martedì 22 gennaio 2008

Perché non possiamo consegnarci allo sconforto e alla rassegnazione


di Uguale per Tutti

Pubblichiamo due scritti che traggono spunto dalle vicende di attualità di questi giorni.

Uno di Stefano Racheli e l’altro di Andrea Falcetta.

Certo quello che, in una escalation sorprendente, accade di questi tempi induce tanti allo scoramento e al pessimismo. Lo scritto di Andrea ne porta i segni.

Noi crediamo, però, che un sano realismo (e, dunque, una consapevolezza dolorosa, che fa sanguinare l’anima) sia ragionevole e saggio. Ma non lo scoraggiamento e la resa.

“Rimaneggiando” riflessioni scritte proprio da Stefano Racheli a un amico giorni fa, vi proponiamo di riflettere sul fatto che il pessimismo è un difetto dei “vecchi”.

Una società dove c’è gente con animo giovane e con occhi per vedere e cervello per pensare non perirà. Se costoro non si sottrarranno al loro compito di uomini.

D’altra parte, in che epoca il mondo è mai stato migliore di oggi? Al tempo di Hitler? O durante la Rivoluzione francese o la peste a Firenze?

Le epoche storiche sono come gli esseri umani: quando sono morte diventano tutte bellissime.

Oggi – si dice – è tutto insalubre, ma l’aspettativa di vita è di circa 80 anni. 50 anni fa era tutto sanissimo, ma crepavamo a 40 anni (età media nell’’800).

La giustizia va come va, ma siamo sicuri che quando funzionava, de facto et de iure, solo per i poveracci, fosse migliore?

La nostra società ha i suoi mali specifici, come le altre hanno avuto i loro.

Non siamo peggio degli altri: abbiamo mali che sono veramente solo nostri.

Forse il peggiore – ed è su questo che vi invitiamo a riflettere – si chiama rassegnazione: i nostri padri hanno avuto Hitler, ma si sono fatti un dovere morale di reagire; noi abbiamo l’animo stanco e deprivato di energie.

La mentalità del “risultato” ci paralizza e dimentichiamo che il più grande risultato è essere uomini.

Afferma Aristotele che la vita è un cammino verso la nostra natura e dunque dobbiamo, giorno dopo giorno, farci liberamente uomini: i gatti sono gatti per istinto, ma gli uomini no.

Farsi Uomo vuol dire interrogarsi su quello che un uomo - in quanto uomo - è chiamato a fare hic et nunc.

Dobbiamo impegnarci a riprendere insieme a tante bravissime e degne persone (o meno, poco importa) questi discorsi gettati alle ortiche da chi “sa il fatto suo”, da chi “è politico”.

Noi, a sentire loro, siamo degli inutili sciocchi “filosofi”, ma poi ci si ritrova pieni di immondizia, pieni di odi e rivalità e si scopre che la “filosofia” può essere salvifica.

Ricordate Re Lear? “Così vivremo e pregheremo e canteremo, e ci racconteremo antiche favole: sorridendo alle farfalle dorate, e ascolteremo le chiacchiere degli straccioni sulla Corte, e anche parleremo con loro di chi perde e di chi vince, e di chi c’è e di chi non c’è più, braccando così il mistero delle cose come due buoni segugi di Dio” .

Torniamo a fare cose “umane”: a braccare il mistero delle cose, a essere amici, a discutere seriamente, a criticare disinteressatamente, a meditare, ad aiutarci, a operare per chi non ha nulla.

E’ questo un “risultato”? Certamente sì. E’ un risultato in sé e per sé. E poi bonum est diffusivum sui. Il bene è diffusivo per sua natura.

Una società di uomini funziona in modo assai diverso da quello di una società di mancati- uomini.

Dunque, indigniamoci, non illudiamoci, prepariamoci al peggio, ma anche ringraziamo Dio, la vita, il caso (secondo ciò che pensiamo di chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo) per averci messo davanti a questa grande opportunità che è l’esseri vivi qui e oggi, per averci dato strumenti per capire, per amare, per gioire del bello che si annida nelle cose, e, soprattutto, rimbocchiamoci le maniche.

E’ dura. Molto.

Ma, siamo sinceri, non più di quanto lo fu per tanti partigiani, di quanto lo fu per un Ghandi o un Luther King, di quanto lo fu per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, o per Rosario Livatino e Salvatore Saetta, o per Giorgio Ambrosoli.

Bando, quindi, ai commenti rassegnati che annunciano rese e chiusure nel privato, sfiducie generalizzate e affermazioni di impossibilità.

E quanto alla domanda ricorrente sul “che fare”, da fare ce n’è tantissimo.

Nei prossimi giorni proveremo a convincervi che la condanna di Luigi De Magistris non è la “fine della storia”, ma un possibile inizio.

Nel frattempo sappiate che le dimissioni di Ilda Boccassini dall’A.N.M., di Gherardo Colombo dalla magistratura, di Stefano Racheli dal Movimento per la Giustizia non sono gesti di resa e di ritiro nel privato, ma strumenti di impegno e di lotta.

Il fatto stesso che qualcuno impieghi del tempo a leggere queste cose è un motivo di speranza e, peraltro, una responsabilità.

Aiutateci, aiutiamoci, aiutiamo.

Come diceva don Lorenzo Milani: "I care". "Io me ne curo", "a me importa", in contrapposizione allora con il motto fascista "me ne frego".

16 commenti:

salvatore d'urso ha detto...

Io penso che rassegnarsi significa perdere... accettare la sconfitta... e accettare la sconfitta significa rinunciare ad essere uomini... a non vivere la vita, l'unica vita concessaci davvero come vorremmo, seguendo i nostri ideali e lasciando nella storia il nostro segno, la nostra impronta... e chi verrà dopo di noi, i nostri figli, potranno ammirare l'impegno e i risultati ottenuti contribuendo così a formare la spina dorsale di una società futura più onesta, civile e giusta.

Io non mi rassegno a questo sistema di potere e per quanto mi riguarda farò la mia parte per rivoluzionare l'intero sistema.

Anonimo ha detto...

Io non mi rassegno, io sono una combattente e sono anni che vedo
queste cose che oggi si leggono qui ma che nessuno diceva altrove e la mia rabbia non la poteva leggere nessuno.
Questo è un bellissimo inizio. Si inizia sempre da una parte. Questa è una opportunità che ci avete dato ed è preziosa.
Anche se questa catastrofe si poteva evitare,perchè il progresso ed il benessere che abbiamo raggiunto a costo di duri sacrifici dei nostri predecessori poteva essere salvaguardato meglio
non sperperato per cui invece di andare avanti ora dobbiamo ricominciare.
Ma con l'onestà di intenti di tutti perchè tutte le carte sono scoperte e non ci sono più giustificazioni per nessuno.
Alessandra

Anonimo ha detto...

“I politici dovrebbero essere accusati di una quantita’ sterminata di reati,
che io enuncio solo moralmente: indegnita’, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico,
intrallazzo con i petrolieri, con i banchieri, connivenza con la mafia, alto tradimento in favore di una nazione straniera,
collaborazione con la Cia, uso illecito di servizi segreti, responsabilita’ nelle stragi..
responsabilita’ della degradazione antropologica degli italiani…”
Pasolini(1975)

Anonimo ha detto...

Mi piacerebbe molto entrare in contatto con Alessandra, leggo sempre con piacere i post di quelli che, come me, combattono. Non ho ancora figli, ma ogni volta che ci penso (e spero che vengano presto) riesco a pensare solo ad un aspetto della loro educazione: lottare sempre per quello in cui si crede, mai cedere, mai rassegnarsi e mai passare dalla parte del torto.
Anch'io tuttavia rischio un po' la rassegnazione, e ogni volta che sto per cedere uno scatto d'orgoglio mi rimette in sella, anche contro la mia volontà, è più forte di me...

Purtroppo comunque penso che l'uomo potrà procedere sempre e solo nella sofferenza e negli scatti d'orgoglio di coloro che non si rassegnano, perché a ben guardare ogni epoca ha le proprie motivazioni, connesse con la propria educazione.
I miei genitori, nati dopo la guerra, hanno vissuto in un tempo in cui dopo tanto doloro si risorgeva dalle ceneri, c'era una voglia diffusa di onestà, di disciplina, di lavoro onesto. Poi quando sono cresciuti hanno sognato di aver raggiunto l'obiettivo, e ingenuamente di poter regalare ai propri figli tutto quello di cui avrebbero avuto bisogno senza costringerli a combattere per i propri diritti. E noi, i figli, siamo cresciuti convinti che tutto ci sia dovuto. Ecco perché oggi siamo ridotti a questo. Ecco perché oggi non ci sono giovani sessantottini che lottano e muoiono per i diritti di tutti (non che io voglia i martiri, meglio se non ce n'è bisogno). Oggi sono solo poche voci (giovani o meno) che lottano per un principio, i più lottano per entrare al Grande Fratello, e fare un po' di sodi facili.
A vedere la nostra situazione in questi anni ho sempre pensato che noi italiani siamo l'unico popolo capace di mettersi a scavare ogni volta che tocca il fondo, ma forse arriveremo un giorno a toccare un fondo più fondo di tutti, e i ribelli cresceranno di numero. La rivoluzione (etica, morale) si farà.
Poi i ribelli si illuderanno di nuovo di poter dare ai propri figli tutto, senza farli soffrire troppo, e tutto ricomincerà.
Si spera solo che ricomincerà con un briciolo di consapevolezza in più, e che questo aiuti.

"Uguale per tutti" ha detto...

Care Silvia e Alessandra,

l'unico modo che abbiamo per metterVi in contatto, non conoscnedo i Vostri recapiti, è che ci mandiate una mail al nostro indirizzo di posta elettronica, che si ottiene cliccando sull'apposito link nella sidebar di destra.

Grazie di cuore a entrambe di esserci.

Un caro saluto.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Continuo a sorprendermi di come ci leggiate nel pensiero. Se proprio qualche sentimento stiamo provando in questi giorni, si tratta esattamente di sconforto e rassegnazione, scoramento direi. Un senso profondo di scoramento che deriva dalla sensazione di impotenza totale, dal sentirsi costantemente calpestati e dal constatare che, nonostante il nostro impegno quotidiano, le cose vanno sempre peggio. Nonostante cerchiamo di essere sempre vigili su quanto succede, cerchiamo di dire la nostra, partecipiamo ad iniziative pubbliche, manifestiamo, raccogliamo firme, facciamo convegni, discussioni, blog, (forse tutto questo non è abbastanza), chi decide tutto, i politici, le istituzioni, non tengono assolutamente conto del fatto che una parte almeno della società civile sia vigile e partecipe. Questo accade perché i governanti non rispondono ai governati, non si sentono assolutamente chiamati in causa dalle nostre critiche, perché si sentono (e sono) praticamente inamovibili e perché non hanno il minimo senso del pudore, della vergogna.
Tutto è lecito, tutto è possibile, tanto… così fan tutti. Anzi, le ingiustizie vengono compiute costantemente davanti ai nostri occhi, sfacciatamente e senza remore o sensi di colpa.
A Dicembre mi sono trovata a manifestare per De Magistris davanti al CSM. Eravamo diverse persone, di diversa provenienza, chi aveva preso un giorno di ferie, chi un permesso, chi era scappato un attimo dal lavoro, chi era studente. Eravamo tutti lì, a sostenere De Magistris e a gridare il nostro bisogno di giustizia, davanti a un palazzo. Ecco, credo che noi cittadini ci sentiamo proprio così: piccoli, davanti a un palazzo enorme, gelido, silenzioso, che proprio di noi, diciamocelo, non se ne frega niente. Si nascondono tutti dentro al palazzo e noi fuori possiamo gridare quanto ci pare, anche se siamo migliaia, milioni, non ci ascolta nessuno.
Scusate il pessimismo.
Penso che dobbiamo veramente recuperare il senso del “bene comune”, di ciò che è di tutti e da tutti va difeso e coltivato: la legalità , la giustizia, la solidarietà.
Vi regalo e mi regalo un pensiero di Gandhi: “Siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo”.
Saluti.

Anonimo ha detto...

Noi come Masaniello.
Cari amici e colleghi di uguale per tutti, quella mia del paziente motro..salvo complicazioni era e rimane in gran parte uno sfogo, dovuto al fatto che da quando 18 anni addietro iniziai la Professione mai e poi mai avrei immaginato di vedere la Giustizia andare a velocità progressiva giù per la china.
C'erano avvocati anziani che insegnavano a noi giovani la deontologia prima ancora del diritto, e c'erano giudici, anch'essi di lungo corso, che mi lasciavano ammirato e sconvolto allo stesso tempo : sepolti sotto pile indescrivibili di fascicoli "amministravano" con le loro singole forze (non soltanto mentali ma anche fisiche, dovendo infatti provvedere da soli finanche al materiale spostamento di pesanti faldoni), pazientemente ascoltavano gli argomenti (non sempre originali e non sempre di pregio) prospettati dai difensori, e tentavano per quanto possibile di emanare le ordinanze nel corso dell'udienza, senza neanche assumere una riserva, e rendevano, mi sia permesso di sottolinearlo, provvedimenti di grande spessore tecnico e giuridico oltre che umano.
Una mattina, mentre guardavo tutto questo, nel vociare da mercato di circa un centinaio tra parti processuali e difensori dentro l'aula di un giudice così "schiantato" sotto il proprio lavoro, un signore che si trovava lì per testimoniare si girò verso di me, evidentemente rassicurato dalla mia faccia da ragazzino (avevo 26 anni) e mi disse in dialetto romanesco : "aho....me pare 'n film d'arberto sordi".
Ecco, i film di Albertone facevano anche un pò sorridere, sia pure con intelligente e spesso doloroso sarcasmo, ma qui da sorridere non c'è più nulla, perchè le cose con il tempo sono andate soltanto peggiorando.
Il mio "salvo complicazioni" voleva forse alludere ad un intento deliberatamente omicidiario da parte della politica, giacchè non è affatto un mistero che una giustizia in grado di assegnare con rigore, velocità e certezza torti e ragioni costituisca, in una visione complessiva, un danno irreparabile per chi vive di soprusi.
Non voglio lanciare strali indiscriminati contro la politica, vorrei però sottolineare che da quanto leggo qui su uguale per tutti deduco che i cittadini ne hanno le tasche piene, e che mentre dieci anni fa lo scoraggiamento raggiungeva soltanto noi toghe, magistrati e avvocati, oggi invece esiste una presa di coscienza collettiva che presto, io spero, saprà organizzarsi in azione concreta, spontaneamente, come una rivolta di tanti Masaniello, è probabile che da luoghi di incontro e di confronto costruttivo come questo blog (ma ve ne sono spero molti altri) possa rinascere o forse vedere la luce per la prima volta un sentimento della Giustizia come "bene comune" irrinunciabile, necessario indispensabile per un ordinato svolgimento della vita sociale, lavorativa, culturale, scientifica e per la stessa sicurezza : sono e rimango convinto che un processo veloce che ti condanna a due anni e te li fa scontare tutti valga più della remota ipotesi di prendere un ergastolo cui fintanto che dura la procedura si può sempre trovare il modo di sottrarsi.
La velocità e la certezza della sanzione può essere un deterrente ben più efficace rispetto alla sua astratta ipotetica entità.
E allora il bollettino che ho "emanato" nel mio scritto , è e rimane provvisorio : il paziente è morto, salvo complicazioni.
Ma la sua anima si va diffondendo nel sentimento dei comuni cittadini, e questa è la forza più grande su cui potremmo confidare di perseguire un sistema giudiziario efficace, perchè potranno uccidere altre cento volte la Giustizia ma mai potranno uccidere l'idea che il cittadino si sta progressivamente formando della necessità che ci sia una Giustizia e che essa sia degnamente amministrata assicurando a noi toghe strutture, risorse ma anche e soprattutto una reale indipendenza da "qualsiasi potere", come invocava decenni addietro il grande avvocato Alfredo de Marsico e come hanno testimoniato addirittura con il sacrificio della vita tutti gli eroi che la Redazione ha ricordato nel suo scritto.
Spero con questo lungo commento di avere rassicurato tutti sul fatto che io, per quanto mi riguarda, non ho alcuna intenzione di mollare.
Un abbraccio a tutti

Andrea Falcetta

"Uguale per tutti" ha detto...

Cara Annalisa,

grazie di cuore di essere qui.

La frase di Ghandi che ci ha riportato è così bella e così adatta che l'abbiamo inserita in evidenza sotto la foto dei monaci Birmani nella homepage del blog.

Grazie di cuore a tutti Voi.

Un grazie speciale a chi, come Lei, ha sostenuto Luigi De Magistris con i sacrifici che Lei ci ha raccontato.

Sappiate che la "vicenda" di Luigi non è solo una sconfitta, ma anche una vittoria.

Il C.S.M. ha pronunciato la sentenza che sappiamo e della quale parleremo ancora.

La rispettiamo, come tutti i provvedimenti legittimi dell'autorità, ma rispettosamente la critichiamo e la criticheremo ancora, argomentatamente.

Ma Luigi, con il suo lavoro e le sue scelte ha scirtto, a nostro modesto parere, una bella e grande pagina di storia di questo Paese.

Una pagina piccola o grande non importa, ma certamente molto significativa.

Se Luigi avesse scelto la Sua tranquillità e la sua carriera, questo Paese oggi sarebbe peggiore.

Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte.

Ognuno la fa come e dove può.

Luigi ha dato un bell'esempio.

Non è sconfitto.

Ha perso (una battaglia), ma non si è perso.

E tutto quello che è accaduto di buono intorno a lui non è "perso", ma "trovato".

Un caro affettuoso saluto.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Cara Silvia, mi ha piacevolmente colpito il suo desiderio di un contatto con me. E ringrzio la gentile redazione di Uguale per Tutti che ce ne offre la possibilità.
Ho provato diverse volte a inserire il mio indirizzo ma evidentemente sono negata per questo mezzo meccanico che ho scoperto solo recentemente perchè lo rifiutavo.
Sono di una generazione più prossima ai suoi genitori (1952) e da e per decenni svolgo il mio lavoro di impiegata in uno studio legale tra scartoffie e macchina da scrivere.
Ho dovuto,obbligandomene, imparare quantomeno l'accesso a internet in quanto, nella mia regione la Toscana La Corte d'Appello ha attivato la Cancelleria telematica
e devo riconoscere che la cosa sta funzionando a meraviglia con un risparmio di tempi encomiabili in quanto gli avvisi di deposito ci vengono comunicati via e-mail con un risparmio di diversi mesi e le sentenze sono depositate in tempo reale.
Quindi cara Silvia, per ora incontriamoci qui quando vuole in questa simbolica piazza, che sostituisce in questi tempi moderni quello che una volta poteva essere un luogo qualunque dove giovani e non si riunivano per discutere di politica e altro ampliando il loro campo di cultura e di idee.Luoghi scomparsi e che Uguale per Tutti ha ricreato. Un esempio che dovrebbe essere segnalato nelle scuole dagli insegnanti per ricreare per gli studenti un positivo tavolo di confronto e discussione di temi e valori da ritrovare.I giovani non hanno più maestri di nessun genere e si appassionano a quello che gli viene offerto come il Grande Fratello.I giovani vanno indirizzati e interessati. Si appassionerebbero come abbiamo fatto noi che ne abbiamo avuto la fortuna anche all'educazione civica che a noi insegnavano.
Per ora la saluto, a presto
Alessandra

Anonimo ha detto...

Perché non possiamo consegnarci alla rassegnazione ? Soltanto per curiosità, perché al peggio non c'è mai fine, in questo nostro bel paese !

Vincenzo Scavello ha detto...

Gentile Redazione,
è vero, tutto quello che è avvenuto intorno al Dott. Luigi De Magistris non è perso, anzi, in molti abbiamo ritrovato sicuramente qualcosa. Permettetemi però di non condividere pienamente, con il dovuto rispetto, quando affermate che Egli ha perso una battaglia! Se sciaguratamente la vicenda dovesse chiudersi con le stesse determinazioni del CSM e cioè che non potrà più esercitare le funzioni di Pubblico Ministero, cosa che Lui ama fare e ANCHE BENE, capite benissimo che qui si tratta dell'azzeramento di un futuro professionale, altro che aver perso una battaglia!

E i tempi non si mettono bene!

Cosa sarà della Magistratura del nostro Paese se alle prossime elezioni vinceranno coloro che, poverini, si sentono perseguitati dalla Giustizia? Quali strumenti utilizzeranno per vanificare le tecniche d'indagine dei PM?

Detto questo, però, non siamo così sprovveduti da non vedere che le sofferenze inflitte a Magistrati come la Dott.ssa Clementina Forleo e al Dott. Luigi De Magistris sono determinate dal giudizio di altri Magistrati. Anche all'interno dell'Ordine Giudiziario, dunque, la Legge Non è Uguale Per Tutti!

Questo avverrà fino a quando i vertici della Magistratura saranno eletti dal Parlamento; fino a quando la Magistratura non sarà, in qualche modo, una sorvegliata speciale da parte della Politica; fino a quando, cioè, la Magistratura non sarà concretamente un organo INDIPENDENTE!

Oggi ci scandalizziamo, e facciamo bene, del partito-famiglia di Mastella e delle amare vicende di cui si parla, che tutti, sono convinto, avvertiamo come un ingeneroso fardello per il nostro Paese; non dimentichiamo, in ogni caso, che mentre Mastella - da indagato - decide di dimettersi, altri in passato, hanno tenuta ben salda la loro poltrona prima da indagati e poi da condannati (i nomi sono in decine di BLOG e ve li risparmio).

Da quì lo sconforto e lo sconcerto che attraversano le coscienze di molti uomini e donne per bene, anche in virtù di quanto può accadere con alcune condanne, tipo quelle che sono state inflitte al Presidente della Regione Sicilia Cuffaro. Cosa vuol dire ha favorito soggetti mafiosi, ma non la mafia! Le persone con cui Cuffaro "interloquiva" non erano mica confratelli dell'Ordine dei Minimi! E gli interessi di cui erano portatori e protagonisti, non erano interessi Mafiosi?

Nonostante tutto, però, la SPERANZA cui ci tenete aggrappati, con le Vostre parole, attraverso questo Blog, vi rende onore e ci restituisce la convinzione che non tutto è perduto!

Non tutto è perduto, dunque, ma cosa fare per evitare questi pesanti cortocircuiti tra Politica e Magistratura? Cosa fare e quali disegni di Legge proporre al Parlamento perchè a tutto questo caos si sostituisca, finalmente, una GIUSTIZIA alimentata da una LEGGE che sia UGUALE PER TUTTI?

Un Abbraccio

Anonimo ha detto...

Ho letto stamattina che il dottore de Magistris, che era rientrato in servizio a Catanzaro, ha chiesto un periodo di ferie. Evidentemente hanno ucciso in lui quella certezza che per questa regione fosse arrivato il tempo della primavera. Non mi dispiace per lui (potrà vivere tutte le primavere che vuole in ogni parte d'Italia) ma per la stragrande maggioranza dei calabresi che sono destinati a non conoscere mai le straordinarie bellezze di quella stagione.
bartolo iamonte

Anonimo ha detto...

Prendo spunto dal bellissimo pensiero di Gandhi regalatoci da Annalisa "Siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo", per invitare tutti quei giovani che si sono appassionati alle vicende di De Magistris e Forleo, tacciati dai politici di essere i loro persecutori, sia da destra che da sinistra,a leggere sul CODICE PENALE nel Titolo II Dei delitti contro la pubblica Amministrazione -Capo I - dei delitti dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione - e anche l'art.416 ter C.P.-
Dopodichè chiedervi a cosa serve il codice penale, a cosa servono i PM e i giudici, i processi e le spese che comportano e il tempo perso che potrebbe essere destinato magari a smaltire l'arretrato delle cause civili, a chiedervi perchè i politici si accaniscono a difendere e magari abbreviare la prescrizione dei reati, ad ascoltare mastella che definisce "logica politica" il sistema che lo vede coinvolto insieme alla moglie, a Berlusconi che minimizza la raccomandazione per corrompere il senatore dell'opposizione.
Fatevi queste domande e cercate di comprendere che far passare inosservate queste "logiche politiche" equivale ad annientare tutte queste regole di diritto che abbiamo per considerarci una Nazione (dovrei aggiungere civile) .Tutto questo mi sento di dire a voi giovani perchè ora la staffetta della difesa dei nostri diritti passa a voi.In molti sarete la prossima classe dirigente. Partite dai doveri per garantire i diritti di tutti.
Sentitevi responsabili con le vostre scelte del vostro futuro.
E per questo argomento scelto battetevi perchè la prescrizione di questi reati venga sospesa con la contestazione.
Alessandra

Anonimo ha detto...

Apprendo da un suo diretto outing - con massima soddisfazione- che Ma-stella segue questo sito:
Non ne apprezza l'esistenza e la validità, ne sottolinea l'evidente ostilità.
Chi è a" guardia dei sigilli" non sopporta altrui interpretazioni del
diritto.
La concezione ceppalonica fa tendenza ed acquisisce velocemente legittimazione come autentica, autorevole fonte del diritto (il parlamento solidarizza a prescindere) . Non deve stupire la circostanza che vi attingono caparbiamente autorevoli opinion-leaders della carta stampata e della televisione.
Addirittura un magistrato in procinto di essere trasferito viene additato come colpevole di "diffamazione" dal "metto-i sigilli", già famoso per aver invocato a suo discarico il conflitto d'interessi dello stesso magistrato che avrebbe dovuto astenersi dal procedere nei suoi confronti, ribaltando ogni tesi logica.
Ciò detto, come qualificare il consiglio-appello di un quasi-ex-ministro a non farsi giudicare da certi magistrati ma da altri ? Quali? Ognuno si sceglie il giudice, solo per l’occasione “missionario”, ad evitare
possibili censure da parte del CSM? Ci si deve conformare alla interpretazione del concetto di concussione data dal quasi –ex? Rassegnarci alla visione di un mondo che non ci appartiene o contrastarlo sdegnosamente?
Accettare supinamente la qualifica di "macchietta" se si è realisticamente idealisti e "misssionari" della legalità o essere travolti dalla sopraffazione?
Caos Zeit

Anonimo ha detto...

Non lasciamoci sopraffare dal pessimismo!
Anche quando ci sono gravissime complicazioni, non sempre il paziente muore!
Ho notato come sia un'ottima cura il bere ampi sorsi del nettare che sgorga da questo blog!
Io, ad esempio, che ne bevo giornalmente, pur con una prognosi infausta, non sono morto ed, anzi, continuerò ad intervenire sul blog, seppure con un diverso nick!
Ho deciso che, d'ora in poi, mi chiamerò "centrocampo".
Poiché non vi dico il mio nome, chiarirò almeno il motivo della scelta del nick.
Mi sono ricordato un esempio, che credo venga usato nelle scuole di giornalismo, relativo ad un servizio, anche fotografico, di una manifestazione in una via principale di una grande città; se si sceglie un campo corto, che inquadri solo un marciapiede, verranno ripresi solo i manifestanti e sembrerà che la manifestazione sia molto riuscita (anche se, scegliendo un campo lungo, che inquadri tutta la via, si potrebbe scoprire che in realtà al centro della strada le macchine stiano transitando normalmente e, sul marciapiede opposto, i pedoni siano quelli di tutti i giorni); la mia ambizione sarebbe quella di utilizzare sempre un campo giusto ma, non essendo così presuntuoso, mi sono accontentato di "centrocampo".
Comunque ricordo che, quando giocavo a pallone con gli amici, sentivo sempre i più esperti dire che le partite si vincono a centrocampo (e questo mi basta).

Unknown ha detto...

Ho scoperto questo blog grazie ad un amico e sono contenta me l'abbia segnalato, perchè mi sembra molto interessante.
Sebbene questo post non sia recentissimo l'ho letto perchè mi ha colpito il titolo.
Davvero viene voglia di rassegnarsi vedendo come vanno le cose e sentendosi dare del fesso perchè si è onesti..ma significherebbe pensare che la nostra vita dipende da una forza superiore che ci comanda, invece lo Stato siamo noi e se vogliamo e quando vorremo le cose cambieranno!
Qualche tempo fa sono stata a Rovereto ad una conferenza a cui ha partecipato il giudice Lima. Per me lui è stato una scoperta, mi ha subito colpito il suo realismo e la sua forza di volontà..la sua voglia di continuare ad impegnarsi per ciò in cui crede, nonostante tutto. Una frase mi è rimasta impressa, una risposta che ha dato ad una ragazza intervenuta nel dibattito, suonava più o meno così: sì, è vero, questo è il tempo delle veline, ma noi non vogliamo essere veline!