venerdì 17 marzo 2023

Il chattismo finalmente all'attenzione del Csm


Novità molto importanti, questa settimana, al Csm.

Dopo quello che fonti ben informate hanno definito come un profondo e franco confronto, la quinta commissione, ossia quella che si occupa dei conferimenti degli incarichi direttivi e semi-direttivi,  ha deciso - all’unanimità – di adottare come protocollo di lavoro quello di acquisire sempre, per ciascun candidato semidirettivo/direttivo, le eventuali chat con Luca Palamara che lo dovessero riguardare onde valutarne i c.d. prerequisiti (imparzialità, indipendenza, equilibrio).

Si tratta, per il vero, di dati già presenti presso il CSM che, peraltro, nella scorsa consiliatura, sono stati usati, quando lo sono stati, asimmetricamente (studiatamente contro alcuni, sapientemente ignorati per talaltri…).

La commissione ha anche espresso l’intenzione di avviare al più presto una discussione generale dell’intero Consiglio sui riflessi deontologici del “chattismo “, nella prospettiva di proporre una circolare che vieti ai magistrati di intercedere presso i consiglieri - per sè o per altri - ai fini dell’ ottenimento di  incarichi o vantaggi personali.

Se tale circolare dovesse vedere la luce sarà sicuramente lecito per i magistrati segnalare ai consiglieri i problemi del proprio ufficio onde ricevere sollecite risposte e ausilio dall’istituzione consiliare; ma vietato darsi alle “auto/etero petulanze”, in conformità, del resto, al progetto di codice etico dei vari CSM europei della Rete Encj.

Il risultato peraltro sconfesserebbe la famigerata direttiva dell’ex procuratore generale Salvi che aveva escluso la rilevanza disciplinare delle autopromozioni, anche se petulanti.



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domenica 5 marzo 2023

Valutazioni non professionali.



di Nicola Saracino - Magistrato  

Ma è mai possibile che secondo il CSM quasi tutti i magistrati vadano promossi?

Uno dei luoghi comuni più abusati è proprio quello che spaccia l’elevata percentuale di valutazioni positive del merito dei magistrati come una disfunzione. 
 
Viene taciuto che la valutazione periodica non può essere vista come un concorso selettivo.
 
La selezione è avvenuta a monte attraverso uno dei concorsi da sempre riconosciuto tra i più impegnativi per i laureati in giurisprudenza. Talmente selettivo che molte volte non si coprono neppure tutti i posti banditi, una percentuale resta scoperta per assenza di “idonei”, nonostante di solito vi partecipino un numero di aspiranti almeno dieci volte superiore ai posti da coprire. 

La valutazione quadriennale alla quale ogni magistrato è sottoposto dopo aver superato il concorso di ammissione serve, innanzitutto, ad intercettare quelle ipotesi di inidoneità sfuggite alle maglie già molto strette del concorso di accesso in magistratura: si potrebbe verificare, nonostante la serietà del concorso, che qualcuno lo abbia superato per una soffiata della buona sorte, al di là dei suoi meriti effettivi. 

Basteranno pochi anni, o anche solo pochi mesi, per scoprire che Gastone non può scrivere sentenze né muovere accuse.

Ipotizzare che le valutazioni della professionalità servano a stilare una graduatoria di bravura dei magistrati è il primo degli equivoci  sui quali si agita la polemica che periodicamente fa capolino sui media. 

I magistrati si distinguono tra loro solo per diversità di funzioni, alle quali devono essere idonei. 

Nel sistema delineato dalla riforma cd Mastella le valutazioni di professionalità non servono a dare un voto all’attività del magistrato, ma soltanto a verificarne la persistente idoneità al ruolo. 

Tanto è vero che l’esito di quella verifica può assumere soltanto tre valori: positivo, non positivo, negativo. 

Non esiste, nella legge, il compito di graduare il merito del magistrato in quella specifica sede della valutazione quadriennale della professionalità. 

Per esprimere il giudizio positivo al CSM basta verificare che tutti i parametri di valutazione  raggiungano un livello di sufficienza.  

La legge non prevede, né a mio avviso ammette, che la valutazione possa spingersi ad una ulteriore graduazione dei giudizi come avverrebbe a scuola: discreto, buono, ottimo è un fuor d’opera in relazione alla funzione di quella valutazione che, s’è detto, è soltanto quella di verificare la persistente idoneità del togato a svolgere la funzione di magistrato. 

Ad un giudizio non positivo segue un periodo di ulteriore verifica di un anno ed a quello negativo di due anni per porre l’interessato nella condizione di rimediare alle “insufficienze”.

Un graduazione è prevista soltanto per queste ultime, infatti. 

Perché solo quella “grave” giustifica una valutazione negativa. 

Se, dopo il biennio previsto dalla legge, quella insufficienza non è colmata al magistrato viene tolta la toga, è dispensato dal servizio, cioè licenziato. 

Indubbia la drammatizzazione del tema. 


Per questo la legge si è presa cura di indicare specificamente le “materie” sulle quali si esercita la valutazione svolta dal Consiglio Superiore della Magistratura, esse sono la capacità, la laboriosità, la diligenza e l’impegno. Sempre la legge indica il dovere del CSM di ancorare il giudizio a dati oggettivi, per evitare che la valutazione di professionalità divenga uno strumento di indebita pressione sulla toga.

A quelle materie il CSM, con le sue circolari, ne ha aggiunte di ulteriori, non previste dalla legge e le ha chiamate  “prerequisiti”: si entra nel vago, nell’insondabile,  spesso nell’arbitrario. 

Indipendenza, equilibrio, imparzialità.

Doveri la cui violazione è già sanzionata disciplinarmente, con fattispecie punitive che di facciata dovrebbero essere “tassative”, vale a dire ben descritte dalla legge proprio per evitare l’arbitrio del giudice (che poi è sempre il CSM, in una sua articolazione). Ed il codice disciplinare già prevede autonomamente la sanzione della rimozione dall’ordine giudiziario, nei casi più gravi. 

Queste materie (i cd. prerequisiti), pur non previste dalla legge, sono quindi entrate nel vaglio quadriennale dell’attività del magistrato, purtroppo con l’avallo - non sufficientemente meditato -  del giudice amministrativo, al quale basta che il rilievo mosso dal CSM al magistrato in sede di valutazione di professionalità appaia “verosimile”, cioè non serve la prova, a differenza di quanto avviene nel giudizio disciplinare (si veda, ad es. TAR Lazio 12567/2022).   

Messa così la valutazione diventa autentica clava non regolamentata nelle mani del potere correntizio che domina al CSM, tanto da sfociare in un, vago quanto temibile, “giudizio globale sulla personalità del magistrato” (Tar Lazio, già citato). 

Il potere correntizio è qui evocato perché sovente, anzi quasi sempre, anche una valutazione di carattere tecnico qual è quella sulla professionalità viene assunta sulla base di votazioni settarie, faziose, nel senso che tutti i membri di un gruppo (di potere)  esprimono lo stesso voto.  

Perché il CSM non è come la commissione del concorso di accesso in magistratura.

Il CSM, a differenza della commissione di concorso, è elettivo, sbandiera e rivendica la sua “politicità”.

Politicità che si riversa anche in compiti che la legge vorrebbe invece esclusivamente tecnici ed ancorati a dati oggettivi.

Dopo questi cenni si può dar conto di una polemica “politica” sollevata da una pratica recentemente esaminata dal CSM e che riguardava un magistrato attinto da sospetti di collusione con ambienti criminali, sospetti del tutto fugati sia in sede penale che disciplinare: quel magistrato si era cioè difeso negli ambiti nei quali è previsto che gli si possano muovere accuse specifiche, quella penale e quella disciplinare. 

Il CSM, alla fine, ha riconosciuto il positivo superamento della valutazione di professionalità, ma “a maggioranza”. 

I componenti di un gruppo di potere magistratuale, di una corrente denominata AreaDG, volevano rimuovere quel magistrato, cogliendo l’occasione di una valutazione che una dissennata giurisprudenza amministrativa consente si svolga sulla base della mera verosimiglianza dell’addebito, esclusa ogni necessità di provare specifiche accuse. 

Di quell’opzione “politica” si fa vanto quel gruppo accusando - neppure velatamente - gli altri componenti del CSM di non affrontare la "questione morale", per giunta  in una sede puramente tecnica  quale dovrebbe essere quella in discorso, a garanzia non del singolo magistrato ma dell'indipendenza di tutti i magistrati.   

Se ne ha conferma a questo link, nel paragrafo intitolato Le relazioni pericolose di un magistrato in valutazione.  

In quel particolare caso, peraltro, s’era verificato che all’interessato - che con la valutazione negativa avrebbe perso il lavoro - non era stato in pratica neanche dato il “monito” che, per legge, deve precedere la valutazione del biennio decisivo, quello “vitale” che segue una prima valutazione negativa. 

Ciò perché, reputandosi il CSM padrone del tempo e ritardando a suo arbitrio le valutazioni di professionalità, aveva ritenuto di valutare, per licenziare un magistrato, non già il biennio che aveva fatto seguito alla  prima valutazione negativa - come espressamente pretende la legge - ma il biennio successivo al quadriennio già negativamente valutato.  

Il lettore attento, e si spera anche qualche cronista, dispone ora di strumenti di conoscenza ulteriori sul tema della valutazione di professionalità del magistrato, questione che non va decisa per “partito preso” da un CSM politico, ma sulla base della rigorosa applicazione della legge. 


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mercoledì 8 febbraio 2023

Aria nuova al C.S.M.



Da oggi iniziamo la pubblicazione periodica di stringati resoconti delle attività più significative dell’unico consigliere togato indipendente del Csm, in quanto eletto previo sorteggio degli eleggibili.

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 Il 25 gennaio scorso il plenum del Csm ha eletto a maggioranza il proprio vicepresidente nella persona dell’avv. Fabio Pinelli.

Tale votazione è stata preceduta da quella di approvazione della delibera della Commissione Verifica titoli che aveva escluso vi fossero condizioni di ineleggibilità per tutti i consiglieri.

Ebbene, quest’ultima delibera del Csm ha avuto un solo voto contrario, quella del consigliere togato dott. Andrea Mirenda, che si è espresso per l’ineleggibilità del prof. Roberto Romboli.

Il voto del consigliere indipendente è dipeso dalla considerazione che l’art 104, comma 3, della Costituzione prevede che i componenti laici del Csm debbano essere scelti dal Parlamento “tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati dopo quindici anni di esercizio”.

Ebbene, il prof. Romboli è stato professore ordinario di Diritto costituzionale all’università di Pisa dal 1987 al 2021 e dall’ottobre 2022 è professore emerito presso lo stesso ateneo.

Quindi essendo un professore emerito, non un ordinario, non avrebbe avuto il requisito previsto.

Del resto, quando i costituenti quando hanno voluto riferirsi a figure professionali in quiescenza lo hanno detto espressamente.

L’articolo 135 della Costituzione, per esempio, prevede che i giudici della Corte costituzionale possano essere scelti “fra i magistrati anche a riposo, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo venti anni di esercizio”.



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sabato 21 gennaio 2023

Ridateci Fofò.



di Nicola Saracino - Magistrato 

Il terribile virus paralizzava il Paese. 

Il lock-down veniva accettato dai più quale porzione di libertà da sacrificare in nome della salute pubblica. 

La compresenza di persone era infatti il miglior veicolo per la diffusione del virus.  

La paralisi andava limitata con i mezzi possibili. 

Con riguardo alla Giustizia  venne in soccorso l’informatica e la telematica: era possibile celebrare i processi anche a distanza, senza, appunto, la compresenza delle persone coinvolte (parti, avvocati, cancellieri, giudici e, non ultimo, il pubblico). 

In questo catastrofico quadro ebbe origine la disciplina cd “emergenziale” dei processi, civili e penali. 

La personale esperienza professionale mi induce a limitare lo sguardo al settore civile per dire che quelle poche norme, ideate e promulgate in tutta fretta, hanno consentito alla giustizia civile non solo di sopravvivere al Covid ma addirittura di migliorare le proprie performance essendosi registrato un generalizzato aumento della cd “produttività” del sistema, vale a dire che sono aumentate le definizioni delle cause. 

Questo perchè, per la prima volta, una riforma processuale aveva effettivamente liberato risorse di tempo da dedicare alla stesura dei provvedimenti (sentenze ed ordinanze) da parte dei giudici; l'udienza telematica ha il pregio di far risparmiare molto tempo a tutti (avvocati, cancellieri, giudici).   E quel risparmio di tempo s'era tradotto in un innegabile aumento dei provvedimenti che i giudici possono redigere.   

Quel sistema, concepito quando al Ministero della Giustizia era insediato Salvatore Bonafede, è stato via via prorogato anche dal  successivo Governo.

Al quale, tuttavia, è venuto in mente di intervenire su meccanismi  già sperimentati che avevano offerto ottima prova sul campo.
 
La presunzione gioca sempre brutti scherzi. 

Siamo in epoca di PNRR (Piano nazionale di resistenza e resilienza) la cui attuazione è condizione alla quale vengono subordinati i finanziamenti europei. 

Ed allora, trascurando che era stato già fatto molto per modernizzare il processo civile, s’è pensato di innovare ulteriormente la disciplina del processo telematico, stravolgendo le abitudini degli operatori (avvocati, cancellieri, magistrati) appena acquisite e che non erano affatto “vecchie” in quanto maturate in un solo biennio di vita del processo civile telematico sostitutivo    di quello in “presenza”. 

E’ così che vede la luce la riforma che prende il nome dal Ministro della Giustizia Cartabia che, in pochi tratti, è stata capace di smantellare quanto di buono era stato già fatto dal predecessore.

Perché d’un colpo ha fatto  scomparire l’udienza come concetto di riferimento del processo civile che per puro nominalismo viene soppiantata dallo scambio di note telematiche pre-autorizzato dal giudice.

Con conseguenze devastanti. 

Gli applicativi software ministeriali, infatti, proprio sull’udienza sono calibrati e la sua (prematura ed inutile) scomparsa ha letteralmente mandato in tilt gli uffici giudiziari. 
Riforma che deve essere apparsa così intelligente al nuovo governo tanto da anticiparne addirittura l’entrata in vigore. 

Con quali devastanti effetti sarà presto visibile a tutti. 

In molti uffici giudiziari si annuncia il ritorno alla compresenza ed  alla carta, tanto risulta ostico l’impiego  della telematica non tempestivamente aggiornata da chi ne ha il compito (il Ministro della Giustizia). 

Con un equivoco suicida. 

Non sarà un ritorno alla “normalità” ma un anacronistico salto nel passato.  

Si abbandonano strumenti innovativi che hanno funzionato egregiamente perché sostituiti da congegni infernali la cui praticabilità risulterà preclusa agli operatori, anche i più volenterosi. 

Il che fa suonare quell’acronimo (PNRR) in modo sinistro, quasi uno sberleffo, una sorta di pernacchia. 

Il meglio è nemico del bene.

Ridateci Fofò ... 


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mercoledì 23 novembre 2022

No, forse non poteva ...


 

Con sentenza n. 34380/22 le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno cassato la decisione della  Sezione Disciplinare del CSM secondo cui interferire sulla vita professionale dei colleghi confabulando coi consiglieri superiori per spingere l'amico (di corrente) e osteggiare il nemico non avrebbe leso il canone della correttezza.


La vicenda - a questo punto una  "saga" - vede dunque schiudersi un nuovo capitolo la cui scrittura è affidata alla Sezione Disciplinare che dovrà comporsi  subito dopo l'insediamento dell'appena  rinnovato CSM. 

Le puntate precedenti sono  leggibili qui e qui.


 

 


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martedì 22 novembre 2022

Qualche suggerimento per il nuovo Ministro



di Guido Salvini - Magistrato


Sono GIP, con poche interruzioni, dall'entrata in vigore del Codice attuale e guardo con preoccupazione ai compiti e al futuro soprattutto del mio ufficio, un ufficio che nel 1989 ho visto nascere.

L'immagine è quella di un asino zoppo che dovrà trainare quello che di solito traina una locomotiva.

È vero che con l'aumento delle citazioni dirette al Tribunale gli uffici GIP-GUP saranno sgravati di qualche processo ma ben maggiori sono le nuove competenze che gli si attribuiscono.

Nuove udienze per il controllo della tempestività dell'iscrizione della notizia di reato da parte dei Pubblici ministeri e sul rispetto dei termini per le indagini. L'aumento dei proscioglimenti quando non vi sia una ragionevole probabilità di condanna, regola del tutto giusta ma che aumenterà il numero delle sentenze da scrivere. L'ampliamento dei riti speciali, dal giudizio abbreviato condizionato al patteggiamento.

Soprattutto l’ufficio GIP-GUP assumerà sempre di più, con l'immediata applicabilità di tutte le sanzioni sostitutive, le funzioni anche di Giudice di sorveglianza e dell'esecuzione della pena.

Dopo aver disposto le sanzioni sostitutive in sede di cognizione tratterrà i fascicoli, ed è probabile che le stanze ne saranno piene, sino alla loro completa esecuzione con tutti problemi e gli ulteriori interventi che ciò comporta

Ed in più la giustizia riparativa un mondo tutto da scoprire ma che comporterà a cascata altri compiti.

Con le nuove norme introdotte le competenze dell'ufficio GIP- GUP quindi si estendono e diventano immense. Vanno da piccoli problemi che un tempo erano di competenza della Pretura, ad esempio i decreti penali che saranno più numerosi e in cui dovrà calcolare anche la diminuzione di 1/5 della pena se la somma irrogata verrà pagato subito sino alle grandi indagini di corruzione, di mafia di competenza delle Direzioni Distrettuali Antimafia e di norma delle Corti di Assise. In pratica tutto o quasi.

Uno scenario insostenibile, lo ha scritto recentemente su un quotidiano anche il presidente Aggiunto dell'Ufficio Gip di Milano, certamente uno degli uffici “strategici” per saggiare il funzionamento della riforma e, come quasi tutti, con molti posti in organico scoperti.

Molti lettori lo sanno, ma è bene ricordarlo, che nelle nostre sezioni GIP e GUP sono le medesime persone che nello stesso processo possono essere solo GIP o solo GUP e si scambiano quindi fascicoli con un sistema di incompatibilità incrociate. Sono anche compiti molto diversi, il GIP emette le misure cautelari e i sequestri e autorizza le intercettazioni, il GUP giudica in udienza preliminare e nell'abbreviato ed entrambi hanno mille altre competenze. Con il rischio, con l'effetto espansivo dei compiti previsto dalla riforma, di saltare da un ruolo e da un provvedimento all'altro ogni giorno e di fare tutto così così

In realtà l'organizzazione, la ripartizione delle competenze e il numero dei magistrati assegnati erano stati pensati al momento del varo del Codice attuale quanto il numero e l'eterogeneità degli istituti erano incomparabilmente minori.

Non voglio criticare la riforma animata da principi importanti sul senso dei giudizi, non rendendo più necessari quelli che non lo sono, e sul senso dell'esecuzione della pena. Ma in un sistema razionale, per raggiungere qualsiasi obiettivo l'organizzazione dovrebbe precedere o almeno essere contemporanea alla norma, non il contrario. E non saranno certo poche settimane di slittamento a darci quello che sinora è mancato.

E mi interessano poco i continui duelli, spesso politicamente strumentali, tra i giustizialisti e gli ultragarantisti che hanno soprattutto l'effetto di paralizzare qualsiasi riforma razionale della giustizia. Credo in Italia sia l'unico paese europeo in cui il dibattito sulla giustizia ha formato due partiti stabili e tra loro irriducibili.

Qualcosa bisogna immaginare, al di fuori delle dispute ideologiche.

Credo che sia venuto il momento di abolire l'udienza preliminare e con essa la figura del GUP. Nella situazione attuale, ma in prospettiva potrà essere ancora peggio, i fascicoli restano già parcheggiati nel suo ufficio, prima che sia possa possibile fissare l'udienza, anche 1 anno -1 anno e mezzo e nessun sistema in realtà può sopportare quattro gradi di giurisdizione.

Con una scelta più coraggiosa, come avevano proposto alcuni parlamentari non schierati durante la discussione della riforma Cartabia, tutti i processi dovrebbero essere direttamente convogliati alla nuova udienza filtro dinanzi al Tribunale dove si potrà chiedere il proscioglimento anche in base alle nuove regole di giudizio, chiedere i riti alternativi che certo non sparirebbero o iniziare il giudizio ordinario.

Si salterebbe così un passaggio e una, frequente, fase di stasi dei fascicoli senza ledere i diritti di nessuno. Parte dei giudici della sezione GIP-GUP dovrebbe passare in Tribunale rinforzandolo e quelli che resterebbero potrebbero finalmente affrontare nel solo ruolo di GIP, con una funzione finalmente omogenea, i compiti loro propri, l'esame delle richieste dei Pubblici Ministeri con una possibilità di approfondimento maggiore. Riducendo il rischio che qualcuno, in difficoltà, finisca ad accogliere a scatola chiusa le istanze dell'accusa. In questo modo si affronterebbe certamente molto meglio l’ondata di nuovi compiti che la riforma introduce.

Sarebbe da eliminare anche l'assurdo giudizio immediato che, a dispetto del nome è uno di quei treni “accelerati”, cioè lenti, di un tempo e comporta una mezza dozzina di inutili passaggi di carte tra PM, GIP e GUP mentre l'imputato, quasi sempre detenuto, aspetta

Bisognerebbe poi comincia a pensare, al di fuori dei pregiudizi di casta e degli schemi prefabbricati, anche ad un più intelligente utilizzo del “personale”, cioè i magistrati, risorsa limitatissima. Anche con idee impopolari. Nessuna struttura organizzata, basterebbe consultare un qualsiasi sociologo del lavoro, consente che risorse ancora nel pieno della loro efficienza si spostino per loro volere verso settori secondari, sotto utilizzando così capacità preziose. Oggi invece nel settore pubblico della giustizia magistrati di anche meno di 50 anni (che corrispondono ai 35-40 di un dirigente di una azienda commerciale o industriale) sulla base di una loro semplice scelta defluiscono, nel pieno delle loro capacità, dalla prima linea, gli uffici dei Gip e i Tribunali, al ruolo di Appello per i restanti 20 anni, in una retrovia tranquilla e poco usurante, soprattutto ora in cui processi di appello sono divenuti “cartolari” cioè senza udienza. Per mantenere sufficienti gli organici d'appello si dovrebbe piuttosto pensare ad un giudice singolo e non collegiale almeno per i processi celebrati dal giudice monocratico in primo grado. In più innalzare, a richiesta, i limiti massimi di servizio a 72 anni in modo da recuperare una quota di magistrati soprattutto in secondo grado. Questo a fronte della scopertura degli organici della magistratura che ha raggiunto ormai ben 1600-1700 unità, assenze non rimpiazzabili a breve dato che anche l'ultimo concorso produrrà, per le bocciature (anche in italiano non solo in diritto), ben 1/3 di meno dei posti banditi.

Un’altra necessità che s'impone è il trasferimento altrove di una miriade di micro-impegni che trasformano l'udienza in una attività amministrativa. Con la riforma le sanzioni sostitutive, soprattutto il Lavoro di pubblica utilità, aumenteranno esponenzialmente. Chi non frequenta le aule non lo sa o finge di non saperlo ma una semplice guida in stato di ebbrezza in cui viene chiesta la sanzione sostitutiva non rappresenta certo una velocizzazione ma l’esatto contrario. Infatti, si snoda già ora a partire da quel momento una serie di udienze, che dovrebbero essere dedicate ad altro, per reperire l'Ente convenzionato e ottenere il programma personalizzato dall'UEPE, l'Ufficio esecuzione penale esterna. Un piccolo reato stradale diventa così un piccolo maxi-processo e questo con la riforma si moltiplicherà perché le sanzioni sostitutive saranno richieste anche in caso di pene sino a 4 anni. Se per un reato che prende la via della sanzione sostitutiva vi saranno il doppio o il triplo di udienze con lo stesso numero di giudici, il risultato sarà l’opposto della riduzione dei tempi. La soluzione è semplice ma comporta un impegno, soprattutto della politica. Ammessa la sanzione sostitutiva il giudice non deve vedere più fascicolo, devono occuparsene le autorità amministrative. Diversamente si rischia la paralisi.

Sono proposte diverse tra loro ma hanno un filo comune, guardare alla giustizia non come terreno di scontro ma come un oggetto da far funzionare.

Sono proposte non ideologiche, di cui il Ministero potrebbe tenere conto, volte a far funzionare la nuova legge che altrimenti, in una eterogenesi dei fini, provocherà il contrario di quanto sperato, non accelerazione che abbiamo promesso all'Unione Europea ma il rallentamento del sistema sino al suo impantanamento. Mi sembrano approcci razionali sulla base delle forze di cui si dispone. Speriamo che qualcuno vi rifletta.


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sabato 22 ottobre 2022

La salva correnti.




di Nicola Saracino - Magistrato

Diciannove su venti. 

Il nuovo Consiglio Superiore della Magistratura è stato consegnato, ancora una volta e pressoché totalmente, al correntismo. 

Non è servito aumentare il numero dei consiglieri togati da 16 a 20 per far spazio a candidature non sponsorizzate.

Salva l’anomalia (Mirenda) di cui si dirà    di qui a poco, la riforma Cartabia, introdotta al dichiarato scopo di arginare il correntismo, ne ha alla fine consolidato la forza. 

Tra gli effetti ampiamente prevedibili rientra anche quello della scomparsa della corrente minoritaria di Autonomia e Indipendenza (quella nata su impulso del dott. Piercamillo Davigo, ormai in pensione) che nella precedente consiliatura era rappresentata da più di un consigliere  e che patisce, oggi,  il congegno dei collegi uninominali, solo in minima parte compensato dalla modesta quota proporzionale, insufficiente a fare eleggere anche un solo togato di quella corrente.  

Si diceva del dott. Andrea Mirenda, l’unico magistrato non appartenente alle correnti che, è il caso di dire, l’ironia della sorte ha voluto condurre nella roccaforte del correntismo così fortemente voluta dal Ministro Cartabia. 

La cui riforma, ormai legge promulgata dal Presidente della Repubblica, non oseremmo  mai definire “canaglia”, com’è permesso solo ai magistrati che confidano nella benevolenza loro riservata dalla comune appartenenza correntizia coi titolari dell’azione disciplinare e con i giudici elettivi che su tale  materia decidono (una sezione dello stesso CSM, per l’appunto). 

Era stato ampiamente annunciato che  il risultato della riforma del sistema elettorale del CSM avrebbe tradito i propositi che apparentemente assecondavano  l’aspirazione del Capo dello Stato di sottrarre, almeno in parte, il CSM alla tenaglia delle consorterie di magistrati, tali essendo le correnti quando il loro agire si manifesta nei termini a tutti ormai noti  per effetto del trojan palamariano che ha indotto il Presidente della Repubblica ad evocare “una magistratura china su sé stessa, preoccupata di costruire consensi a uso interno, finalizzati all’attribuzione di incarichi.”.  

Una favola per bimbi.

E’ quindi paradossale che i fautori della irrilevante riforma possano oggi allegare a loro discolpa  l’elezione del dott. Andrea Mirenda, che comunque  non sarebbe avvenuta se un nugolo di magistrati non avesse organizzato, in proprio, la candidatura di togati estratti a sorte  che hanno raccolto un numero di voti sufficienti a far eleggere il dott. Mirenda, in virtù dell’apparentamento che ne ha legato le sorti per la quota proporzionale.

Se fosse dipeso solo dalla legge voluta dal Ministro Cartabia, dunque, anche il ventesimo seggio sarebbe stato appannaggio delle correnti. 

Ed allora non serve ricorrere ad epiteti sguaiati per catalogare una riforma di facciata già colpita dalla condanna della sua irrilevanza. 

S’è trattato, in sostanza, di un malcelato inganno che ha tradito, prima d’ogni altra cosa, la stessa esortazione del Capo dello Stato secondo cui  serviva una riforma che sapesse sradicare accordi e prassi elusive di norme, pratiche che le correnti hanno attuato con la solita maestrìa.  

Per colpa o merito, a seconda dei punti di vista,  di chi ha finto di voler cambiare e che non a caso è oggi indicata come prossimo, graditissimo alle correnti,  vice presidente del CSM.  


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sabato 15 ottobre 2022

Un marziano tra noi



di Milena Balsamo - Magistrato


Al seguente link: https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/10/14/santalucia-anm-il-nuovo-governo-non-tenti-di-metterci-in-riga-con-le-riforme-cartabia-a-rischio-modello-costituzionale-di-magistrato/6839297/ si può  leggere una sintesi del discorso pronunciato ieri dal Presidente dell’Anm al congresso di tale associazione che si tiene a Roma dal 14 al 16 ottobre.

Ora, è indubbiamente vero che, come sostiene il dott. Santalucia, la riforma Cartabia è un assemblaggio di disposizioni tanto generiche quanto pericolose per il modello costituzionale di magistrato e che la forte spinta verticistica di cui essa è intrisa vulnera in modo nemmeno troppo celato il disposto dell'art. 107 della costituzione, anche se ciò sembra non dispiacere a molti.

Provocano però un misto di sconcerto e turbamento le  dichiarazioni di Santalucia,  secondo le quali ' l’Anm “non è rimasta inerte“ e i magistrati stanno “facendo i conti con gli errori del passato” e gettando le basi per una “più efficace prevenzione delle cadute  etiche e che egli non avrebbe visto fare altrettanto ad altre categorie professionali che hanno conosciuto e conoscono simili cadute”. 

Perchè queste frasi sembrano profferite da un alieno che ha vissuto gli ultimi quattro anni su Marte.

E infatti come può il collega affermare con cotanta sfrontatezza che l'Anm non è rimasta inerte a fronte delle cadute etiche della Magistratura e della sua istituzione?

Dove mai era Santalucia quando il Procuratore Generale della Cassazione ha adottato la direttiva autoassolutoria, quella che ha legittimato tutte le condotte di autopromozione dei magistrati, senza che l'Anm di cui lui è vertice profferisse una sola parola di biasimo?

E dov'era quando l'Anm ha assolto tutti i Magistrati coinvolti nelle chat di Luca Palamara: tra chi denigrava i colleghi per piazzare  i 'nostri' perché ci hanno votato e alla fin fine sono anche bravi, a chi li denigrava per piazzarsi, a chi addirittura chiedeva di condannare disciplinarmente il collega troppo indipendente, a chi si raccomandava per non farsi spostare, benché segnalato dal capo dell'ufficio, “perché tanto qui tutti hanno parenti mafiosi” (si veda il contenuto della chat pubblicate su molti quotidiani, come quelle di cui al seguente link: https://www.ilriformista.it/la-gip-di-reggio-accusa-magistrati-imparentati-con-le-cosche-183927/) ?

E dove ancora si trovava Santalucia quando il Csm - ove si presume egli si trasferirà con altri ora ai vertici dell'Anm alla prossima consiliatura- ha dato loro la benedizione?

Quale altra categoria è strutturata con un organo di autogoverno le cui decisioni non vengono impugnate ( certamente non dall'interessato nè da chi si trova in probabile situazione di conflitto) e che ha potuto sottrarsi alla legge?

Medici e docenti per fatti analoghi sono stati tutti indagati. E’ il caso di ricordarlo a Santalucia che forse non ha neppure letto i quotidiani.

Quale percorso di palingenesi etica ha iniziato la Magistratura rispetto alle altre categorie?

Perché nessuno lo ha visto.

E ancora tocca ricordare al presidente dell’Anm che la riforma Cartabia l'ha voluta l’associazione delle correnti, da lui presieduta, quelle correnti che hanno tuttora i loro uomini nei posti chiave, anche del Ministero della Giustizia, dalle cui nobili file, come è noto, proviene anche il dott. Santalucia.

E a nessuno di quegli uomini né le correnti né l’Anm hanno mai chiesto le dimissioni,  benché - secondo la ricostruzione di Santalucia-  non avrebbero dovuto tollerare - credo - in un percorso di autoriforma etica-  la loro collaborazione a progetti fratricidi.

Quella riforma l'ha voluta l'Anm che ha proclamato un giorno di sciopero cui nessuno avrebbe mai partecipato perché reazione intempestiva e risibile.

La Magistratura non vuole essere messa in riga?

Ma dott. Santalucia, era proprio quello che volevate!

E lo avete già ottenuto. La riforma elettorale del Csm è stata anche il premio che avete ottenuto per la vostra accondiscendenza e che sperate nessuno vi tocchi.

E la riprova che la riforma Cartabia sia quanto mai gradita all’Anm è testimoniato dal fatto che il dott. Santalucia si è ben guardato dal rivolgere un attacco così virulento al governo che quella legge ha partorito.

A questo punto non si comprende nemmeno che cosa mai pretenda ora l’Anm dal nuovo governo: che non metta mano alla controriforma cartabiana palesemente incostituzionale????

Se fosse così, dovremmo capire bene come funziona questa associazione e soprattutto quali sono le sue reali finalità, palesemente contrarie a quelle statutarie.


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mercoledì 28 settembre 2022


ELEZIONI C.S.M. 2022

Il Comitato AltraProposta, nato per offrire un’alternativa al sistema della selezione correntizia dei candidati, nel prendere atto del risultato della competizione appena conclusa in primo luogo ringrazia  tutti i sorteggiati che hanno accettato la candidatura sottoponendosi al giudizio dell’elettorato.

La loro valorosa scelta ha consentito di dare corpo all’idea di fondo che ha ispirato la genesi del Comitato: il sorteggio temperato come metodo di preselezione delle candidature.

Ma ha anche consentito l’elezione di Andrea Mirenda al CSM, unico sorteggiato ex lege che immediatamente ha chiesto il collegamento sia con i sorteggiati di AltraProposta che con gli altri sorteggiati ex lege,  condividendone da sempre  l’impostazione metodologica, come a tutti noto.

Senza voler sconfinare nel campo dell’analisi politica del voto che esige un'attenta riflessione, in particolare sulle ragioni della percentuale delle schede bianche e nulle, AltraProposta rivendica con orgoglio il carattere vincente dell’iniziativa faticosamente portata a termine, a fronte di una riforma elettorale che ha, nei fatti, come prevedibile, bocciato ogni altra iniziativa di candidature veramente indipendenti al Consesso consiliare.

Con sforzo corale e dismissione di ogni tentazione personalistica, il Comitato ha sperimentato un metodo di individuazione di candidati senza vincolo di mandato, adattando lo strumento al meccanismo introdotto dalla recente riforma, in prospettiva dello scopo perseguito.

Lo strumento utilizzato, rudimentale e a tratti improvvisato, si presta senza alcun dubbio a future e, si spera, a più proficue sperimentazioni che possano valorizzare con ancora maggiore efficacia la spinta riformista dei colleghi che hanno votato per i candidati sorteggiati.

Lo svolgimento di primarie tra sorteggiati, precluso di fatto dall’avvicendarsi degli eventi, anche legislativi, in occasione dell’ultima tornata elettorale, consentirà infatti a tutti i magistrati di partecipare attivamente alla loro individuazione quali candidati al CSM.

Nella consapevolezza che il nuovo sistema elettorale ha premiato principalmente, sia  nel maggioritario che nel proporzionale, quasi esclusivamente i candidati delle correnti più forti, realizzando nei fatti un bipolarismo quasi perfetto, dobbiamo dare atto che soltanto l’impegno collettivo di quanti hanno condiviso una visione alternativa al sistema tradizionale  di investitura ha consentito di raccogliere il risultato proporzionale.

Questo è il metodo che in futuro ci proponiamo di replicare, perseverando nell’auspicio di una vera modifica della controriforma elettorale, quale unico antidoto alle gattopardesche spinte conservative dello status quo.

Nel rinnovare la nostra riconoscenza a tutti i candidati sorteggiati dal Comitato, formuliamo al neo eletto Andrea Mirenda l’augurio di poter svolgere il suo mandato con la serenità che lo ha sempre contraddistinto come magistrato.

Un augurio di buon lavoro a tutti i nuovi consiglieri.

Il portavoce del Comitato

Andrea Laurino



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sabato 24 settembre 2022

Consigliere per caso


Per la prima volta nella storia della magistratura italiana al Csm approda anche un magistrato eletto sulla base del c.d. sorteggio temperato, Andrea Mirenda, magistrato di sorveglianza del Tribunale di Verona.

Il risultato è il frutto, sotto il profilo tecnico, del meccanismo combinato del sorteggio ex lege e del sorteggio effettuato dal comitato Altra Proposta e, sotto il profilo umano, dell’impegno di quelli, tanti o pochi, che ci hanno creduto fino in fondo e di tutti i candidati che hanno accettato la sfida e, nel momento cruciale, hanno deciso di collegarsi tra loro.

Poiché chi scrive su questo Blog propone da sempre il sorteggio temperato come uno dei rimedi al vorace e pervasivo correntismo che affligge la magistratura italiana, ci è parso doveroso pubblicare questa breve intervista a chi è stato eletto grazie a tale meccanismo.

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Andrea, anzi consigliere Mirenda, immaginavi, quando ti è capitato di venire sorteggiato, di poter essere eletto?

Ovviamente non immaginavo minimamente che un semplice sorteggiato ex lege, figlio della casualità assoluta, potesse essere eletto.

Confrontarsi a mani nude con le corazzate correntiste non poteva far sperare in niente di positivo.

E invece…


Che significato ha la tua elezione?

I colleghi che mi hanno votato hanno chiaramente sostenuto la battaglia  decennale che conduco unitamente agli amici del blog “Uguale per Tutti”  che invito a leggere, per contrastare l’affarismo correntizio, prima minaccia interna all’indipendenza del singolo magistrato.

Una battaglia, quella del nostro blog, a favore del sorteggio temperato e della rotazione nella dirigenza giudiziaria, che facciamo non per noi ma per i cittadini, affinché sia garantito loro un giudice libero da ogni possibile condizionamento.

 

Con quali propositi affronti questo nuovo e, se permetti, anche severo impegno?

Cercherò  di indirizzare il mio contributo e  il mio voto nel CSM a favore di tutti i magistrati che - con abnegazione - onorano ogni giorno  la toga, dedicandosi al lavoro di scrivania con passione civile,  vero  orgoglio e schiena dritta della magistratura.

A loro, dunque, il mio leale riconoscimento, sempre nel rispetto della legge vigente

 

Che giudizio complessivo dai dei risultati di queste elezioni?

Queste elezioni si sono rivelate un triste plebiscito a favore del sistema correntizio.

La Legge Cartabia poco o nulla ha fatto per impedire ciò, anzi…

Pare chiaro, poi, alla luce dell’esito descritto, come  la questione  morale - al nostro interno - non sia avvertita più di tanto, nonostante il severo monito del Capo dello Stato a superare la “ modestia etica” che ci avviluppa.



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sabato 10 settembre 2022

Il cappio politico



E’ profonda convinzione della magistratura correntizzata che il CSM abbia natura “politica”. 

Lo rivendicano con orgoglio finché parlano all’interno della casta, ma in realtà un po' si vergognano  quando vietano che il loro pensiero venga diffuso in pubblico. 

Temono che un CSM non politico comporti la perdita del  potere delle correnti. 

Senza però ammettere:

a) Che i magistrati italiani sono sottomessi (si, sottomessi) ad un organo di controllo politico.

b) Che se politico deve essere, il CSM sarà presto dominato dalla Politica, quella vera dei partiti,  perché affidarla a comitati di funzionari nominati per concorso non ha alcun senso “democratico” ma solo un retrogusto castale, corporativo,  presuntuosamente “aristocratico”.  

Se uno glielo fa notare tacciono, oppure offendono, dando di matto. 

Tra poco si vota per il CSM, quello che ti trasferisce d’ufficio, che apprende notizie segrete ed incontrollate su tutti i magistrati italiani facendone un uso non regolamentato, che interferisce nei processi in corso con provvedimenti sommari, quello che arruola solo gli adepti alla guida degli uffici giudiziari.
 
I colleghi che voteranno per le correnti siano almeno consapevoli di ordire il cappio della propria indipendenza. 


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giovedì 8 settembre 2022

La guida di Guido.




Un voto per i magistrati sorteggiati non è un voto a caso. Si privilegia un metodo di per sé capace di migliorare il CSM inviandovi magistrati realmente liberi da vincoli di ogni genere. Votare, per ogni categoria, un sorteggiato è l'indicazione di questo Blog, che di quel metodo ha fatto il proprio vessillo. 
Di seguito la scelta di Guido Salvini che riceviamo e volentieri diffondiamo.    


cari Colleghe e Colleghi,

a pochi giorni dalle elezioni  del 18 -19 settembre  mi permetto di usare questo strumento per rendervi parte, da semplice collega non schierato, della mia riflessione sulla scelta cui siamo chiamati.

Non sono un attivista di nessun gruppo, sono rimasto sempre distante dall’attività associativa e, oltre ai fascicoli, i miei interessi sono prevalentemente culturali.

Faccio quindi un’eccezione non per fare appelli o propaganda ma solo per esporvi le ragioni della mia decisione che non è mossa da alcun interesse personale e che mi auguro che molti di voi possano autonomamente condividere.

Con la legge Cartabia vi è stato qualche modesto miglioramento, la fine del collegio unico nazionale e l'eliminazione nomina pacchetto, ad esempio, ma al nostro interno, dopo l'affaire, Palamara non è cambiato nulla. I posti direttivi e semidirettivi continuano ad essere lottizzati, chi non è attivista di una corrente, spesso per semplice tornaconto personale, ne è di fatto escluso e il Tar con le sue sentenze continua ad annullare decisioni su importanti concorsi senza che nessuno al CSM se ne vergogni.

Questa volta alcuni candidati indipendenti propongono il loro nome sulla scheda. Quelli scelti tramite il sorteggio di Altra Proposta e in più i sorteggiati per legge per rispettare le quote di genere

Candidarsi come indipendente significa profondere il proprio impegno personale in quanto non si può contare su reti locali già strutturate che fanno propaganda per i candidati “ufficiali” anche se chi vota spesso non conosce nemmeno il candidato ma questo gli è “consigliato” dal suo referente nella corrente.

Per i candidati indipendenti la strada è tutta in salita, non c'è la par condicio nella campagna elettorale, ed è difficile anche solo avere gli indirizzi e-mail di tutti i colleghi dei vari distretti. Per farsi conoscere devono basarsi solo sulle loro risorse e già per questo meritano il nostro sostegno.

E’ importante che giunga al CSM almeno qualche osservatore indipendente, che debba dar conto a tutti delle sue scelte e non solo alla corrente che direttamente o indirettamente lo ha fatto eleggere. Un Consigliere o più che possano controllare, ad esempio nelle varie Commissioni, se i consiglieri “schierati” si comportano davvero secondo i principi di imparzialità e di rispetto degli interessi generali enunciati in tutti i programmi elettorali.

Un ombudsman, insomma. Un candidato autonomo ha un vantaggio per tutti noi: non conosce se non la minima parte dei suoi elettori che non costituiscono un gruppo che preesiste alla sua candidatura. Chi lo vota non è un gruppo riconoscibile e quindi egli non ha nessuno da favorire in partenza e non ha cambiali da onorare con nessuno.

Oggi possiamo scegliere, esprimere con il voto una voglia di cambiamento. 

Qualcuno potrebbe obiettare che di un candidato non integrato in un gruppo in cui milita non si conoscono le idee e la capacità. Non credo sia un’obiezione fondata.

Se parliamo di capacità, i Consiglieri del CSM non sono e non devono essere persone fuori dal comune. Sono giudici come noi che ritorneranno a farlo, con qualche esperienza.

Decidere un gruppo di trasferimenti, chi sia più meritevole per un incarico direttivo, giudicare su una eventuale sanzione disciplinare, stendere un parere o anche un regolamento organizzativo che comunque si basa su elaborazioni precedenti del CSM cui poter attingere, sono, con qualche impegno che comunque è insito nell’accettazione dopo il sorteggio di candidarsi, alla portata di noi tutti. 

Non sono compiti più difficili di quelli che affrontiamo quotidianamente quando giudichiamo i cittadini o distinguiamo le ragioni dai torti, irroghiamo 30 anni di carcere magari da soli, decidiamo se un bambino debba essere affidato alla madre o al padre o tolto alla famiglia, chi debba prevalere in una grossa causa societaria o se un’azienda debba fallire.

Per il resto credo che sia voi che mi leggete sia chi vi scrive, e quindi anche un candidato che fa la scelta ponderata di candidarsi fuori dai gruppi, sarebbero perfettamente in grado di assolvere questi compiti con impegno e correttezza.

Soprattutto non abbiamo necessariamente bisogno di magistrati famosi che hanno condotto indagini mediatiche ed eclatanti e che tra l’altro non sono i più adatti a rappresentare, a giudicare, a confrontarsi con i magistrati comuni. Abbiamo bisogno di magistrati ”normali.”

Quanto alle idee e ai “programmi” mi interessano poco, non più di quanto dovrebbero interessare ad un imputato o a una parte le idee del magistrato che lo giudica. Potrei anche paradossalmente non essere d’accordo su molte cose e con molte idee del candidato che scelgo ma non è questo il punto. Non devo votare per un partito politico e il CSM è un organo di alta amministrazione, non di rappresentanza politica.

Non mi interessano i programmi, anzi ne diffido. Il lavoro del magistrato è essenzialmente individuale. I programmi e le visioni culturali messianiche e parapolitiche che leggiamo spesso nascondono, come in politica, un'etica molto modesta.

Preferisco un singolo magistrato primo di condizionamenti e che abbia mostrato fedeltà solo ai valori di legalità, onestà e di imparzialità.

Ugualmente diffido di chi si candida al CSM. Spesso è solo il frutto di una volontà di potere che è il peggior punto di partenza per un magistrato sia nel suo lavoro ordinario sia come consigliere del CSM. C'è chi si prepara al grande salto sin da quando era piccolo.

Le storiche aggregazioni politico-giudiziarie della magistratura che devono continuare ad elaborare le loro riflessioni e le loro proposte di fondo, e anche occuparsi dei profili sindacali, e confrontarsi con la politica ci sono già nell’ANM. Nessuno chiede che spariscano o siano messe all’indice. Ma al CSM non abbiamo bisogno di carrieristi e di “tribuni”.

Quello che mi interessa oggi è migliorare l’imparzialità e la correttezza delle decisioni del CSM anche singole ma che nel loro complesso fanno “giustizia” per i destinatari finali, i cittadini.

Un candidato indipendente che non si trova al CSM grazie al sostegno e alla propaganda di un comitato elettorale preconfezionato e che non è in rapporto di debito con i suoi elettori e grandi elettori cioè chi gli ha assicurato i voti  ha più probabilità di essere, come un giudice qualsiasi, imparziale e più impermeabile ai condizionamenti e alle “segnalazioni”.

Qualsiasi studioso delle scienze sociali confermerebbe questo giudizio.

Il 18/19 settembre voterò per il Collegio 1 giudici di merito il candidato Andrea Mirenda, per i requirenti Patrizia Foiera e per il collegio unico di legittimità Giacomo Rocchi

Chiedo anche a Voi, che mi avete prestato la Vostra attenzione, di riflettere sulla giustezza e l’utilità di questa decisione e, se credete, di seguirla.

                                                 Un cordiale saluto a tutti
                                                                                                           Guido Salvini


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