Pubblichiamo (in esclusiva per noi, si dice in questi casi) l'intervento di un giornalista che, per tante ragioni, stimiamo molto sul metodo di lavoro di Marco Travaglio.
di Giuseppe Giustolisi
(Giornalista)
Una parola sul caso Schifani-Travaglio.
Ma niente di ciò che sia già stato detto e ridetto da persone molto più accreditate di me. Solo una testimonianza di un giornalista di periferia che ha avuto modo di conoscere Marco Travaglio e di “vedere” il modo con cui lavora.
Sì perché l’attacco sferrato contro Travaglio da Repubblica non voleva screditare tanto l’uomo, quanto il professionista.
Quel riferimento alla vacanza siciliana del giornalista, con annesse presunte frequentazioni pericolose, è infatti una roba che si smonta in un attimo.
E’solo una sorta di condimento su un boccone al curaro, cucinato per mirare ad altro e cioè al discredito professionale.
Avvertenze prima dell’uso: questa non è l’agiografia di Marco da parte di un collega e amico.
Non ne ho bisogno io, ma soprattutto non ne ha bisogno lui.
Peraltro, da buon allievo di Montanelli, non lo tollererebbe neppure.
E’solo un modo di ristabilire un minimo di giustizia, in un clima di veleni che tutte tende ad appiattire, attraverso la testimonianza diretta di un metodo di lavoro che andrebbe insegnato nelle scuole di giornalismo di qualsiasi paese civile.
Ho conosciuto Travaglio alcuni anni fa, quando mi è capitato di lavorare insieme a lui per un paio di inchieste siciliane e posso dire, per quei pochi che non lo sanno, che Marco ha una sola religione: quella delle carte.
E non per forza quelle giudiziarie.
Ma qualsiasi documento con sopra dell’inchiostro che abbia il crisma istituzionale.
Marco senza un documento in mano non scrive una riga.
Nulla a che vedere dunque con “un metodo di lavoro che non informa il lettore ma lo manipola e lo confonde”, come scrive Giuseppe Davanzo su Repubblica.
Spulciate nei suoi pezzi e difficilmente troverete quei “si dice”, “parrebbe che” e simili, tanto per parlare di vere manipolazioni, che tanto hanno fatto la fortuna di molti cronisti ufficiali nostrani, loro mai sfiorati da accuse e sospetti.
Forse è proprio per questo che Travaglio non ha mai beccato una condanna (penale, specifico per l’ex ministro Castelli), circostanza eccezionale, vista l’enorme mole di cose che lui scrive e visti soprattutto i contenuti, da far drizzare i capelli, che ci mette dentro.
Le carte come riferimento dunque, ma da seguire sempre in modo eterodosso.
Come quella volta che la sciagurata apparenza di un impianto accusatorio inguaiava un avvocato e un parlamentare e Travaglio (smentendo una volta di più quanti dicono che lui sia appiattito sulle ricostruzioni delle Procure) ne svelò l’assoluta inconsistenza.
Il documento per Travaglio è comunque solo un punto di partenza, da inquadrare nell’immenso archivio (in gran parte la sua memoria) che ha costruito negli anni, per accumulazione di fatti, cifre e biografie.
Il prodotto finale è un lavoro certosino di incrocio di dati, che ha come finalità quella di elaborare una verità inattaccabile dal punto di vista oggettivo.
I detrattori parlano di copia e incolla di atti giudiziari per svilirne la portata.
Certamente c’è anche quello, ma chiediamoci una cosa: perché non è mai venuto in mente a nessuno prima di Travaglio, di andar a recuperare atti seppelliti dalla polvere nei vari archivi e che contengono dati di sicuro interesse pubblico?
Travaglio lo ha fatto e ci ha scritto dei libri che finiscono puntualmente nella hit parade delle vendite.
E’ evidente dunque che Travaglio è andato a colmare un vuoto informativo di cui la gente aveva bisogno.
E che Travaglio colma peraltro solo in minima parte, perché è così sconfinato il materiale inesplorato che giace nei cassetti, che potrebbe essere scritto da tante altre mani.
Cosa che per viltà o pigrizia non accade.
Porrei infine una domanda a Davanzo: cosa deve fare un cronista, quando si trova tra le mani un documento che prova le frequentazioni mafiose di un politico?
Non scrivere nulla per non screditare le istituzioni, come pare si possa dedurre da un passaggio della sua analisi?
Oppure, se già altri giornalisti in passato ne hanno scritto, come a proposito delle amicizie di Renato Schifani (lo ricorda contraddittoriamente lo stesso Davanzo, riferendosi a passate inchieste de “L’Espresso”), non scriverne più, perché è già stato scritto?
Se così fosse, ci troveremmo di fronte alla prescrizione della notizia.
Condivido, da lettore, l'analisi avanzata dal Dott.Giustolisi che ringrazio per averla esposta in maniera cosi limpida ed esaustiva.
RispondiEliminaUna riflessione, a sostegno di tutto quello che è stato detto pro travaglio in questi giorni, è che sono anni che certe cose si conoscono essendo uscite dai cassetti dell'ignoranza e dell'indifferenza, con diverse pubblicazioni, vedi quella di Abbate e di Gomez, ma se oggi fanno tutto questo assordante e roboante rumore è solo perchè sono state diffuse attraverso il principale organo di distruzione di massa e delle coscienze, cioè la televisione che negli ultimi 15 anni ha contribuito a drogare tutte le generazioni di cittadini italiani, sbriciolandone la memoria e la criticità.
Saluti
Indiano
Fermo restando che il suo post, dott. Giustolisi, afferma cose che condivido pienamente e considerata la stima che io stessa coltivo nei confronti del giornalista Travaglio per i medesimi motivi citati in questo scritto, sento l'urgenza di chiedere proprio a Travaglio di prendere una posizione chiara e degna della sua giusta e meritata fama professionale, nei confronti del caso Barnard/Gabanelli - Censura legale.
RispondiEliminaBarnard argomenta con molta attenzione e competenza la propria situazione, che è poi la stessa in cui versa l’informazione italiana tutta, e muove delle precise e motivate accuse di natura etica e politica anche allo stesso Travaglio (ma non solo).
Il caso sta rimbalzando ampiamente nella rete e minando la credibilità di coloro, i quali una parte della cittadinanza attiva ha riconosciuto in questi anni come paladini della libera informazione.
Ora, che vengono bannati gli interventi sul blog di Grillo l'ho scoperto a mie spese molto tempo fa, e passi, non è una tragedia. E' uno strano popolo quello dei grillini ed ho colto subito "la giusta distanza" da tenere.
Che la Gabanelli non può mordere fino infondo la mano del padrone (RAI) per continuare ad avere il proprio spazio di servizio mediatico, innegabilmente utile a tutti noi, passi pure questo(? argh!); anche qui, elegantemente e tristemente prenderò "la giusta distanza".
Ma che Marco Travaglio, un giornalista che testimonia la propria preparazione e puntualità nel lavoro, può aver risposto in modo così vago ed approssimativo ad un collega serio e preparato qual è Paolo Barnard, lo trovo oltremodo bizzarro.
E' vero che i suoi sostenitori sono irriducibili e le sue fans probabilmente anche un po' tutte più o meno segretamente innamorate (scherzo!?), ma qui la cosa è ben più seria e non può fermarsi a qualche forum di fedeli alla ricerca del guru, che vogliono credere senza se e senza ma.
E' qui che si gioca davvero il valore etico ed umano di una persona, e non nelle insensate quanto false accuse di Davanzo.
Con rispetto e rinnovata stima la saluto e spero vorrà perdonarmi di aver utilizzato il suo post come spunto e lei come tramite per rivolgere questa domanda a colui che lei stesso dichiara essere suo amico e che io quale semplice cittadina non saprei come raggiungere, giacché la redazione del suo blog non riceve più mail da tempo.
Potenza dell’assedio dei sostenitori!
Non me ne vogliano i giornalisti, ma la mia impressione è che in Italia il giornalismo indipendente di inchiesta non manca certo, ma non ha la consistenza che ha altrove.
RispondiEliminaRagione in più per rispettarlo, a prescindere dalla condivisione o meno che si abbia delle posizioni espresse.
Travaglio superstar a Pisa.
RispondiEliminaTremila fans per il giornalista, tanti gli studenti.
Un cartello: "Travaglio, non è solo! Siamo tutti con Lei"
Travaglio - "Chi censura i libri non li legge e magari ha le televisioni, come Berlusconi, mentre i partiti si spartiscono la Rai. Non smetto mai di stupirmi, anche se le cose si ripetono sempre uguali a se stesse.Stupirsi vuol dire rovinarsi la vita.Ma d'altra parte è finita se ci si fa il callo, se si fa passare tutto".
"Il Tirreno" 21.5.08.
Alessandra
Joseph Pulitzer ha detto che "una stampa cinica e mercenaria prima o poi creerà un pubblico ignobile".
RispondiEliminaFortunatamente per noi, abbiamo ancora firme orgogliose e pulite, non asservite e non oggetto di mercimonio.
Come la Sua, dott. Giustolisi, e come Marco Travaglio.
Grazie.
Gli "studenti" ... Pisa ... sono passati esattamente quarant'anni da quando gli "studenti", tranne rarissime eccezioni, hanno smesso di studiare !
RispondiEliminaNon è buona pubblicità per Travaglio, in ogni caso.
E' ancora vivo qualcuno che ricorda quando al Liceo Classico si traduceva dal Latino ... al Greco, o quando esistevano ancora i bocciati all'esame di seconda elementare ?
Nel caso, andate a riferirlo a questi "studenti", a questi aspiranti filosofi o laureandi in lettere moderne ovvero, peggio ancora, a questi laureandi in giurisprudenza che provengono dagli istituti tecnici e che magari, in seguito e con tanti calci nel sedere, saranno Magistrati !
Immagino lo "spirito critico" di costoro ...
Prima di andare a sentire Travaglio, cari studenti, imparate almeno l'italiano !
Forse capirete meglio cosa ha da dirvi.
Bello l'articolo... come pure le domande poste per D'Avanzo... pennivendolo che non darà mai una risposta a le sue domande...
RispondiEliminaPerdonate l'insistenza, ma non posso credere che nessuno ha colto la gravità e il peso specifico delle affermazioni contenute nel mio commento e allora mi permetto di insistere inviando di nuovo il link dove leggere l'articolo in cui Paolo Barnard argomenta le proprie ragioni e, per chi non ha voglia di leggere, il link all'intervista realizzata da Arcoiris Tv
RispondiEliminaQuesto l'articolo:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=4635
Questa l'intervista:
http://movies10.arcoiris.tv/movies/arcoiris_bologna/barnard_big.wmv
aggiungo un commento di Gherardo Colombo, anche se non proprio recente:
http://www.ilconsapevole.it/articolo.php?id=8671
... e aggiungo solo che non basta credere agli altri, bisogna informarsi da soli!
Per favore non vi omologate... mai!
Con affetto per tutti
Grande Paolo Emilio, Gran Ritorno.
RispondiEliminaBen tornato!!!
bartolo
Per Cinzia e per tutti gli interessati alla Diatriba Travaglio - Barnard, consiglio di leggere questi link, tratti dal meetup nazionale degli amici di beppe grillo.
RispondiEliminaSaluti
http://beppegrillo.meetup.com/boards/thread/4624096/0
Vi segnalo la frase di Verbitsky in lingua originale, per l'uso che ne vorrete fare: "Periodismo es difundir aquello que alguien no quiere que se sepa; el resto es propaganda. Su funcion es poner a la vista lo que está oculto, dar testimonio y, por lo tanto, MOLESTAR", Horacio Verbitsky en su libro "Un Mundo Sin Periodistas".
RispondiEliminaSaluti
Gentile Marzio (Brunetta),
RispondiEliminamille grazie per la opportuna segnalazione.
Abbiamo subito integrato l'aforisma in testa al blog.
Un caro saluto.
La Redazione
Per Paolo Emilio (21 Maggio ore 12:16)
RispondiEliminaCarissimo Paolo Emilio,
di chi sono figli questi studenti "cialtroni" e "ignoranti"?
Chi/cosa trovano quando entrano in Classe?
Chi/cosa hanno davanti alla selezione nei vari concorsi?
Chi/cosa trovano quando ritornano a casa?
I Docenti, gli esaminatori ai Concorsi, i genitori, gli adulti, tutti gli adulti di riferimento, non sono, forse, peggiori di questi giovani tanto "discriminati"?
Chi non da loro quello di cui avrebbero bisogno?
Chi dovrebbe educarli (condurli) nel meraviglioso mondo della Cultura e del Sapere?
I giovani sono nostri figli e sono, dunque, quello che abbiamo voluto che fossero.
Dietro il fallimento di un giovane c'è, sempre, un adulto fallito: un politico che legifera, un esaminatore ai Concorsi troppo "distratto", un Direttore televisivo che progetta palinsesti demenziali, una Madre e un Padre troppo assenti, un Insegnante, mio Dio, assolutamente inadatto rispetto al ruolo che ricopre.
Troppo facile bollare la nostra gioventù, senza andare a vedere chi e come gestisce la "fabbrica" del loro futuro.
P.S. Sono un Docente, modestissimo, proveniente da un Istituto Tecnico, in cui, dopo tantissimi anni, sono ritornato da insegnante.
Mi creda ... non invidio affatto gli studi classici, la laurea in giurisprudenza e lo spirito critico di Marcello dell'Utri.
Un abbraccio
"Forse è proprio per questo che Travaglio non ha mai beccato una condanna (penale, specifico per l’ex ministro Castelli), circostanza eccezionale, vista l’enorme mole di cose che lui scrive e visti soprattutto i contenuti, da far drizzare i capelli, che ci mette dentro."
RispondiEliminaEh, pero' ha beccato due condanne civili....
Poi mi chiedo come mai non è finito in galera nessuno di quelli accusati da Travaglio se il suo "...prodotto finale è un lavoro certosino di incrocio di dati, che ha come finalità quella di elaborare una verità inattaccabile dal punto di vista oggettivo." ???
E come mai non è mai stato minacciato dalla Mafia come è successo per Saviano e addirittura per Schifani stesso, nonostante tutte le "verità" che va professando???
"Oppure, se già altri giornalisti in passato ne hanno scritto, come a proposito delle amicizie di Renato Schifani (lo ricorda contraddittoriamente lo stesso Davanzo, riferendosi a passate inchieste de “L’Espresso”), non scriverne più, perché è già stato scritto?"
No, non perchè è stato già scritto, ma perchè le indagini già effettuate non hanno portato a nulla. Quindi si ripropongono inutilmente questioni già risolte GUARDA CASO dopo la nomina di Schifani a Presidente del Senato, mantre chissa' da quanto Travglio era a conoscenza di questi "fatti" (erano stati pubblicati per la prima volta proprio in Repubblica, quotidiano dove è consulente). Ma lui è furbo e li tira fuori solo ora cosi' crea un tormentone, ottiene pubblicità e fomenta l'antipolitica di cui vive.
Andrea