lunedì 7 gennaio 2008

Il circo a tre piste - Ancora su "che fare"


di Stefano Racheli
(Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Roma)


L’anno appena nato esige dal nostro blog, come da ognuno di noi, che si definisca una qualche progettualità.

Esigenza ardua da soddisfare, specie in tempi così difficili, dove i bisogni e i problemi sono così rilevanti e diversificati da far apparire stupida e velleitaria ogni iniziativa.

Ma forse c’è un “qualcosa” che urge più di tutto e che può essere fatto; un “qualcosa” che susciti uno stile nuovo in cui i bisogni e i problemi appaiano quel che veramente sono, così facilitando, se non la soluzione, la speranza di soluzione.

Cercherò di individuare questo “qualcosa”.

Nel film Chicago, una delle protagoniste viene accusata di uxoricidio.

Il suo avvocato (Richard Gere) le prospetta una linea difensiva fondata sulla negazione di ogni responsabilità.

“E’ una difesa impossibile” lo interrompe la donna, “perché la verità è che io ho ucciso mio marito”.

Risponde l’avvocato: “Cosa c’entra con il processo la verità? Il processo è uno spettacolo, un circo a tre piste”.

Ben al di là del problema costituito dal rapporto corrente tra verità processuale e verità tout court, la fictio del film è un invito a considerare la nostra società da un punto di vista capace di individuare un male che va assai oltre le mere inadeguatezze pratiche degli uomini rispetto ai problemi posti dalla quotidianità.

Già il cardinal Mazzarino affermava: “A due (massime n.d.r.) altresì i Politici riducono la loro professione, cioè: simola e dissimola”.

Ma forse, nella società globalizzata e postmoderna, occorre spingersi al di là della politica, per attingere che non si tratta di mero (si fa per dire!) degrado della politica, ma dello sbriciolarsi di un livello ulteriore, più profondo e fondante: la nostra società è (oggi?) moralmente, prima ancora che politicamente, pervasa dalla menzogna: è un immenso circo a tre piste, desolato e desolante.

Da secoli – è vero – l’uomo è abituato a pervertire la parola: “E quanti, a quanti, quante cose fecero credere forgiando un falso discorso” (Gorgia, Encomio di Elena).

Una perversione che non è (solo) strumento di realizzazione dei nostri egoismi: è eco di un male più radicale, più profondo che si annida nel cuore degli uomini: “Abbiamo fatto alleanza con la morte, abbiamo stretto un patto con lo sheol (...). Abbiamo posto il nostro rifugio nella menzogna e ci siamo trincerati nella frode”.

Effettivamente è lì, sotto i nostri occhi, il nesso stretto che esiste tra morte e menzogna.

“Esse, Verum et Bonum convertuntur” ("L'Essere, la Verità e il Bene coincidono"): così sentenziavano gli scolastici medievali: sono cioè la stessa cosa vista da punti di vista diversi.

Collocarsi nella menzogna è semplicemente scegliere la dimensione del non-essere: della morte, appunto.

Si legge nel Vangelo di Giovanni: “Voi avete per padre il diavolo e volete soddisfare i desideri del padre vostro; egli fu omicida sin dal principio e non perseverò nella verità, perché in lui non c’era verità; quando mente parla di quel che gli è proprio, perché è bugiardo e padre della menzogna”.

Inesorabile il nesso tra menzogna e diabolicità. Già, il “diavolo”. Non quello, plateale e scenografico, con ali da pipistrello, corna e zoccoli da capro, dalle sembianza raccapriccianti partorite dal genio di Bosch, ma un impalpabile e mortifero principio disgregatore: il “diavolo” è il dia-boulein; è la separazione lacerante di ciò che dovrebbe essere unito.

“Il diavolo” scrive Evdokimov “è il divisore, colui che separa, che colpisce ogni comunione e riduce l’essere a un’estrema solitudine”.

Menzogna, morte, solitudine, sono facce diverse e indissolubili del tradimento dell’essere.

Come in un film di Loach, la vocazione comunitaria e solidale che l’uomo è chiamato a realizzare si disgrega: Loach punta il dito non solo non tanto su un problema politico, una questione sociale, una ricostruzione storica: ben più inquietantemente, attinge la perversa vocazione degli uomini ad arroccarsi in un solipsismo demoniaco.

Ne “Il vento che accarezza l’erba” (ma argomentazioni analoghe potrebbero svolgersi con riferimento a “Terra e libertà”) l’originaria contrapposizione tra inglesi e irlandesi dà vita ben presto a una più ampia frammentazione in cui gli irlandesi “cattivi” si dividono da quelli “buoni” i quali, a loro volta, sono destinati a dividersi tra loro.

Sembra alludersi a un destino – disperato e disperante – ineluttabile per la razza umana.

La menzogna è dunque l’anticamera di ogni divisione, l’ introibo ad altarem diaboli, la dimensione propria di una radicale sterilità: la nostra (attuale?) realtà sociale e politica sta lì a dimostrarlo: le idealità di facciata, i luoghi comuni dei vari corporativismi, la scissione tra ciò che si dice in segreto e ciò che si afferma in pubblico, il potere occulto dei “pupari” sono, all’evidenza, il terreno di cultura in cui sono destinati a naufragare ogni iniziativa, ogni solidarietà e ogni speranza.

Questo blog è inerme e disarmato, ma vuole essere anche disarmante.

Vorrebbe – se solo fosse possibile – essere il luogo di una ritrovata integrità morale e di un rinnovato amore per la verità.

Un amore che trascina con sé due importanti corollari: l’incondizionata disponibilità al dialogo e la intransigente richiesta di trasparenza e di circolazione delle idee quali frutti necessari di ogni sincera vocazione democratica.

Dialogo. Siamo così limitati e fallibili che è facile cadere in errore se ci si arrocca nella stupida presunzione di possedere la verità.
Amore per la verità è cosa diversa dalla presunzione di possederla, magari in esclusiva.

Deve per ognuno di noi risuonare continuamente l’ammonimento di Aristotele: “E’ impossibile ad un uomo cogliere in modo adeguato la verità ed è altrettanto impossibile non coglierla del tutto: infatti, se ciascuno può dire qualcosa intorno alla realtà, e se, singolarmente preso, questo contributo aggiunge poco o nulla alla conoscenza della verità, tuttavia, dall’unione di tutti i singoli contributi deriva un risultato considerevole (…) Ora non solo è giusto essere grati a coloro dei quali condividiamo le opinioni, ma anche a coloro che hanno espresso opinioni piuttosto superficiali; anche costoro, infatti, hanno dato un certo contributo alla verità, in quanto hanno contribuito a formare il nostro abito speculativo” (Metafisica, 993 a 31 ss.).

Trasparenza e circolazione delle idee. Se i fatti rimangono ignoti o sono noti a pochi “sacerdoti” della politica; se circolano solo le idee “ufficiali”, se la democrazia viene a ridursi a infilare una scheda in un’urna, si avvera il monito di Russeau: “il popolo inglese crede di esser libero, ma si sbaglia di grosso; lo è soltanto durante l’elezione di membri del parlamento; appena questi sono eletti, esso torna a essere schiavo, non è più niente”.

Incrementare, in spirito di verità, dialogo e trasparenza è il piccolo contributo che – inch’Allah – intendiamo dare alla “causa comune”: questo il proposito che affidiamo al nuovo anno, questo l’invito che consegniamo a ogni nostro “visitatore” come sincero e cordiale pensiero augurale.

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Un precedente intervento di Stefano Racheli sul tema del "che fare" si può leggere cliccando qui.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Che soddisfazione leggere in questo blog di giudici, così sereni, colti e illuminati.
Mi chiedo, perché mai molti di voi impegnati in processi di mafia deragliano dalla verità facendosi travolgere dal "diavolo" citato dall'estensore del post.
Grazie, bartolo iamonte.

Anonimo ha detto...

La mia superficiale opinione quale contributo alla ricerca della verità è che tanti mali che derivano dal diffuso e impunito malcostume della politica risiede nella "PRESCRIZIONE DEI REATI" CHE IN QUANTO TALI SONO UN ATTENTATO ALLA NAZIONE.
alessandra

Anonimo ha detto...

Pur ritenendo di avere una sufficiente conoscenza leggo con estremo interesse e rinnovata voglia di studiare e "adeguarmi" questo scritto del dott. Racheli. In fondo l'idea guida del mio scritto pubblicato in home page è quella dell'inizio di un percorso che, attraverso questo sito e il sito di ammazzatecitutti, possa cercare di dare maggiore chiarezza ad esiti processuali che riguardano la storia del paese; questo, perchè, ribadendo, come esattamente scrive Racheli, nei settori in cui non esistono le strettoie delle regole - indispensabili - si possa cercare di sottrarsi alle menzogne utili al perserverare di comportamenti del "potere". Queso sito, come altri, non è, purtroppo o per fortuna, una ribalta mediatica ma in qualche modo informa e arriva anche ai non addetti ai lavori.

Anonimo ha detto...

vi seguo quasi da quando avete aperto il blog!Sono un cittadino che pensa che uno dei primi problemi da risolvere in Italia e' la MACCHINA GIUSTIZIA!

mi permetto di consigliarvi una cosa:
al blog cercate di collegare anche una sezione video o un account Youtube dove far vedere dei video interessanti sul tema Giustizia.
Io, essendo un patito di MarcoTravaglio, potrei fornirvi parecchi spunti come questo,per esempio:

http://it.youtube.com/watch?v=Pd_fEjSp3uU

buon lavoro e grazie x l'attenzione

Anonimo ha detto...

L’intervento del dott. Racheli - che apprezzo e condivido - mi ha offerto una ulteriore stimolante chiave di lettura dei mis-fatti emersi nel corso della trasmissione di Vespa per la triste e costosa vicenda dei rifiuti campani.
Lo sperpero di risorse pubbliche - di cui non si è discusso mai - lascia pochi spazi all’auspicata “progettualità” e al “che fare” se la formazione etica dei nostri rappresentanti è quella apparsa a” Porta a Porta” prepotentemente.
Le teorie che ha esposto nel blog si adattano perfettamente all’indecoroso spettacolo offerto da parte di coloro che dovrebbero essere i fedeli rappresentanti del popolo italiano: le loro non-verità non hanno retto al confronto ed hanno confermato ::::(.)“la nostra società è oggi moralmente, prima ancora che politicamente, pervasa dalla menzogna. È un immenso circo a tre piste, desolato e desolante” come
detto nel blog .

In particolare faccio riferimento alle giustificazioni rappresentate da Iervolino prima e Bassolino poi, di una totale assenza di responsabilità da parte loro.
La Iervolino si è autoassolta in quanto la mancanza di suoi poteri in materia escludevano sue eventuali responsabilità .
Bassollino esercitava un potere politico ( a suo dire firmava senza sapere cosa) ma senza responsabilità alcuna che gli possa essere imputata.
Grazie per quanto appreso
Raffaele Zenardi

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Trarco Mavaglio.

Gentile Lettore,

grazie per l'ottima segnalazione.

Anche noi stimiamo molto Marco Travaglio e il nostro blog ospita già molti suoi articoli e anche i feed del suo blog (Voglio Scendere), del quale vengono riportati nel nostro, in basso a destra nella sidebar di destra, i titoli degli ultimi cinque articoli.

Continui a segnalare, come ha fatto oggi, cose che reputa interessanti. Ciò costituirà una opportunità per altri di potere leggere e/o vedere cose interessanti.

Un saluto.

La Redazione

Anonimo ha detto...

"Che fare"
Dalle notizie della campagna elettorale americana ho sentito un'altra frase di Luther King:
"E' sempre il momento giusto per fare le cose giuste".
E' venuto il momento che sia la magistratura che l'informazione decidano da che parte stare.
La magistratura se dalla parte del Popolo Italiano e l'informazione dalla parte della verità.
Penso che la politica abbia e debba avere solo se stessa per proporsi come cambiamento visto che poi si finanzia con il contributo del popolo italiano per governare.
Ritorniamo tutti nei ranghi del proprio ruolo.
Alessandra