Ospitiamo la presentazione dei candidati (in ordine alfabetico per nome di battesimo, per scelta del sistema operativo) racchiusi nella lista ArticoloCentouno che non è una corrente dato che non aspira ad avere "rappresentanti" al Consiglio Superiore della Magistratura né ha un sito internet che le consenta di presentarsi agli elettori.
ANDREA REALE
Sono nato a Siracusa il 10.6.1973.
Mi sono laureato presso l’Università Cattolica del S. Cuore di Milano nel 1996.
Sono stato nominato uditore giudiziario con D. M. 18.1.2002, ho svolto le funzioni di
giudice penale presso il Tribunale di Ragusa sin dal mese di ottobre del 2003, dapprima
come giudice a latere del collegio (anche per misure di prevenzione e riesami di misure
cautelari reali), successivamente come giudice monocratico e come presidente del collegio.
Per un decennio ho svolto funzioni GIP/GUP presso lo stesso Ufficio, negli ultimi tre
anni come coordinatore.
Dal 2023 svolgo funzioni di giudice del dibattimento, presiedendo uno dei collegi del
Tribunale di Ragusa e tenendo un ruolo monocratico.
Nei quadrienni 2012-2016 (eletto nella lista Proposta B) e 2020-2024 (nella lista
ArticoloCentouno) sono stato componente del comitato direttivo centrale
dell’Associazione nazionale magistrati.
Sono stato presidente della sottosezione Modica-Ragusa dalla sua costituzione fino al
2012.
Mi ricandido al Comitato direttivo centrale con ArticoloCentouno, perché non si può
modificare l’associazionismo senza parteciparvi attivamente. Lo si può fare, invece, senza
mai avere aderito ad una corrente, come me, e senza mai avere chiesto nulla a nessuno
dei suoi esponenti nel corso della propria attività professionale.
Mi ricandido con ArticoloCentouno perché è necessario offrire una alternativa alle
tradizionali correnti, responsabili principali delle attuali condizioni della indipendenza
interna ed esterna della magistratura, e perché il gruppo che ho contribuito a creare ritiene
che l’unico modo per rivitalizzare associazione e autogoverno è quello di scindere
definitivamente e decisamente i due ambiti.
Il sorteggio per la componente del CSM, anche nella forma temperata, può costituire un
antidoto al correntismo e alle degenerazioni che il partitismo magistratuale ha generato.
Per debellare il carrierismo sostengo fortemente la rotazione negli incarichi direttivi,
specialmente in quelli semidirettivi, oltre che la temporaneità degli stessi.
Mi ricandido con ArticoloCentouno perché è l’unico modo per fare sentire una voce
diversa e non allineata a quella del potere interno presente nel panorama associativo e
perché l’ANM è l’unica casa comune, al momento, nel quale si può esprimere
democraticamente il proprio punto di vista in modo libero e autonomo.
Mi ricandido con ArticoloCentouno per esprimere il dissenso alla linea finora assunta dalle
tradizionali correnti che l’hanno amministrata attraverso una Giunta esecutiva
ipocritamente unitaria, dove la comunanza è dettata soltanto dal mantenimento e/o
rafforzamento delle posizioni consociative e clientelari dentro l’associazionismo e dentro
il Consiglio Superiore e le altre Istituzioni dove la categoria ha rappresentanze.
Mi ricandido con ArticoloCentouno per dare una vera e fattiva alternativa ai magistrati
iscritti all’ANM e per non consentire comodi alibi a chi ama mantenere lo status quo o
preferisce la Restaurazione alla Rinnovazione, soprattutto culturale, della categoria.
Mi ricandido con ArticoloCentouno con la speranza di poter dare voce a chi non vuole
appartenere a nessuna corrente, ma anche a chi, pure iscritto alle correnti, non riesce a
fare sentire la propria e, ancor più, a chi, tra i colleghi associati, specialmente quelli più
giovani, non ne ha ancora una.
Buon voto a tutti!
CRISTINA CARUNCHIO
Sono stata nominata Magistrato con DM 08 giugno 2012, assegnata in prima nomina alla Procura
della Repubblica di Sassari, svolgendo altresì applicazione distrettuale presso la Procura della
Repubblica di Tempio Pausania, e dal mese di agosto 2018 sono in servizio presso la Procura della
Repubblica di Vicenza.
Ho risposto all’appello della lista ArticoloCentouno perché aperto a tutti gli associati dell’ANM, e
perché non riconducibile a “correnti”, che mai hanno esercitato su di me particolare fascino poiché,
sin dai primi momenti in cui ho iniziato a svolgere la funzione giurisdizionale, mi sono state descritte
come mezzi di agevolazione carrieristica o di “protezione” da possibili procedimenti disciplinari,
descrizione ahimè confermata dalla realtà dei fatti e dalla cronaca degli ultimi anni.
La lista ArticoloCentouno si ripresenta a queste elezioni, ma mantiene intatte le idee e proposte già
condivise più di quattro anni fa e che ruotano attorno a tre capisaldi:
1) il sorteggio temperato della componente togata del C.S.M. (del tutto compatibile con l’attuale
assetto costituzionale);
2) la rotazione degli incarichi direttivi e semi-direttivi presso gli Uffici Giudiziari;
3) incompatibilità fra incarichi associativi e istituzionali.
Siamo magistrati accomunati solo dal desiderio di promuovere e tutelare gli interessi morali e ed
economici dei magistrati, il prestigio ed il rispetto della funzione giudiziaria (art. 2 Statuto ANM),
ma per farlo occorre davvero porre fine al sistema di spartizione di incarichi dirigenziali e associativi
condizionato dalla politica, che ha eroso quella indipendenza e autonomia che la Costituzione invece
ci riconosce, nonché l’immagine e la credibilità della magistratura dinanzi ai cittadini, e che
nonostante lo scandalo “Palamara” ha continuato a imperversare come dimostrato dai tanti
“magistrati di corrente” che continuano ad accettare incarichi fuori ruolo presso i vari ministeri
dell’attuale governo.
Sul punto, non può sottacersi il grave pericolo che sta correndo la nostra categoria in considerazione
della riforma costituzionale - non della giustizia - ma della magistratura: la separazione delle carriere,
la creazione di due organi di autogoverno e dell’alta corte disciplinare, previsioni che incontrano il
mio fermo contrasto.
Ebbene, il luogo dove ciascuno di noi può esprimere la propria peculiare “sensibilità” esiste ed è
l’A.N.M., il sindacato di tutti, e al suo interno il dialogo, il dibattito tra idee diverse e il diritto di
parola e di ascolto deve essere garantito a ogni magistrato, anche come singolo, senza dover essere
“sponsorizzato” o veicolato da una corrente.
Io immagino una A.N.M. che inizi davvero a essere sindacato, che non lasci soli i suoi associati e non
li costringa a dover trovare riparo in correnti (le uniche che finora l’hanno quasi sempre occupata)
per vedere tutelati e garantiti i propri diritti di lavoratori.
Il momento storico è cruciale perché ora possiamo, e dobbiamo, impegnarci nel superare le logiche
che fino ad oggi hanno dominato la magistratura.
Io sono una di quei tanti magistrati delusi ma ancora speranzosi: proviamoci il 26, 27 e 28 gennaio
2025 votando la lista n. 5 ArticoloCentouno – Lista per il CDC.
ESTER NOCERA
Buongiorno.
Lungi dal considerarmi abile nell’arte dell’auto-promozione, ritengo tuttavia
essenziale presentarmi per permettere una scelta consapevole in vista delle
prossime decisioni che vi troverete ad affrontare. Con umiltà, provo dunque a
raccontarvi chi sono, il percorso che mi ha condotto qui e le ragioni che animano
la mia candidatura.
Sono entrata in magistratura nel 1993, e in oltre tre decenni di servizio ho avuto
l’opportunità di maturare una vasta esperienza su tematiche giuridiche complesse
e di rilevante impatto sociale, che desidero ora mettere a disposizione in un
contesto più ampio e collettivo.
IL MIO PERCORSO PROFESSIONALE:
Il mio percorso professionale si articola in tappe significative: inizialmente alla
Procura di Caltanissetta (1993-1998), dove mi sono occupata di criminalità
organizzata e pubblica amministrazione, approfondendo il fenomeno dei
collaboratori di giustizia; successivamente alla Procura di Busto Arsizio (1998
2004), con focus sui reati contro minori e criminalità economica, contribuendo
allo sviluppo di metodologie innovative per le audizioni protette; poi alla Procura
di Milano (2004-2014), coordinando indagini su prostituzione e tratta, e
redigendo protocolli operativi per la tutela delle vittime; infine, dal 2014 alla
Procura di Firenze, dedicandomi a reati informatici e contro le fasce deboli, con
particolare attenzione alla pedopornografia e al c.d. Codice Rosso.
PERCHE' QUESTA CANDIDATURA?
Nel corso degli anni ho maturato la convinzione che l’impegno individuale, per
quanto cruciale, non sia sufficiente a rispondere alle sfide sempre più complesse
che il nostro sistema giudiziario deve affrontare. L’azione collettiva, meditata e
concertata, rappresenta a mio avviso l’unica strada per promuovere un
cambiamento autentico e sostenibile.
La mia esperienza sul campo mi ha insegnato che la tutela dei diritti fondamentali
passa attraverso un equilibrio delicato tra indipendenza e responsabilità. Per
questo, condivido i valori di articolo 101, che dovrebbero essere il fondamento e
l’ispirazione del lavoro di ognuno di noi: giustizia sociale, difesa dei diritti e
indipendenza della magistratura, al di là di ogni colorazione.
IL MIO PROGRAMMA:
• Indipendenza e democrazia interna:
1. Vigilare sul rispetto del principio di pari dignità tra i magistrati,
contrastando derive autoritarie o clientelari.
2. Promuovere una cultura democratica negli uffici, garantendo trasparenza
nei processi decisionali
• Tutela delle fasce deboli:
1. Rafforzare gli strumenti giuridici e operativi per la protezione di minori e
donne vittime di violenza, con particolare attenzione alla formazione dei
magistrati.
2. Integrare ulteriormente il sapere scientifico con quello giuridico, favorendo
un approccio multidisciplinare , transitandolo con redazione di protocolli
adeguati e adattabili alle singole esigenze.
• Contrastare la burocratizzazione:
1. Opporsi alla crescente burocratizzazione dell’attività giudiziaria, che rischia
di soffocare la funzione sostanziale del magistrato.
2. Rendere l’informatica uno strumento realmente a servizio della giustizia,
senza che diventi un limite o una forma di controllo esterno.
FABRIZIO GAROFALO
Salve a tutti, mi presento, sono Fabrizio Garofalo, candidato per articolo 101
Ho svolto funzioni di Pm a Vibo Valentia per quasi sette anni nel mio primo incarico, e
successivamente di gip e giudice del dibattimento penale nei Tribunali di Chiavari, la Spezia
e Massa.
Attualmente lavoro presso il Tribunale di Massa, un piccolo ufficio da sempre
sottodimensionato.
Chi ricorda i miei interventi sulla mailing list, potrà dare atto che mi sono sempre battuto
per la determinazione dei carichi esigibili, per il sorteggio dei candidati al CSM, per la
tipizzazione degli illeciti disciplinari a garanzia della nostra autonomia ed indipendenza,
(ultimamente) contro la prassi di valutazione di professionalità negative per mancanza del
prerequisito dell'equilibrio desunta da vicende prive di rilievo penale e disciplinare, sulla
base di valutazioni che diventano il frutto di scelte insindacabili del CSM
L'impegno associativo deve essere finalizzato ad un cambiamento radicale della
magistratura
È l'unico modo per difendere l'intera categoria dell'attacco più violento mai subito dal
dopoguerra
Lo scandalo delle nomine è stato superato addossando la colpa di tutto a Palamara, e chi
comandava allora comanda ora.
Il sistema ha salvato se stesso, si è autoassolto. Ma purtroppo si assiste ormai alla luce del
sole allo stesso triste e desolante teatrino di prima.
Per un mutamento radicale del sistema, che poi non dovrebbe andare oltre un costante
rispetto delle regole - ossia ciò che ci si aspetta da un magistrato - non potendosi mutare
la natura umana, l'unica via è recidere il legame malato fra incarichi associativi e in
autogoverno, prevedere la rotazione degli incarichi direttivi e semidirettivi (non più di un
mandato), ridurne la durata, evitare che sia conveniente svolgerli: comandare e lavorare di
meno fa troppa gola.
Il dirigente deve sapere che quell'incarico non è per la sua gloria ma è un onere che si
accolla nell'interesse dell'ufficio.
Quindi l'esonero dalla giurisdizione deve essere minimo. Il dirigente deve essere l'ultimo a
spegnere la luce la sera ed a chiudere la porta della sua stanza.
Perché i magistrati si distinguono solo per funzioni come prevede la Costituzione.
È del tutto inutile altrimenti chiedere alla politica di rispettare il dettato costituzionale.
Non vogliamo - giustamente - la separazione delle carriere fra pm e giudici. Ma altrettanto
dobbiamo pretendere fra carriere direttive e non direttive: non ci devono essere generali e
soldati.
La nostra autorevolezza risiede nel rispetto delle regole e, solo in questo modo, possiamo
essere credibili di fronte ai cittadini e quindi in grado di opporci efficacemente ad una
classe politica che mette gravemente a rischio la nostra autonomia e la nostra
indipendenza.
Questi sono a mio parere gli scopi che insieme a quelli programmatici di articolo 101
devono essere perseguiti.
GENNARO VARONE
Sono Gennaro Varone, classe 1964, D.M. 7/06/1989, 35 anni di servizio, trenta dei
quali p.m., cinque dei quali giudice civile e penale plurifunzionale (gip., dibattimento
monocratico e collegiale, Riesame, Prevenzione); già p.m. pretura, p.m. presso D.D.A.,
p.m. nella capitale (pool reati P.A. per circa sei anni), già membro di consiglio
giudiziario, oggi sostituto procuratore presso il tribunale di Pescara.
Mi rivolgo a chi è stanco di una ANM il cui principale scopo è scambiare accordi
occulti, secondo logiche che la Comunità ignora; accordi finalizzati a veicolare le
nomine dirigenziali a beneficio di chi ha il principale (a volte, “unico”) merito di avere
frequentazioni, o di controllare pacchetti di voti.
Mi rivolgo a tutti i votanti stanchi di essere numeri dentro una stringa di voti
‘controllati’, stanchi di offrire il voto, magari con la fragile speranza, un domani, di
poter ricoprire essi stessi il posto di “titolare”.
Non c’è alcuna garanzia che i Dirigenti designati con le norme oggi in vigore siano i
migliori possibili nell’interesse della Collettività. C’è, invece, la certezza che il
Dirigente nominato è parte di un sistema elettorale che premia chi più conosce, o chi
meglio sa mediare tra debiti e crediti sindacali/professionali. Che, poi, anche un
orologio rotto possa segnare l’ora esatta, almeno due volte al giorno, è un caso.
La nostra Associazione sindacale, come ogni altra associazione sindacale, dovrebbe,
invece, tutelare -innanzitutto- lo status economico di categoria, in una Comunità
Civile che riconosce, quale necessaria energia costitutiva e Valore di progresso, il
Conflitto Sociale. Un conflitto al quale noi, come categoria di Lavoratori, non siamo
affatto estranei, anche se ci piace crederlo.
L’ANM deve, altresì, tutelare, anzi: pretendere condizioni di lavoro Prestigiose, per
un incarico che mostri la sua importanza e solennità anche nelle Forme.
Deve, tutelare il lavoratore nel momento del maggior bisogno: malattia, maternità,
difficoltà nella prima sistemazione.
Deve, infine, proteggere le prerogative costituzionali della nostra categoria, sul
presupposto che esse siano garanzia per la Comunità tutta.
Si
Ora, l’assolvimento di questa funzione autenticamente sindacale non richiede affatto
che nell’ANM si strutturino ulteriori associazioni non riconosciute, quali sono le
“correnti”.
possono avere idee diverse e si possono formare
maggioranze/minoranze di confronto, sui temi squisitamente sindacali, senza
necessità che dette formazioni ispirino/diventino ‘partiti’ ideologici, ognuno dei quali,
paradossalmente, rivendica il pleonasmo della ‘vera’ autenticità: Unità per la
Costituzione, Magistratura Democratica, Magistratura Indipendente, ecc. Come se i
magistrati tutti non fossero per la Costituzione, o possano essere … non democratici,
o aborrire l’indipendenza.
Sono formule vuote.
Le “correnti” hanno snaturato la funzione dell’ANM sotto due aspetti, entrambi
riprovevoli:
1. l’adesione alle Correnti ha consentito una autistica ideologizzazione dei singoli,
la quale riverbera effetti sull’esercizio della funzione; talché, soprattutto quando si
agisce, di fatto, contro le scelte politiche governative, si rischia di non essere più
credibili: offrendosi fianco alla critica secondo la quale non è più chiaro più se si stia
applicando la legge in scienza e coscienza, oppure si stia condizionando
l’interpretazione della norma ad una posizione ideologica precostituita, già
apertamente professata.
2. Le Correnti hanno assunto la forma di veri e propri partiti politici, ognuno con
un proprio Corpo Elettorale, il cui unico scopo è portare propri eletti al CSM, lì dove
costoro condizioneranno le nomine dirigenziali: non più in base al merito, ma per
Appartenenza.
Chi non ‘appartiene’ e non può, dunque, contare sugli accordi di scambio, è (ci
aggiungo un) quasi (per salvare il salvabile) irrimediabilmente escluso da eguale
possibilità di accesso ad incarichi apicali.
Si produce, così, una messe di interlocuzioni sotterranee con i titolari di un ‘credito’
spendibile, le quali, agite in un’altra qualunque categoria, diversa da quella che tiene
le redini della giurisdizione, darebbero luogo, credo (per anni mi sono occupato di
P.A.) ad indagine penale per traffico di influenze, se non, addirittura, per corruzione.
Io mi chiedo per quale ragione dovrei volere che al Consiglio Giudiziario/Superiore
ci vada uno della ‘mia’ Corrente. Dovessi ragionare in questi termini, evidentemente,
sarei insicuro della mia professionalità: riterrei, in altri termini, che, fossi giudicato
“per competenza”, sarei perdente; dunque, desidero essere giudicato “per
appartenenza”: più folta è la maggioranza dei ‘miei’, più sono al sicuro nella mia
progressione di carriera.
Scambi nei quali si tutela l’appartenenza e non il merito, avvengono quotidianamente
anche nel loro confronto con la parte politica, dentro la camera di compensazione del
CSM. Ebbene, a me non sembra che tali scambi possano considerarsi, senz’altro,
ininfluenti sulla giurisdizione. Chi ha ottenuto, ha assunto un debito; chi ha maturato
un credito corrispondente, prima o poi, lo esigerà. O no?
Questi scambi, poi, non avvengono soltanto ‘per funzioni’; essi sono, purtroppo, “inter
funzionali”: p.m. e giudici, svestita la toga, come se la toga potesse mai svestirsi,
indossato l’abito del ‘sindacalista’ o del membro di consiliatura, scambiano voti e
promesse e portano a casa risultati, le cui ragioni e motivazioni non sono palesi.
Di tutto ciò la Comunità, che della giurisdizione subisce gli effetti, non sa
assolutamente nulla, in un torbidume contrario ad elementari esigenze di trasparenza.
***
Per questo ho accettato la proposta di candidatura al CdC del movimento
ArticoloCentouno.
Se mi tiro indietro, ho pensato, nulla mai potrà cambiare.
***
Pertanto, aderisco al programma del Movimento ArticoloCentouno:
Si, alla designazione dei consiglieri del CSM per SORTEGGIO: le correnti
sparirebbero il giorno stesso e, con esse, gli scambi inaccettabili di cui ho detto; le
correnti non avrebbero più alcuna funzione da svolgere e tutti dovremmo, finalmente,
preoccuparci di essere scelti alla pari, per merito e per nient’altro.
Si alla ROTAZIONE degli incarichi direttivi: è, oggi, un correttivo necessario ad un
sistema che, sino ad ora, ha promosso senza alcuna garanzia che i promossi siano i
migliori.
Si alla INCOMPATIBILITA’, per un congruo periodo temporale, tra incarico
sindacale appena dismesso e nomina dirigenziale, così da prevenire la tentazione di
usare i ruoli sindacali per scalare la carriera giurisdizionale.
Si ad una Associazione che si riappropri della sua FUNZIONE SINDACALE genuina:
la tutela delle migliori condizioni retributive e di lavoro del magistrato, con
particolare riguardo alla malattia, alla maternità, alle possibilità di ottenere benessere
sanitario, creditizio, assicurativo in genere.
***
Di seguito, invece, le mie idee personali, sulle quali mi esprimo a MIO NOME e non
a nome del Movimento.
Il magistrato è responsabile delle proprie scelte e dei propri errori, se questi sono
evidenti, e deve essere giudicato per merito e non perché porta, o non porta voti ad
una ‘corrente’. Le ‘correnti’ non hanno ragione di esistere. No, dunque, al magistrato
ideologico, protetto dall’appartenenza sindacale alla ‘corrente’. Si al MAGISTRATO
RESPONSABILE.
Il magistrato non può rifiutare una valutazione cui partecipi il Foro di appartenenza
e deve fondare la propria Indipendenza su una consapevole COMPETENZA
PROFESSIONALE, senza timori, o dietrologie. Chi sa di avere svolto il proprio
lavoro con scrupolo e professionalità non può temere nulla e non ha bisogno di
alleanze.
Sulla SEPARAZIONE DELLE CARRIERE mi rendo conto di avere una posizione
minoritaria, se non isolata.
NON parlo, dunque, a nome del Movimento ArticoloCentouno.
Per onestà intellettuale, ritengo occorra accettare il CONFRONTO con il Governo
sul tema della separazione delle carriere, per almeno tre ragioni:
1. la separazione delle carriere, in un sistema che si proponga di essere realmente
accusatorio, è essa stessa ‘garanzia’ (di parità tra accusa e difesa) per il cittadino
accusato; tale assunto non è scientificamente refutabile;
1. lo scudo dell’indipendenza, che opponiamo alla Riforma, è fragilissimo: sia perché
la separazione delle carriere non è affatto incompatibile con una legislazione che tuteli
l’indipendenza del pubblico ministero -e tanto già basterebbe; sia a causa di quanto
quotidianamente accade nei palazzi di giustizia, dove l’indipendenza appare più
privilegio di chi la esercita, che non tutela per chi è soggetto alla giurisdizione. Inutile
illudersi: il sentimento popolare non è dalla ‘nostra parte’;
1.
gli accordi correntizi inter-funzionali, di cui ho detto, sono il deleterio,
inaccettabile cascame del correntismo della Magistratura. Dunque, o siamo in grado
di eliminarli radicalmente in autotutela e subito; oppure, la separazione delle carriere
si porrà essa stessa quale garanzia di una giurisdizione scevra da condizionamenti.
Sedersi al tavolo con il Governo per Discutere la Riforma, per contestarla NEL
MERITO e non per PRINCIPIO, darà credibilità intellettuale al confronto che
chiediamo ed eviterà che essa, con il pretesto di garanzia, si traduca in una legislazione
elettivamente punitiva verso la nostra categoria professionale.
Credo che, invece, la posizione puramente ideologica, di negare legittimazione alla
parte politica a proporre il tema della separazione delle carriere, sia -ripeto- priva di
base scientifica (la separazione delle carriere è tema legittimamente e razionalmente
posto nel processo accusatorio) e ci si ritorcerà contro, quando subiremo, senza poterla
rendere razionale, una Riforma che avremo completamente lasciato nelle mani di una
maggioranza politica.
Ringrazio sentitamente chi ha avuto cuore di giungere sin qui … magari senza essere
d’accordo su tutto.
GIORGIO MILILLO
Mi chiamo Giorgio Milillo e sono entrato in Magistratura nel 1992.
Lamia prima assegnazione è p stata alla Pretura di Castrovillari ed ho così
potuto conoscere la bellissima terra di Calabria e splendide persone
ricordo sempre con affetto.
Nel conteso ho potuto conoscere un territorio con caratteristiche e
problematiche assolutamente diverse dalla mia terra di origine visto che
provengo da Treviso .
Dopo alcuni anni ho chiesto ed ottenuto il trasferimento alla Procura di
Trieste dove sono rimasto per 19 anni occupandomi praticamente di tutte le
materie penali in quanto sono stato anche assegnato alla locale DDA.
Nel 2016 su domanda ho ottenuto il trasferimento alla Procura di Udine
dove svolgo tuttora la funzione requirente sebbene allo stato sia ancora ( per
poco ) applicato anche alla Procura Generale di Trieste.
La pluridecennale ( ahimè ) esperienza mi ha consentito di vedere e toccare
con mano un progressivo sgretolamento della funzione di noi magistrati
anche nella percezione delle gente.
Inoltre ho notato anche un deterioramento degli stessi rapporti interpersonali
tra colleghi e ciò anche per ragioni di settarismo correntizio.
Da ultimo ho sussistito ad una iperburocratizzazione dell’attività giudiziaria
che non ha eguali in altri paesi come ho potuto notare in varie esperienze
all’estero.
Ho ritenuto di aderire alla lista Articolo 101 perchè sono assolutamente
convinto che è necessario porre un argine alla degenerazione correntizia che
troppo spesso si nota nella dinamiche consiliari.
Né ritengo che questo decadimento possa essere risolto e curato con un
semplice maquillage personale delle attuali correnti, a mio avviso responsabili
di questa situazione anche perché inestimabilmente connotate da una logica
cooptatoria.
Ritengo inoltre che l’ANM debba intraprendere una seria interlocuzione con
la politica onde evitare che troppe riforme vengano per così dire calate
dall’alto senza prendere in considerazione le stesse ricadute e senza
confrontarsi con le idee ed esperienze dei magistrati che concretamente si
rovano ad esercitare devono esercitare l’attività giudiziaria .
Mi sono avvicinato recentemente alla lista 101 e ,con i colleghi che ne fanno
parte, ho potuto respirare aria nuova avvertire negli scambi di idee che
abbiamo avuto anche in incredibili riunioni via team la libertà di potersi
esprimere senza dovere rendere conto ad una corrente e soprattutto
uno stesso idem sentire ed una forte volontà di affermare le nostre idee.
Per tali ragioni aderisco convintamente al programma della lista 101 incentrata
sul sorteggio temperato come metodo di selezione dei consiglieri del CSM e
e sulla rotazione degli incarichi direttivi e semidirettivi .
Perché votare lista 101:
1 ) votare lista 101 significa votare liberamente per adesione al programma
;
2 ) voltare lista101 significa votare persone avulse da logiche di potere e libere
di pensare con la propria testa nel rispetto della Costituzione che non devono
rendere conto ai c.d. capibastone;
3 ) votare lista 101 significa affermare la volontà di un forte cambiamento
della Magistratura tanto più necessario ina una situazione così deteriorata come
quella attuale.
GIOVANNI FAVI
Gentile collega mi chiamo Giovanni Favi,
sono candidato nella lista ArticoloCentouno,
al di fuori delle correnti ed, intendo, come in passato,
prima di tutto parlare di Te (Ti do qualche notizia su di me, se vuoi alla fine del messaggio).
Sono , infatti, convinto che - come in tutte le democrazie evolute- in primo piano debba finalmente porsi non il candidato, ma l’elettore.
Il candidato deve essere soprattutto un mezzo di cui Tu elettore Ti servi per attuare la Tua volontà.
Se l’elettore viene ridotto ad un cliens, dolosamente spesso gravato da carichi inesigibili anche per assoggettarlo a timore e controllo, con le valutazioni ed il disciplinare, che in un sistema malato deve chiedere per grazia quello che gli spetterebbe per giustizia, cui il candidato patronus (o a sua volta cliens di altro patronus) consegna con disprezzo la cinquina da votare in queste elezioni, il risultato non potrà che essere ancora quello che emerge delle NOTE chat. Questo con il relativo discredito sociale della magistratura, e quindi anche Tuo, per fatti di cui non sei responsabile.
Ed è per questo che faccio attività associativa e sindacale al di fuori delle correnti da circa 20 anni e, fra l’altro, nel 2015-2016 ho girato l’Italia per raccogliere le firme per i referendum consultivi della ANM (fra cui quello sui carichi esigibili), il cui esito è stato sostanzialmente a suo tempo cestinato dalla ANM e dal CSM con disprezzo della volontà della base dei magistrati (analogamente in linea di principio agli altri 3 quesiti referendari) oltre che con violazione dell’art. 37 DL 98/2011. Al riguardo ti invito a verificare se la nuova circolare sui carichi esigibili (che non rispetta l’esito referendario ma che, in un’ottica realistica, potrebbe comunque portare qualche beneficio) non venga, perlomeno spesso, posta nel nulla dalla richiesta di raggiungere comunque gli obiettivi del P.N.R.R.. Sotto questo profilo , proprio la proposta della nostra lista ArticoloCentouono di verificare a livello locale il rispetto, in concreto, della circolare sui carichi esigibili è stata rigettata dalla ANM (lascio alla tua intelligenza la valutazione delle motivazioni di tale rifiuto).
Il candidato deve essere, a mio avviso, ripeto, principalmente un mezzo per realizzare le Tue convinzioni e questo non può avvenire se i programmi si riducono a promesse elettorali sistematicamente non mantenute, senza che vi sia una sanzione elettorale.
Sotto questo profilo ti invito a valutare se la protesta delle correnti contro la riforma costituzionale in cantiere - riforma costituzionale che io giudico nel complesso criticamente (realizzando fra l’altro anche dei punti del programma della P 2) - sia credibile. Infatti, agli esponenti di spicco “piazzati” dalle correnti stesse al Ministero (con stipendi maggiorati e senza problemi di carico di lavoro) non viene chiesto, appunto, dalle correnti che li hanno “sistemati” di tornare, al lavoro giurisdizionale, per una protesta seria e coerente contro una riforma costituzionale che, in base a quanto si legge su alcuni giornali alcuni colleghi al Ministero hanno contribuito a redigere. Lascio alla Tua valutazione il silenzio bipartisan (come il consenso bipartisan sulla nuova circolare relativa ai direttivi, su cui cfr. infra) su questo apparente paradosso.
Penso, quindi, di poter essere, insieme agli altri candidati, un tramite della Tua volontà perché ho sempre lavorato come “semplice giudice”; non sono mai stato iscritto o comunque legato a correnti, non ho mai fatto domande per semidirettivi, direttivi o altri posti; ritengo però che ciascun magistrato abbia diritto di concorrervi in modo trasparente senza appunto doversi umiliare a chiedere come un favore quello che, in quanto meritevole, gli dovrebbe essere riconosciuto come diritto conseguente al Suo lavoro.
Se ti interessa ovviamente, come accennato, in calce ti do qualche notizia in più su di me e qualche notizia sindacale su CARICHI ESIGIBILI, DISCIPLINARE, VALUTAZIONI, POSTI DIRETTIVI E SEMIDIRETTIVI,
Per brevità mi riporto ai documenti della lista ARTICOLO CENTOUNO ed a quanto raccolto in questi anni sui siti indicati in calce, solo poche parole su alcuni punti centrali.
CARICHI ESIGIBILI
Carichi esigibili: in estrema sintesi (nel sito indicato può trovare gli approfondimenti che abbiano raccolto in questi anni) non si è data attuazione al quesito referendario del 2016 sui carichi esigibili che sostanzialmente chiedeva una piena uniformità di valutazione dei carichi di lavoro a livello nazionale (Ti invito a verificare di persona come tutte le correnti, in concorso, nella riunione del CDC della ANM del 2016 dopo i referendum, abbiano contribuito a far venire meno il numero legale per impedire che anche la proposta referendaria sui carichi esigibili fosse messa ai voti, questo dopo che alcune correnti avevano sfruttato elettoralmente i referendum, puoi controllare la registrazione su Radio Radicale). La nuova circolare sui carichi esigibili, seppur non rispettosa nella volontà referendaria, potrebbe comunque in astratto portare dei benefici. Il problema è che non vengono fatte le verifiche sul suo effettivo rispetto, come ho sopra accennato, dato che di fatto per raggiungere gli obiettivi del PNRR viene chiesto al magistrato di superare detti limiti. Come del resto potrai notare, nella tua attività quotidiana, di fatto non Ti é stato richiesto un lavoro “più esigibile” ma si tende a legittimare lo status quo tendendosi potenzialmente a far aumentare il carico di lavoro ogni anno .
VALUTAZIONI DI PROFESSIONALITA’ E DISCIPLINARE: Occorre rispettare una rigida tipicità nelle valutazioni e nel disciplinare, lo diciamo circa 20 anni raccogliendo materiale a difesa di tutti i colleghi nel sito, ed un automatismo nelle valutazioni oltre che imporre il principio di parità di trattamento (la disparità di trattamento è un vizio giuridico non solo morale) attraverso il riconoscimento diritto ad una valutazione comparativa onde prevenire gli arbitri e appunto le disparità di trattamento che emergono anche dalle chat
DIRETTIVI, SEMIDIRETTIVI E POSTI DI RILIEVO: OCCORRE LIMITARE UNA DISCREZIONALITA’ CHE E’ DIVENUTA ARBITRIO E CLIENTELISMO. Al riguardo, come avrai forse notato, il CSM ha recentemente approvato fra le due proposte possibili LA CIRCOLARE CHE CONFERISCE UN MAGGIOR POTERE DISCREZIONALE NELLE NOMINE, CON UNA MAGGIORANZA SOSTENUTA DALLA CORRENTE MAGGIORITARIA DI SINISTRA (AREA) E DI DESTRA (MI), DIMOSTRANDO CHE SULLE “QUESTIONI CONCRETE” (RICORDANDO LA POESIA DI TRILUSSA “LA POLITICA”, LASCIO A TE LA VALUTAZIONE SE OCCORRA ANCHE RICORDARE IL MANUALE CENCELLI) VI E’ UNA PROFONDA COMUNANZA IDEOLOGICA FRA CORRENTI APPARENTEMENTE AGLI ANTIPODI, CON BUONA PACE DELLE DECLAMAZIONI DI RITO SUL RINNOVAMENTO MORALE.
A parte le proposte della LISTA ARTICOLO CENTOUNO de iure condendo E PRINCIPALMENTE LA ROTAZIONE, a cui mi riporto, occorre a mio avviso de iure condito ridurre i margini di discrezionalità e tornare a dare prevalenza anche all’ANZIANITA’ FUNZIONALE (ma non solamente fino ad un giorno prima delle elezioni)
PENSIONI Dovresti aver ricevuto un mio messaggio sulla necessità di controllare il tuo estratto contributivo e se sei soggetto al massimale contributivo, a cui mi rimando. LE PENSIONI sono state ridotte praticamente della metà (salvo chi avendo incarichi, per esempio ministeriali, anche dalla politica si assicura pensioni privilegiate), occorre difenderle e tenere presente la previdenza integrativa che consente fra l’altro di dedurre la propria aliquota irpef realizzando, specialmente per chi non è lontano dal pensionamento, una notevole utilità.
EQUIPARAZIONE AI GIUDICI AMMINISTRATIVI sia dal punto di vista stipendiale che delle libertà di cui godono (di insegnamento etc etc) se ci devono essere delle limitazioni devono esserci per tutti i giudici. Altrimenti questa possibilità deve essere tolta anche a loro. PER LA CRONACA I GIUDICI AMMINISTRATIVI HANNO I CARICHI ESIGIBILI REALI DA ANNI
Infine alcune brevi notizie su di me (ovviamente sono a tua disposizione per ogni chiarimento). Sono stato nato nominato con D.M. 98 (prima di fare il magistrato ho lavorato per brevi periodi in altre amministrazioni ). Ho una specializzazione triennale in diritto civile e ho fatto alcune pubblicazioni in riviste giuridiche specializzate. Ho sempre lavorato come “semplice giudice”; non sono mai stato iscritto o comunque legato a correnti. Ho sempre sostenuto liste e candidati indipendenti. Faccio attività associativa al di fuori delle correnti da circa 20 anni e ho creato con alcuni colleghi il sito interesselegittimo.it per fare un’autentica attività sindacale (e non clientelare). Non ho mai fatto domande per semidirettivi, direttivi o altri posti; ritengo però, ripeto, che ciascun magistrato abbia diritto di concorrervi in modo trasparente e non in base a quello che si legge nelle chat ormai di dominio pubblico. Quindi con il massimo e totale rispetto delle tue idee ti chiedo con forza non solamente di darci il tuo voto (lo chiedo prima di tutto per la lista) ma anche, se condividi perlomeno in parte le nostre idee, di attivarti per procurarci altri voti magari di colleghi ormai disillusi che non voterebbero o annullerebbero la scheda.
MARIA MAGRI'
Sono entrata in magistratura nel 2009. La mi prima assegnazione è stata al Tribunale di
Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia molto lontano dalla mia città (Bergamo), ed ho qui svolto
funzioni di Giudice civile e fallimentare.
Nel 2014, su mia domanda, sono stata trasferita alla Corte d’Appello di Brescia come
Giudice distrettuale. In tale ruolo mi sono trovata a svolgere funzioni di tutti i generi, non
solo civili (civile ordinario generale, specialistico di famiglia, ecc.), ma anche penali (dal
dibattimento al GIP) nei vari Tribunali del distretto: Brescia, Bergamo e Mantova.
Dal settembre 2018, su mia domanda, sono stata trasferita al Tribunale di Bergamo, con
funzioni di Giudice civile, fallimentare e delle esecuzioni forzate, ove mi trovo tutt’ora.
Dopo quindici anni, che faccio parte della magistratura penso sia giunto il momento di
avvicinarmi alla vita associativa, dando il mio contributo anche in prima persona libera da
vincoli di appartenenza correntizia.
La lista di Articolo 101 consente la partecipazione alle attività associative a difesa della
categoria più propriamente sindacali, aspetto di mio particolare interesse.
Allo stesso tempo Articolo 101 promuove quell’uguaglianza dei magistrati soggetti solo alla
legge, anche nell’accesso alle cariche direttive degli uffici giudiziari e all’elezione dei
componenti del CSM, che auspico da tempo.
MARIA LETIZIA TRICOLI
Sono MARIA LETIZIA TRICOLI, nominata magistrato con D.M. 23 giugno 1993, ho
conseguito la VII valutazione di professionalità e sono attualmente in servizio presso
il Tribunale di Roma, Settima Sezione Civile.
Durante tutto il mio percorso professionale ho sempre interpretato l’Ufficio come un
Servizio da rendere nell’esclusivo interesse della Giustizia, fermamente orientata dal
principio di imparzialità e di indipendenza e nella piena consapevolezza che “i giudici
sono soggetti soltanto alla legge”, come sancito, appunto, dall’art. 101 della
Costituzione su cui ho giurato fedeltà.
Mi candido per il rinnovo del Comitato Direttivo Centrale dell’A.N.M. con la Lista
Articolocentouno di cui condivido le linee programmatiche che riassumo di seguito:
1) Sorteggio, anche temperato da elezioni, per l’individuazione dei candidati della
componente togata del CSM, al fine di garantire l’assoluta indipendenza dei
consiglieri togati da logiche politico-correntizie;
2) rotazione negli incarichi giudiziari direttivi e semidirettivi al fine di evitare il
consolidamento di situazioni di potere;
3) contrarietà alla riforma costituzionale predisposta dal Governo relativa alla
separazione delle carriere, al fine di garantire l’indipendenza della Magistratura
nel suo complesso dagli altri poteri dello Stato, essenziale per la salvaguardia
dell’ordine democratico, ritenendo un valore da preservare quello della cultura
unica della giurisdizione;
4) rafforzamento dell’attività sindacale dell’ANM, con potenziamento del relativo
ufficio e con particolare attenzione all’assistenza ed alle tutele necessarie per i
casi di malattie, anche professionali, alle nuove forme di previdenza
(Acampora), alla consulenza generalizzata ed all’assistenza in materia
disciplinare, alle condizioni lavorative, al carico di lavoro dei magistrati,
promuovendo, in riferimento a quest’ultimo profilo, l’adozione di criteri di
calcolo dei carichi di lavoro il più possibile omogenei su tutto il territorio
nazionale, nonché l’aumento dell’organico dei Magistrati Distrettuali presso le
Corti d’Appello allo scopo di far fronte in via preventiva alle scoperture dei ruoli
conseguenti ai congedi straordinari dei magistrati od alle scoperture per
trasferimento.
Qualora venissi eletta mi impegnerò concretamente per sostenere le linee
programmatiche indicate e per fare in modo che il principio di Indipendenza della
magistratura, che costituisce il fondamento della ripartizione dei poteri dello Stato e
presidio imprescindibile dell’ordine democratico, conformemente all’intenzione dei
Padri Costituenti, venga sempre onorato e rispettato, ringraziando sin d’ora chi vorrà
riporre in me la sua Fiducia attraverso l’espressione di voto.
MASSIMILIANO SACCHI
Gentile Collega
Chi sono?
Sono Massimiliano SACCHI, nato a Napoli, dove vivo, il 15.3.1973.
Mi presento, alle elezioni per il rinnovo del COMITATO DIRETTIVO CENTRALE
dell’ANM, come candidato per il gruppo Articolo 101.
Sono stato nominato Magistrato Ordinario con D.M. 19.11.2002 ed ho conseguito
con esito positivo la V valutazione di professionalità.
Non ho mai ricoperto incarichi associativi nell’ANM, non sono iscritto ad alcuna
corrente della magistratura associata, non sono mai stato fuori ruolo, sono iscritto
all’ANM sin da quando ho assunto le funzioni.
Le mie esperienze professionali.
Dal febbraio 2018 svolgo funzioni di Consigliere, nel settore civile, presso la Corte
di Appello di Napoli, occupandomi prevalentemente di cause di responsabilità
professionale, contratti, responsabilità extracontrattuale.
Precedentemente ho lavorato, dal 2008, come giudice presso il Tribunale di
Napoli, sempre nel settore civile, occupandomi, in particolare, di controversie in
materia commerciale e di contenzioso bancario.
pag. 1
Agli inizi della mia carriera, dal 2004, ho svolto funzioni di giudice presso il
Tribunale di Rossano.
Perché mi candido?
Come forse saprai, un gruppo di colleghi, fautori del sorteggio temperato, riunito
nel Comitato Altra Proposta, a febbraio 2022, ha sorteggiato, dinanzi ad un Notaio
di Roma, alcuni potenziali candidati.
Io rientro tra coloro che all’epoca furono sorteggiati e che decise di manifestare la
propria disponibilità.
Ritenni, infatti, doveroso cogliere l’occasione che mi venne offerta per contribuire
a far emergere il principio che possano aspirare ad incarichi, in organi di rilievo
costituzionale come il CSM, e, in generale, all’interno delle istituzioni che
concorrono all’amministrazione della giustizia, tutti i magistrati che, come me,
hanno sempre e solo svolto funzioni giudiziarie.
L’esperienza maturata nel corso delle elezioni per il rinnovo del CSM, tenutesi nel
2022, è stata positiva. Sebbene, infatti, io non rientri tra gli eletti, ho, comunque,
riscontrato un discreto successo in termini di preferenze espresse, in tal modo
contribuendo, unitamente agli altri colleghi sorteggiati e sfruttando il
collegamento all’interno di una lista, reso possibile dalla legge elettorale,
all’elezione di un Consigliere del tutto indipendente dalle Correnti, il collega
Andrea Mirenda.
La delicatezza del momento storico che stiamo vivendo, contraddistinto
dall’imminente approvazione di riforme epocali destinate ad incidere
profondamente sull’assetto della magistratura, mi ha indotto ad accettare la
proposta di candidatura formulata dai colleghi del gruppo Articolo 101.
Ho ritenuto, infatti, doveroso offrire la mia disponibilità per supportare l’azione
di coloro che aspirano a vedere operare una magistratura libera da ogni forma di
condizionamento, esterno ed interno, nella quale possa concretamente attuarsi il
principio costituzionale per il quale i magistrati si distinguono tra loro soltanto
per le funzioni svolte.
A quali criteri vorrei ispirare il mio operato qualora fossi eletto.
Impronterei il mio operato ad un mero spirito di servizio, al fine di apportare il
mio contributo professionale all’attività dell’ANM, senza essere condizionato da
legami di appartenenza o da debiti di riconoscenza.
Ringraziandoti per la pazienza di avere letto fin qui queste mie brevi riflessioni, ti
saluto cordialmente nella speranza che anche tu le condivida.
MONICA BIASUTTI
Gentili colleghi, i pochi che mi conoscono si sorprenderanno per questa candidatura,
che effettivamente dopo 28 anni di magistratura neppure io avrei previsto, ma come
si suol dire non è mai troppo tardi, neppure per tentare di migliorare il sistema di cui
facciamo parte e l’immagine alta della giustizia che rappresentiamo. Ed è per questo
che, tentata da alcuni colleghi, ho accettato di mettermi in gioco, candidandomi alle
prossime votazioni di fine gennaio per il comitato direttivo dell’ANM in seno alla
lista di ARTICOLO CENTOUNO, una non-corrente se così si può definire posto il
suo obiettivo primario di scardinare le storture correntizie incidenti su nomine e
decisioni del nostro massimo organo di autogoverno. Un gruppo relativamente recente
e per certi versi dirompente visti i punti cardine del suo programma, ad iniziare dalla
incompatibilità tra incarichi associativi, cariche consiliari e
ministeriali, per arrivare al criterio del cd. sorteggio
temperato, il tutto per garantire i valori di imparzialità e
indipendenza nostro massimo presidio costituzionale (non
essendo casuale il riferimento proprio all’art. 101 della
Cost.).
Se vorrete sostenere il nostro gruppo, e lasciarvi anche voi
tentare dal desiderio di rinnovamento, non vi tedio oltre,
rispettando la sinteticità che mi è propria e soprattutto il
poco tempo a disposizione di voi tutti. Dimenticavo di
presentarmi: Monica Biasutti, già P.M. Udine, già giudice
penale Tribunale Pordenone, già Gip Pn, ora consigliere
penale Corte di Appello di Trieste. Buon voto a tutti, Monica
NATALIA CECCARELLI
NATALIA CECCARELLI
Corte di Appello di Napoli – IX Sezione Civile
Magistrato di Sesta Valutazione di Professionalità
D.m. di nomina: 24/02/1997 - natalia.ceccarelli@giustizia.it -
CANDIDATA CON LA LISTA ARTICOLOCENTOUNO ALLE ELEZIONI DEL
COMITATO DIRETTIVO CENTRALE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE
MAGISTRATI INDETTE PER I GIORNI 26, 27 E 28 GENNAIO 2025
TRE MOTIVI PER CANDIDARSI CON ART. 101
1) Mi candido con il Gruppo Art. 101 perché non è un Gruppo ma un luogo ideale di
confronto aperto alla partecipazione di tutti, ispirato dal desiderio di riportare la
politica associativa nella sede sua propria, l’Associazione, nel costante
perseguimento dell’obiettivo di liberare l’attività del Consiglio Superiore della
Magistratura dal condizionamento delle Correnti mediante l’introduzione: del
sorteggio temperato come metodo di selezione dei Consiglieri, della rotazione
degli incarichi direttivi e semidirettivi per il giusto avvicendamento e la gestione
partecipata ed orizzontale degli uffici giudiziari, della previsione di una rigorosa
incompatibilità tra incarichi associativi e qualsiasi altro genere di attività
extragiudiziaria o fuori ruolo dei magistrati
2) Mi candido con Art. 101 perché le vicende che riguardano la carriera del Magistrato
non devono mai essere condizionate dall’appartenenza (o dalla non appartenenza) ad
un Gruppo o ad una Corrente, ma valutate esclusivamente in base a canoni di
meritevolezza
3) Mi candido con Art. 101 perché non vi può essere indipendenza esterna della
Magistratura dagli altri Poteri dello Stato senza indipendenza interna del Magistrato
dalle Correnti
TRE MOTIVI PER VOTARE ART. 101
1) Votare Art. 101 significa portare in seno al CDC una voce non omologata alla logica
delle alleanze di potere
2) Votare Art. 101 significa dare voce alla minoranza per garantire la corretta
circolazione delle informazioni riguardanti l’attività associativa e il rigoroso ed
imparziale controllo di legalità sulle scelte consiliari
3) Votare Art. 101 significa togliere un voto ai gruppi di potere
TRE MOTIVI PER VOTARMI
1) Passione
2) Onestà intellettuale
3) Indipendenza
Grazie!
ROCCO PAVESE
Sono consigliere della Corte di Appello di Potenza, sezione
civile, in procinto di trasferirmi a quella di Salerno, sezione lavoro. Nominato con
d.m. 25.2.1989, ho sempre svolto funzioni giudicanti, sia penali che civili, e sono
stato componente del Consiglio giudiziario di Potenza a più riprese. Non ho ricoperto
mai incarichi di tipo diverso, con l’eccezione della nomina, avvenuta per sorteggio, a
componente della Commissione esaminatrice per magistrato ordinario ex
d.m.18.10.2022.
Ho accettato la proposta di candidatura perché la libertà è partecipazione.
Assistiamo a una sistematica e perdurante aggressione alla giurisdizione, a cui difesa
l’ANM è chiamata a svolgere un ruolo essenziale, ma che sarà impossibile in assenza
di una riforma profonda dell’associazionismo. Credo fermamente che soltanto i
principî di trasparenza propugnati da Articolo 101 possano restituire alla ANM la
credibilità necessaria, oggi ampiamente compromessa dalle degenerazioni correntizie
e dalle relative pratiche lottizzatrici (sempre deprecate a parole, mai abbandonate da
alcuna corrente).
Indipendenza e imparzialità del magistrato sono valori di rango costituzionale ma
restano formule vuote, se non sostenuti dalla rivoluzione copernicana che metta al
centro del sistema il merito e ne bandisca l’appartenenza correntizia: questo voglio
testimoniare con la mia presenza e per questo chiedo il voto ai colleghi.
ROSARIA MOLE'
Mi chiamo Rosaria Molè, sono nata a Ragusa il 03.11.1975, sono stata nominata magistrato
ordinario con D.M. 05/08/2010 ed ho conseguito la terza valutazione di professionalità. Sin dall’inizio
della mia carriera ho prestato servizio presso la Procura distrettuale di Catania e tutt’oggi vi opero
quale componente della Direzione Distrettuale Antimafia. Avendo sempre svolto le funzioni di
sostituto procuratore presso il medesimo ufficio ho avuto modo di trattare quasi tutte le tipologie di
reati, in particolare durante i primi anni mi sono occupata di delitti contro le fasce deboli e reati contro
le persone, per poi specializzarmi in criminalità economico-finanziaria (in particolare, reati tributari,
contraffazione e riciclaggio) e reati associativi di natura anche transnazionale, fino ad occuparmi
nell’attualità di criminalità organizzata di natura mafiosa.
Mi affaccio per la prima volta alla vita associativa in quanto sinora in ambito professionale
mi sono dedicata esclusivamente al lavoro e all’obiettivo di fornire quanto più numerose e valide
risposte alle istanze di giustizia provenienti dalla collettività. Questi anni da spettatrice di ciò che è
stato fatto ed accaduto nell’ambito della vita associativa e del nostro organo di autogoverno, ma
soprattutto il sentirmi sempre più avvolta dal senso di sfiducia dei cittadini nei confronti della
magistratura, mi ha fatto scattare il desiderio di fornire un mio contributo affinché qualcosa possa
cambiare. Sono convinta, però, che il cambiamento ed il rinnovamento positivo della magistratura
può avvenire solo dall’interno, non attraverso i semplici proclami autoreferenziali e contro i facili
attacchi della politica agevolati dalle nostre défaillances, ma soprattutto puntando su una seria
rimeditazione del nostro ruolo e dei principi che lo governano, i quali devono trovare il loro
fondamento solo nelle norme della Costituzione e non certo nelle bieche logiche correntizie che
ammantano di massimo rispetto alla legge quelli che sono nella maggior parte dei casi interessi
personali e di carriera.
Ho coltivato il sogno di diventare magistrato da quando mi sono iscritta alla facoltà di
giurisprudenza e, grazie anche al supporto di una famiglia modesta che ha fatto mille sacrifici per
consentire ad una figlia idealista di realizzare un obiettivo che ai più sembrava impossibile, ho avuto
il grande onore di diventare un magistrato della Repubblica italiana che sin dal primo istante mi sono
ripromessa di servire espletando il mio compito con il massimo di correttezza, onestà ed equilibrio,
in quanto i cittadini che si affidano al nostro servizio giustizia su queste nostre doti devono sempre
poter contare.
Sono più che convinta che i predetti principi-guida, oltre che informare il nostro concreto agire
professionale, devono riverberarsi nella vita associativa e dell’organo di autogoverno perché solo in
questo modo si può essere credibili, seri e degni di far parte del terzo potere dello Stato.
Coerentemente con le motivazioni sopra esposte, la lista ArticoloCentouno è l’unica via
attraverso cui potevo affacciarmi alla vita associativa, in quanto essa solo incarna e sostiene i principi
guida e l’ideale di magistratura che sono anche i miei. Della lista di cui faccio parte condivido tutte
le linee programmatiche, dal sorteggio temperato alla rotazione degli incarichi direttivi e
semidirettivi, dalle rigide incompatibilità nell’assunzione degli incarichi dirigenziali e fuori ruolo alla
contrarietà a talune riforme legislative, tutti strumenti finalizzati a contrastare la prevalenza dei centri
di potere e delle logiche di scambio e favoritismi tipici anche del sistema correntizio finora operante.
Da magistrato che ha svolto sempre le funzioni di pubblico ministero e, tra l’altro, sempre nel
medesimo territorio, particolarmente pericoloso ritengo l’obiettivo di realizzare la separazione delle
carriere non per una sorta di opposizione di principio tout court ma nella ipotesi, non del tutto
peregrina ed anzi più che verosimile, che essa rappresenti il viatico con l’obiettivo finale di rendere
il pubblico ministero strumento alle dirette dipendenze del potere politico e l’evidente rischio di dar
vita ad un esercizio dell’azione penale “controllato” e di fatto a discapito solo dei soggetti deboli.
Chiedo di votare me a tutti quei colleghi che, come me, si sentono “figli del popolo” e
ritengono che l’unico faro che deve illuminare la via di un magistrato è quello di applicare le leggi in
un’ottica di giustizia equa e concreta, la stessa che in primis deve caratterizzare l’organizzazione
interna della magistratura nell’ottica di un reale rinnovamento e superamento delle storture del
passato.
Mi rivolgo soprattutto ai giovani colleghi che, certamente animati dai loro ideali e ancora non
fagocitati dai sistemi di potere, sono ancora nella condizione di massima libertà di pensiero per poter
contribuire alla riaffermazione di una magistratura veramente conforme ai principi della Costituzione,
gli unici che governano le linee programmatiche della lista ArticoloCentouno di cui sono onorata di
far parte.
VERONICA VACCARO
Sono VERONICA VACCARO nata a Piacenza il 15/11/1971, nominata
magistrato con D.M. del 18 gennaio 2002, ho conseguito la V valutazione di
professionalità.
Mi sono laureata in giurisprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma con
110 e lode. Ho svolto funzioni giudicanti penali, sia dibattimentali sia Gip/Gup ,presso
il Tribunale di Gela dal 13 ottobre 2003 sino a gennaio 2017. Da tale data e sino al
3/7/2023 ho svolto funzioni giudicanti civili, prevalentemente in materia di stato e
capacità delle persone, sempre presso il Tribunale di Gela.
Dal 4/7/2023 ad oggi svolgo funzioni giudicanti civili presso il Tribunale di
Velletri, Sezione Lavoro.
Nella mia carriera ho conseguito varie pubblicazioni di sentenze sia penali che
civili e un notevole numero di definizioni di procedimenti in tutti i ruoli assegnatimi.
Durante il periodo della pandemia ho sperimentato, con priorità assoluta nel
panorama nazionale, l’udienza civile telematica, poichè già il 12 marzo 2020 (a soli
due giorni dall’adozione del D.M. 10/3/2020 sulla “stanza virtuale” del magistrato) ho
emanato il primo decreto di organizzazione dell’udienza telematica civile (celebratasi
il 23 marzo 2020 nel rispetto del divieto di celebrazione delle udienze imposto dal D.L.
8/3/2020 n. 11, sino a quella data), che mi ha permesso di continuare a svolgere le
udienze in settori delicati, collegati alle esigenze alimentari delle persone, anche
durante l’emergenza sanitaria proclamata l’8 marzo 2020, evitando così inutili rinvii
ed impedendo conseguentemente la formazione di arretrato.
Nel corso degli anni, presso il Tribunale di Gela, ho ricoperto funzioni direttive
e semidirettive di fatto, come presidente vicario e presidente di sezione penale facente
funzioni, nonché le funzioni di giudice coordinatore dell’Ufficio GIP/GUP e di giudice
coordinatore della sezione civile.
Ho svolto anche funzioni di componente del Consiglio Giudiziario, della
Commissione Flussi e della Commissione pari opportunità presso la Corte d’Appello
di Caltanissetta.
Il mio criterio ispiratore durante tutta la mia carriera è stato il principio di “buon
andamento e imparzialità dell’amministrazione” della giustizia espresso dall’art. 97
della Costituzione, su cui ho giurato fedeltà il 18/1/2002. Ho interpretato l’ufficio come
un servizio, posponendo il mio interesse personale e familiare ai miei doveri d’ufficio
e ciò è attestato dai risultati statistici documentati.
Mi candido per il rinnovo del Comitato Direttivo Centrale dell’A.N.M. con la
Lista Articolocentouno di cui condivido le linee programmatiche che riassumo di
seguito:
1) sorteggio per l’individuazione dei candidati della componente togata del
CSM, per garantire l’assoluta indipendenza dei consiglieri togati da logiche
politico-correntizie;
2) rotazione negli incarichi giudiziari direttivi e semidirettivi, per evitare il
consolidamento di situazioni di potere;
3) contrarietà alla riforma costituzionale predisposta dal Governo relativa alla
separazione delle carriere, per garantire l’indipendenza della Magistratura nel
suo complesso dagli altri poteri dello Stato, essenziale per la salvaguardia
dell’ordine democratico;
4) rafforzamento dell’attività sindacale dell’A.N.M. con particolare attenzione
alle tutele necessarie per il caso di malattia, di procedimenti disciplinari e di
carichi di lavoro dei magistrati; in particolare in ordine a quest’ultimo
profilo, per l’adozione di criteri di calcolo dei carichi di lavoro il più
omogenei possibili su tutto il territorio nazionale, con conseguente
promozione presso il Ministero della Giustizia di una rivisitazione delle
piante organiche dei presidi giudiziari spesso notevolmente sottodimensionati rispetto ai flussi effettivi, ma anche per un aumento dell’organico dei Magistrati Distrettuali presso le Corti d’Appello allo scopo
di far fronte in via preventiva alle improvvise scoperture dei ruoli per vicende
collegate ai congedi dei magistrati per mesi o alle scoperture per avvenuto
trasferimento.
Qualora venissi eletta mi opporrò all’adozione di sentenze predittive, emesse da
sistemi di intelligenza artificiale secondo algoritmi addestrati; se da una parte, infatti,
permetterebbero lo smaltimento dell’arretrato e la velocizzazione delle definizioni,
dall’altra annullerebbero l’alto valore della giurisdizione, che resta un fatto
squisitamente umano e, come tale, ogni fatto è diverso dall’altro e deve essere
prudentemente valutato dal giudice. Il sistema delle sentenze predittive consentirebbe,
infatti, un controllo politico della giurisdizione, secondo criteri predeterminati da chi
ha elaborato gli algoritmi, mentre invece, per la tenuta di un sistema democratico è
necessario che la giurisdizione sia autonoma da ogni altro potere dello Stato e che
controlli la legittimità dell’operato del Potere esecutivo e legislativo. Si aggiunga che
la giurisdizione italiana è, per tradizione storica, fra le più sofisticate e garantiste nel
panorama mondiale; ritengo, infatti, che dobbiamo restare fedeli alle radici della nostra
cultura per non perdere la nostra identità.
Non mi propongo come la migliore, ma come un magistrato che interpreta la
professione come un servizio a favore del popolo italiano nel cui nome è amministrata
la Giustizia, così come prescrive l’art. 101 della nostra Costituzione. A Voi spetta il
compito di scegliermi, se condividete le mie idee e se ritenete che valga la pena di
sostenerle nel comune interesse della categoria, per un nostro futuro migliore.
VINCENZO DEL SORBO
Giudice civile Tribunale Torre Annunziata
Buongiorno a tutti e a chi avrà la pazienza di leggermi.
Ormai sulla fine della carriera non ho (rectius: non ho più)
velleità/possibilità di incarichi.
Perché ho aderito ad "Articolo101" e mi sono candidato?
Beh, da molti, molti anni io critico il modo di "gestire" la magistratura
da parte del CSM ed il correntismo il cui "SISTEMA" è degenerato
sempre di più complice anche le varie riforme attuate dalla politica col malcelato intento
di controllare l'operato della magistratura.
Però l'ho fatto sempre e solo nel mio piccolo mondo e nel guscio in cui mi ero rintanato.
È così che mi sono fatto da ultimo convincere dalla simpatica insistenza dei membri di
“Articolo101”
E perché Vi chiedo di votare per la nostra lista?
È chiaro: per dire no al correntismo.
Noterete che non parlo di correnti bensì di "correntismo" (che per me è del tutto analogo
al "partitismo", cioè al fenomeno che costituisce il peggior male della Nostra Democrazia)
Infatti per me tutti i candidati di tutte le liste sono persone più che degne e non mi
permetto minimamente di paragonarmi a loro.
Però è un dato di fatto che il perbenismo del singolo si perda nel "Sistema" che un
complesso di norme poco chiare ed efficienti ha di fatto creato.
È per questo che vi chiedo di votare non per me, ma per Articolo101
Dentro la nostra lista vi sono diverse anime e diversi modi di pensare in relazione ai singoli
temi che ci riguardano (non da ultimo sulla riforma costituzionale che bolle in pentola)
Però tutti ci compattiamo sul nostro scopo fondamentale: la lotta al correntismo.
E se passasse anche uno solo dei rimedi che propone Articolo101 (quello del sorteggio al
CSM) noi potremo presentarci al Paese con le "mani pulite" e come un "Potere" che non
si contrappone alla Politica, ma che rifugge dal cancro del clientelismo che accomuna
Correnti e Partiti e vuole davvero una società più equa e più "giusta".
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