra natura. 
 
Sono parole e metodi della logica, ai quali non sfugge nessuno, nemmeno se si chiama Carnelutti (per i profani il Leo Messi dei giuristi, in altra epoca).

Ebbene proseguendo nell’analisi … logica dello scritto della procura generale ci si imbatte in un ulteriore tortuoso percorso che mette a rischio la tenuta mentale degli sprovveduti. 

Due norme, tratte dal codice disciplinare dei magistrati. 

La prima: costituisce illecito disciplinare nell'esercizio delle funzioni il comportamento  gravemente scorretto. 

La seconda: l'illecito disciplinare non è configurabile quando il fatto è di scarsa rilevanza.

Teniamoci forte, qui cominciano le montagne russe. 

Si può agevolmente affermare che una condotta è scorretta ma non gravemente  e tanto basterebbe ad escluderne la rilevanza disciplinare. E’ il percorso lineare che porta dritto dritto dal punto A al punto B.  

Ma come si può dire che un comportamento gravemente scorretto è di scarsa rilevanza senza causare l'insanabile conflitto tra le due regolette?  

Ebbene, si può dire se nessuno ti contraddice. Cioè se sei solo al mondo. 

Ma se gli altri ti ascoltano ti faranno notare che hai applicato male non una, ma entrambe le regole: applichi male la prima perché se il fatto è lieve la scorrettezza non è grave. Male anche la seconda perché se il fatto è grave non può essere di scarsa rilevanza.  

I logici lo chiamano principio di non contraddizione. 

I potenti lo intendono in senso alquanto libero che suona più o meno così: non permetterti di contraddirmi!

Ma quello è il principio di autorità e regola i rapporti tra diseguali.


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Self marketing, quando il magistrato s’illumina d’immenso.


Sono stati divulgati in questi giorni i criteri che la Procura Generale della Cassazione si è (auto)posta per districarsi nella mole di dati offerti dalle famigerate chat provenienti dallo smartphone del dott. Luca Palamara, per distinguere ciò che dovrebbe avere rilievo disciplinare da ciò che invece è innocuo. 

Premesso che quello della Procura Generale è l’ufficio che condivide col Ministro della Giustizia l’iniziativa disciplinare, vale a dire l’esercizio dell’accusa,  sarebbe da accogliere con favore l’anelito garantista che traspare da quel documento. 

Se non fosse che alcune opzioni, oltre ad apparire tecnicamente errate, tendono  il salvagente a tutti quei magistrati abituati ad avere rapporti diretti col potere interno alla magistratura  e quindi ad alzare la cornetta -  anzi ad agitare la tastiera di whatsapp   - per perorare i propri meriti direttamente col consigliere amico, piuttosto che affidarsi alla documentazione ritualmente inserita nel fascicolo del procedimento ed attenderne serenamente l’esito.  

No. Questa è una condotta che non può pretendersi dai magistrati, ma solo dai comuni cittadini che se colti a brigare con l’assessore o col direttore di turno vanno incontro a guai certi. 

Ecco il passaggio del documento del supremo ufficio d’accusa che sposa l’”autopromozione” dei togati sgomitanti, così illuminandoli d'immenso.
 
Applicando questi principi, ed esemplificando, l’attività di autopromozione, effettuata direttamente dall’aspirante, anche se petulante, ma senza la denigrazione dei concorrenti o la prospettazione di vantaggi elettorali, non può essere considerata in violazione di precetti disciplinari, non essendo  ‘gravemente scorretta’ nei confronti di altri e in sé inidonea a condizionare l’esercizio delle prerogative consiliari.”. 

Dunque, secondo l’indulgente Procuratore Generale, il self marketing rientra nel necessario bagaglio professionale di ogni magistrato aspirante ad un incarico direttivo.  Perché se lo fa uno allora anche il competitore è legittimato a farlo, anzi deve.  

Senza promesse elettorali, per carità.  

Sarà un caso,  ma solitamente l’arrivista si rapporta col consigliere superiore della sua corrente, quello che ha (già) votato e che non potrebbe votare nuovamente perché non rieleggibile. Il riferimento al vantaggio elettorale appare pertanto un richiamo incongruo, se guarda al futuro.  Quel vincolo elettorale, semmai, proviene dal passato e l’auto-promozione del petulante è legittimata da un patto già precedentemente sancito, espressione di un sistema che, v'è da credere, ne esce incredibilmente rafforzato.   

Ora, a ciascuno riflettere sulla correttezza di simili condotte rispetto a quei magistrati che, conformemente alla disciplina che regola i concorsi  - anch'essa, peraltro, riguardante il "servizio giudiziario" -  si limitano a presentare la domanda corredandola degli opportuni  documenti e si astengono dal sollecitare rapporti diretti ed amicali con la commissione esaminatrice (il CSM). 

E’ una scorrettezza gravissima, specialmente se riferita ad un magistrato. Ed è anche violazione di specifiche regole di condotta implicite nella regolamentazione dei concorsi.   

Questione di punti di vista, si dirà.  

Almeno adesso conosciamo quello del  Procuratore Generale.  


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