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giovedì 4 novembre 2021

Il sistema non esiste


di Nicola Saracino - Magistrato 

In questo luogo la vicenda del dott. Luca Palamara è stata seguita ed approfondita passo dopo passo.

Sul “sistema” lo stesso Luca Palamara ha scritto un saggio rimasto in vetta alle classifiche di vendita per molte settimane. 

Se digitiamo in google “sistema Palamara” otteniamo centinaia di risultati che danno prova della vulgata che i media proni al potere togato hanno inteso trasmettere.

Ma  il sistema Palamara era e resta una contraddizione in termini.

Un Palamara non fa “sistema” da solo. Semmai nel sistema ci sguazzava, alla grande viste le innegabili doti riconosciutegli dai mille questuanti, tra i quali anche altissimi papaveri ai vertici di uffici molto importanti. 

A risolvere questa contraddizione logica, per fortuna, è intervenuta la Corte di Cassazione, nientemeno a Sezioni Unite, come vuole la legge quando si debba decidere sui ricorsi contro le sentenze disciplinari del CSM.  

Ebbene la Corte di Cassazione non si è fatta influenzare da Google e non se l’è bevuta. 

Il sistema, dicono gli ermellini, semplicemente non esiste.  

E Luca Palamara, quel diavolaccio, ha fatto tutto da solo, riuscendo a condizionare un organo importante e collegiale come il CSM, composto da molti magistrati e politici, tutti messi nel sacco dal mefistofelico saggista.   

Questo, nelle quasi duecento pagine di sentenza,  hanno in sostanza detto le Sezioni Unite di Palamara:  egli ha "agito sulla base di motivazioni assolutamente personali, intendendo colpire specificamente singoli magistrati, volta per volta presi di mira e al contempo e sinergicamente, ponendo in essere manovre strategiche tese a collocare in alcuni uffici giudiziari sensibili-taluni magistrati in luogo di altri aspiranti".

Ma quale sistema, quali correnti, quali inciuci!

Il tutto è ridimensionato alle malefatte di un singolo, tuttavia  capace di determinare le sorti della magistratura italiana per anni, piazzando i suoi amici nei posti di comando e sgambettando i nemici.

De albo nigrum.

Per i non legulei significa: ce devi sta!

La pronuncia della Cassazione è l’ultima parola sul caso ed  in Italia non è ulteriormente “discutibile” in sede giudiziaria; restano, all’interessato,  solo i diritti umani da far valere in sede europea. 

Ma qui la verità è detta: non esisteva alcun sistema.

E noi ci crediamo, per il rispetto che si deve alla Corte di Cassazione. 

A non crederci, paradosso dei paradossi, sono i correntisti, cioè i togati organizzati in partiti politici interni alla magistratura che, secondo l’ingannevole racconto  di Palamara, erano dediti a dividersi la torta degli incarichi direttivi, piazzando qua è là nel paese gli scudieri delle varie cordate, tanto indifferenti ai meriti quanto sensibili all’appartenenza dei loro protetti. E questo avveniva non senza finalità politiche che avrebbero poi connotato anche l’attività giudiziaria delle procure delle Repubblica: bestemmia che la Cassazione ha sanzionato come bufala, così che tutti fossero più tranquilli.

Ma niente, il vaccino di legittimità non ha funzionato. 

E allora tutti a preoccuparsi, sebbene il pericolo fosse solo immaginario. 

L’Associazione Nazionale Magistrati supplica la politica di fare presto perché il sistema clientelare è vivo e vegeto ed è alimentato dal modo in cui in magistrati votano, perché c’è modo e modo di votare. 

E  la  Ministra della Giustizia li ascolta e forma commissioni di cervelloni per arginare il sistema clientelare in magistratura. 

A ciò sollecitata persino dal Capo dello Stato che, a differenza della Corte di Cassazione, il sistema lo conosce e lo teme,  essendo egli anche il presidente del CSM.  

Insomma tutto questo agitarsi del mondo correntizio e politico per addivenire ad una riforma anti-sistema mostra il lato comico della vicenda che evoca le collodiane bugie: una sentenza del più alto organo giudiziario italiano ha affermato che il sistema non esiste, respingendo la difesa dell’incolpato che di quel sistema si proclamava abile pedina.

Il resto del mondo, però, sembra ignorare quanto stabilito dalla sentenza  della Corte di Cassazione e si schiera, inconsapevolmente, a difesa del dott. Palamara, non più isolato artefice di malefatte dettate da “motivi personali” bensì protagonista, con molti altri, di un vero e proprio sistema da scardinare. 

Ma, c’è da pensare,  soltanto a parole: non sarà una banale leggina elettorale a modificare i vizi in toga.  

Alla fine, tutta questa pantomima sarà probabilmente una formidabile difesa del dott. Luca Palamara in sede europea, dove le sentenze della Cassazione non fanno “giudicato”.

5 commenti:

  1. Palamara fin dall'inizio della sua esistenza nel grembo materno, irradiava la "palamarite" che, perfettamente raggiungeva il luogo bersaglio. Un caso eccezionale !!!!

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  2. DE ALBO NIGRUM. Una sentenza passata in giudicato cambia il bianco in nero, stabilisce un punto di partenza, eguaglia le cose quadrate a quelle rotonde, trasforma i vincoli di sangue naturali e il falso in vero. ! ! ! MA non omnes quod licet honestum est diceva il giuristaPaolo(III° sec.d.C.). Si cerca di oltrepassare il " non plus ultra".

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  3. attenzione a rivelare troppo la verità: quanto meno, s'incorre ad essere tacciato di quanto avvertiva pirandello.

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  4. Calculemus, cioè ragioniamo:
    - le 'raccomandazioni' tra pubblici ufficiali sono abusi (tentati o consumati) d’ufficio ex art. 323 c.p., come ho chiarito nel mio articolo qui pubblicato il 5 ottobre 2021 (Tu chiamale ... se vuoi raccomandazioni);
    - e sono reati necessariamente plurisoggettivi, coinvolgendo almeno due (raccomandato e raccomandante: autopromozione) o tre soggetti (raccomandante, raccomandato, raccomandatario: etero promozione);
    - pertanto è escluso che Palamara (raccomandante o raccomandatario) sia l’unico colpevole;
    - avendo Palamara agito come componente di un collegio (il CSM), va esaminato anche l'eventuale concorso dei suoi colleghi;
    - se poi la raccomandazione si inserisce in un sistema spartitorio stabile, come proclama lo stesso Palamara, è ipotizzabile anche l’art. 416 c.p.: è quanto avviene nei procedimenti penali instaurati per reprimere le raccomandazioni tra professori universitari!

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  5. CALCULEMUS Anche senza ragionare appaiono subito come insegne gigantesche luminosissime il : 323; 110; 416 in tutte le sue varianti. Ma oggi nemmeno per i matematici 2+ 2 fa 4. E' un modo di calcolo, decisamente antiquato, per persone che non si evolvono, quasi dei minus habeas. Per le persone alle quali bisogna rivolgersi con "metus reverentialis, 2+2 fa meno 25.

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