Su suggerimento di una nostra lettrice, che ringraziamo, riportiamo la lettera con la quale la sen. Franca Rame, il 15 gennaio scorso, ha dato le dimissioni dal Senato della Repubblica.
E’ una lettera davvero bellissima, che, fra l’altro, offre uno spaccato molto significativo di ciò che accade in Parlamento.
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Gentile Presidente Marini,
con questa lettera Le presento le mie dimissioni irrevocabili dal Senato della Repubblica, che Lei autorevolmente rappresenta e presiede.
Una scelta sofferta, ma convinta, che mi ha provocato molta ansia e anche malessere fisico, rispetto la quale mi pare doveroso da parte mia riepilogare qui le ragioni.
In verità basterebbero poche parole, prendendole a prestito da Leonardo Sciascia: «Non ho, lo riconosco, il dono dell’opportunità e della prudenza, ma si è come si è».
Il grande scrittore siciliano è, in effetti, persona che sento molto vicina, (eravamo cari amici) sia per il suo impegno culturale e sociale di tutta la vita, sia perché a sua volta, nel 1983, a fine legislatura decise di lasciare la Camera dei Deputati per tornare al suo lavoro di scrittore.
Le mie motivazioni, forse, non sono dissimili dalle sue. Del resto, io mi sono sentita “prestata” temporaneamente alla politica istituzionale, mentre l’intera mia vita ho inteso spenderla nella battaglia culturale e in quel-la sociale, nella politica fatta dai movimenti, da cittadina e da donna impegnata.
E questo era ed è il mandato di cui mi sono sentita investita dagli elettori: portare un contributo, una voce, un’esperienza, che provenendo dalla società venisse ascoltata e magari a tratti recepita dalle istituzioni parlamentari.
Dopo 19 mesi debbo constatare, con rispetto, ma anche con qualche amarezza, che quelle istituzioni mi sono sembrate impermeabili e refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione esterna, cioè non proveniente da chi è espressione organica di un partito o di un gruppo di interesse organizzato.
Ma andiamo per ordine.
Nel marzo del 2006, l’Italia dei Valori mi propose di candidarmi come senatrice alle elezioni.
Ho riflettuto per un mese prima di sciogliere la mia riserva, mossa da opposti sentimenti, ma alla fine ho maturato la convinzione che per contribuire a ridurre i danni prodotti al Paese dal governo retto da Silvio Berlusconi e dall’accentramento di poteri da lui rappresentato, ogni democratico dovesse impegnarsi in prima persona nell’attività politica.
Ho infine accettato, ringraziando l’on. Di Pietro per l’opportunità che mi aveva offerto, pensando, senza presunzione, che forse avrei potuto ricondurre alle urne, qualcuna o qualcuno dei molti sfiduciati dalla politica.
Ecco così che il 12 aprile 2006 mi sono ritrovata a far parte, alla mia giovane età (!!), del Senato della Repubblica carica d’entusiasmo, decisa a impegnarmi in un programma di rinnovamento e progresso civile, seguendo le proposte portate avanti durante la campagna elettorale dell’Unione, soprattutto quella di riuscire a porre fine all’enorme e assurdo spreco di denaro pubblico.
Ho così impegnato la mia indennità parlamentare per lavorare in questa direzione, anche organizzando (giugno 2006) un convegno con un gruppo di professionisti tra i più valenti, al fine di tracciare le linee di un progetto in grado di tagliare miliardi di euro di spese dello Stato nel settore dei consumi energetici, delle disfunzioni della macchina giudiziaria e dell’organizzazione dei servizi.
A questo convegno ho invitato Senatori della commissione ambiente e altri che ritenevo sensibili ai temi in discussione.
Non ne è venuto uno.
Ho inoltre presentato un disegno di legge (4 luglio 2006) con cui chiedevo che i funzionari pubblici, condannati penalmente, venissero immediatamente licenziati, trovando su questo terreno l’adesione di parlamentari impegnati nella stessa direzione, quali i Senatori Formisano, Giambrone, Caforio, D’Ambrosio, Casson, Bulgarelli, Villecco Calipari, Russo Spena e molti altri, compresi numerosi deputati.
È nato così il progetto delle “10 leggi per cambiare l’Italia”.
Ho anche acquistato spazi su alcuni quotidiani e sul web, per comunicare i punti essenziali di questo progetto. Ma anche questa iniziativa non ha suscitato interesse nei dirigenti dei partiti del centro sinistra.
Nei quasi due anni trascorsi in Senato, ho presentato diverse interrogazioni.
Tutte rimaste senza risposta.
Ho presentato numerosi emendamenti, ma non sono stati quasi mai accolti.
Questa, per la verità, è la sorte che capita a quasi tutti i Senatori.
In seguito a una inchiesta da me condotta sul precariato in Parlamento, sei mesi fa mi sono impegnata nella stesura di un disegno di legge (presentato 18 luglio) in difesa dei diritti dei collaboratori dei parlamentari: illegalità, evasione contributiva e sfruttamento proprio all’interno della istituzione parlamentare!
Mi sono contemporaneamente impegnata su questioni drammatiche e impellenti, quali la necessità che il Ministero della Difesa riconoscesse lo status di “vittime di guerra” ai reduci dei conflitti nei Balcani, Iraq e Afghanistan, avvelenati dai residui dell’esplosione dei proiettili all’uranio impoverito.
Quanti sono i militari deceduti? Mistero.
Quanti gli ammalati ignorati senza assistenza medica né sostegno economico?
Mistero. Le cifre che si conoscono sono molto contraddittorie .
Quello che si sa con certezza è che ci sono famiglie che per curare il figlio si sono dissanguate e alla morte del congiunto non avevano nemmeno i mezzi per pagare la tomba.
Anche per questa tragica campagna d’informazione ho acquistato spazi su quotidiani e web. Grazie ad alcuni media e a “Striscia la notizia” di Antonio Ricci, il problema è stato portato per quattro volte al grande pubblico: giovani reduci dei Balcani gravemente colpiti, raccontavano la tragedia che stavano vivendo.
Dopo tanto insistere, finalmente il Ministro Parisi, se ne sta occupando: speriamo con qualche risultato concreto.
Posso dire serenamente di essermi, dall’inizio del mio mandato a oggi, impegnata con serietà e certamente senza risparmiarmi.
Ma non posso fare a meno di dichiarare che questi 19 mesi passati in Senato sono stati più duri e faticosi della mia vita.
A volte mi capita di pensare che una vena di follia serpeggi in quest’ambiente ovattato e impregnato di potere, di scontri e trame di dominio.
L’agenda dei leader politici è dettata dalla sete spasmodica di visibilità, conquistata gareggiando in polemiche esasperate e strumentali, risse furibonde, sia in Parlamento che in televisione e su i media.
E spesso lo spettacolo a cui si assiste non “onora” gli “Onorevoli”.
Al Senato non si usa ascoltare chi interviene, anche se l’argomento trattato è più che importante.
No, la maggior parte dei presenti chiacchiera, telefona su due, tre cellulari, legge il giornale, sbriga la corrispondenza …
In Senato, che ho soprannominato “il frigorifero dei sentimenti” non ho trovato senso d’amicizia.
Si parla ... sì, è vero ... ma in superficie.
Se non sei all’interno di un partito è assai difficile guadagnarsi la “confidenza”.
A volte ho la sensazione che nessuno sappia niente di nessuno ... O meglio, diciamo che io so pochissimo di tutti.
In Aula, quotidianamente, in entrambi gli schieramenti (meno a sinistra per via dei numeri risicati), vedi seggi vuoti con il duplicato della tessera da Senatore inserita nell’apposita fessura, con l’intestatario non presente: così risulti sul posto, anche se non voti e non ti vengono trattenuti 258 euro e 35 centesimi per la tua assenza, dando inoltre la possibilità ai “pianisti” di votare anche per te, falsando i risultati.
Questo comportamento in un Paese civile, dove le leggi vengono applicate e rispettate, si chiama “truffa”.
La vita del Senatore non è per niente comoda e facile per chi voglia partecipare seriamente ed attivamente ai lavori d’Aula.
Oltre l’Aula ci sono le commissioni. Ne ho seguite quattro: Infanzia, Uranio impoverito, Lavori pubblici e comunicazione, Vigilanza Rai.
A volte te ne capitano tre contemporaneamente e devi essere presente a ognuna o perché è necessario il numero legale o perché si deve votare.
È la pazzia organizzata!
Se queste riunioni si facessero via web si ridurrebbero i tempi e si potrebbe arrivare velocemente alle conclusioni, ma l’era del computer non ha ancora toccato i vertici dello Stato!
E tutto questo attivismo produce un effetto paradossale: la lentezza.
Si va lenti … “lenti” in tutti i sensi.
Nel nostro Parlamento l’idea del tempo è quella che probabilmente hanno gli immortali: si ragiona in termini di ere geologiche, non certo sulla base della durata della vita umana e degli impellenti bisogni della gente.
Oltretutto mi sento complice di una indegnità democratica. Stiamo aspettando da 19 mesi, che vengano mantenute le promesse fatte in campagna elettorale.
Non è stata ancora varata, ad esempio, la legge sul conflitto d’interessi, e ritengo questo ritardo gravissimo.
Non è stata liberata la Rai dai partiti, non è stato fissato un anti-trust sulle televisioni, mentre in compenso tutte le leggi del governo Berlusconi, assai criticate anche all’estero, sono in vigore, il falso in bilancio continua a essere depenalizzato, la ex Cirielli continua a falcidiare migliaia di processi.
Contemporaneamente il governo ha bloccato il processo sul sequestro di Abu Omar sollevando due conflitti d’attribuzione davanti alla Corte costituzionale.
E ha creato i presupposti perché al Pubblico Ministero Luigi De Magistris vengano tolte le indagini su politici di destra e di sinistra e il Giudice Clementina Forleo venga fatta passare per esaltata e bizzarra.
Nonostante gli impegni programmatici sulla legge Bossi-Fini e sui Centri di permanenza temporanea, che sarebbe più appropriato definire centri di detenzione, dove sono negati i diritti più elementari, non ci sono novità.
Ora stiamo aspettando anche in Senato il disegno di legge che vieta ai giornali di pubblicare le intercettazioni e gli atti d’indagini giudiziarie, già votato alla Camera da 447 deputati, con soli 7 astenuti e nessun contrario.
Come andrà in Senato? In tante occasioni ho fatto prevalere, sui miei orientamenti personali la lealtà al governo e allo schieramento in cui sono stata eletta, ma questa volta non potrei che votare contro.
Il Paese si trova in gran difficoltà economica: disoccupazione, precarietà, caro vita, caro affitti, caro tutto ... pane compreso.
Che dire della lontananza sconvolgente che c’è tra il governo e i reali problemi della popolazione?
E che dire dei 1030 morti sul lavoro nel solo 2007 (cifra peraltro destinata a crescere con la stabilizzazione dei dati Inail). Ben venga il disegno di legge del ministro Damiano e il nuovo Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro. Non è mai troppo tardi.
Solo un po’ ...
Che dire dell’indulto di “tre anni” approvato con una maggioranza di 2/3 del Senato, con l’appoggio di UDC, Forza Italia e AN?
Era certamente indispensabile alleggerire il disumano e incivile affollamento delle carceri, ma con un criterio che rispondesse davvero al problema nella sua essenza, con un progetto di riforma strutturale del sistema penitenziario, con il coinvolgimento delle innumerevoli associazioni del volontariato privato-sociale, che storicamente operano sul territorio nazionale e locale.
A migliaia si sono trovati per strada e molti senza un soldo né una casa, né tanto meno un lavoro. Dodici donne italiane e straniere furono dimesse dal carcere di Vigevano a notte fonda in piena e desolata campagna! La notte stessa e nei mesi a seguire, circa il 20% degli scarcerati è ritornato in cella.
Sono anni che le carceri scoppiano ... nessuno ha mai mosso un dito. Di colpo arriva l’indulto!
È difficile non sospettare che il vero obiettivo di questa legge proposta dal governo, fosse soprattutto quello di salvare, in fretta e furia, dalla galera importanti e noti personaggi incriminati, industriali e grandi finanzieri, e soprattutto politici di destra e qualcuno anche di sinistra ...
Che dire dei deputati e senatori condannati e inquisiti che ogni giorno legiferano e votano come niente fosse?
Che dire di una finanziaria insoddisfacente alla quale siamo stati obbligati a dare la fiducia, altrimenti non avrebbe avuto i voti per passare?
Che dire del consenso dato dal governo Prodi nel 2006 e riconfermato, “di persona” dal Presidente Napolitano a Bush nel 2007, per la costruzione della più grande base americana d’Europa a Vicenza?
Gli impegni presi da Berlusconi sono stati mantenuti.
I vicentini hanno diritto di manifestare in centinaia di migliaia, con la solidarietà di molti italiani, ma non di ottenere attenzione e rispetto delle proprie ragioni.
Che dire del costante ricatto, realizzato da questo o quell’onorevole, di far cadere il governo per cercare di ottenere privilegi o cariche?
Quante volte, per non farlo cadere, ‘sto benedetto governo, ho dovuto subire il ricatto e votare contro la mia coscienza? Troppe.
Tanto da chiedermi spesso: “Cosa sono diventata? La vota rosso-vota verde?”.
Avrei voluto da questo governo un atteggiamento più deciso nel ritiro delle truppe dall’estero, in particolare dai teatri di conflitti ancora aperti e sanguinosi come in Afghanistan, dove il nostro ruolo è sempre più belligerante.
E invece le spese militari aumentano di anno in anno.
La prima volta che ho sentito forte la necessità di allontanarmi da questa politica svuotata di socialità, è stato proprio con il rifinanziamento delle missioni italiane “di pace” all’estero.
Ero decisa a votare contro, ma per senso di responsabilità, e non mi è stato facile, mi sono dovuta ancora una volta piegare.
E non mi è piaciuto proprio.
Credo che il mio malessere verso queste scelte sia ampiamente condiviso dai molti cittadini che hanno voluto questo governo, e giorno dopo giorno hanno sentito la delusione crescere, a seguito di decisioni sempre più distanti da loro, decisioni che li hanno alla fine, allontanati dalla politica.
In queste condizioni non mi sento di continuare a restare in Senato dando, con la mia presenza un sostegno a un governo che non ha soddisfatto le speranze mie e soprattutto quelle di tutti coloro che mi hanno voluta in Parlamento e votata.
La prego quindi signor Presidente di mettere all’ordine del giorno dell’Assemblea le mie irrevocabili dimissioni.
Non intendo abbandonare la politica, voglio tornare a farla per dire ciò che penso, senza ingessature e vincoli, senza dovermi preoccupare di maggioranze, governo e alchimie di potere in cui non mi riconosco.
Non ho mai pensato al mio contributo come fondamentale, pure ritengo che stare in Parlamento debba corrispondere non solo a un onore e a un privilegio ma soprattutto a un dovere di servizio, in base al quale ha senso esserci, se si contribuisce davvero a legiferare, a incidere e trasformare in meglio la realtà.
Ciò, nel mio caso, non è successo, e non per mia volontà, né credo per mia insufficienza.
È stato un grande onore, per il rispetto che porto alle Istituzioni fondanti della nostra Repubblica, l’elezione a Senatrice, fatto per il quale ringrazio prima di tutto le donne e gli uomini che mi hanno votata, ma, proprio per non deludere le loro aspettative e tradire il mandato ricevuto, vorrei tornare a dire ciò che penso, essere irriverente col potere come lo sono sempre stata, senza dovermi mordere in continuazione la lingua, come mi è capitato troppo spesso in Senato.
Mi scuso per la lunga lettera, signor Presidente, ma sono stata “in silenzio” per ben 19 mesi! Roba da ammalarmi!
Prima di accomiatarmi non posso non ricordare quelle colleghe e colleghi di gran valore intellettuale e politico che ho avuto l’onore di conoscere.
Tra questi una particolare gratitudine va ad Antonio Boccia, che fin dall’inizio mi ha tenuta sotto la sua ala protettrice con amichevole affetto, consigliandomi e rincuorandomi nei momenti difficili.
Un pensiero particolare al Ministro Di Pietro e i Senatori di Italia dei Valori e a chi ha dimostrato simpatia nei miei riguardi.
Rimane il rammarico di non aver potuto frequentare, se non rarissime volte, i colleghi oltre le mura del Senato.
Infine un ringraziamento sentito alla Senatrice Binetti e al Senatore Tomassini che con grande umanità hanno superato le ideologie che ci dividono, per soccorrere uniti, un bimbo di 6 anni in grande difficoltà.
Augurandomi che Lei possa comprendere le mie motivazioni, desidero ringraziarLa per la gentilezza e disponibile accoglienza che mi ha accordato.
La saluto con stima sincera
Roma, 15 gennaio 2008
Franca Rame
13 commenti:
Non mi sorprendo più di tanto, le persone serie e sopratutto di una certa levatura morale non hanno alcun motivo di occupare un seggio in un Parlamento, quello attuale italiano, totalmente delegittimato. Dove è evidente che a condurre i giochetti di potere sono sempre i soliti pochi personaggi che ogni giorno di più precipitano inesorabilmente negli squllidi meandri della indegnità umana.
bartolo iamonte
Gentile Sen.Franca Rame
Riesco a comprendere il suo sgomento davanti ad un tale spreco di denaro per mantenere in piedi questo carrozzone di istituzioni che non producono una lira di quello che costano.
Lo riesco a comprendere perchè mi tornano in mente le campagne referendarie degli anni 70 finanziate anche con le nostre 500 lire di studentelli ma che hanno prodotto leggi inesistenti su argomenti per l'epoca inconcepibili come il divorzio e l'aborto.
Si dovrebbero rispolverare i filmati di quegli anni per far comprendere in quali difficoltà certe battaglie nascevano e venivano combattute.
Ho firmato per l'aborto per il quale ero contraria sulla mia persona. Ho firmato perchè non mi potrò mai dimenticare quando,nel periodo della lotta alcuni medici coraggiosi, rischiando il carcere, aiutavano donne in difficoltà.(voglio dire per i giovanissimi, che tante erano donne madri di famiglia che non potevano mantenere un altro figlio) Si creò spontaneamente in varie città una catena di solidarietà di donne e movimenti femministi che raccoglievano esigenze da città diverse.Una di queste, proveniva dalle borgate di Roma, (fu indirizzata da una mia compagna di scuola, attivista femminista,) piccola, giovane, sciupata forse maltrattata dal marito, spaesata perchè mai forse si era allontanata da casa, aveva altri figli, parlò pochissimo con noi,era spaventata e disperata. Fu poi affidata al medico e non l'ho più rivista.
Non lo dimenticherò più.
E siamo ancora qui, ora è un lusso anche il pane.
Grazie e bentornata fra noi mortali.
Alessandra
Cara Alessandra, vorrei suggerirti di non sviluppare argomenti che potrebbero indurre molti che non la pensano esattamente come te in determinate, specifiche e delicatissime materie (divorzio, aborto e femminismo, ad esempio), a disertare il sito e a lasciarlo solo in mano a determinati soggetti, molto "colorati" politicamente.
E' solo un suggerimento, ma eviterei di dare per scontato che tutti la pensino allo stesso identico modo sovra queste materie, come è stato giustamente rilevato dalla Redazione in altro topic.
Per Alessandra, per Anonimo delle 19.54 e per tutti.
Cari amici Lettori, anzitutto, grazie davvero di cuore a tutti.
In questi quattro mesi di vita del blog (che è ancora piccolo), abbiamo avuto la fortuna di incontrare qui persone veramente splendide. Sincere, appassionate, attente, cortesi.
Davvero è stata un'esperienza sorprendente.
Grazie per la bella lezione di impegno che ci date e per la gioia della Vostra "amicizia" (mettiamo la parola fra virgolette, perchè, per un verso è vero che "amicizia" è una cosa più ampia che trovarsi a scrivere qui, ma è anche vero che questo dell'"amicizia" ha certamente alcune caratteristiche).
Un problema che ci si è posto fin da subito era come regolarci sui temi "delicati" e in caso di eventuali "polemiche".
Abbiamo deciso di scommettere sulla possibilità di un confronto "aperto" e "franco".
La "scommessa" finora, grazie a Voi, è stata vinta. E siamo certi che andrà sempre meglio.
Veniamo al commento di Alessandra.
Alessandra parla del divorzio e dell'aborto e dice la Sua idea.
Anonimo delle 19.54 Le suggerisce di non farlo, tenendo conto che c'è chi non la pensa come Lei e che alcuni, leggendola, potrebbero smettere di seguire il blog.
La nostra posizione, che sottoponiamo al Vostro giudizio è la seguente.
Leggendo il commento di Alessandra ci siamo posti il problema di che fare, ma non abbiamo avuto dubbi.
Alessandra ha esposto la Sua idea con garbo ed eleganza.
E' ovvio che ci sono fra noi (nella Redazione e fuori) persone con idee uguali e altre con idee diverse.
Ma questo, sembra a noi, non solo non deve essere un motivo per non parlare di temi "impegnativi", ma anzi un buon motivo per farlo con reciproco interesse.
Credo, insomma, che non avrebbe senso che qualcuno abbandonasse il blog perchè qui legge e scrive una persona che la pensa come Alessandra (che, peraltro, è una lettrice preziosa e amata), come sono certo che non andrà via Alessandra se arriverà qualcuno a dire di non essere d'accordo con Lei.
Insomma, noi Vi proponiamo di accettare gli altri, di accettare e addirittura amare la varietà delle idee e delle storie, di incuriosirvi alle ragioni degli altri.
Alessandra, La preghiamo, continui a scrivere ciò che sente e che vuole. Continui a farlo con il garbo e la cortesia con cui l'ha fatto finora. Grazie per averlo fatto (e sappia che glielo dicono anche quelli di noi che su alcune cose pensano diversamente da Lei).
E Lei Anonimo, resti. Se vuole aggiungere una Sua opinione diversa da quella di Alessandra, lo faccia pure. Lo faccia con serenità e libertà. Con lo stesso garbo e la stessa cortesia di Alessandra.
E fra un po' tutti i lettori riusciranno finalmente a credere che questo è un posto "libero" e "senza etichette".
Credeteci, non è un problema di contenuti, ma solo di modi. Ogni idea può essere espressa con garbo e cortesia, rispettando chi non la pensa come noi.
Noi crediamo che questa "varietà" di "colori" e di opinioni sia per il nostro blog una vera ricchezza e non una difficoltà.
D'altra parte, che senso avrebbe frequentare solo posti dove la pensano come noi? Dove tutto sarebbe solo un continuo dirsi reciprocamente quanto si è bravi e belli.
Vi preghiamo di non autocensuravi, di esprimere con serenità le Vostre idee. Sarebbe un vero peccato e una perdita per tutti se vi autocensuraste, per timore di dispiacere altri che non la pensano come Voi.
Solo vi chiediamo di verificare bene, prima di cliccare su "pubblica" che il tono sia cortese e l'approccio corretto e rispettoso degli altri.
Se qualche volta non trovaste pubblicato un Vostro commento, scriveteci e Vi diremo il perchè, così da poterci confrontare anche su questo (al momento non pubblichiamo solo commenti che violano la legge e commenti aggressivi o volgari. Considerate che ne abbiamo fermati in tutto non più di una ventina).
Un grazie dal profondo del cuore a tutti Voi e un caro saluto.
La Redazione
Gentile sen. Franca Rame.
Le esprimo i più sinceri complimenti per la decisione di dare le dimissioni da senatrice. Sicuramente è un segno di grande onestà. Se pensiamo che certi suoi colleghi si sono accapigliati, persino sputati in faccia per cercare di tenere in vita questo governo non per solidarietà, ma solo perchè si vedevano sfuggire la possibilità di arrivare al vitalizio che gli sarebbe spettato come lei sa dopo due anni sei mesi e un giorno. Nella sua lunga lettera deve lei à elencato tutte le cose ingiuste alle quali lei si è trovata di fronte fino a spingerla a dare le dimissioni e che siano ingiustizie non c'è dubbio. Vorrei fare un piccolo commento su due di questi casi da lei elencati.
L'indulto, ovvio che l'hanno fatto per fare uscire gli amici che erano dentro e perchè non entrino quelli che sono fuori, il fatto che le carceri scoppiavano era una scusa, se la legge prevede il carcere per certi reati, il carcere deve essere e se questi non sono sufficienti se ne costruiscono di nuovi, e soprattutto si riempiono quelli fatti e mai usati come quello di Codigoro in provincia di Ferrara carcere modello costruito di sana pianta circa venti anni fa e non à mai ospitato un recluso, anche quì miliardi dei contribuenti buttati al vento, e nessuno va vada a chiedere spiegazioni, non si è mai saputo per quale motivo non sia stato usato, tra l'altro credo che non sia il solo in Italia.
Il falso in bilancio depenalizzato. Legge fatta dal governo Berlusconi, e portata avanti dal governo prodi che si è ben guardato dal cancellarla questa legge. Il motivo e semplice, tutte le COOP UNIPOL compresa, e sappiamo bene a chi sono vicine, vivono di falso in bilancio per qui questa legge è a parer mio destinata a durare nel tempo.
Un saluto a tutti.
Un saluto particolare con ammirazione alla redazione per il commento su Alessandra e Anonimo delle 19,54
E' veramente salutare trovare un luogo (anche se virtuale) dove per una volta di questi tempi si torna a chiedere a tutti di parlare, moderando i toni e argomentando.
Tutti gli incontri, da quelli formali e istituzionali a quelli più personali e indiviuali, si sono fatti man mano sempre più scontri, decostruttivi.
E' una rarità salvifica oggigiorno trovare qualcuno disposto a discutere su argomenti non condivisi, entrando nel merito. E senza scadere negli insulti che non portano a niente.
Anche questo è un primo passo, una di quelle cose che se fatte un po' da tutti contribuirebbero non poco a migliorare il mondo (e l'Italia).
Confrontandosi si cresce, affrontando i problemi a viso aperto, senza pregiudizi, con persone che pure la pensano in maniera diametralmente opposta, si trovano soluzioni (fossero anche di compromesso, ma a una soluzione si arriva pure).
Grazie alla redazione tutta per donarci questo spunto.
Se intrapresa, non è una pratica che può naufragare.
Mi scuso con la Gentile Redazione e con l'anonimo per l'incidente involontariamente provocato.
Ho scritto di getto il mio commento e confesso di essermi posta il dubbio subito dopo.
Voglio solo chiarire che quello che penso e che per la prima volta posso esprimere è frutto unicamente del mio libero pensiero.Sono un'autodidatta sia "politicamente" che culturalmente.Non ho mai appartenuto o voluto appartenere a movimenti di nessun tipo neanche ai tempi turbolenti della mia gioventù e non mi è mai interessato conoscere il colore politico delle persone che mi hanno suscitato ammirazione.
Ho sempre soltanto seguito e osservato l'evolversi o l'involversi di quello che mi circonda nella società approvando o dissentendo aldilà degli schieramenti politici di provenienza ma ponendomi soltanto il mio personale e vi giuro molto severo con me stessa problema di coscienza.
Un caro saluto a tutti
Alessandra
Carissima Alessandra,
non accettiamo le Sue scuse :-) perchè non c'è alcuna ragione che Lei ce le porga, né ovviamente che che ce le porga Anonimo delle 19.54
Non consideriamo questo un "incidente", ma una bella occasione per "allenarci" al confronto, per conoscerci, per parlare fra noi costruttivamente.
Dunque, ancora moltissime grazie a Lei e ad Anonimo per l'opportunità offertaci e a Lei per la generosità di offrirci un po' della Sua storia personale, che ascoltiamo con molto rispetto, sincero interesse e un bel po' di commozione. Con la libertà di tutti (Redazione e Lettori) di condividere o di dissentire con uguale garbo.
Un caro saluto.
La Redazione
ANSA) - NAPOLI, 26 GEN - 'Personalmente ritengo che non ci fossero le condizioni che legittimano custodia cautelare'. Cosi' Mancino su arresto di Sandra Mastella. Il vice presidente del Csm ha cosi' risposto alle domande dei giornalisti in merito sull'arresto del presidente del Consiglio regionale della Campania.
Ecco chi è Mancino!!!
Mi sembra che Franca Rame abbia cercato di rispettare, fin quando ha resistito, il patto con l'Italia dei Valori; ma, mi chiedo e Vi chiedo, ha rispettato il patto con i Suoi Elettori?
Per Centrocampo (ex aapp)
Franca Rame à rispettato fino in fondo il patto con i suoi elettori, forse non è riuscita a rispettare le promesse fatte ai suoi elettori, ma non per sua volontà ma perché gli è stato impedito ed è proprio questo che l'à spinta a dare le dimissioni da senatrice. Questo io lo ritengo un atto di onestà e di rispetto alla propria dignità che dovrebbe insegnare qualcosa a chi al seggiolone ci vuole rimanere aggrappato a tutti i costi disattendendo alle promesse fatte ai propri elettori.
Gabriele B.
Quello che ho apprezzato di questa lettera è il racconto dell'impegno di questa ex senatrice, che è il solo modo in cui alcuni di noi sanno vivere.
Quello che mi addolora è che abbia dovuto piegare la schiena molte volte, ma non per amore di una partecipazione politica che si nutre di compromessi, ma per dover mantenere in piedi un governo moralmente agonizzante, di fronte alla minaccia di una alternativa persino peggiore.
Gli elettori di Franca Rame, che penso sapessero quale bolgia infernale fosse (e sia rimasto) il Senato, se non avessero voluto esservi presenti (tramite la loro Senatrice), non sarebbero andati a votare.
Riguardo alle promesse elettorali, penso sia meglio soprassedere.
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