sabato 27 agosto 2022

Assistenza agli associati


Mentre in alcuni tribunali d’Italia si sono celebrati o si stanno celebrando processi  a carico di docenti universitari accusati di aver attuato sistemi di cooptazione di loro protetti, per fatti analoghi, disvelati a tutti dalle chat di Palamara, la magistratura italiana si è arroccata

Eppure quello che fanno i professori universitari è esattamente quello che fanno i correntisti: attività di lobbing per “piazzare soci”.

Il Csm invece ha finora assolto tutti i complici di Palamara e i magistrati italiani non solo non hanno fatto nulla  per fermare l’attività del malaffare, ma addirittura ne difendono strenuamente le strutture, facendo finta che possa credersi che si possano difendere le strutture senza essere complici dei loro misfatti.

Pare inserirsi appieno in questo atteggiamento anche la decisione della Scuola Superiore della Magistratura di dedicare una sessione del corso su “Storia della magistratura e dell’associazionismo”, che si terrà a Scandicci dal 3 al 5 ottobre prossimi, alla storia  correnti della magistratura, strutturandola, come si può evincere dall’estratto del relativo programma che si pubblica qui di seguito, in una serie di interviste ad esponenti storici dei  principali gruppi associativi della magistratura.

Il paradosso nel paradosso è che le conduzioni di tali interviste sono state affidate ad ex direttivi, a loro volta appartenenti a quelle correnti.

Si può quindi dubitare fortemente che costoro sapranno assolvere il compito con  spirito realmente critico, come dovrebbe essere, cosicchè il risultato finale sarà quello di una ennesima giustificazione/assoluzione del correntismo.

Del resto quale risposta ci si può attendere dall’oste al quale un cliente affezionato chieda come sia il suo vino?  



Continua - Leggi tutto l'articolo

mercoledì 3 agosto 2022




Gentile Collega

Sono Massimiliano SACCHI, nato a Napoli, dove vivo, il 15.3.1973, e sono Consigliere presso la Corte di Appello di Napoli.

Le recenti e note vicende, che hanno coinvolto componenti togati e non del CSM, hanno fatto emergere, in maniera inequivocabile, una degenerazione dell’associazionismo, che, asservendo nobili istituti a fini utilitaristici e di carriera, ha finito con il danneggiare, forse irrimediabilmente, l’immagine che, agli occhi dei cittadini e dell’opinione pubblica in generale, l’intera categoria aveva faticosamente costruito, attraverso l’unico strumento del quale il magistrato dispone: lo svolgimento meticoloso del proprio lavoro, scevro da condizionamenti di sorta e soggetto soltanto all’applicazione della legge.

Per questa ragione ho deciso di offrire la mia disponibilità quale candidato alle prossime elezioni per il rinnovo del CSM, che si terranno nei giorni 18 e 19 settembre 2022.

Come forse saprai, un gruppo di colleghi, riunito nel Comitato Altra Proposta, ha, in vista della prossima tornata elettorale e dando voce ad istanze diffuse all’interno della nostra categoria, organizzato e condotto a termine una complessa procedura per l’individuazione, tramite sorteggio, di colleghi candidabili.

Io rientro tra coloro che sono stati sorteggiati e che, accettando la sfida di una difficile competizione elettorale, ha deciso di manifestare la propria disponibilità.

Infatti, vincendo le resistenze che, come potrai immaginare, mi avevano inizialmente assalito, ho ritenuto doveroso cogliere l’occasione che mi è stata offerta, per poter dare il mio contributo professionale ed umano in questo delicato momento della nostra vita lavorativa.

Mi presento, quindi, come candidato per la categoria dei giudici di merito, per il Collegio 3, che include la Campania, il Molise, l’Abruzzo, le Marche, l’Emilia-Romagna e la Sardegna, e sono associato, per il collegio nazionale in quota proporzionale, con gli altri candidati individuati tramite sorteggio dal Comitato Altra Proposta (Anna Maria Dalla Libera;        Gian Andrea Morbelli; Mario Erminio Malagnino;       Serafina Cannatà; Maria Rosaria Pupo; Paolo Moroni; Veronica Vaccaro).

Il Comitato non è un gruppo associativo e non ha un programma elettorale. Si è fatto promotore di un metodo di selezione di alcuni candidati ed ha in tal modo esaurito il suo compito.

Ciascuno dei candidati sorteggiati è portatore delle proprie idee e convinzioni personali. L’unico tratto distintivo è l’assenza di legami correntizi e l’assoluta autonomia di giudizio.

Qualora la competizione elettorale dovesse premiarmi, metterei a disposizione dei colleghi l’impegno e l’abnegazione che ho sempre profuso nel mio lavoro, svolgendo, in maniera indipendente da condizionamenti di sorta, il delicato incarico di Consigliere.

 

 

L’attività del CSM nel prossimo quadriennio si preannuncia irta di ostacoli e rappresenterà uno snodo forse decisivo per le sorti della nostra categoria, essendo in gioco la credibilità del sistema giustizia nel suo complesso.

Le ingenti risorse che il PNRR ha messo a disposizione, attraverso l’istituto dell’UPP, dovranno necessariamente tradursi in risultati concreti in termini di smaltimento dell’arretrato e di riduzione dei tempi di durata dei processi.

L’entrata in vigore della legge 17 giugno 2022, n. 71 (cd. Cartabia) porrà complessi problemi di applicazione e di interpretazione delle norme.

Al riguardo ti basti per il momento sapere che, trattandosi di una legge delega, che si limita ad indicare i principi, la sua effettiva applicazione richiede la necessaria adozione dei decreti delegati. In particolare, ciò vale per gli articoli da 1 a 6 della legge in questione, che, riguardando la riforma ordinamentale della magistratura, contengono le norme sulle quali si sono a giusta ragione appuntate le critiche maggiori (si pensi alle disposizioni sul fascicolo del magistrato, a quelle sul rilievo assegnato, nelle valutazioni di professionalità, alle gravi anomalie in relazione all’esito degli affari nelle fasi o nei gradi successivi del procedimento).

La recente caduta del Governo Draghi e lo scioglimento anticipato delle Camere fa sorgere, allo stato, finanche il dubbio che tali decreti possano essere adottati, nel termine di un anno per l’esercizio della delega previsto nella riforma Cartabia.

In ogni caso, qualora la delega venisse esercitata, il CSM dovrà, pur nella doverosa applicazione della legge e dei decreti attuativi, operarne un’interpretazione quanto più possibile conforme a Costituzione, facendosi garante dell’osservanza dei principi di autonomia e indipendenza della magistratura.

Tornerà ancora in discussione la questione dei cd. carichi esigibili di lavoro, introdotti dal legislatore nel 2011 in funzione della redazione del programma di gestione di ciascun ufficio giudiziario con cadenza annuale, che ad oggi il Consiglio non ha mai provveduto espressamente a quantificare, nonostante la legge ne affidi la determinazione alla normativa secondaria consiliare.

La determinazione di questi carichi appare non più procrastinabile, dal momento che la riforma Cartabia, accentuando una visione produttivistica del lavoro del magistrato, rischia di aggravare la tendenza ormai dilagante a privilegiare i numeri e le statistiche.

In particolare, modificando l’art. 37 Decreto-Legge 98/11, la riforma Cartabia ha introdotto l’istituto dei risultati attesi per ciascun magistrato, determinati sulla base dell'accertamento dei dati relativi al quadriennio precedente e di quanto indicato nel programma di cui all'articolo 4 del decreto legislativo 25 luglio 2006, n. 240, e, comunque, nei limiti dei carichi esigibili di lavoro individuati dai competenti organi di autogoverno.

Un Giudice preoccupato solo delle statalistiche e dei possibili risvolti disciplinari della propria attività, anche alla luce del significativo rilievo che la legge di recente introduzione attribuisce all’esito dei procedimenti nei gradi successivi di giudizio, sarà di certo meno incline a condividere soluzioni interpretative innovative o non in linea con i precedenti.

Da questo punto di vista, quindi, l’individuazione dei carichi esigibili omogenei su scala nazionale, elaborati tenendo conto delle specificità delle diverse funzioni esercitate dai magistrati, consentirebbe di porre un argine al costante incremento dei livelli di produttività, che annualmente si registra nei programmi di gestione.

La questione della dirigenza rappresenta uno degli aspetti critici del sistema giustizia e le tristi vicende balzate agli onori della cronaca nel recente passato dimostrano che gli appetiti delle cd. correnti si sono concentrati soprattutto su questo specifico profilo dell’attività consiliare.

Sarà necessario che il Consiglio adotti sul punto una linea rigorosa, nella quale, valorizzandosi il merito e le attitudini, non si dia spazio ad appartenenze di corrente ma solo a dati oggettivi e documentati.

I candidati selezionati da Altra Proposta con il metodo del sorteggio offrono, al riguardo, una sicura garanzia di imparzialità, non avendo legami o debiti correntizi da dover saldare. Se qualcuno di questi candidati andrà al Consiglio potrai essere certo del fatto che deciderà secondo le sue personali convinzioni, senza farsi condizionare da fattori esterni (indicazioni e pressioni dei gruppi di potere).

Queste brevi riflessioni ti faranno comprendere le ragioni per le quali ho deciso di accettare la candidatura offertami da Altra Proposta ed i criteri ai quali, se dovessi avere l’onore di poter ricoprire l’incarico di Consigliere, sarebbe ispirato lo svolgimento del mio mandato.

Ringraziandoti per la pazienza di avere letto fin qui queste mie riflessioni, ti saluto cordialmente nella speranza che anche tu le condivida.

Napoli, luglio 2022.                                     Massimiliano Sacchi

 

 

Breve C.V..

Sono coniugato e padre di due figli.

Ho conseguito la laurea in giurisprudenza, presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, in data 25.3.1997, riportando la votazione di 110/110 con lode, discutendo una tesi in Istituzioni di Diritto Privato, su: “Contratto preliminare: prospettive attuali”.

Ho svolto la pratica forense e, nell’anno 2000, ho conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione di Avvocato.

Sono stato nominato Magistrato Ordinario con D.M. 19.11.2002.

Dopo lo svolgimento del tirocinio ho sempre svolto funzioni giudicanti, in ambito civile.

In particolare, dal 2004 al 2008, ho prestato servizio presso il Tribunale di Rossano, sede dichiarata disagiata ai sensi della legge n. 133/98, svolgendo funzioni di giudice civile, addetto ad affari monocratici e collegiali, inclusi quelli di competenza della sezione specializzata agraria.

Da giungo 2008 a dicembre 2010, ho prestato servizio presso la sezione distaccata di Casoria del Tribunale di Napoli, ufficio nel quale ho ricoperto le funzioni di giudice civile e dell’esecuzione mobiliare.

Da gennaio 2011 a febbraio 2018, ho lavorato presso la II sezione civile del Tribunale di Napoli, alla quale, secondo le disposizioni tabellari dell’epoca, venivano assegnate tutte le cause della cd. area commerciale. Ho avuto, quindi, modo di trattare, tra le altre, cause afferenti i seguenti settori di contenzioso: bancario, finanziario e di intermediazione mobiliare.

Da febbraio 2018 ad oggi, presto servizio, con funzioni di Consigliere, presso la Corte di Appello di Napoli, ottava sezione civile, cui, in forza delle vigenti tabelle, è assegnata, tra le altre, la cognizione in relazione alle controversie in materia di responsabilità professionale, contratto d’opera professionale, appalti, responsabilità extracontrattuale.

Con delibera del CSM del 24.7.2019 ho conseguito la IV valutazione di professionalità, con decorrenza dal 19.11.2018.

Ho più volte ricoperto l’incarico di Magistrato collaboratore del Consiglio Giudiziario per l’organizzazione del tirocinio dei MOT e sono stato più volte Magistrato affidatario di MOT.

Sono tuttora Magistrato Formatore di Tirocinanti.

Ho maturato la mia esperienza professionale in Uffici giudiziari gravati da notevoli carichi di ruolo e sovente afflitti da carenze di organico e, quindi, ben conosco, per averle personalmente affrontate, le problematiche connesse alla gestione di ruoli oberati e le difficoltà operative che ne conseguono.

Ho sempre ritenuto che, per poter affrontare queste situazioni lavorative complesse, fosse indispensabile un’organizzazione del lavoro molto accurata, uno studio preventivo dei fascicoli, l’individuazione delle cause di pronta definizione, la predisposizione di modelli di decisione, la cura e l’aggiornamento costante della propria banca dati.

Compatibilmente con gli impegni lavorativi, ho, nel corso degli anni, anche coltivato attività di studio e approfondimento.

In particolare, sono stato relatore a numerosi convegni ed incontri di studio, in materia di usura ed anatocismo, CTU, mediazione, spese processuali, frazionamento del credito, organizzati dall’Ordine dei Dottori Commercialisti di Napoli e dalla Formazione Decentrata della Scuola Superiore della Magistratura.

Sono stato autore dei capitoli “l’anatocismo” e “le garanzie personali atipiche” del volume “Coordinate ermeneutiche di diritto civile”, a cura di Maurizio Santise, edito da Giappicchelli, pubblicato nel 2014, ed oggetto di aggiornamenti nel 2016, nel 2017, nel 2021 (cfr. quanto all’edizione del 2021, capitolo V, “L’anatocismo”, pagine 633/701).

Ho tenuto, su incarico della SSPL dell’Università Suor Orsola Benincasa, in data 23 marzo del 2022, una lezione sul seguente argomento: “la giurisprudenza della Cassazione in materia di interessi usurari”.

Confidando in un tuo sostegno ti saluto cordialmente.



Continua - Leggi tutto l'articolo



Gentile collega,

Mi chiamo Paolo Moroni e sono un giudice di merito del Tribunale di Lecce.

Sono candidato per la componente togata del prossimo CSM solo perché sono stato sorteggiato dal comitato Altra Proposta per il collegio 4 dei giudici di merito (Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia).

Appunto perché un “mero” sorteggiato non rappresento nessun altro se non me stesso, le mie idee e la mia azione.

Sicuramente non interessi organizzati, nessuna “sensibilità” correntizia.

Non sono espressione di cooptazione alcuna e, pertanto, non sono tenuto a dover riscontrare gli interessi di alcun gruppo, tanto meno del comitato Altra Proposta la cui azione ho condiviso proprio perché non è costituita in corrente e che ha solo messo a disposizione dei colleghi un metodo alternativo di selezione dei candidati al CSM.

Sono espressione di un metodo di selezione che ha come unico fine quello di spezzare il collegamento correnti/ANM/CSM, non avendo l’organo di autogoverno carattere rappresentativo dei magistrati e nemmeno svolgendo funzioni di rappresentanza politica, non essendo la scelta dei fini un’opzione che rientra nelle sue attribuzioni poiché organo soggetto solo alla legge.

In ogni caso qualunque altro metodo avrebbe la mia approvazione se orientato allo stesso scopo.

Ti scrivo poche righe solo per darti un’idea di come intendo l’esercizio della giurisdizione, giacché con la stessa dedizione svolgerei il compito per cui sono candidato, ispirando la mia azione agli stessi principi etici.

Non credo serva una foto di presentazione per definirmi.

La faccia ce la metto tutti i giorni in Tribunale da 23 anni ed è quella di un normalissimo magistrato che per quasi 22 anni ha svolto funzioni giudicanti di merito, prima penali (per quattro anni – dibattimento e riesame), poi civili (cambiando per tre volte ufficio: Sezione distaccata – Sezione famiglia e contratti – oggi Sezione esecuzioni, proc. concorsuali e contenzioso collegato).

Niente fuori ruolo o altri incarichi extra, da me neanche cercati, per non sottrarmi all’unico dovere a cui sono chiamato e per il quale si diventa magistrati: amministrare giustizia e dare riposte a chi ne domanda.

Se ti riconosci in un magistrato che passa la quasi totalità del suo tempo a lavorare, concentrato nella definizione degli affari pendenti, senza sentirsi attratto dalle lusinghe egotiche di un ambizioso quanto futile “carrierismo”, ti sarà facile riconoscerti in quello che scrivo.

 Se sei un magistrato che ha sempre tentato di sottrarsi alla giurisdizione, che non conosce la fatica, il peso di un ruolo di centinaia di cause (nella mia esperienza anche di migliaia), dei tempi che ne scandiscono inesorabilmente la loro amministrazione, se tendi ad evitare sistematicamente la trattazione delle cause procrastinandone la decisione (istruttoria o di merito), non è a te che mi rivolgo.

Così come queste parole non sono rivolte al collega che ritiene di avere bisogno di appoggi informali per sostenere le proprie domande al CSM, che aspira ad un posto da presidente e da semi/presidente alzando il telefono per autoraccomandarsi, direttamente o indirettamente, al consigliere di riferimento e che ritiene tale prassi del tutto legittima, come insindacabilmente (quanto esecrabilmente) stabilito dal titolare dell’azione disciplinare uscente.

Mi rivolgo a chi pensa che l’azione del CSM debba ispirarsi a criteri di legalità e trasparenza e ad essi improntare le determinazioni da assumere nell’azione di autogoverno della magistratura, la cui discrezionalità è solo amministrativa, perciò da ricondurre sempre alla legge.

Ci sarà tempo per disquisire dei temi di attualità che interessano profili ordinamentali e del nostro agire quotidiano necessari a garantire la piena terzietà ed indipendenza del magistrato (trasferimento per incompatibilità ambientale ex art. 2 L. Ord. Giud., valutazioni di professionalità, ordinamento delle Procure, dirigenza, “carichi esigibili”, fuori ruolo, riforme procedimentali civili e penali).

Quello che mi preme evidenziare con queste poche righe è il valore a cui deve ispirarsi l’azione del CSM, che - laddove la fonti normative di rango primario o secondario lascino spazio a profili di scelta - va improntata ad un corretto esercizio della discrezionalità amministrativa, che non può essere libera o arbitraria, ma funzionale al perseguimento dell’interesse primario predeterminato dal legislatore.

Questi i criteri di selezione su cui dividersi o convergere, e che devono sempre essere sottoposti al vaglio degli organi di giustizia amministrativa, non altri, di natura prettamente politica, del tutto estranei a come la nostra Costituzione incardina il CSM tra gli organi di rilevanza costituzionale che valgono a delineare lo Stato-apparato.

Se queste mie parole ti hanno incuriosito, ci sarà  senz’altro occasione per discutere ed approfondire le diverse tematiche di interesse comune.

Se hai interesse puoi contattarmi per mail (su Giustizia)

 

 Paolo Moroni



Continua - Leggi tutto l'articolo

martedì 2 agosto 2022

Uomini liberi…per un CSM liberato



di Andrea Mirenda - Magistrato 

Eccomi qui, sorteggiato per legge e privo di gravi motivi per rinunciare alla corsa al CSM.

Non era proprio in cima alle mie aspirazioni, specie dopo 36 anni di servizio, un cumulo di amarezze, mille battaglie per il sorteggio e la rotazione negli incarichi direttivi, tutte condotte a viso aperto, in tutte le sedi e sui media, contro la correntocrazia e la sua meritocrazia truccata.

Ma è andata così ed eccomi, dunque, a servire ancora lo Stato, onorando un impegno imprevisto.

Chi sono?

In breve, sono in magistratura dal 1986. 
Terminato il tirocinio e prese le funzioni, ho trascorso i primi 4 anni a Brescia e poi, dal 1992, a Verona, dapprima come  Pretore (fino al 1999) e, a seguire, come giudice del tribunale civile. 

Dal 2017 sono all'Ufficio di Sorveglianza di Verona.

Mi iscrissi quasi subito a MD (se ben ricordo, già nel 1987) e presi parte a due Consigli Giudiziari, nei bienni 2001- 2004, a Venezia, sotto le insegne di quella corrente.

Fui, poi, Segretario della Sottosezione veronese dell’ANM, dal 1993 al 1995, sino a uscire definitivamente - tanto dall’Associazione che da MD nel 2008 - con una lettera aperta ai colleghi del Distretto, in reazione alla scandalosa nomina a Presidente della Corte lagunare della dott. Romei Pasetti, poi più volte annullata e altrettanto pervicacemente reiterata dall’Allegra Brigata del Lauto Governo, secondo  una prassi illegale che, in quello stesso periodo, favorì anche Giovanni Palombarini, celebre icona della sinistra giudiziaria, con la sua nomina - anch’essa raggiunta da triplice annullamento e da pari riconferme - a Procuratore Aggiunto della Cassazione.

Furono queste le prime avvisaglie di quel silenzio omertoso e scambista che, nel tempo, avrebbe mestamente accomunato Magistratura Democratica (e, in prosieguo, il cartello unitario di Area)  alla restante correntocrazia (MI e UPC), dando vita ad un vero mercato delle nomine riassunto sotto la dizione di “nominificio”.

Dopo una prolungata esperienza come f.f. nelle varie sezioni civili del Tribunale scaligero, fui quindi nominato Presidente di Sezione nel 2013 per poi rinunciarvi nel 2017 (si badi, non appena riconfermato dal CSM), con altra lettera aperta in cui denunciai  severamente  quanto già arcinoto a tutti i magistrati e che solo nel 2019, dopo la greve vicenda dell’Hotel Champagne e dopo il disvelamento delle chat palamariane, venne ribattezzato da uno dei suoi più qualificati mentori (certo non l’unico né il creatore …) come “Il Sistema”. 

Già, “Il Sistema”…

Tranne i negazionisti-torcicollisti, nessuno può seriamente prendere le difese di quella selva oscura di intrighi, intrallazzi, raccomandazioni, autopetulanze, pareri alterati ad arte, omissioni, minacce agli avversari, attacchi politici studiati a tavolino, etc., etc.,  in cui si compendia il correntismo spartitorio.
Suscita, inoltre, non poca amarezza osservare come l’ANM, pur consapevole dell’avvilente modestia etica del fenomeno, nulla abbia fatto per sanzionare sul piano deontologico e risarcitorio tanta scostumatezza (i casi di Ferranti e Salvi, a cui si aggiunge il buffetto sulla guancia per la Canepa, ne sono gli ultimi brillanti esempi).

Sempre nel 2017, dopo la predetta rinuncia alla presidenza di sezione, rilasciai una lunga intervista a Riccardo Iacona (raccolta nel volume “Palazzo di Ingiustizia” e, poi, ripresa da Rai 3 )  in cui  descrissi il CSM non come “padre amorevole” né come “organo di autotutela” bensì come “prima minaccia” all’indipendenza dei magistrati, “…perché non vi siedono soggetti distaccati, ma faziosi che promuovono i sodali e abbattono i nemici, utilizzando metodi mafiosi”. Non mancarono gli immediati  strali minacciosi della G.E.C. dell’ANM che, secondo la miglior tradizione farisea, gridò al vilipendio di organo costituzionale, invocando financo sanzioni penali per il sottoscritto, ancora ignara - la meschina - di quanto sarebbe stato scoperto solo due anni dopo.

E sempre per protestare in modo fattivo contro il carrierismo e la genuflessione al correntismo dilaganti, chiesi il trasferimento alla Magistratura di Sorveglianza dove, in questi ultimi cinque anni, ho avuto l’opportunità di vivere un’esperienza straordinariamente  intensa sul piano umano e morale, aiutato dalla grandissima professionalità dei colleghi veneti che mi hanno “adottato” e grazie ai quali ho avuto l’opportunità di riflettere sugli assi portanti del “diritto punitivo”.

L'impegno riformista

Dal 2008, insieme ad un think tank di colleghi valorosissimi  a cui si deve il blog UGUALE PER TUTTI  (toghe.blogspot.com),  mai ho cessato di stigmatizzare pubblicamente - con articoli, interviste, raccolte di firme, etc. - le metodiche prevaricatrici della correntocrazia, rea di aver piegato il “nostro” CSM ad Ufficio di Collocamento di sodali, compari e comparielli.
Sono stato, così, con questi carissimi amici e colleghi di cui vado sinceramente fiero, tra i promotori e primi firmatari di due petizioni al Capo dello Stato, nel 2020 e nel 2021, affinché egli - con il Suo autorevole intervento - ponesse fine alla drammatica crisi di legalità che aveva  avviluppato e travolto anche il  CSM erminiano del “rinnovamento etico”, con piena conferma dell’acida profezia del Prof. Vassalli secondo cui ogni CSM riesce nel miracolo di essere peggiore di quello precedente.

Due le nostre proposte, ribadite senza se e senza ma da una quindicina anni a questa parte: sorteggio temperato dei candidati al CSM; rotazione degli incarichi direttivi. Il primo, per liberare l’Autogoverno dal cancro correntizio e restituirlo a magistrati liberi da condizionamenti; la seconda, per dare corpo ai principi costituzionali  di uguaglianza, pari dignità e soggezione solo alla legge del singolo magistrato. A questo riguardo sono stato ascoltato quale “esperto", nel 2021, dalla Commissione Giustizia della Camera a cui ho consegnato un contributo scritto, facilmente rinvenibile sul sito istituzionale, denominato “Incarichi direttivi: le ragioni della rotazione”.

Nell’autunno del 2020 venni eletto al Consiglio Giudiziario di Venezia col maggior numero di voti individuali: mi ero presentato da solo, senza alcun supporto di lista, ponendo al centro della riflessione elettorale unicamente  la rotazione e il sorteggio quali pilastri di un disegno riformista “a costo zero”, volto a eliminare il sistema clientelare delle correnti. 
Potrà interessare, quanto alla capacità di coagulare consenso trasversale su progetti destinati a tutelare la condizione lavorativa dei singoli magistrati, sapere che quel C.G. - accogliendo la proposta di cui ero relatore e dopo una durissima battaglia consiliare, condotta anche con colpi bassi dei c.d. “demokratiki” -  espresse a maggioranza (con il voto contrario dei soli rappresentanti di Area) parere contrario alla prosecuzione delle  applicazioni semestrali dei magistrati del Distretto in Corte a Venezia per far fronte ai cronici ed irrisolti problemi di quell’Ufficio, secondo una pratica contra legem che si protraeva oramai da oltre dieci anni. Merita, inoltre, sottolineare che quel parere venne fatto proprio dal CSM, ponendo fine ad una annosa distorsione ordinamentale.

Mi dimisi, infine, dal C.G. veneziano  il 6.10.2021, sottolineando come  avessi perduto ogni fiducia nel Nostro Autogoverno, oramai da troppi anni in balia di gruppuscoli privati e di cenacoli politici, più o meno segreti, che ne hanno offeso irrimediabilmente il prestigio, il tutto nell'indifferenza del Parlamento.

Senonché, quella che appariva una possibilità a dir poco remota (il ricorso al sorteggio ex art. 25, comma 5, della l. n. 195/1958, come modificato nel 2022) mi costringe ora a tornare sui miei passi e, benché prossimo a quota 102 e con la speranza di fare anticipatamente le valigie nel 2023, ad affrontare una sfida tanto doverosa quanto assolutamente inaspettata.

Cosa vorrò fare in Consiglio? 

Né più né meno di quanto ho fatto sinora come magistrato e di quanto, del resto,  farebbe ogni consigliere se (e sottolineo se…) fosse liberato dai pesanti vincoli di sudditanza che gli derivano dalla "designazione".

In breve, come sempre, applicherò la legge!

Per farlo - anche quando ricorreranno spazi di discrezionalità tecnica ( sovente amplificati ad arte dai soliti furbacchioni del quartierino per garantirsi la politica delle mani libere…) - non mi serviranno fumosi programmi globalistici né doti messianiche; non avrò bisogno di ridanciane "carte dei valori" né dovrò genuflettermi davanti agli elettori profferendo irridenti fioretti di bontà e purezza; non avrò, infine, alcuna necessità di ricorrere alle furbesche visioni culturali, tanto in voga nella correntocrazia ma rivelatesi, nei fatti,  le prime madri scellerate della modestia etica in cui siamo precipitati.

Basterà, invece, uno strumento del mestiere che ben conosco da 36 anni a questa parte: lo scalpello della libertà morale con il quale mi accingerò ad un compito che, per quanto delicato trattandosi di alta amministrazione, assomiglia in tutto alla mia esperienza quotidiana del rendere giustizia. 

E allora, stando così le cose, la domanda che ogni elettore dovrebbe porsi è la seguente: chi viene "designato" dalle correnti può usare lo stesso scalpello? Vuole usarlo?
La risposta la troverà nella storia consiliare di ieri e di oggi. E se quell’elettore vorrà dare alle Istituzioni tutte un chiaro segnale di discontinuità, agevole sarà la scelta.

Viva il sorteggio! Viva la rotazione!


Continua - Leggi tutto l'articolo