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mercoledì 20 maggio 2020

La grande ammucchiata (dei poteri)


di Nicola Saracino - Magistrato



Legislativo, esecutivo, giudiziario.  

Nella concezione di Montesquieu  la loro separazione costituisce  la precondizione di uno Stato democratico nel quale i cittadini possano dirsi realmente liberi. 

La Costituzione della Repubblica Italiana lo tenne ben presente. 

La massima concessione che il legislatore nazionale ha fatto tende al “dialogo” tra i poteri, introducendo il principio della loro “collaborazione”.   

La qual cosa non significa che si debbano voler bene e stringere rapporti amicali con cene, aperitivi ed incontri al buio. Quel principio si manifesta in specifiche disposizioni normative che, sul piano formale, impongono le condotte “collaborative”. 

Se la separazione dei poteri venisse meno, per fare solo un esempio, il poliziotto non avrebbe bisogno del pubblico ministero per fare le indagini da portare al vaglio di un giudice: potrebbe fare tutto da sè, indagini, processo e condanna. Un quadro poco rassicurante, come ognuno può notare. 

Ebbene, qualcuno deve essersi portato troppo avanti nell’applicazione del principio della (s)leale collaborazione dei poteri e deve essersi detto: ”ma perché non fare una bella ammucchiata?”. 


Tre fatti. 

Il dott. Luca Palamara con alcuni membri del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) incontrano gli onorevoli Luca Lotti e Cosimo Ferri (del Partito Democratico) per discutere  - è l’ipotesi ormai accreditata – della nomina del nuovo procuratore della repubblica di Roma.

Il Ministro degli interni in carica Marco Minniti (Partito Democratico) messaggia al dott. Luca Palamara la propria preferenza per il dott. Federico Cafiero De Raho alla guida della Procura Nazionale Antimafia, incarico che in seguito verrà conferito in coerenza a quella aspirazione. 

La dottoressa Donatella Ferranti (già onorevole del Partito Democratico) caldeggia insistentemente al dott. Luca Palamara la nomina di un magistrato per un certo incarico. 

Ebbene deve essere chiaro a tutti, Costituzione alla mano, che queste cose non si fanno!

E sorprende la somiglianza delle reazioni dell’Onorevole Cosimo Ferri e quella dell’ex Onorevole Donatella Ferranti i quali  - con l’aggravante di essere dei magistrati - all’unisono rivendicano la legittimità del loro farneticante diritto di metter becco nelle prerogative del Consiglio Superiore della Magistratura, sia pure per il tramite del dott. Luca Palamara il quale, all’evidenza, da solo non poteva far nulla poiché il CSM è composto da 26 membri ed è presieduto dal Presidente della Repubblica. 

E’ una posizione del tutto sconclusionata e persino eversiva,  essa non regge ad un minimo vaglio critico:  se la politica potesse interferire sull’attività di un altro organo di rilevanza costituzionale che si occupa del potere giudiziario ci sarebbe scritto nella legge e le procedure sarebbero trasparenti e leggibili dai cittadini, con il coinvolgimento di tutti i partiti dell’arco parlamentare.  

Ovviamente così non è e non può essere in base all’attuale assetto dei poteri previsto dalla costituzione.  

La singolare coincidenza che vede esponenti o ex esponenti del solo Partito Democratico impegnati in un lavorio ai fianchi del malcapitato dott. Palamara lascia pensare che nelle biblioteche di partito manchi proprio il fondamentale testo di Montesquieu. 

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