di Massimo Vaccari
Magistrato
Tra le trascrizioni delle intercettazioni effettuate dalla Procura della Repubblica di Perugia nei confronti dell’ex consigliere del Csm ed ex presidente dell’Anm Luca Palamara, pubblicate dal quotidiano La Verità il 16 maggio 2020, ve n’è una in cui l’attuale consigliere del Csm Giuseppe Cascini, in quota alla corrente progressista denominata Area, chiede a Luca Palamara se avesse qualcuno da indicargli al Coni con cui poter parlare dei biglietti per lo stadio per portarci anche il proprio figlio, chiamato con il diminutivo di Lollo.
Il dott. Cascini, venuto a conoscenza di tale intercettazione, ha dichiarato (vedasi mail del dott. Cascini pubblicata da La Verità oggi 17 maggio 2020) che: “appena arrivato al consiglio, avevo ricevuto una tessera del Coni che lo autorizzava ad entrare allo stadio (un benefit che ora è stato giustamente eliminato) e avevo chiesto a Palamara, che era appena cessato dal Csm, se era possibile portare mio figlio con me e se aveva un riferimento al Coni”.
Va tenuto presente peraltro che il dott. Cascini è componente della sezione disciplinare del Csm e che in tale veste ha fatto parte del collegio che, con ordinanza n. 14 del 10 gennaio 2019, ha ritenuto rilevante disciplinarmente, tra le varie condotte ascritte all’incolpato, la richiesta per alcuni componenti della sua famiglia di “biglietti gratuiti per assistere alle partite di una squadra di calcio”.
Nella motivazione del provvedimento l’organo disciplinare aveva evidenziato come: “Anche a causa della rilevanza mediatica del procedimento, gli episodi contestati sono divenuti di comune dominio ed hanno pertanto determinato un grave e oggettivo 'vulnus' della credibilità professionale del magistrato, dinanzi all'opinione pubblica ed agli ambienti forensi, non compatibile con l'esercizio delle funzioni”.
Ai nostri attenti lettori la valutazione di questi fatti, non prima di aver segnalato che l’art. 3, comma 1, lett. a) del d.lgs. n. 109 del 2006 (in sostanza il codice disciplinare dei magistrati) punisce l'uso della qualità di magistrato al fine di conseguire vantaggi ingiusti per sé o per altri ed anche l’art.10, comma 1, del loro codice deontologico, approvato dall’Anm su proposta di una commissione di cui avevano fatto parte sia il dott. Palamara che il dott. Cascini, prevede che il magistrato corretto “…non si serve del suo ruolo istituzionale o associativo per ottenere benefici o privilegi per sé o per altri”.
Viene però da dubitare sull’affermazione fatta dall’ex presidente dell’Anm E. Bruti Liberati, in un'intervista al quotidiano Il Dubbio, secondo cui tutti i consiglieri coinvolti nei fatti disvelati dall'inchiesta perugina “si sono nel frattempo dimessi”.
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