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venerdì 8 aprile 2022

Il passo del gambero.



Si aggirano nei corridoi dei palazzi romani suggeritori di professione che le sparano tutte per impedire la fine del Sistema.

Con questo paradosso: pur di evitare che, attraverso quello dei candidati, si sottragga alle correnti il potere di designare i componenti del CSM, il sorteggio è stato elevato a fine, quasi un "principio del sorteggio”.

E quando si mescolano alla rinfusa mezzi e fini, il risultato tragicomico è inevitabile.

Non era un ingrediente, era la pietanza finita: non basta cioè mettere, qua o là poco importa, un po’ di sorteggio per indorare la pillola avvelenata del correntismo. 

Una prima versione del sorteggio tot al chilo appare nel maxiemendamento governativo, quella del “sorteggio residuale”: se le correnti, oltre ai predestinati, non candideranno anche un numero minimo di portatori d’acqua, a questo ci penserà la sorte. Insomma, al destino le vittime sacrificali.

In questo modo, ovviamente, non si fa un passo avanti sulla strada verso la soluzione del problema dell’occupazione correntizia del CSM.

Che non si troverà mai nel sistema elettorale, ovvero nelle regole di distribuzione dei seggi tra i candidati, già sperimentate in innumerevoli forme e combinazioni.

La soluzione sta nel precludere ai partiti togati di INDICARE i candidati e quindi i sicuri componenti del CSM.

Lo strumento tecnico per realizzare questo obiettivo è il sorteggio dei candidati, c.d. “sorteggio temperato”.

Solo se occorre mascherare la resa può spiegarsi che del concetto stesso del sorteggio sia fatta la mattanza annunciata in queste ultime ore. 

Nell’ultima versione, “il principio del sorteggio” assume le vesti della “roulette dei collegi”: non si sorteggiano i candidati ma i collegi nei quali i soliti candidati di corrente saranno votati.

Anche questa, come quella del “sorteggio residuale”, completamente inservibile allo scopo dichiarato di contrastare le degenerazioni del correntismo.

Non solo, è di tutta evidenza che il sorteggio dei collegi, lungi dall’indebolire le correnti, le rafforza ancora di più perché, con le basi di consenso perennemente alimentate su tutto il territorio, avranno gioco facile a imporre i loro candidati già programmati.

La cosa sorprendente non è tanto la proposta in sé, che è per giunta roba vecchia e dismessa.

Tra le tante insalate elettorali che contrassegnano la storia delle elezioni, infatti, il CSM ha già vissuto questa esperienza.

Correva l’anno 1990 e si doveva eleggere il nuovo CSM con la partecipazione della neo corrente denominata Movimento per la Giustizia-Proposta ’88, formata da fuoriusciti di altre due correnti (Unicost e Magistratura Indipendente); tra loro, un tale Giovanni Falcone.

Raccogliendo le sollecitazioni delle correnti storiche, forse impaurite da quella ingombrante figura di magistrato, il legislatore intervenne poco prima delle consultazioni elettorali, più o meno come sta per fare adesso, con una legge d’aprile.

Un mix costituito dall’innalzamento della soglia di sbarramento dal 6 al 9 per cento e, appunto, dal sorteggio dei collegi

La sortita non impedì che il Movimento per la Giustizia conquistasse alcuni seggi al CSM, ma permise di sbarrare la strada a Giovanni Falcone, risultato, ancora una volta, il “non eletto”.

Il correntismo continuò a spopolare imperterrito non diversamente da prima, se non per il fatto che le correnti erano una in più.

E spopolava così tanto che nel 2002, per frenarlo, intervenne l’allora Ministro della Giustizia,  l’ingegner Roberto Castelli, proprio per eliminare il “sorteggio dei collegi”.

Ogni modifica del sistema elettorale che lasci il pallino delle candidature in mano alle correnti è comunque destinato a fallire (oppure no, dipende da cosa realmente si vuole). 

Di fatto, la riforma voluta dalla Lega del Ministro Castelli - che abolì il sorteggio dei collegi - non ha impedito al Sistema di prosperare sino ai giorni nostri. 

A sorprendere è che proprio dalla stessa forza politica dell’ex ministro Castelli - che volle abolirlo - proviene oggi la boutade del sorteggio dei collegi, che non a caso ha messo d’accordo tutti in quattro e quattr’otto.

Tanto valeva sorteggiare gli scrutatori, perché questa è la fine del sorteggio, non il “principio” del sorteggio. 

Una cosa è sicura: sentiremo per molti anni ancora i piagnistei sulla giustizia politicizzata ed a quelli risponderemo con un link che, a  caso, ricondurrà sempre e comunque a questo rassegnato editoriale.


2 commenti:

  1. Sorteggio temperato e collegio unico, nulla possono togliere alla magistratura in relazione ad autorevolezza, autorità, poteri e soprattutto Onore. Possono solo aumenterli, soprattutto porre un serio argine alla loro disgregazione. Ma non se ne deve nemmeno parlare. Le attività di contrasto poste in essere sono, di livello stratosferico, inimmaginabile. Per ciò può esservi un solo motivo: bisogna proteggere a tutti i costi interessi personali, anzi personalissimi, indicibili, che non possono essere minimamente sfiorati.

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