Perché, nel legittimo esercizio delle mie funzioni istituzionali, ho osato indagare su altri magistrati -quelli del distretto di Catanzaro- per gravi delitti di corruzione in atti giudiziari, abuso d’ufficio, falso ideologico, omissione in atti d’ufficio, favoreggiamento, calunnia, diffamazione e quant’altro, connessi all’illegale sottrazione al Pubblico Ministero titolare, dott. de Magistris, delle inchieste POSEIDONE e WHY NOT e alla loro successiva disintegrazione.
Ho osato, come era mio obbligo, sequestrare atti e documenti processuali integranti il “corpo” di quei reati. Ho osato perquisire abitazioni e uffici dei magistrati indagati, per ricercare tracce e cose pertinenti ai reati, necessarie al loro accertamento.
Ho osato raccogliere e riscontrare minuziosamente decine e decine di denunce del Pubblico Ministero a cui le inchieste erano state sottratte, reo, anche lui, di aver scoperto il sistema di illecite cointeressenze che domina la gestione del denaro pubblico nel nostro Paese.
Ho osato fare i nomi e i cognomi dei presunti appartenenti a quel sistema e di coloro che, direttamente o indirettamente, ne avrebbero permesso il funzionamento.
Ho osato voler a tutti i costi applicare la legge, senza capire, assai imprudentemente, che nel mio “mestiere” il principio costituzionale dell’eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge non vige così rigorosamente, sempre e per tutti.
Esiste un superiore principio non scritto, di ordine “deontologico”, che è quello dell’Opportunità.
Avrei, cioè, dovuto chiedermi e non l’ho fatto: è proprio opportuno che indaghi il magistrato Tizio, il politico Caio, l’imprenditore Sempronio, il faccendiere Mevio? è proprio necessario perquisirne abitazioni e uffici, sequestrare carte e documenti ?
La risposta è variabile, dipende dalle circostanze. A volte è opportuno e necessario, altre, invece, non lo è.
Perché, mi dicono, la diligenza di un bravo magistrato si misura sulla sua prontezza di riflessi, sulla velocità nell’intuire quando è il caso di poter agire e quando non lo è affatto; sulla sua capacità di interpretare i segnali; di ricorrere a diplomazia e compromessi; di interloquire e persuadere; di attendere che i tempi di indagini lentamente scadano; di saper selezionare e, infine, archiviare.
E la sua correttezza sta nell’evitare di fare i nomi e i cognomi di illustri colleghi, politici, imprenditori, perché, anche quando sembra indispensabile riscontrarne il coinvolgimento, in fondo è una questione di privacy. E chi denuncia potrebbe essere sempre, dietro mentite spoglie, un folle congiuratore, anche se si riscontra che, purtroppo, è sincero.
Merito, dunque, una lezione. Mai eccedere nel perseguire fini di giustizia!
Si spera, per me, che io abbia inteso, una sola volta e per sempre.
Lo ammetto, ignoravo l’esistenza di tali singolari regole “deontologiche”, regole non scritte, sulle quali, pare, debba misurarsi la professionalità del magistrato.
Ma, ad essere seri, qui mi sembra che la vera deontologia non c’entri proprio un bel niente e sarebbe assai dignitoso per la nostra categoria non tirarla neppure in ballo.
Qui, invece, si tratta di capire le ragioni vere per cui tre magistrati della Procura della Repubblica di Salerno, legittimamente e doverosamente impegnati a far luce su un devastante sistema di corruzioni e collusioni giudiziarie, siano stati “fatti fuori” con gli strumenti della nuova legge disciplinare, pagando un prezzo altissimo per la loro autentica indipendenza, politica e associativa.
Si tratta di capire perché, al di là della vergognosa farsa della “guerra tra Procure” (una favoletta che amano raccontare ormai solo a se stessi, dai sicuri effetti tranquillizzanti e catartici) gli organi disciplinari stiano consentendo ad altri magistrati, indagati per gravi fatti di corruzione in atti giudiziari, falso ideologico, abuso d’ufficio, favoreggiamento e quant’altro, e autori anche di illecite attività ai danni dei loro indagatori, di continuare impunemente ad amministrare giustizia nei contesti criminosi oggetto delle indagini della Procura di Salerno.
C’è dunque da chiedersi: quali superiori principi di “deontologia professionale” vigono per costoro? quale eccezionale criterio di ragionevolezza ha indotto i supremi organi disciplinari a non intervenire anche in questo caso con gli strumenti cautelari e a perseverare in tale insensata omissione?
Esistono forse equilibri di poteri -politici, giudiziari, criminali- da dover preservare e che non conosciamo e non possiamo conoscere?
E chi ne sarebbero gli inamovibili garanti? Chi gli “eversori” da punire e cacciare?
Esiste forse un modus operandi, diverso da quello del contrasto aperto e diretto al crimine organizzato di ogni livello, che tende, invece, sottobanco, all’accordo e al compromesso e che serve a salvaguardare occulti sistemi di interessi?
C’è uno sfondo, in questa nostra vicenda, che si finge di non vedere; o forse, semplicemente, fa troppo paura guardare.
Credo, però, che i cittadini della Repubblica Italiana abbiano oggi il diritto di sapere a che gioco stanno giocando gli apparati istituzionali, soprattutto, perché quel gioco baro danneggia la vita di uomini integri, il cui solo scopo è servire lo Stato.
La ricerca della verità sul nostro passato di sangue è un passo fondamentale per comprendere quale sia l’attuale stato delle istituzioni democratiche, come si sia giunti ad esso, quali i meccanismi di reale funzionamento.
Ma occorre anche il coraggio del rinnovamento.
Un rinnovamento al quale la magistratura, che di questo nostro Stato Repubblicano è un pilastro fondamentale, non può restare estranea.
Sono necessarie e urgenti riforme serie che servano non a renderla inerme, ma a conferirle forza di autentica indipendenza dagli inevitabili condizionamenti del potere politico o criminale.
Occorrono soluzioni e strumenti in grado di preservarla anche dal suo interno, liberandola dagli effetti di dipendenza psicologica che, sull’esercizio delle funzioni giudiziarie, può di fatto produrre un’impropria strumentalizzazione dei meccanismi di nomina, promozione, assegnazione di incarichi extra-giudiziari, o per converso, di disciplina, che incidono direttamente sulla vita personale e professionale dei magistrati.
La nostra amara vicenda, che segue quelle di tanti altri colleghi, molti dei quali dimenticati o ignorati, dimostra quanto basso sia il punto in cui versa l’attuale “autogoverno” e quanto distante sia dai nobili intendimenti dei Padri Costituenti.
Un “autogoverno” ormai completamente prigioniero delle logiche di appartenenza e spartizione politica; in cui ruoli amministrativi e giurisdizionali si sovrappongono e si confondono in un tutt’uno; ove la regola dell’imparzialità vale solo per gli altri e il rispetto delle prerogative difensive ha il senso di un optional; ove non esistono più spazi di affermazione e tutela per magistrati davvero liberi e indipendenti, costretti all’isolamento dalla prepotenza degli schieramenti correntizi.
E ancor più forte è divenuto il bisogno, diffusamente avvertito eppur timidamente sussurrato, di un organo “sindacale” nuovo, in grado di assicurare tutela effettiva ai diritti del magistrato in quanto pubblico impiegato, capace di aprirsi ed interloquire con la società civile, per saperne cogliere le problematiche e le reali esigenze; un organo che non necessiti di tesseramenti, autenticamente autonomo e libero da condizionamenti politici, da ambizioni carrieristiche o di potere.
Mi piacerebbe avvertire questo sussulto di rinnovamento, davvero “democratico”, per la nostra categoria.
Mi auguro, da buon cattivo magistrato, che l’assordante e granitico silenzio, in cui si è chiuso l’ordine giudiziario riguardo alla vicenda salernitana, serva almeno alla riflessione.
“L’assordante e granitico silenzio, in cui si è chiuso l’ordine giudiziario” costituisce la prova di un grande ingiustizia commessa da chi rappresenta la garanzia dell’indipendenza della giustizia, nei confronti di chi ha esercitato giustizia. La prova, cioè, che questo paese è cotto !
RispondiEliminaOreste Flamminii Minuto
Io non credo che l'assordante granitico silenzio sia un monopolio degli organi istituzionali della Magistratura.
RispondiEliminaLa dottoressa Nuzzi parla giustamente di "correnti". All'interno della magistratura queste correnti introducono i malanni di cui soffre la nostra società e in particolare il mondo della politica. Bisogna ricordare che i primi attacchi a De Magistris furono portati in Parlamento con una serie di velenose interrogazioni e risposte "bipartisan".
Parlando d'altro mi chiedo se in certe regioni la corruzione dei costumi sia arrivata ad un tale livello che pure delle persone che persistono a considerarsi oneste non esitano a offrire posti fasulli a migliaia di disoccupati pensando generosamente di evitar loro la fame. Questi beneficiati poi, se hanno un poco di coscienza, sapranno dimostrare riconoscenza per i loro benefattori democratici al momento del voto.
Sono desolato e lo sconforto è grande. Tuttavia non va dimenticato che in questa città abbiamo dato moltissimi voti a De Magistris. Lo hanno fatto anche coloro che si reputano meno informati; il silenzio in questo caso è stato rotto. Non basterà ma qualcosa vuol dire.
RispondiEliminaGiovanni Pintimalli
Penso che questa sia un'altra pagina nera che si scrive della nostra Italia.
RispondiEliminaUna conquista della malagiustizia, che non può che lasciare basiti, chi, come me, crede in ideali di legalità e confida nel buon operato di chi amministra la legge.
prima o poi mi abituerò(spero mai!) anche a questi tristi episodi.
Ciao_
Roby
La dignità e il coraggio di questa donna é uno sputo in faccia alla vigliaria della maggioranza dei suoi colleghi, che fanno finta di niente.
RispondiEliminaQuello che é accaduto ai magistrati di Salerno, ed alla Giustizia che essi rappresentavano ed esprimevano, é di una gravità inaudita. Una gravità tanto rilevante da dovere essere nascosta, seppellita, negata.
Sono molto preoccupata per lo stato infimo della nostra democrazia e per quello che ancora può succedere.
Mi sento vicino a tutti coloro che fannop arte di una minoranza che resiste. Anche se non per quanto tempo ancora si potrà.
Un abbraccio a tutti e uno particoalre alla dott.ssa Nuzzi, che tutta la mia stima ed ammirazione e che ringrazio per tutto quello che fa e che é ancora, nonostante tutto.
nanni64
Dr.ssa Nuzzi, le sue lettere sono sconvolgenti perché , nella loro amarezza, verissime. La giustizia non è uguale per tutti .Chi osa fare il proprio dovere e rispettare la Costituzione, le leggi, non segue le logiche perverse della politica per la quale vige l’Opportunità variabile e il sistema di interessi da conservare e preservare a tutti i costi, oltre all’ipocrisia e alla menzogna .
RispondiEliminaPersonalmente, penso che De Magistris sia , con Falcone e Borsellino, un Grande e coraggiosissimo magistrato di fronte al quale Mani Pulite impallidisce.
Come cittadina spero che Lei, la Forleo (dimenticata dal silenzio dei politici politicanti ) e gli altri che pagano e hanno pagato un prezzo senza prezzo non vi sentiate soli perché anche tanti cittadini subiscono ingiustizie da parte della giustizia .
Quello che è amaro e imperdonabile è che i politici commemorano sempre e solo ex post queste vicende, aspettano l’epilogo perché è meno difficile da commentare. Il rito delle commemorazioni è una strategia innocua. La storia di De Magistris , e la sua, quella della dr.ssa Forleo riguarda tutti noi cittadini , la nostra libertà e fiducia almeno nella magistratura, se la politica ci fa senso.
La tragedia è che non è facile avere fiducia che la giustizia sia, possa, debba essere uguale per tutti.
Lei scrive: “Perché, mi dicono, la diligenza di un bravo magistrato si misura sulla sua prontezza di riflessi, sulla velocità nell’intuire quando è il caso di poter agire e quando non lo è affatto; sulla sua capacità di interpretare i segnali; di ricorrere a diplomazia e compromessi; di interloquire e persuadere; di attendere che i tempi di indagini lentamente scadano; di saper selezionare e, infine, archiviare.”
Questi meccanismi anche noi cittadini li abbiamo capiti da tempo. Grazie per averli scritti. Domenica Sette
...Merito, dunque, una lezione. Mai eccedere nel perseguire fini di giustizia!Si spera, per me, che io abbia inteso, una sola volta e per sempre...
RispondiEliminaDottoressa Nuzzi, io spero e mi auguro per Lei e per tutti noi,
semplici cittadini, che continui ad essere un cattivo magistrato e come ebbe a dire tempo fa don Saverio,
altro cattivo, la parola d'ordine è: resistere, resistere e resistere.
saluti, antonio
"Esistono forse equilibri di poteri -politici, giudiziari, criminali- da dover preservare e che non conosciamo e non possiamo conoscere?
RispondiEliminaE chi ne sarebbero gli inamovibili garanti? Chi gli “eversori” da punire e cacciare?
Esiste forse un modus operandi, diverso da quello del contrasto aperto e diretto al crimine organizzato di ogni livello, che tende, invece, sottobanco, all’accordo e al compromesso e che serve a salvaguardare occulti sistemi di interessi?"
risposte alle quattro domande della coraggiosa dottoressa Nuzzi:
- sì,
- non bisogna nemmeno chiederselo,
- chi vorrebbe scoprirlo,
- certo, bella scoperta.....
purtroppo, la situazione è questa, e da parecchio tempo. e fa ridere chi casca dal pero solo adesso (non mi riferisco certo a madama Nuzzi)
non accorgersi che le cose in molte parti d'Italia sono ormai compromesse in maniera irrimediabile non è soltanto cieco: è decisamente idiota, nella più gentile delle ipotesi.
e il fatto che il sistema, per come è concepito, permetta il soffocamento di qualunque iniziativa tesa a far luce su intrecci ormai consolidati tra politica, economia, criminalità organizzata e magistratura è cosa veramente vergognosa.
purtroppo, soluzioni democratiche non ne vedo, e non so se ce ne sono.
Council of Europe
RispondiEliminaThe Group of States against Corruption publishes its first report on Italy
[Strasbourg, 16/10/09] - The Council of Europe’s Group of States against Corruption (GRECO) today published its Joint First and Second Round Evaluation Report on Italy.
The report as a whole addresses 22 recommendations to Italy. GRECO will assess the implementation of these recommendations in the second half of 2011 through its specific compliance procedure.
Read the report at:
http://www.coe.int/t/dghl/monitoring/greco/evaluations/round2/GrecoEval1-2(2008)2_Italy_EN.pdf
Final Recommendations:
Pursuant to Rule 30.2 of the Rules of Procedure, GRECO invites the Italian authorities to present
a report on the implementation of the above-mentioned recommendations by 31 January 2011.
Finally, GRECO invites the Italian authorities to authorise publication of this report as soon as possible, translate it into the national language and publish this translation.
Geraldine Boyd, Perugia
dr.ssa Nuzzi sottoscrivo quanto scrive e che avevo già letto sul Fatto
RispondiEliminama stigmatizzo che ci si accorga di ciò solatnto quando a denunciare è un magistrato
io sono un cattivo avvocato per aver tentato di far luce sulla nomina di un cattivo consulente tecnico d'ufficio scelto dal Tribunale
nessun magistrato si è posto il problema delle mie ragioni ma solo dell'inopportunità della mie dichiarazioni e delle mie richieste
certe cose accadono in ogni misura dappertutto non soltanto in alcune regioni è perciò che questo paese è cotto
ma chiediamoci anche perchè non si riesca ad organizzarsi nemmeno in rete per creare e costituire un partito - movimento degno di contrastare se non ribaltare l'attuale stato delle cose
impossibilità oggettiva per mancanza di numeri o vero disinteresse all'impegno che vada oltre la chiacchiera?
nel primo caso bisogna prendere atto che siamo un paese di sudditi e non di cittadini e tant'è
nel secondo che parlare è molto più facile che fare
in bocc al lupo ovunque oggi lavori
rosa@virgilio.it
E' molto triste per tutti ma lo è ancor di più per chi conosce i fatti e per chi...è un'altra vittima di questa vicenda.
RispondiEliminae sì, perchè questa "fantomatica guerra" ( condivido appieno le parole della dott.ssa Nuzzi in merito all'uso catartico e pilatesco dell'espressione)sul campo non ha lasciato solo chi, suo malgrado, è salito agli onori della cronaca, ma anche chi era nell'ombra. ovvero "i piccoli di why not e poseidone".
questa è un'altra storia che andrebbe raccontata, ma visto come vanno le cose in questo paese non ne vale più la pena.
adesso bisogna solo raccogliere i cocci e parare gli attacchi degli ultimi colpi di coda, nella speranza di non soccombere ulteriormente.
Cara dott.ssa Nuzzi,
RispondiEliminalei ha fatto un'analisi terribilmente vera di quel che accade nel mondo giudiziario italiano, soprattutto al sud. Ne siamo consapevoli e molto molto preoccupati, visto che i "cattivi" magistrati, quelli nel cui operato speravamo, da L. de Magistris, a H. Woodcock, a V. Montemurro, a Iannuzzi, a voi di Salerno, sono stati tutti trasferiti altrove.
Io non mi scandalizzo più della situazione, ormai la realtà è chiara. Io mi preoccupo, sì mi preoccupo. Che fare per cambiare le cose ? Qui urge un'azione
efficace, è questo ora il problema su cui concentrare le forze. Urge un'azione democratica atta a cambiare le cose, altrimenti qualcuno potrebbe cominciare a pensare anche all'arco e alle frecce.
Grazie comunque della sua coraggiosa azione di denuncia. Confidiamo anche in lei.
Ho letto l'utimo sfogo della dott.ssa Nuzzo e le mail del prof. C. Lorè.
RispondiEliminaForse noi che frequentiamo le aule di giustizia siamo abituati alle forzature ma penso a me come cittadino.
Come tuti, quando si tratta di reati esecrabili,leggi pedofilia, speriamo sempre che l'autore trovi la giusta pena in carcere e che la giustizia sommaria dei detenuti faccia il suo corso..
Ma ci rendiamo conto che questo pensiero che ci accomuna tutti sgnifica che demandiamo l'amministrazione della giustitizia ed il rispetto delle regole a coloro i quali, per non averle rispettate sono detenuti.
non vi pare che questo indica che non ci fidiamo più della Giustizia e di chi l'ammnistra. Legendo quanto scrive la dott.ssa Nuzzo e vedendo quanto accade, scarcerazioni per vizi di forma di detenuti rei confessi, è giusto continuare a sacrificarsi per la Giustizia o sarebbe meglio curare ad occhi chiusi il proprio orticello. Purtroppo, mio malgrado, non ci riesco e credo ancora che l'Italia e la nostra Carta Costituzionale sia da difendere ed applicare come in altri tempi e modi fecero i nostri Avi. alberto bellocco
Egr. Dott.sa Gabriella Nuzzi,
RispondiEliminaLa ringrazio della testimonianza che emerge nella quotidianità e nella normalità della sua professione.
Lei dice : “……… Ore, giorni, mesi dedicati, in silenzio, con scrupolo, a studiare carte, leggi, sentenze; a scrivere, indagare, nel tentativo di amministrare giustizia. Una Giustizia eguale per tutti.”
Ho estrapolato questa sua frase per manifestarLe la mia gratitudine nel suo difendere ed applicare i principi non negoziabili della costituzione; quei principi generati dal martirio di tante persone, come diceva Piero Calamandrei nel discorso all’Assemblea Costituente nel 1947 “……. Essi sono morti senza retorica, senza grandi frasi, con semplicità, come se si trattasse di un lavoro quotidiano da compiere: il grande lavoro che occorreva per restituire all’Italia libertà e dignità. Di questo lavoro si sono riservata la parte più dura e più difficile: quella di morire, di testimoniare con la fede e la morte la fede nella giustizia. A noi è rimasto un compito cento volte più agevole: quello di tradurre in leggi chiare, stabili ed oneste il loro sogno di una società più giusta e più umana, di una solidarietà di tutti gli uomini alleati a debellare il dolore. Assai poco, in verità, chiedono a noi i nostri morti. Non dobbiamo tradirli”
e conservati fino ad oggi dal martirio di altri che hanno dato la vita nel cercare di adottare e custodire i valori contenuti nella carta costituzionale. ( magistrati, forze dell’ordine, giornalisti, …..) .
Non so se alla fine la giustizia trionferà in un mondo dove vengono sempre più idolatrati la menzogna, la furbizia, il potere ed ogni genere di perversione e ingiustizia. Di una cosa però sono certo, persone come Lei sono di esempio e danno speranza a tutti coloro che hanno “fame e sete di giustizia” .
Cordiali saluti
Venturi Tonino - Gatteo
DE MAGISTRIS: CSM, SANZIONI DISCIPLINARI TOGHE CATANZARO
RispondiEliminaTrasferimento d'ufficio ad altra sede e altre funzioni per l'ex procuratore generale di Catanzaro Enzo Iannelli e il suo ex sostituto Alfredo Garbati. La sezione disciplinare del Csm ha oggi confermato, decidendo nel merito, la misura cautelare gia' inflitta nello scorso gennaio ai due magistrati coinvolti nello scontro scoppiato tra le procure di Catanzaro e di Salerno in relazione alle inchieste 'Poseidone' e 'Why not' inizialmente condotte dall'allora pm Luigi de Magistris. Il 'tribunale delle toghe' ha inoltre inflitto a Iannelli la sanzione della temporanea incapacita' ad esercitare un incarico direttivo o semidirettivo per un anno, mentre per Garbati ha disposto una perdita di anzianita' di 6 mesi. 'Condannato' in via disciplinare anche il pm dell'ufficio calabrese Salvatore Curcio, che si e' visto infliggere la sanzione della censura. Il Csm ha infine dichiarato il non doversi procedere nei confronti dell'ex sostituto pg di Catanzaro Domenico De Lorenzo poiche' il procedimento disciplinare a suo carico si e' estinto per cessazione dell'appartenza all'ordine giudiziario.
In questo nostro splendido Paese, ogni giorno umiliato ed offeso da Politici disonesti e corrotti, da uomini di Potere che scendono continuamente a compromessi, dove i sani principi morali vengono messi al macero, dove si verificano ruberie di ogni genere negli Enti Pubblici (comuni, regioni etc.) ed episodi di violenza inaudita nei riguardi delle donne, degli anziani, dei cosiddetti diversi, dove trionfa la droga, rovina dei nostri giovani e non solo, la coraggiosa denuncia della dr.ssa Nuzzi fa bene al cuore. Perché in essa c’è amarezza, delusione ma non rassegnazione. Direi di più. C’è la speranza, la speranza che qualcosa nel futuro possa cambiare. Questa donna così provata, non piegata, come il giunco dantesco ha la forza, dopo la tempesta che l’ha sì ingiustamente colpita di sollevare il capo con umiltà ma con fermezza e rivolgersi ancora una volta ai suoi colleghi, quelli del “granitico silenzio” spronandoli al Rinnovamento, all’Indipendenza e ad essere Liberi da ogni condizionamento esterno. Il tutto solo e soltanto per amore della Giustizia. Un dubbio. Quanti magistrati abbiamo in Italia come la dr.ssa Nuzzi?
RispondiEliminaCassandra
CARA CASSANDRA
RispondiEliminaI magistrati sono 10.000 ,gli avvocati centinaia di migliaia,come vedi le prese di posizione in difesa di una collega leteralmente sbranata si contano sul palmo di una mano. Nemmeno sotto l'anonimato vengono fatte. E' UN PROBLEMA ATAVICO,GRAVISSIMO, che le Forze della Resistenza devono prendere in seria considerazione.
Comunque la dott.ssa Nuzzi,anche se gravemente ferita, è rimasta viva,le ferite guariranno presto(ci penserà la Comunità-Stato legittima a curargliele)e le migliaia di sciacalli e iene si troveranno a fare i conti con uno splendido esemplare di leonessa.
Sono solidale con Gabriella Nuzzi e gli altri magistrati salernitani, dei quali ho personalmente conosciuto il valore professionale ed il senso di indipendenza.
RispondiEliminaPurtroppo è vero quanto si afferma sul silenzio della magistratura, non dovuto solo a misura precauzionale (per certi versi anche comprensibile, se non scusabile), ma purtroppo a silenzio della coscienza.
Sono una persona semplice per la quale se 1+1=2 significa che 1-1=0.
RispondiEliminaC' e` qualcuno che possa spiegare come sia possibile (legalmente o razionalmente) condannare entrambe, parte e controparte? ( in breve Catanzaro e Salerno?).
Grazie
E. Clarke
GIUSTIZIA: ANM MILANO, INDIRE GIORNATA MOBILITAZIONE
RispondiEliminaLa sezione dell'Anm di Milano, dopo l'assemblea straordinaria che si e' svolta oggi, ha deliberato un documento in cui invita la Giunta Esecutiva Centrale del sindacato delle toghe "a indire, indicando un tribunale per ciascun distretto, giornate di mobilitazione, con gli uffici aperti alla societa' civile, dirette a costruire e continuare il dialogo dei magistrati con tutti i potenziali fruitori del servizio giustizia, allo scopo di fare conoscere le reali condizioni in cui operano gli uffici giudiziari". Nello stesso documento, inoltre, viene affermata "l'indispensabilita' di riforme normative e organizzative che garantiscano l'efficacia del sistema giudiziario" e viene rivendicato "il diritto, ma prima ancora il dovere, di ciascun magistrato a svolgere il suo ruolo essendo soggetto solo alla legge, in primo luogo alla Costituzione e libero da ogni pressione e intimidazione".