giovedì 4 ottobre 2007

I magistrati non riescono a rendersi conto delle loro inefficienze


I magistrati non riescono a rendersi conto delle loro inefficienze. Neppure di quelle gravissime.

Non tutti, ovviamente, ma molti. Troppi.

E' pacifico che il primo ma INDISPENSABILE passo che deve fare qualunque malato per poter sperare di guarire è capire di essere malato e di cosa.

Ma accade ai magistrati – come, purtroppo, ai politici, ai professori universitari, ai giornalisti e a tanti altri “pezzi” della nostra “classe dirigente” – di essere così tanto chiusi nella loro prospettiva corporativa e autoreferenziale, da non rendersi proprio più conto di come stanno le loro cose in sé e con riferimento al mondo che li circonda.

Qualche settimana fa, sulla mailing list di una corrente dell’Associazione Nazionale Magistrati, c’è stato uno scambio di mail davvero illuminante della gravità della situazione.

Delle numerose mail che hanno dato luogo a un acceso dibattito ne pubblicheremo qui di seguito, per brevità, solo sette, che consentono di farsi un’idea sufficientemente chiara dell’accaduto.

Per rendere più leggibile il lungo post che ne è venuto fuori, premettiamo alle mail un riassunto ragionato della storia.

1. Sulla mailing list di questa importante corrente dell’A.N.M. si discuteva da giorni del fatto che la giustizia è inefficiente e, fatto del tutto nuovo e non molto gradito, alcuni dicevano non solo per colpa degli “altri”, ma anche dei magistrati.

2. A queste osservazioni qualcuno ha risposto, fra l’altro, dicendo: “Sono affermazioni qualunquistiche. Dite i fatti. Fate i nomi”. Ovviamente l’invito era improprio, perché non si trattava di fare processi a nessuno, ma di analizzare la situazione complessiva della giustizia.

3. A questo punto, però, un avvocato di Bari (Gioacchino Bàrbera) ha pubblicato una copia del registro sentenze di un magistrato di quella città, dal quale emerge che egli deposita molte sentenze anche dopo quattro anni da quando le ha poste in decisione e la cosa è certamente di una gravità estrema. Sia per il fatto in sé, sia perché il fatto medesimo dimostra una palese incapacità della magistratura nel suo insieme e di quella del luogo in cui lavora quel magistrato di evitare che cose così accadano e, quando per assurdo accadono, di porvi effettivo e concreto rimedio (un rimedio che ottenga agli utenti il risultato a cui hanno diritto). Si tratta di ben 244 sentenze non scritte o scritte con ritardi di anni. I non addetti ai lavori considerino che non si parlava di una durata dei processi di quattro anni, ma di quattro anni di attesa per il deposito di una sentenza che il codice di procedura vuole sia scritta entro trenta giorni. Insomma un ritardo del 4.800 % sul tempo di deposito previsto dalla legge.

4. L’avvocato si è limitato a pubblicare l’elenco delle sentenze non scritte o scritte con anni di intollerabile ritardo dal magistrato, aggiungendo soltanto che ciò è accaduto senza che nessuno abbia fatto nulla.

5. E’ intervenuto allora un magistrato (Felice Lima), sottolineando la gravità della vicenda e proponendo una analisi delle cause di essa.

6. E’ intervenuto, quindi, un altro magistrato (Giovanni Giorgio), che ha dichiarato di sentirsi chiamato in causa in quanto componente del Consiglio Giudiziario della Corte di Appello di Bari e ha scritto, fra l’altro:

<
Sappia, comunque, - prosegue sempre testualmente Giovanni Giorgio - che "se le cose (nei nostri uffici giudiziari) vanno male, non è detto che non possano andar peggio">>.

7. Dopo un ulteriore scambio di mail fra Lima e Giorgio, si sono levate molte voci a dire che:

A) non se ne può più di parlare di queste cose, di cui già si è parlato abbastanza;

B) i toni di Lima sono inaccettabili in relazione ai fatti e al notorio valore dei suoi antagonisti nella discussione (un autorevole esponente di corrente ha anche accusato Lima di essere “luddista”);

C) il magistrato che non scrive sentenze da quattro anni è già stato punito e, quindi:

C/1) non solo non è vero che non è stato fatto niente, ma si è addirittura fatto tutto ciò che si doveva fare;

C/2) in futuro l’avv. Bàrbera, prima di lanciare accuse infondate, si informi;

C/3) nient’altro si può pretendere dalla magistratura e dai magistrati in un caso del genere che quello che è stato fatto;

D) Casi come quello fin qui discusso sono rarissimi.

Prima di lasciarvi al contenuto delle mail, ci teniamo a dire:

I) che casi come quello qui in discussione non sono affatto rari (ovviamente, non sempre si tratta di non scrivere sentenze e prendere lo stesso lo stipendio per quattro anni, ma gravissime e macroscopiche inadempienze sono evidenti nel lavoro di tanti magistrati);

II) che quasi in nessun altro mestiere potrebbe accadere che uno non lavori per anni e continui a restare al suo posto e prendere lo stipendio;

III) che chiunque di noi avesse, per esempio, l’ADSL guasta (cosa decisamente meno grave che non ottenere la sentenza sul proprio licenziamento illegittimo o sul proprio divorzio) e la Telecom non riparasse il guasto da quattro anni, si riterrebbe del tutto legittimato a scrivere a un giornale peste e corna della Telecom e troverebbe veramente impensabile che i dirigenti della stessa gli intimassero, prima di parlare, di informarsi se il tecnico che non ripara il guasto abbia o no subito un processo disciplinare, circostanza che, peraltro, gli apparirebbe del tutto irrilevante se frattanto l’ADSL rimanesse ancora gusta e il tecnico ancora al suo posto;

IV) che, insomma, i magistrati italiani – anche quelli molto impegnati nell’associazionismo della categoria e titolari di importanti responsabilità negli organi di autogoverno – per un verso reclamano dal potere politico e dall’opinione pubblica il riconoscimento del loro ruolo di garanti di importanti valori costituzionali, ma, per altro verso, ragionano e parlano secondo le categorie più deplorate di certo impiego pubblico “d’epoca”. Ossia: nessuna logica di efficienza e responsabilità; idea di sé come detentori di un “potere” e non “incaricati di un servizio”; nessun rispetto degli utenti del servizio; totale indifferenza al mancato raggiungimento dei concreti risultati di servizio che avrebbero il dovere di assicurare, ciascuno e tutti insieme come “ordine” (giudiziario, appunto); reazione offesa di "lesa maestà" di fronte a critiche più che legittime, formulate in maniera più che cortese;

V) che la discussione è stata chiusa con il biasimo a Lima per i toni usati e l’accusa (sempre a Lima) di avere violato la netiquette.

Deve restare chiaro che, ovviamente, non interessa su questo blog individuare eventuali responsabilità di singoli, né verificare la fondatezza o meno di quanto raccontato dall’avv. Barbera.

Ciò che ci interessa è solo riflettere e fare riflettere sull’atteggiamento della magistratura e dei magistrati dinanzi alle loro (nostre) inefficienze. Dunque, più che discutere il gravissimo disservizio denunciato dall’avv. Bàrbera (che da sé solo meriterebbe che ci si scrivesse su un libro), ciò che ci colpisce e ci interessa è la reazione dei magistrati ai quali lui scriveva.

Ci fossero anche tante buone ragioni – anche del tutto incolpevoli – che spiegassero la condotta del singolo magistrato autore del disservizio (e “disservizio” sembra decisamente espressione fin troppo lieve in un caso del genere), resterebbero a nostro parere inspiegabili le reazioni dei magistrati che pubblichiamo.

Va sottolineato, infine, che molte di più sono state le mail (sia contro che in difesa di Bàrbera e Lima) che hanno animato il dibattito che riassumiamo qui sotto e riportiamo solo quelle più significative per ovvie esigenze di brevità.

(Tutte le mail che seguono vengono pubblicate dopo avere ottenuto il consenso espresso dei loro autori)


___________________________

Contesto: Mailing list di una corrente dell’Associazione Nazionale Magistrati.

Mail inviata il 14 settembre 2007, alle ore 8.19

da: Gioacchino Bàrbera, Avvocato

Testo:

Segue il prospetto delle decisioni/indecisioni di cause affidate allo stesso relatore.

Data udienza coll. mese/giorno anno Sentenza/ordinanza Data deposito

01/08 2003 Sentenza pubblicata il 29/3/2007
01/08 2003 Sentenza pubblicata il 21/11/2006
01/08 2003 Sentenza pubblicata il 21/11/2006
01/08 2003 Sentenza pubblicata il 21/11/2006
01/08 2003 Sentenza pubblicata il 21/11/2006
01/08 2003 Sentenza pubblicata il 21/11/2006
01/08 2003 Sentenza pubblicata il 21/11/2006
01/29 2003 Sentenza non pubblicata
01/22 2003 Sentenza pubblicata il 14/02/2003
01/15 2003 Sentenza pubblicata il 5/04/2003
01/15 2003 Sentenza pubblicata il 21/11/2006
01/15 2003 Sentenza non pubblicata
02/12 2003 Sentenza pubblicata il 30/06/2003
02/12 2003 Sentenza pubblicata il 22/04/2003
02/05 2003 Sentenza non pubblicata
02/05 2003 Sentenza pubblicata il 6/09/2006
02/05 2003 Ordinanza depositata il 26/02/2003
02/26 2003 Sentenza pubblicata il 16/03/2006
02/19 2003 Sentenza pubblicata il 13/04/2007
03/05 2003 Sentenza pubblicata il 4/03/2007
03/05 2003 Sentenza non pubblicata
04/09 2003 Sentenza pubblicata il 21/02/2006
04/16 2003 Sentenza pubblicata il 29/03/2007
04/16 2003 Sentenza non pubblicata
04/16 2003 Sentenza pubblicata il 12/05/2005
05/14 2003 Sentenza pubblicata il 4/10/2005
05/14 2003 Sentenza pubblicata il 23/09/2005
05/14 2003 Sentenza pubblicata il 28/02/2004
05/21 2003 Ordinanza depositata il 28/05/2003
05/21 2003 Ordinanza depositata il 23/07/2003
05/28 2003 Ordinanza depositata il 10/11/2003
05/28 2003 Sentenza pubblicata il 21/03/2006
06/04 2003 Sentenza non pubblicata
06/04 2003 Sentenza non pubblicata
06/18 2003 Ordinanza depositata il 10/11/2003
06/18 2003 Ordinanza depositata il 10/11/2003
06/18 2003 Sentenza pubblicata il 10/11/2003
06/25 2003 Sentenza non pubblicata
06/11 2003 Sentenza pubblicata il 6/09/2006
07/02 2003 Sentenza pubblicata il 19/04/2007
07/02 2003 Sentenza pubblicata il 21/11/2006
07/09 2003 Ordinanza depositata il 28/04/2004
07/09 2003 Sentenza pubblicata il 10/10/2003
07/09 2003 Sentenza pubblicata il 4/05/2007
09/17 2003 Sentenza pubblicata il 9/03/2006
09/17 2003 Sentenza pubblicata il 5/02/2004
09/17 2003 Sentenza pubblicata il 28/02/2004
09/17 2003 Sentenza pubblicata il 13/02/2004
09/24 2003 Sentenza pubblicata il 5/02/2004
09/24 2003 Sentenza non pubblicata
10/01 2003 Sentenza non pubblicata
10/15 2003 Sentenza non pubblicata
10/15 2003 Sentenza non pubblicata
10/15 2003 Sentenza non pubblicata
10/08 2003 Sentenza pubblicata il 22/11/2003
10/08 2003 Sentenza pubblicata il 13/02/2004
10/29 2003 Sentenza pubblicata il 9/11/2006
11/05 2003 Sentenza non pubblicata
11/05 2003 Sentenza pubblicata il 10/03/2004
11/05 2003 Ordinanza depositata il 25/11/2004
11/12 2003 Sentenza pubblicata il 28/03/2004
11/12 2003 Sentenza pubblicata il 2/04/2004
11/19 2003 Sentenza non pubblicata
11/19 2003 Sentenza non pubblicata
11/19 2003 Sentenza pubblicata il 22/12/2003
12/03 2003 Sentenza non pubblicata
12/03 2003 Sentenza non pubblicata
12/10 2003 Sentenza pubblicata il 16/03/2006
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04/28 2004 Sentenza non pubblicata
04/28 2004 Sentenza non pubblicata
05/19 2004 Sentenza non pubblicata
05/19 2004 Sentenza pubblicata il 29/03/2007
05/19 2004 Sentenza pubblicata il 05/04/2007
05/26 2004 Sentenza non pubblicata
06/09 2004 Sentenza non pubblicata
06/09 2004 Sentenza pubblicata il 05/04/2007
06/09 2004 Sentenza pubblicata il 23/02/2007
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06/30 2004 Sentenza non pubblicata
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07/07 2004 Sentenza non pubblicata
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09/22 2004 Sentenza non pubblicata
09/22 2004 Sentenza non pubblicata
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09/29 2004 Sentenza pubblicata il 28/09/2006
09/29 2004 Sentenza pubblicata il 15/06/2006
09/29 2004 Sentenza non pubblicata
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10/13 2004 Sentenza pubblicata il 06/09/2006
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10/20 2004 Sentenza non pubblicata
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11/10 2004 Sentenza pubblicata il 20/12/2004
11/10 2004 Sentenza pubblicata il 20/12/2004
11/10 2004 Sentenza pubblicata il 16/03/2006
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01/12 2005 Sentenza pubblicata il 12/09/2006
01/12 2005 Sentenza pubblicata il 15/04/2006
01/12 2005 Sentenza pubblicata il 04/03/2006
01/19 2005 Sentenza non pubblicata
02/02 2005 Sentenza non pubblicata
02/02 2005 Sentenza non pubblicata
02/09 2005 Sentenza pubblicata il 09/02/2006
02/16 2005 Sentenza non pubblicata
02/16 2005 Sentenza non pubblicata
03/02 2005 Sentenza non pubblicata
03/02 2005 Sentenza non pubblicata
03/02 2005 Sentenza non pubblicata
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04/27 2005 Sentenza pubblicata il 08/03/2006
04/27 2005 Sentenza non pubblicata
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05/11 2005 Sentenza pubblicata il 16/09/2005
05/11 2005 Sentenza non pubblicata
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05/18 2005 Sentenza non pubblicata
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06/01 2005 Sentenza non pubblicata
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06/08 2005 Sentenza pubblicata il 12/10/2006
06/08 2005 Sentenza non pubblicata
06/15 2005 Sentenza non pubblicata
07/06 2005 Sentenza non pubblicata
07/06 2005 Sentenza non pubblicata
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09/28 2005 Sentenza non pubblicata
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10/12 2005 Sentenza pubblicata il 20/09/2006
10/12 2005 Sentenza pubblicata il 15/02/2006
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11/09 2005 Sentenza pubblicata il 12/10/2006
11/16 2005 Sentenza non pubblicata
11/16 2005 Sentenza non pubblicata
11/16 2005 Sentenza non pubblicata
11/23 2005 Sentenza non pubblicata
11/30 2005 Sentenza pubblicata il 12/09/2006
12/07 2005 Sentenza pubblicata il 28/02/2007
12/14 2005 Sentenza pubblicata il 20/09/2006
12/21 2005 Sentenza non pubblicata
01/11 2006 Sentenza non pubblicata
01/11 2006 Sentenza non pubblicata
01/18 2006 Sentenza non pubblicata
01/18 2006 Sentenza non pubblicata
01/25 2006 Sentenza pubblicata il 09/02/2006
01/25 2006 Sentenza non pubblicata
02/01 2006 Sentenza non pubblicata
02/01 2006 Sentenza non pubblicata
02/08 2006 Sentenza non pubblicata
02/08 2006 Sentenza pubblicata il 04/04/2007
02/15 2006 Sentenza non pubblicata
02/15 2006 Sentenza non pubblicata
02/22 2006 Sentenza non pubblicata
03/01 2006 Sentenza non pubblicata
03/01 2006 Sentenza non pubblicata
03/01 2006 Sentenza non pubblicata
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03/08 2006 Sentenza pubblicata il 15/09/2006
03/08 2006 Sentenza non pubblicata
03/15 2006 Sentenza non pubblicata
03/15 2006 Sentenza non pubblicata
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03/22 2006 Sentenza non pubblicata
03/29 2006 Sentenza non pubblicata
04/05 2006 Sentenza non pubblicata
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04/12 2006 Sentenza non pubblicata
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04/19 2006 Sentenza non pubblicata
04/19 2006 Sentenza non pubblicata
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05/03 2006 Sentenza non pubblicata
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05/10 2006 Sentenza pubblicata il 15/05/2007
05/17 2006 Sentenza non pubblicata
05/17 2006 Sentenza non pubblicata
05/17 2006 Sentenza pubblicata il 09/11/2006
06/21 2006 Sentenza non pubblicata
06/21 2006 Sentenza non pubblicata
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06/28 2006 Sentenza non pubblicata
06/28 2006 Sentenza non pubblicata
06/28 2006 Sentenza pubblicata il 28/05/2007
06/28 2006 Sentenza pubblicata il 09/03/2007
07/05 2006 Sentenza non pubblicata
07/05 2006 Sentenza non pubblicata
07/12 2006 Sentenza pubblicata il 28/03/2007
09/27 2006 Sentenza non pubblicata
09/27 2006 Sentenza non pubblicata
09/27 2006 Sentenza non pubblicata
09/27 2006 Sentenza non pubblicata
10/04 2006 Sentenza non pubblicata
10/11 2006 Sentenza non pubblicata
10/11 2006 Sentenza non pubblicata
10/18 2006 Sentenza non pubblicata
10/18 2006 Sentenza non pubblicata
10/18 2006 Sentenza non pubblicata
10/25 2006 Sentenza non pubblicata
10/25 2006 Sentenza non pubblicata
11/08 2006 Sentenza non pubblicata
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11/22 2006 Sentenza non pubblicata
11/22 2006 Sentenza non pubblicata
12/06 2006 Sentenza non pubblicata
12/06 2006 Sentenza non pubblicata
12/06 2006 Sentenza non pubblicata
12/13 2006 Sentenza non pubblicata
12/13 2006 Sentenza non pubblicata
12/13 2006 Sentenza non pubblicata
12/20 2006 Sentenza pubblicata il 28/05/2007
12/20 2006 Sentenza pubblicata il 28/05/2007

NESSUNO HA MAI FATTO NULLA.

avv. Gioacchino Bàrbera – Bari

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Mail spedita venerdì 14 settembre 2007, alle ore 9.27

Da: Felice Lima, Giudice del Tribunale di Catania.

Gioacchino Bàrbera, le cui mail danno alla lista contributi davvero preziosi, denuncia – con numeri e date – due fatti di enorme gravità:

1. un magistrato che impiega anche PIU' DI QUATTRO ANNI non a celebrare i processi, ma a scrivere le sentenze;

2. che nessuno fa niente dinanzi a questo scempio.

Secondo me non possiamo fare finta di niente e non possiamo limitarci a quello che sento dire sempre in questi casi: "Beh, ma si sa, il collega Tizio è così. Anzi, ora ti racconto una cosa pazzesca che ha fatto il mese scorso ...".

Io mi permetto di proporvi le considerazioni che seguono (precisando che, ovviamente, utilizzo la "denuncia" di Gioacchino come fatto emblematico e prescindendo dalla sua fondatezza o meno e dalla concreta vicenda alla quale si riferisce, che non conosco).

1. Quello raccontato da Gioacchino non è un caso isolato, ma, com'è noto a chiunque frequenti le aule di giustizia, i casi come questo sono MOLTO, TROPPO numerosi.

2. Questo fatto incide enormemente sull'efficienza della giustizia, sulla immagine della giustizia, sulla stima (meglio, disistima) della quale godono i giudici complessivamente.

3. A me pare che questi fatti - sia la condotta del magistrato che non lavora (e non mi interessa proprio di sapere se ha qualche motivo privato per non farlo, perchè lo stipendio ce lo danno per il risultato e non per le buone intenzioni), che il non fare nulla (o comunque nulla di concretamente visibile ed efficace) per porre fine allo scempio - non siano causati da colpe "esterne" alla magistratura (quelle dei politici, le leggi malfatte, ecc.), ma da GRAVISSIME colpe "interne". E credo anche che queste colpe non consistano nella cattiva condotta di Tizio o di Caio, ma nella cultura diffusa nella categoria: l'efficienza non è un dovere, essere capo dell'ufficio si riduce ad avere autista, inviti a teatro e onori vari, ma al momento di rispondere dell'andamento dell'ufficio, la risposta è "Che ci posso fare io", non esiste nel nostro ambiente quel "controllo sociale diffuso" che invochiamo sempre per i politici e la società civile, continuiamo a salutare e prendere il caffè con colleghi notoriamente inefficienti (per non dire peggio).

E, soprattutto, con riferimento al dibattito di questi giorni, non sembra proprio che l'A.N.M. e le correnti siano impegnate in alcun modo in una campagna politica e culturale interna alla magistratura che contrasti questo stato di cose (e mi sembra ovvio che non può essere considerata "campagna politica e culturale" stilare programmi e pubblicare documenti generali e generici su cosa vorremmo fare se potessimo e soprattutto se la nostra corrente avesse più voti).

L'A.N.M. e le correnti sono costantemente impegnate a "cercare voti", per "fare eleggere" "ottime persone" che, "quando saranno diventate maggioranza", "cambieranno il sistema".

Ma il quesito è: c'è più speranza che le cose cambino votando per Tizio o Caio oppure sarebbe più utile impegnarsi a fare una massiccia campagna culturale interna alla categoria per diffondere l'idea che la giustizia va male in grande parte per colpe "di altri", ma in altrettanto grande parte per colpe "nostre"?

Mi sembra anche ovvio che campagne culturali del genere siano difficili perchè mettono in pericolo i consensi elettorali "interni".

E, a proposito del dibattito sull'ufficio stampa, per l'immagine della magistratura è più utile/necessario un grande giornalista o che qualcuno faccia smettere fatti come quello raccontato da Gioacchino Bàrbera?

In altre parole, quanto nuoce all'immagine della magistratura che fatti come quelli accadano numerosi e del tutto impunemente?

A questi quesiti alcuni hanno risposto in questi giorni dicendo sostanzialmente:

1. non ci sono sistemi che risolvano il problema: quello che abbiamo messo su noi è l'unico sistema possibile;

2. queste cose non dipendono dal sistema: il sistema è solo frutto della somma di tanti singoli.

Si potrebbero richiamare intere biblioteche di trattati di sociologia e politologia per smentire questi assunti, ma mi limito a dire, con tutto il rispetto per chi le ha esposte, che queste a me paiono risposte palesemente errate e in contrasto con l'evidenza logica delle cose.

E' ovvio, infatti, che la qualità della vita di una città è frutto della somma delle azioni di questo e quel cittadino, ma è altrettanto ovvio, a mio modesto parere, che le differenze abbastanza evidenti tra Bolzano e Catania (per fare due fra i tanti esempi possibili), in termini di ordine del traffico, di pulizia delle strade, di efficienze dei servizi, di efficienza degli uffici giudiziari, ecc., non dipendano dal fatto che i Bolzanini sono per natura buoni e i Catanesi per natura cattivi, ma dal fatto che a Bolzano si è diffusa una cultura civica di un certo tipo e a Catania no.

E la diffusione di questa cultura è frutto di scelte "politiche" (nel senso più ampio e nobile della parola).

Se il sindaco di una città (mettiamo, per esempio, Bolzano) ha come obiettivo il bene della città, fa una cosa. Se, invece, (mettiamo, per mera ipotesi, a Catania) ha come obiettivo ottenere e mantenere consenso elettorale a questo o quel partito, non potrà fare la stessa cosa dell'altro e non potrà servire la causa della sua città.

Nostro Signore (e mi scuso per questa citazione che spero non blasfema) disse: "Nessuno può servire due padroni, o odierà l'uno e amerà l'altro,o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire Dio e mammona".

Questo mi sembra il problema più grosso: se il nostro "padrone" è "ottenere voti per essere eletti o fare eleggere" a questo altare – che ce ne rendiamo conto o no, che lo capiamo o no, che lo vogliano o no – sarà sacrificato tutto.

Da che la/le conosco, l'A.N.M. non ha una vera vita (essendo solo l'"involucro" delle correnti: e questa è già una colpa gravissima) e le correnti spendono tutta intera la loro (di vita) a cercare voti per le elezioni prossime e meno prossime. Questa attività impegna tutto il loro "cuore" e non lascia libero né tempo né energie ed è intrinsecamente del tutto incompatibile con il fare ciò che davvero servirebbe.

E "ciò che davvero servirebbe" è sempre rinviato a "domani", è sempre "nei programmi", in quei programmi che si realizzeranno "quando saremo di più al potere".

A nessuno sembra venire in mente che il problema - nostro, ma anche della democrazia in genere - non è quello di andare o no al potere, ma di ottenere, con dinamiche diverse dall'appiattimento sulla questione "voto", che chiunque sia al potere lo usi secondo le regole.

Un caro saluto.

Felice Lima

P.S. - Ma ve l'immaginate che grande efficiacia avrebbe – sotto tutti i profili – che l'A.N.M. (il famoso C.D.C. per il quale è così importante votare) prendesse con il suo permesso la mail di Gioacchino Bàrbera e piantasse una grana bestiale, di dominio pubblico, su come può succedere a Bari una cosa del genere?

E perchè non lo fa?

E se non fa questo, a che servono l'A.N.M. e il suo C.D.C.?

A fare filosofia?

A scrivere bei programmi?

A produrre tristissimi comunicati stampa in cui si "auspica", si "depreca", si "stigmatizza"?


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Mail inviata venerdì 14 settembre 2007, alle ore 17.26

Da: Giovanni Giorgio, Consigliere della Corte di Appello di Bari e Componente del Consiglio Giudiziario presso la Corte di Appello di Bari.


Intervengo sulla "questione Bari", sollevata dall'avv. Barbera, nella mia qualità di componente del consiglio giudiziario barese.

Mi sento chiamato direttamente in causa, perchè farei parte- nella mia veste- di quelli che "non fanno nulla" di fronte alla grave inadempienza segnalata,addebitabile ad un collega, in servizio in questo distretto.

Devo innanzitutto evidenziare che potrebbe trattarsi di un collega (di cui per ovvi motivi non faccio il nome, nell'ambito di questa mailing list, perchè potrebbe – tra l'altro – trattarsi di altro magistrato), che di recente ha subito una sanzione disciplinare dal C.S.M., proprio perchè gravemente ritardatario nel deposito di provvedimenti di sua competenza.

Per quanto so, lo stesso è stato anche perentoriamente "sollecitato" dal C.S.M. a depositare tutti i provvedimenti, la cui omissione gli era stata contestata.

Se, invece, il collega in questione è altra persona, l'avv. Barbera dovrebbe segnalare la vicenda anche a questo consiglio giudiziario, oltre che agli altri organi competenti: Presidente del Tribunale o della Corte di Appello o procura Generale della Cassazione), facendo nome e cognome del magistrato, con annessa documentazione.

Ancora una volta, vorrei far presente all'avv. Barbera che il Consiglio Giudiziario di BARI, se coinvolto istituzionalmente nella (presunta) vicenda in questione, farebbe la sua parte (nei limiti delle sue prerogative).

Se le cose (nei nostri uffici giudiziari) vanno male, non è detto che non possano andar peggio.

Ma forse potrebbero andar meglio se – oltre a lamentarsi nelle mailing list – tutti, in positivo, percorressimo le vie istituzionali, per far funzionare meglio i nostri uffici.

Al momento, l'avv. Bàrbera lancia – un po' qualunquisticamente – accuse (quanto meno di complice silenzio) nei confronti di tutta la magistratura barese.

Non voglio fare del banale campanilismo.

Ma mi pare erroneo fare di tutte le erbe un fascio.

L'avv. Bàrbera metta alla prova i competenti organi istituzionali di questo distretto, segnalando in modo circostanziato il fatto.

Se poi nulla accadesse, egli avrebbe certamente ragione. Al momento, me lo consentirà, la sua denuncia è – quanto meno – poco costruttiva.

Giovanni Giorgio


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Mail inviata sabato 15 settembre 2007, alle ore 12.40

Da: Felice Lima, Giudice del Tribunale di Catania.


E' pacifico che il primo ma INDISPENSABILE passo che deve fare qualunque malato per poter sperare di guarire è capire di essere malato e di cosa.

Il caso di Bari segnalato da Gioacchino Bàrbera ma SOPRATTUTTO e DECISIVAMENTE la risposta di un membro del Consiglio Giudiziario di Bari mi sembra possano essere un utile cartina di tornasole delle consapevolezze che ha, o meglio NON HA il "malato magistratura".

Il caso è quello di un (ovviamente anonimo) magistrato di Bari che da quattro anni non scrive un numero molto rilevante di sentenze.

Accade che un cittadino (l'avv. Gioacchino Bàrbera) venga qui e ci spedisca l'elenco delle inadempienze del collega (presumo, peraltro, un elenco del tutto parziale e riduttivo) e si dolga che questo fatto è noto e nessuno fa niente (il buon Bàrbera, peraltro, non fa questa "denuncia" per un qualche interesse privato, ma per dare un contributo a un dibattito che qui si cerca di fare, ma che appare antipatico, perché secondo alcuni fa si che questa mailing list non sia più il dolce e ameno posto delle fragole che era quando ci si limitava a fare propaganda. E fa la "denuncia" perché se dice le cose senza denuncia subito gli danno del qualunquista e lo sfidano a fare nomi. Poi quando fa nomi … gli danno del qualunquista e basta).

A questo punto interviene un nostro collega che siede nel Consiglio Giudiziario di Bari (dunque, non un magistrato qualunque, ma un "dirigente" incaricato di una parte del "governo autonomo" della magistratura), Giovanni Giorgio, e, invece di dire cose tipo "avvocato ci deve tanto scusare, siamo tanto mortificati, davvero non andrò a dormire stanotte se non avrò pensato a una qualche possibile soluzione del suo problema", gli dice:

"Io sono tra i potenziali responsabili e quindi mi sento chiamato in causa.

Lei è "un po' qualunquista"
[sembra assurdo, ma ha proprio scritto così] e comunque "quanto meno poco costruttivo" [mah!!!??? Ormai le parole si possono usare indipendentemente dal loro significato].

I casi sono due:

1. o il magistrato al quale lei fa riferimento è uno a noi già noto e allora proprio non capisco come lei si permetta di lamentarsi, perché questo magistrato [testualmente] "di recente ha subito una sanzione disciplinare dal C.S.M., proprio perchè gravemente ritardatario nel deposito di provvedimenti di sua competenza" e – addirittura! ma pensa! – "lo stesso è stato anche perentoriamente `sollecitato' dal C.S.M. a depositare tutti i provvedimenti, la cui omissione gli era stata contestata";

2. oppure il magistrato che DA ANNI non deposita le sue sentenze [cioè, per dirla in maniera eufemistica, riceve lo stipendio senza una vera contropartita] è un altro che i vertici della giustizia di Bari non conoscono, e allora, invece di venire qui a dare fastidio e gettare discredito su quelli come me, facesse le denunce così ci pensano gli organi competenti [ovviamente a dargli la sanzione e "sollecitarlo perentoriamente"].

Sappia, comunque, prosegue sempre testualmente Giovanni Giorgio che "SE LE COSE (NEI NOSTRI UFFICI GIUDIZIARI) VANNO MALE, NON È DETTO CHE NON POSSANO ANDAR PEGGIO" [qui è veramente del tutto assurdo, ma ha proprio scritto così. Un magistrato membro di un Consiglio Giudiziario a un avvocato che si duole educatamente e, come dice Stefano Racheli, con il cappello in mano del fatto che c'è un giudice che non scrive sentenze da quattro anni risponde testualmente così. E' evidente che non si rende conto di qual è l'oggetto della discussione e che lo stare al Consiglio Giudiziario gli falsa la prospettiva sul mondo].

Ora io credo che il problema della giustizia e ancora di più il problema dei magistrati (ivi compreso il problema relativo al fatto che in qualche modo i nostri stipendi sembrano eccessivi a politici e cittadini) sta nella prospettiva con cui noi guardiamo le cose.

Dunque, vi propongo di immaginare lo stesso caso con altri mestieri e professioni.

Medico:

Ipotesi Giovanni Giorgio di cui sopra sub 1: "Signora, insomma, ma come si permette! Lei è un po' qualunquista! E' vero, la radiografia del braccio del suo bambino non è pronta. E' perché in questo ospedale il tecnico di radiologia non sviluppa le lastre da quattro anni (questo è il ritardo abituale del nostro collega). Dunque, per favore torni fra tre anni e mezzo che vediamo cosa possiamo fare. E non si arrabbi, perdinci, il tecnico in questione è già stato punito e per di più addirittura sollecitato perentoriamente a sviluppare le radiografie. Comunque torni lo stesso fra tre anni. D'altra parte lei capisce, ora che quello si rimette a lavorare ci vorrà un po' di tempo prima che smaltisca l'arretrato".

Ipotesi Giovanni Giorgio di cui sopra sub 2: "Capperi, ma davvero in questo ospedale le radiografie sono ferme da quattro anni? Porca miseria, e com'è che io che sono direttore amministrativo non ne sapevo niente? Signora, ma mi faccia una denuncia, altrimenti la smetta di imprecare e lamentarsi in maniera poco costruttiva".

"E in ogni caso stia attenta, sa! Perché se le cose nei nostri uffici vanno male, non è detto che non possano andar peggio".

Impiegato (non dirigente, come noi riteniamo di essere) di banca:

Ipotesi Giovanni Giorgio di cui sopra sub 1: "Signor amministratore delegato della Ricconis s.p.a., lei è un po' qualunquista. E' vero che il vostro estratto conto non è disponibile, ma è perché nella nostra agenzia c'è un impiegato che a fare la partita doppia ci impiega tre giorni [in banca quattro anni di ritardo non sono non "fattibili", ma neppure "pensabili"]. Ma non si scaldi, l'impiegato in questione è già stato punito e per di più addirittura sollecitato perentoriamente a chiudere i conti. Comunque provi a richiamarci fra un mesetto che vedremo che si può fare. D'altra parte lei capisce, ora che quello si rimette a lavorare ci vorrà un po' di tempo prima che smaltisca l'arretrato".

Ipotesi Giovanni Giorgio di cui sopra sub 2: "Azz…, ma davvero in questa agenzia gli estratti conto dei clienti sono fermi da quattro anni? Porca miseria, e com'è che io che sono il direttore non ne sapevo niente? Signor amministratore delegato della Ricconis s.p.a., ma mi faccia una denuncia, altrimenti la smetta di imprecare e lamentarsi in maniera poco costruttiva".

"E in ogni caso stia attento, sa! Perché se le cose nei nostri uffici vanno male, non è detto che non possano andar peggio".

Postino:

Ipotesi Giovanni Giorgio di cui sopra sub 1: "Signor Rossi, lei è un po' qualunquista. E' vero che non le consegniamo la posta da quattro anni [a me è successo per meno di un mese e non sapete quante rogne questo mi ha causato], ma è perché il nostro postino lavora quando gli dice la testa. Ma non si scaldi, l'impiegato in questione è già stato punito e per di più addirittura sollecitato perentoriamente a consegnare la posta. Comunque provi a richiamarci fra tre anni e tre quarti che vedremo che si può fare. D'altra parte lei capisce, ora che quello si rimette a lavorare ci vorrà un po' di tempo prima che smaltisca l'arretrato".

Ipotesi Giovanni Giorgio di cui sopra sub 2: "Porc…, ma davvero in questa ufficio postale non si consegna la posta da quattro anni? E com'è che io che sono il direttore non ne sapevo niente? Signor Rossi, ma mi faccia una denuncia, altrimenti la smetta di imprecare e lamentarsi in maniera poco costruttiva".

"E in ogni caso stia attento, sa! Perché se le cose nei nostri uffici vanno male, non è detto che non possano andar peggio".

Per brevità lascio a voi di proseguire gli esempi con farmacisti, camionisti (merci non consegnate per anni), piloti di linea, casellanti di passaggi a livello, impiegati del P.R.A. (il registro automobilistico: targhe ferme da anni) impiegati precari dei call center, e mille altri.

Ma ora è necessario anche cercare di immaginare che lavoro faccia il collega (che non conosciamo, anche se Giovanni Giorgio ci ammonisce dicendoci che potrebbe anche essere fra gli iscritti a questa lista: non si capisce se l'ammonimento serva a difendere noi da eventuali reazioni del diciamo così "collega" o il collega dal turbamento che potrebbe provare se gli diciamo chi realmente è).

Mettiamo che lavori al civile/famiglia: ci saranno un certo numero di persone che da quattro anni aspettano un divorzio per potersi risposare con i nuovi compagni dai quali frattanto hanno avuto due figli che al momento non sono "legittimi".

Mettiamo che lavori al civile/lavoro: ci saranno un certo numero di operai licenziati che da quattro anni attendono di sapere se torneranno o no al lavoro.

Mettiamo che lavori al civile/condominio e vicinato: ci saranno un certo numero di persone che da quattro anni subiscono le immissioni della pizzeria sotto casa e non possono neppure affacciarsi al balcone.

Mettiamo che lavori al civile/eredità: ci saranno eccetera eccetera.

Giovanni (Giorgio) (…) ti chiedo: alla luce delle considerazioni di cui sopra e senza alcun animo polemico, sei ancora convinto che fra noi sia Gioacchino Bàrbera quello "un po' qualunquista" e comunque "poco costruttivo"?

Inoltre (con riferimento al tema della comunicazione e della nostra immagine, di cui si è parlato nei giorni scorsi ipotizzando anche di assumere un curatore di immagine): la tua risposta a Bàrbera ti sembra ci faccia fare una bella figura?

E ti chiedo ancora: i magistrati cosa credono di essere: impiegati di terz'ordine di un'amministrazione inutile, oppure nobili custodi di grandi valori costituzionali?

E se fossero la seconda cosa, come è possibile che fra loro accadano cose che MAI POTREBBERO ACCADERE e addirittura in alcuni casi NEPPURE ESSERE PENSATE presso i postini, gli impiegati di banca, i camionisti, i tecnici di radiologia, ecc.?

E ti chiedo ancora: che stipendio prendono i postini, i camionisti e i magistrati?

E ancora: secondo te gli utenti della giustizia che aspettano da quattro anni una sentenza (bada la sola sentenza, non l'intero processo, per il quale lo stimato-collega-forse-iscritto-a-questa-lista avrà fatto passare altri sei/sette anni) con chi stanno, con te che dal posto che occupi scrivi mail come quella che sto commentando o con Padoa-Schioppa che ti vuole ridurre lo stipendio?

E infine: non ti viene il dubbio che forse tu e tanti come te avete un'idea della magistratura un po' antiquata? che forse ancora non vi siete resi conto che il cittadino da noi non vuole l'"esercizio di un potere" (nel senso borbonico del termine), ma la "prestazione di un servizio" e di un servizio non dico "efficiente" (perchè se chiedi questo ai magistrati quelli si offendono subito) ma almeno "decente"? E il tuo approccio ai nostri problemi ti sembra costruttivo?

E a tutti quelli che abbiano avuto voglia di arrivare fino a qui chiedo: ma siete veramente sicuri che problemi come quelli che emergono dalla mail di Giovanni Giorgio li risolveremo votando per qualcuno al C.D.C. e non piuttosto iniziando finalmente (con immenso ritardo) un'opera di rieducazione culturale dei magistrati/come si permette/lei dicendo queste cose offende me e tutti/faccia le denunce nelle sedi competenti/è già tanto che alcune sentenze le facciamo/con questi mezzi altri avrebbero già chiuso?

Prima di concludere resta da precisare – benché a me appaia già ovvio – che il problema di cui ci stavamo occupando quando Gioacchino ha inviato la sua mail non era quello di quel singolo magistrato lì (di cui non so nulla e che potrebbe avere tutte le ragioni del mondo a noi ignote, essendo il caso stato utilizzato solo a scopi didascalici e infatti lasciato del tutto anonimo), ma quello della magistratura nel suo insieme.

Quindi, io:

1. non ho nulla contro l'anonimo magistrato di cui hanno parlato Bàrbera e Giorgio, che ho preso in considerazione qui solo come caso ipotetico e del tutto astratto;

2. sono convinto che alla magistratura non serva approfondire la vicenda di quel magistrato, che in ipotesi ben potrebbe avere tutte le ragioni del mondo;

3. credo che i magistrati dovrebbero riuscire a parlare dei loro problemi senza dichiararsi continuamente offesi e sfidare chi parla a "fare nomi e cognomi";

4. credo che il problema da indagare sia non il magistrato in questione, ma la reazione della magistratura tutta e di Giovanni Giorgio in particolare – anche lui emblematicamente considerato – dinanzi ai numerosissimi casi come questo che ci sono in giro per i tribunali e le corti della penisola.

Un caro saluto.

Felice Lima

P.S. - Chiedo a Gioacchino Bàrbera e a Giovanni Giorgio l'autorizzazione a pubblicare le loro mail anche fuori da questa mailing list.

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Mail inviata sabato 15 settembre 2007, alle ore 20.09

Da: Giovanni Giorgio, Consigliere della Corte di Appello di Bari e Componente del Consiglio Giudiziario presso la Corte di Appello di Bari.


Chiamato astiosamente in causa dal collega Lima, replico.

Innanzitutto, dopo aver appreso dall'avv. Bàrbera a quale collega si riferisse, mi sono preoccupato di raccogliere informazioni in proposito (ancor prima della reprimenda del collega Lima).

Ho potuto , così, apprendere che il collega in questione , dopo aver subito un primo procedimento disciplinare, è attualmente sottoposto ad altro procedimento disciplinare, la cui definizione è stata sinora ritardata da ragioni procedurali (difetto di notifica e poi impedimento dell'interessato).

Mi pare, quindi, che non si possa parlare – per rispetto della verità – di "inerzia" dei competenti organi istituzionali. Né, tanto meno, è sostenibile che "nessuno fa niente", come proclama anche il collega Lima, che si associa all'avv. Bàrbera.

Se sono stati attivati due procedimenti disciplinari, evidentemente non c'è stato un complice silenzio

L'azione disciplinare doveva essere più tempestiva? Il collega doveva essere sospeso cautelarmente? Questo non lo so, in assenza di notizie più precise in proposito (non essendomi istituzionalmente possibile accedere alla documentazione disciplinare).

All'avv. Bàrbera ho fatto presente – come già in precedente occasione – che, in assenza di precise segnalazioni scritte – il Consiglio Giudiziario non può attivarsi disciplinarmente anche per verificare eventuali inerzie dei competenti capi-uffici (art. 14, comma 4, d. leg. d. leg. n. 109/06).

Né credo che possa chiedere di discutere della questione, in seno al C.G., perchè se n'è parlato in una mailing- list!

L'avv. Bàrbera ha sostenuto che "tutti", all'interno della C.D.A. di Bari, "sapevano" della vicenda in questione, perchè notoria.

Tale affermazione non risponde al vero.

Ad esempio, io – che lavoro nel settore penale e non in quello civile – non ne sapevo gran che, come molti altri colleghi baresi.

E credo che sia esperienza comune per chi lavora in uffici giudiziari medio-grandi la mancata conoscenza dei fatti (o misfatti), che accadono in settori diversi da quelli in cui ciascuno di noi lavora.

All'avv. Bàrbera – che mi consta essere un professionista attento – volevo e voglio far presente che non bastano le invettive lanciate in una mailing list per risolvere i problemi.

Per far funzionare meglio le istituzioni giudiziarie, è necessario che le eventuali distorsioni ed inadempienze vengano segnalate formalmente ai competenti organi di vigilanza sui magistrati, anche dagli avvocati. In questo senso lamentavo (e lamento) un suo atteggiamento(istituzionalmente) non costruttivo.
Mi rendo perfettamente conto che ritardi quadriennali o anche annuali (se veri) sono fatti gravissimi (a Bari, come in qualunque altro ufficio giudiziario).

Ma se anche vi sono tuttora ritardi od omissioni nell'esercizio dell'azione disciplinare, al consiglio giudiziario è precluso intervenire , in assenza di formali doglianze da parte degli interessati.

Che poi - come segnalato su questa mailing list anche da altri colleghi che hanno lavorato e lavorano nei consigli giudiziari – vi sia, all'interno della magistratura – un diffuso atteggiamento corporativo (da parte di capi uffici e non) è circostanza vera, ma che va opportunamente contrastata nelle sedi istituzionali "di base".

Tanto mi sforzo di fare modestamente insieme ad altri colleghi, anche non appartenenti al gruppo associativo cui sono iscritto da oltre venti anni (ossia Magistratura Democratica) e che ritengono – come me – che non basta lamentarsi per cambiare le cose.

All'avv. Bàrbera ricordo che – a seguito di altra precedente sua e-mail, con cui segnalò (su altra mailing list) disfunzioni nel funzionamento di una Sezione di questa Corte di Appello – intervenni con una mail, riferendo quanto avevo visto personalmente (trattandosi di fatto – questo sì – da me constatato con i miei occhi).

A seguito di quella mail, qualche collega mi ha accusato di "leggerezza" e di indebito "collateralismo" nei suoi confronti.

Ma allora ritenni che, avendo constatato personalmente quella disfunzione, non si potesse tacere.

Oggi mi "becco" le invettive e le battute ironiche del collega Lima, che (evidentemente) mi ritiene – con "la mia bella mail" (bontà sua), inquilino (del sottoscala) del "Palazzo corporativo" e "dei meccanismi correntizi", che vuol demolire.

Pazienza!

Il ricoprire ruoli istituzionali implica che si debbano subire delle critiche.

Ma allora come oggi, avv. Bàrbera, le evidenzio che le istituzioni giudiziarie potranno funzionare meglio solo se non ci limitiamo a protestare in privato (come, nei fatti, è anche partecipando al dibattito di una mailing list), ma se lo facciamo – fattivamente – nelle competenti sedi istituzionali, non lanciando indiscriminate accuse di inerzia nei confronti di tutti i magistrati.

In questo senso mi lamentavo del fatto che lei fosse "poco costruttivo" e che non contribuisse efficacemente a far funzionare meglio l'ufficio giudiziario barese.

Lei è "incazzato" (come i suoi clienti) per i ritardi avvenuti nel deposito delle sentenze da lei indicate . Ha ragione.

Ma non basta essere arrabbiati per cambiare le istituzioni. Mi scusi la banale considerazione.

Non intendo replicare al collega Lima, che ha voluto anche ironizzare sulla mia mail, assumendo, peraltro, che avrei lanciato degli ammonimenti (?) e cercando anche – bontà sua - "d'immaginare che lavoro faccia" ...

Evidentemente abbiamo modi di pensare diversi.

Ovviamente autorizzo il collega Lima a diffondere su altre mailing list e anche urbi et orbi la mia precedente mail e anche questa.

Giovanni Giorgio

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Mail inviata mercoledì 19 settembre 2007, alle ore 15.30

Da: Stefania Barbagallo, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Catania.


Vorrei intervenire nell’animato dibattito scaturito dalla vicenda di Bari segnalata dall’avv. Barbera, per dichiarare la mia totale solidarietà al collega Lima che, con un tono forse un po’ ironico ma non certo offensivo, ha mostrato il suo stupore per l’intervento del collega Giovanni Giorgio.

Anch’io, devo dire, sono sbalordita da alcune affermazioni del collega di cui con grande sincerità non ho capito neanche il senso.

Se alcune sue considerazioni possono risultare ai miei occhi “politicamente” sconvenienti, ma è pur sempre la mia modesta opinione, altre mi sembrano davvero incredibili come quella “se le cose vanno male non è detto che non possano andare peggio”, ma cosa è una minaccia? O qualcosa del tipo “meglio un collega che non scrive sentenze da 4 anni piuttosto che uno che non ne scrive da 6 o più”? Ma cosa voleva dire?

Anch’io come tanti intervenuti nel dibattito mi chiedo in quale altro settore di servizi è possibile tutto ciò?

Come si può accusare l’avv. Bàrbera di non avere denunciato per le vie istituzionali un fatto che era sotto gli occhi di tutti e che comunque doveva, non poteva non esserlo, di conoscenza del capo dell’ufficio di appartenenza del collega? Anche nei suoi confronti è stato attivato un procedimento disciplinare?

Io credo che l’avv. Bàrbera, oltretutto, abbia segnalato il caso soltanto come uno dei tanti esempi di inefficienza, forse più grave di altri ma non certo sporadico, magari dando per scontato che un procedimento disciplinare era già stato attivato, ma certo questo non può ritenersi sufficiente per dire che si è fatto qualcosa, qualcosa di tangibile! Il collega è ancora lì al suo posto e le sentenze, che gli utenti aspettano da anni (chissà quanto saranno durati i processi!), non ci sono ancora, né ci sono speranze di vederle presto, salvo la tanto temuta distribuzione del carico di lavoro del collega inerme tra altri colleghi!

A me utente cosa me ne frega se è stato attivato o no il procedimento disciplinare, io chiedo all’avvocato come è finita la mia causa e non riesco a credere che mi si risponda che da 4 anni nulla è cambiato!! Sempre che la decisione dopo tutto questo tempo possa dirsi ancora utile!

Mi stupisce davvero che il collega P., di cui ho sempre apprezzato e condiviso tutti gli interventi, affermi che questo può dirsi un caso isolato, se no siamo alla frutta! Ma dove? E’ sicuro di lavorare a Napoli o sull’isola che non c’è?

Ma vi è mai capitato di essere stato per sventura utente della giustizia?

A me si ed è sempre stata una tragedia! Anni ed anni di inutili attese e persino io, che oltre ad essere un cittadino sono un magistrato, non riuscivo davvero a credere alle risposte del mio avvocato!

Anche io come il collega B. non ho più il coraggio di dire ad amici e parenti che si lamentano di gravi inefficienze subite che queste rappresentano un’eccezione, anche perché, se vogliamo toglierci la maschera dell’ipocrisia, sappiamo benissimo che è una menzogna! E vi prego se qualche componente del Consiglio Giudiziario di Catania leggerà mai questa mail non mi venga a chiedere i nomi! Li vada a chiedere ai capi degli uffici o ai capi dei capi!!!

Quanto alla domanda del collega P., cosa si poteva fare di più dell’avvio del procedimento disciplinare, la risposta è: se davvero non lo sappiamo siamo alla frutta, l’autogoverno è fallito e l’affidamento ad altri della gestione della magistratura è forse divenuta davvero inevitabile!

Stefania Barbagallo, Sostituto Procura per i Minorenni di Catania, ma ancor prima cittadino indignato.


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Mail inviata giovedì 20 settembre 2007, alle ore 19.14

Da: Giuseppe Bianco, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria.


Eh , si! ACCADDE a Bari.

Perchè la vicenda di cui si discute è DI GIA' – credo di aver letto – all' esame del C.S.M..

Se così è , di cosa si discute? Quale scandalo sarebbe successo? Perchè parlare di "mutismo generale"?

In tutta Italia ci sono ritardi di quattro anni? Non credo.

Un po’ di catastrofismo in meno non guasterebbe, ecco tutto.

Giuseppe Bianco

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Mail inviata martedì 25 settembre 2007, alle ore 15.41

Da: Giuseppe Bianco, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria.


Con incrollabile determinazione e granitica ostinazione , l' avv. Bàrbera insiste nell'inondare le varie liste con le megastatistiche relative ai ritardi di un collega di Bari.

Nessuno può impedirglielo . E' un suo sacrosantissimo diritto.

Però – nel vocio assordante dei colleghi di tutta Italia che gridano alla scandalo della giustizia barese – continua a sfuggirmi il punto essenziale della vicenda.

DOMANDA: ma è vero o no che il collega è DI GIA' sottoposto a verifica disciplinare da parte del C.S.M.?

Se così è, a cosa serve insistere sul punto? Dove sarebbe il "mutismo generale"?

E se invece è vero che "nessuno ha mai fatto nulla" come dice l' avv. Bàrbera, perchè non fa lui la cosa più semplice e doverosa, cioè denunciare ufficialmente la cosa agli organi di vigilanza, anzichè affidarsi alla piazza affollata delle mailing list?

Se invece l' avv. Barbera ha DI GIA' fatto ciò che è suo diritto e suo dovere, ovvero la denuncia formale a chi di dovere, allora ecco ciò che mi pare un buon consiglio:

Si sieda , avvocato.

Si metta tranquillo.

E aspetti che le cose facciano il loro corso.

Altrimenti, l'impressione è che non si voglia tanto la soluzione della vicenda ma solo che il collega in questione (che non conosco ) venga appeso al pennone più alto della nave.

Quando i pompieri sono già al lavoro, non serve a granché continuare a gridare al fuoco.

:-)

Giuseppe Bianco

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Mail inviata martedì 25 settembre 2007, alle ore 18.10


Da: Giuseppe Bianco, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria.


Cari colleghi, non per fare l' avvocato del diavolo: i ritardi mi sembrano enormi (tre, quattro anni).

Non è che magari il collega viveva o viva una situazione personale o familiare difficilissima?

Qui a R.C. avemmo – anni fa – una storia di ritardi simili.

Il collega responsabile era un giovane collega.

Non era felice.

E qualche anno dopo finì suicida.

La vita di ciascuno è un po’ un mistero. E va trattata con delicatezza.

Ecco perchè non amo le gogne a priori.

Ecco perchè non mi piace molto che questo (sconosciuto) collega di Bari venga additato come la vergogna della categoria con tale insistenza.

Ha lavorato male.

Il C.S.M. interverrà.

Chi ne è stato danneggiato potrà rifarsi. Se vorrà.

Non andiamo a caccia di mostri su cui rovesciare tutte le colpe del mondo.

E – soprattutto – del nostro mondo.

:-(

Giuseppe Bianco


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Commento finale.

La magistratura ha due problemi:

1) che è così;

2) che non se ne accorge!



6 commenti:

Anonimo ha detto...

La cosa più rivoluzionaria di questi ultimi pazzeschi anni italiani che vedono il tracollo di tutte le istituzioni Sanità e medici università e docenti politici Presidenti di Regioni insomma tutte le istituzioni al completo sfascio e fra tutte non esente la magistratura, ripeto, la cosa più rivoluzionaria è QUESTO BLOG dove si è materializzata l'agognata possibilità di instaurare un contatto con magistrati che per la prima volta prendono in considerazione anche un'autocritica al sistema di cui fanno parte:Io ho sempre creduto nella Giustizia e non mi volevo arrendere al fatto di doverne considerare la disfatta: Vi prego di continuare questa importante opera e di far sentire la vostra voce allorchè leggi che complicano il vostro lavoro siano corrette e non subite: C'è nella storia della giurisprudenza un bagaglio prezioso di splendide decisioni che sanno anche aggirare certe leggi figlie della corruzione: La Magistratura e il diritto sono la nostra vera civiltà: Gli omuncoli vanno e vengono:Vi prego di risorgere con uno scatto di orgoglio.

"Uguale per tutti" ha detto...

Gentile Alessandra,

grazie di cuore per il Suo prezioso incoraggiamento.

Possiamo chiederLe se potrebbe inviarci al nostro indirizzo di posta elettronica (che si trova in un link a metà della sidebar di destra del blog) un Suo indirizzo al quale scriverLe per approfondire il tema da Lei trattato?

Mille grazie.

La Redazione

Anonimo ha detto...

La risposta del consigliere Giovanni Giorgio e anche, sulla stessa linea, quella del sostituto procuratore Giuseppe Bianco ai dati cronologici diffusi dall'avv. Bàrbera, hanno il pregio di confermare nel modo più plateale la gravità del problema, che sottende il caso "denunciato".
La pretesa di sminuire il rilievo di quel caso (non certamente in sè, ma ai fini della discussione generale) e di invitare a sedere tranquillo chi lo "denuncia" in attesa del corso della giustizia, appare paradossale, non appena si considerino le motivazioni, che sorreggono quella pretesa:
1 - il magistrato avrebbe "di recente subito una sanzione disciplinare dal CSM" : atterriti dal pensiero circa la gravità della sanzione, ci limitiamo ad osservare che un provvedimento adottato "di recente", a fronte di quattro anni di ritardo e di un elenco interminabile di processi in fase di decisione, appare un tantino tardivo ... come dire, quando i buoi sono scappati o (che questo valga quale augurio di lunga e serena vita, con tutti gli scongiuri possibili) le parti sono defunte o hanno divorziato in altro modo.
Illuminante, circa la percezione del tempo e della sua importanza per gli utenti dela Giustizia, si rivela il commento del dr. Giuseppe Bianco : "quando i pompieri sono al lavoro, è inutile gridare al fuoco"...
Ma, dopo quattro anni, che fuoco vanno a spegnere i pompieri ????
2 - L'invito, da parte di un componente del Consiglio Giudiziario a segnalare operato, nome e cognome del magistrato, che appartiene allo stesso Consiglio che dovrebbe esercitare il controllo, non necessita di commenti, se non quello espresso nel blog : "la magistratura ha due problemi: 1) che è così, 2) che non se ne accorge".
In conclusione, certe reazioni hanno il merito, certo non voluto, di confermare la necessità e la fondatezza - a prescindere dal caso concreto, a noi tutti sconosciuto e, soprattutto, irrilevante in questa sede - della "denuncia" e, particolare non trascurabile, danno la misura del coraggio dell'avv. Bàrbera nell'esporre il proprio nome.
Per fortuna, interventi proprio di magistrati, quali quelli del Dr. Lima e della Dr.ssa Barbagallo, danno l'importantissima prova del fatto - di cui siamo tutti ben certi e consapevoli - che i due problemi non riguardano tutta la Magistratura. Che questi interventi siano così espliciti e pubblici è un fatto, che dà a noi cittadini la speranza di una svolta.
Quindi, grazie all'avv. Giacchino Bàrbera e, ancor più, ai Magistrati Felice Lima e Stefania Barbagallo.
Guido Fugazza, Como, avvocato.

"Uguale per tutti" ha detto...

Grazie di cuore a Lei, avvocato Fugazza, per l'attenzione che ci presta e l'amicizia che ci dimostra.
Speriamo di sapere meritare entrambe.

La Redazione

Anonimo ha detto...

8 genn. 2008
La reazione di dirigenti responsabili della magistratura agli articoli ed alle mail di Lima, nonche' alle rivelazioni di Barbera, danno motivo alla disperazione di chi vuole un Paese migliore, o anche soltanto decentemente civile. Questa verita' tremenda, "la magistratura e' cosi' e non se ne accorge", induce a lasciare ogni speranza.
L'autogestione disciplinare della magistratura e', agli occhi dell'utente, ossia del comune cittadino, un'atroce presa in giro. Un ingegnere, progettista o direttore, dei lavori, i cui errori sono causa di danni, e' soggetto alle ordinarie leggi civili e penali, che includono carcere e radiazione dai rispettivi ordini professionali; cosa vera anche per medici e per avvocati, nonche' per altri professionisti. Se un magistrato non ossequia le norme procedurali, o persino sbaglia clamorosamente le sentenze, che deterrente sanzione c'e'per lui? Viene radiato dalla magistratura? Perde il suo stipendio? Paga multe rovinose? Non diventera' mai magistrato di Cassazione? O subira' un rimporvero solenne e, alla peggio, un trasferimento?
Questo terribile guaio di una magistratura sottratta a qualsiasi controllo democratico, cioe' effettuato da parte dei cittadini o da organi rappresentativi della cittadinanza tutta, cioe' della legge democratica che altri burocrati, professionisti, artigiani nell'esercizio del proprio mestiere debbono ossequiare, pena sanzioni talora catastrofiche, ritengo che sia forse la ragione piu' grave dell'involuzione civile del Paese. Che deterrente efficace esiste per magistrati dal comportamento oltraggioso delle norme che riguardano il servizio che il magistrato deve svolgere?

Mario Ludovico, Poznan (Polonia)

Francesco ha detto...

E' possibile sapere quale sanzione è stata inflitta al magistrato dal CSM?

Cordiali saluti,
Francesco