di Beppe Del Colle
(Giornalista)
da Famiglia Cristiana del 31 maggio 2009
Tra veline e gossip cresce a dismisura la distanza tra realtà e palazzo.
Se c’è una cosa – chiamiamola pure una coincidenza – che colpisce nell’attuale situazione italiana è l’abissale distanza che separa la politica dalla realtà.
La politica vive oggi degli effetti di una causa lontana negli anni, e che si chiama irruzione del relativismo morale nella società: cioè da quando è stato proclamato a gran voce in tutte le piazze, nelle università, nelle scuole, in Parlamento, in due referendum “storici”, il diritto di chiunque a farsi norma per sé stesso.
Da quarant’anni, più o meno, gli italiani hanno avuto conferma, attraverso leggi ad hoc o ad personam, che nella loro vita privata possono fare tutto quello che vogliono, il che hanno sempre fatto ma con qualche ritegno o, se vogliamo proprio usare un termine scomparso dal loro linguaggio, con qualche “pudore”.
Il limite massimo è stato toccato qualche tempo fa con l’introduzione del concetto di privacy assurto a dogma fino al punto che l’imminente riforma della Giustizia proibirà ai magistrati gran parte delle intercettazioni finora consentite per indagare sui reati, e vieterà ai giornalisti di parlare delle indagini e degli eventuali indagati fino all’inizio dei relativi processi in aula, sempre per rispetto della privacy.
Con il che, tanti saluti al recente passato nei casi Parmalat e “furbetti del quartierino”: nessuno saprà più niente di nessuno, soprattutto dei potenti, dei ricchi, di chi può consentirsi avvocati di grande abilità.
Se poi si è al massimo livello della politica, tutto è ancora più semplice.
Si dà mandato ai propri parlamentari di confezionare le leggi che servono; se si perdono in lungaggini procedurali per rispetto verso una antiquata e antipatica Costituzione, si programma una legge “di iniziativa popolare” per ridurne il numero, e perché no, già che ci siamo, le competenze, sicuri che il favore del popolo è tanto travolgente da risolvere la faccenda in quattro e quattr’otto.
Ci penseranno a spiegare la cosa in Tv i portavoce (ex pci, ex psi, ex radicali, ex missini, ex liberali, ex repubblicani, qualche sparuto cattolico ...).
Ogni tanto si leva una solitaria voce: «In nessun Paese democratico una simile pratica legislativa, con disprezzo del Parlamento, sarebbe nemmeno lontanamente immaginabile», sciocchezze.
Qualcun altro osserva, timidamente: «In nessun altro Paese democratico si offenderebbe un giudice che ha osato emettere una sentenza non gradita al capo e ne ha pubblicato le motivazioni in una vigilia elettorale», sciocchezze anche qui, sebbene in Italia si sia sempre in qualche vigilia elettorale, o referendaria, o di G8 che sconsiglierebbero di dare pubblicità a quelle “sciocchezze”; e sebbene sempre quella noiosa Costituzione stabilisca la separazione fra le istituzioni, dunque il Governo, il Parlamento, la Giustizia sono indipendenti l’uno dall’altro e nessuno può dire a un giudice che cosa deve fare.
Ma la coincidenza di cui parlavamo all’inizio è strepitosa.
È uscito in questi giorni un libro, La famiglia cristiana (Mondadori, 124 pagine 17,50 euro), di don Antonio Sciortino, direttore di questa nostra rivista, in cui quella «abissale distanza che separa la politica dalla realtà» è dimostrata con matematica irrefutabilità.
Mentre i politici si affannano su malconsigliate ragazzine più o meno “veline” e giudici più o meno “venduti alla sinistra”, l’antico problema della famiglia in crescente difficoltà per molteplici ragioni, anche ma non soltanto economiche, mai affrontato da tanti Governi di ogni colore, si presenta in tutta la sua traumatica consistenza.
Leggere per credere.
Confesso che la lettura di questo articolo mi ha lasciato alquanto confuso e perplesso.
RispondiEliminaLeggo:"Strettamente associato al relativismo culturale è il relativismo morale, per il quale i valori e le regole di condotta adottate da un determinato gruppo sociale (o anche da singoli individui) sono legati ai loro specifici bisogni e non hanno quindi alcuna base di assolutezza o necessità."
E' qui non capisco più nulla.
Nella sfera del privato come può ammettersi un assolutismo morale? A casa mia chi deve essere a regolare il mio comportamento?
Se resto nella mia sfera di libertà personale, per cui non invado nè intacco quella altrui, a quale altra regola morale dovrei obbedire?
Per curiosità: quali sono i due referndum "storici" che che hanno proclamato il diritto di chiunque a farsi norma per sè stesso?
RispondiEliminaPrima di partire con ciò che mi sta uscendo di bocca (o di tastiera) impetuosamente, onde evitare pregiudizi, attendo fiduciosa una risposta.
Silvia.
Segnalo il commento "Il relativismo epistemico" che pubblico sul mio sito menici60d15 per ragioni di spazio.
RispondiEliminaPer "menici60d15" (commento delle 14.02).
RispondiEliminaCaro "menici",
mi permetta di ringraziarLa di cuore per i contributi davvero preziosi che dà ai nostri dibattiti.
Leggo sempre con grandissimo piacere i Suoi pensieri e ne traggo materia per tantissime riflessioni.
Se posso permettermi, La prego di non lasciarci e di continuare a offrirci il Suo contributo di pensiero.
Mi permetto di chiederLe questo perchè so per esperienza quanto sia faticoso scrivere e scrivere tanto.
Ma La prego di sapere che i Suoi scritti sono davvero preziosi.
Un caro saluto.
Felice Lima
@ giudice Lima.
RispondiEliminaDomanda: davvero pensa quello che scrive in risposta al commento di menici60d15?
Veramente lei ritiene che quel commento sia un prezioso contributo al dibattito in questo post?
Mi permetta di dubitarne.
Io sono siciliano di origine e colgo certe sfumature ma se dovessi essermi sbagliato mi toccherà dimettermi da 'siciliano di origine' e diventare apolide!
Per Luigi Morsello.
RispondiEliminaCaro dr Morsello,
ma certo che penso veramente quello che ho scritto (e, fra l'altro, perchè dovrei mentire su una cosa del genere).
Trovo gli scritti di "menici60d15" estremamente interessanti, perchè inseriscono i fatti in griglie cognitive assolutamente originali e offrono prospettive assolutamente inconsuete dalle quali interpretare i fatti medesimi.
Un problema che abbiamo tutti - perchè è ineludibile - è che ciascuno di noi conosce la realtà filtrandola in un proprio schema.
Gli schemi di "Menici60d15" sono davvero originali e, attraverso essi, emergono aspetti della realtà che normalmente sfuggono ai più. O per lo meno a me.
Dunque, convintamente credo che i suoi contributi siano una ricchezza per noi. Come quelli di tanti altri, ovviamente. Ma non c'è sul punto una gara fra tutti noi.
Nello scritto qui in discussione (quello sul "relativismo epistemico") "menici60d15" svela con quale espediente si possa contrabbandare come "assoluto" un pensiero del tutto "relativo", frodando nel metodo.
In questi tempi di grave crisi del pensiero ragionato considero i contributi per così dire epistemologici molto utili.
Un caro saluto.
Felice Lima
@ giudice Lima, beato lei, io non sono riuscito a leggerlo.
RispondiEliminaRirproverò.
Chiedo scusa ma... qualcuno sa darmi una risposta? Quali sono sti referendum così "relativisti"?
RispondiEliminaGrzai, Silvia.
@ giudice Lima: niente da fare, per me è un linguaggio incomprensibile.
RispondiEliminaHo anche mandato un mail all'interessato (non è dato sapere chi sia) che non ha avuto esito.
Allora le dico che le discussioni dotte e accademiche tagliano fuori una consistente fetta di lettori del suo blog, prova ne è che solo io mi sono proposto il problema di capire e ho confessato la mia ignoranza.
Ma mi sono sentito molto a disagio e ciò non è piacevole.
Per il dr Morsello (commento delle 1.49).
RispondiEliminaGentile dr Morsello,
mi permetta di dirLe la mia modesta opinione in merito alle Seu considerazioni.
Io penso:
1. che uno dei pregi di questo blog è che ci sia varietà di opinioni, di modi di comunicarle, di cultura e culture; trovo assolutamente normale che a ciascuno di noi piacciano di più o di meno questo o quell'articolo; troverei nefasto che tutto piacesse a tutti: sarebbe il segno di una ennesima uniformazione del pensiero;
2. ognuno che sa qualcosa "sa di non sapere"; sono talmente tante le cose che non sappiamo nella vita che, se questo ci facesse sentire a disagio, dovremmo interrogarci molto sul nostro atteggiamento nei confronti del mondo; in milioni di occasioni constato di non sapere e/o di sapere meno di altri e questo non mi mette in nessun disagio; mi fa ringraziare Dio per la grandezza del reale e desiderare di frequentare la gente e il mondo per scoprire almeno alcune delle cose che non so.
Grazie per la Sua presenza fra noi e un caro affettuoso saluto.
Felice Lima
P.S. - Mi permetta di invitarLa a riflettere su una cosa. Quale sarebbe la Sua proposta rispetto a un articolo come quello che non Le è piaciuto: vietare di scrivere qui a chi pensa cose che alcuni di noi non capiscono? Non lo trova paradossale?
Come a volte -per fortuna- capita, mi trovo ad essere d'accordo sia col dott. Lima che col dott. Morsello. Condivido infatti, dell'uno, l'apprezzamento per i contenuti degli scritti di "menici60d15" e, dell'altro, il fastidio per l'estrema fatica che anch'io faccio per venirne più o meno (spesso meno) a capo, insieme a quello per la sua identità così enigmatica e sfuggente, tale da renderlo -unita alla lunghezza ed al linguaggio specialistico dei suoi interventi- comunque un po' lontano, più che estraneo, a quello che a me sembra lo spirito di questo blog.
RispondiEliminaDopo di che anch'io, con il dott. Lima, mi auguro di continuare a leggerlo, e (forse con il dott. Morsello) anche di farcela...
Segnalo il post Contro il relativismo etico ed epistemico nel quale approfondisco il tema dei 2 relativismi, con particolare riguardo al testamento biologico; e ripondo a Felice Lima, troppo buono, e a Luigi Morsello.
RispondiEliminaNon mi faccia questo torto dr. Lima, io ho solo lamentato, e sono stato l'unico, che un linguaggio così alto non è comprensibile ai più e che sarebbe stato meglio trasformarlo in un commento di tipo divulgativo, riservando quel linguaggio ai seminari di studi.
RispondiEliminaAl per me anonimo commentatore dico che andrò a "vedere" il suo approfondimento per scrupolo ed onestà morale, se questa volta ci dovessi capire qualcosa, ne darò conto.
Ad entrambi rappresento che sono stato per 40 alla guida di sette carceri e altri diciassette in contemporaneo servizio, credo di meritare non poca ma molta considerazione, anzi direi rispetto.
Non posso che ringraziare siu per la sua solidariet, dicendole che la invidio perchè lei ci ha capito qualcosa io no, forse anche per colpa dei miei 72 anni.
RispondiEliminaCaro Menici60d15,
RispondiEliminaho letto il suo articolo.
Il suo saggio meritava un'attenzione particolare ed una lettura non superficiale: per cui l'ho stampato.
"L'etica è ricerca pratica, per impedire, a costo di sacrificare gusti, preferenze o tradizioni, che ci facciamo del mare tra noi. Ed è ricerca dell'universale, perchè il suo ruolo è sistemico, essendo quello di fare in modo che tutte le varie componenti della macchina sociale interagiscano senza danneggiarsi. L'etica non è un semplice attributo culturale tra i tanti che caratterizzano un gruppo. E' la grammatica comune che oltre a valere all'interno del gruppo deve, soprattutto oggi, consentire ai diversi gruppi di avere relazioni non distruttive. L'etica per essere efficace dev'essere come una lingua franca. Non si deve andare per il mondo a fare i crociati per imporre ad altri popoli le nostre regole; ma ovunque vi è una comunità culturalmente eterogenea chi è interno alla comunità dovrebbe auspicare che vi sia un'unica etica condivisa per quanto possibile."
Credo che questo sia il fulcro del suo saggio il quale, poi, si interroga, magistralmente, sul relativismo etico e sul relativismo epistemico. Bellissima è anche la "discussione" sul testamento biologico.
Premetto di condividere molte delle sue argomentazioni. L'etica deve essere il collante comune nell'attuale società multietnica e multiconfessionale.
Ma il problema che lei pone: "quale etica comune si adotta", mi porta sul piano puramente pratico.
Come far convivere le opposte morali?
Io credo che la strada del liberalismo sia la più indicata. Il liberalismo come mezzo per conciliare, nella pratica, "valori e comportamenti" tra di loro non compatibili.
Il fatto è che "le credenze altrui" ci toccano e anche molto, e possono farci anche dei danni (parafrasando Loke); per cui la strada indicataci dal liberalismo è quella che più si adatta alla convivenza delle opposte morali.
Il liberalismo nasceva come risposta alle guerre di religione. Io non so quale teoria oggi sia la più adatta per rispondere alle bordate della globalizzazione. Però ritengo quella teoria tutt'ora valida: contrattualismo e tolleranza.
Condivido in toto le sue argomentazioni sul fatto che entrambi i relativismi "appaiano riflettere le esigenze del capitalismo e della sua evoluzione storica".
P.S. E'un piacere leggerla.
Per Vittorio Ferraro (commento delle 18.26)
RispondiEliminaCaro Avvocato, anche noi - come Lei - abbiamo pensato che lo scritto di Menici60d15 meritasse maggiore attenzione e, dunque, lo abbiamo pubblicato come post.
E' a questo link.
La Redazione
Per Luigi Morsello (commento delle 16.07).
RispondiEliminaCaro (davvero) dr Morsello,
nessuno Le manca di rispetto.
Lei ha esposto delle critiche e io Le ho illustrato le ragioni per le quali, nel pieno rispetto delle Sue opinioni, trovo bello che qui ci siano cose diverse.
Come ho già scritto, alcuni lettori del blog preferiscono alcuni articoli piuttosto che altri e in questo non c'è nulla di male.
Nulla è imposto qui.
Ognuno di noi può leggere le cose che preferisce.
C'è chi ama le sepculazioni filosofiche. Chi le notizie. Chi i ragionamenti pratici.
Chi ama i discorsi pratici non si offende se ad altri piacciono i ragionamenti filosofici e chi ama questi ultimi non si offende se pubblichiamo anche articoli che trattano questioni spicciole.
Davvero il bello è che ciascuno possa serenamente fare ciò che trova bello, giusto, utile.
Grazie davvero per la Sua amicizia.
Un caro saluto.
Felice Lima
Ringrazio menici60d15 per aver indotto la gentile "siu" ad uscire dal suo lungo riserbo.
RispondiEliminaAl volo ne approfitto, per porgerLe un caro saluto.
Tornando a menici60d15, celiando sulla sua identità così enigmatica e sfuggente, mi sono cimentatato ad anagrammare le lettere ed i simboli.
Il risultato molto ingenuo, per ora, è il seguente:
60 d[iviso] 15 =4
menici= nemici; micine.
Cordiali saluti
P.S.
Il quiz, potrebbe diventare il passatempo per l'estate.
Sigh!?
Dopo la "fuga dei cervelli" anche "cervelli in clandestinità".
RispondiEliminaQuale perdita.
Grazie Menici60d15 per questo dono.
Alessandra
Avv. Vittorio Ferraro (mi adeguo al linguaggio del giudice Lima, ma dal suo profilo non lo si deduce, dunque Lima la sa 'aliunde') ebbene sì la invidio.
RispondiEliminaCaro (per davvero) dr. Lima, avendo imparato a conoscerla dal suo blog, invidio anche lei.
Anzi, no, non invidio nessuno.
L'invidia è un sentimento costruttivo quando stimola la competizione e il miglioramento, io non ho l'età!
Besugo, mi sa che lei c'ha azzeccato (benedetto Di Pietro!), la sua formuletta è tutt'altro che ingenua e lei ha evidentemente confidenza con le sciarade e con l'enigmistica in generale.
Mi spiego, la versione giusta è '4 nemici' che obbligano il signore in questione all'anonimato.
Ma forse mi sbaglio (il colpevole è sempre Di Pietro!).
E' vero sì, non amo le speculazioni filosofiche, ma mi piace ascoltarle (per es. Corrado Augias su Rai3), leggerle un po' meno, perchè quasi sempre sono infarcite di tecnicismi che mi tagliano fuori.
Lei dr. Lima ha pubblicato l'articolo in cui mi si chiama in causa direttamente: vorrei che non accadesse più.
Un conto è il dialogo attraverso i commenti, un altro essere oggetto di uno scritto su una materia che non mi è congeniale, scritto peraltro affilato come una lama di rasoio.
Ho lasciato un commento in quel post, al quale desidero aggiungere che per anni noi direttori carcerari del periodo precedente la riforma penitenziaria del 1975 che gli uditori giudiziari facessero un periodo di praticantato presso carceri importanti in qualità di 'osservatori' per conoscere la realtà dell'ambiente del carcere e quindi accusare o giudicare in modo più 'consapevole', rimanendo del tutto inascoltati.
Peccato, una simile pratica oggi mi appare del tutto improponibile.
La magistratura dovrebbe nutrire ben altre preoccupazione, per es. quella dell'autonomia dal governo.
Dr. Lima, non mi sono offeso, no, ma arrabbiato sì e ciò accade ogni volta che sento puzza di condiscendenza.
RispondiEliminaCarissimo dott. Luigi Morsello,
RispondiEliminaho avuto la fortuna di conoscere lei ed il giudice Lima - ma anche tantissimi altri amici - solamente grazie a questo blog. Mai di persona.
Cerco il confronto ed il dialogo con l'interlocutore del caso a prescindere da quello che fa o da quello che è.
Carissimo sig. Vittorio Ferraro, io mi sono limitato solo ad osservare quanto segue:"Avv. Vittorio Ferraro (mi adeguo al linguaggio del giudice Lima, ma dal suo profilo non lo si deduce, dunque Lima la sa 'aliunde') ebbene sì la invidio.".
RispondiEliminaChe c'azzecca (alla Di Pietro) la replica che lei ha fatto?
Lei scrive: "Carissimo dott. Luigi Morsello,
ho avuto la fortuna di conoscere lei ed il giudice Lima - ma anche tantissimi altri amici - solamente grazie a questo blog. Mai di persona.
Cerco il confronto ed il dialogo con l'interlocutore del caso a prescindere da quello che fa o da quello che è.".
Che dire, sì, va bene e allora?
Secondo lei sono concetti a me estranei? Dopo essermi confrontato e dialogato lungo 40 anni di servizio con migliaia di soggetti al di quà e al di là delle sbarre?
Carissimo dott. Luigi Morsello,
RispondiEliminanon ho mai scritto - nè ho mai pensato - che quelli siano concetti a lei estranei.
Sig. Vittorio Ferraro, ha fatto bene a non scriverli, mentre mi conferma di non averlo nemmeno pensato.
RispondiEliminaChe dire, grazie per il secondo punto.
Stia bene.