E’ baruffa tra i correntisti.
E’ stata annunciata querela
contro il dott. Luca Palamara per aver detto che il dott.
Albamonte s’incontrava con l’Onorevole Donatella Ferranti, anche lei magistrato
ma all’epoca eletta col Partito
Democratico in Parlamento.
Il bello è che, nell’illustrare
la sua posizione, il dott. Albamonte
avrebbe fatto questa affermazione:
“Io fui nominato secondo le regole, e secondo la prassi di scegliere i
segretari del Csm non solo per competenze e professionalità ma anche in
riferimento ai gruppi rappresentati in Consiglio”.
Cos’è e cosa fa il “magistrato
segretario del CSM” ?
Si tratta di un magistrato che
anzichè lavorare in Tribunale (o in una Procura della Repubblica) presta
servizio presso il Consiglio Superiore della Magistratura, in funzione servente
rispetto a quella dei consiglieri superiori (che sono eletti). Studia e prepara le pratiche della
commissione alla quale è assegnato. A differenza dei consiglieri superiori la
sua non è una carica elettiva; si tratta di un pubblico dipendente della cui
attività si giova il Consiglio Superiore della Magistratura che, per
“assumerlo”, indice un concorso pubblico
che per legge dovrebbe essere aperto a tutti, per assunzioni a tempo
indeterminato.
Il Csm, ritenendo però quella
legge tacitamente abrogata, da tempo indice concorsi interni per soli magistrati.
Ebbene fino ad oggi nessun
bando per quella figura di collaboratore aveva mai indicato tra i requisiti
quello del “riferimento” del candidato
ad uno dei “gruppi” consiliari, vale a
dire del collegamento ad una corrente che era riuscita a far eleggere dei
consiglieri superiori.
Eppure con disarmante naturalezza
il dott. Albamonte ammette di essere stato scelto per quell’incarico non
soltanto per le sue qualità professionali
- che diamo per certe, con qualche legittima riserva per il diritto amministrativo – ma anche in forza di quella “prassi” che
premia la vicinanza, se non
l’appartenenza, alla corrente.
Cosa è la prassi e quando può
essere fonte del diritto.
La prassi, anche in senso
giuridico, è l’abitudine ad un certo comportamento adottato dalla pubblica
amministrazione che, quando non è in contrasto con precetti normativi scritti,
costituisce essa stessa fonte del
diritto, nel senso che dalla prassi nasce una regola che, tendenzialmente, deve
valere per tutti.
Tanto è vero che l’ingiustificato
discostamento da una prassi può indicare un tipico difetto dell’atto
amministrativo, poiché segnala una disparità di trattamento.
Quando, però, sia la legge (o
altre fonti subordinate) a porre direttamente le regole scritte di una
qualsiasi attività pubblica nessuna difforme abitudine può essere ammessa: vale
la legge scritta.
Se poi addirittura s’invoca la
prassi per giustificare la cattiva abitudine di violare la legge vuol dire che
si è persa quella sensibilità che ogni giurista dovrebbe conservare sin dal
conseguimento della laurea in giurisprudenza.
La prassi segnalata dal dott.
Albamonte ha tutte le sembianze di un abuso, perché contra legem.
I principi generalissimi in
materia di concorsi pubblici sono, oltre a quello del suo buon andamento,
quello dell’imparzialità della pubblica amministrazione (art. 97 Cost.) e se il
bando prevedesse “il riferimento alla corrente” dell’aspirante segretario esso
andrebbe incontro a sicuro annullamento ad opera del Giudice Amministrativo.
Sarebbe come dire che per
diventare commissario di polizia devi avere la tessera di partito.
Se invece, come affermato dal
dott. Albamonte, quel requisito -
inespresso nel bando - fosse
l’effettivo criterio seguito dal CSM per selezionare i propri collaboratori,
“la prassi”, allora saremmo di fronte ad un fatto gravissimo e che non lo
percepisca un magistrato che fa il pubblico ministero non può che destare
grande sconforto.
Soprattutto perché nessuno
sarebbe disposto a credere che quella
“prassi” sia limitata al posto di magistrato segretario e non anche a tutti gli
incarichi decisi dal CSM.
La redazione
Iddu mutu ava stari, assai parrau e jaddina nonni mancia! Palamara zitto doveva stare, assai ha parlato, e gallina non ne mangia. A lui più niente è dovuto, fatta eccezione di qualche querela. Assai irrilevante è quanto si è già detto. La prassi segnalata dal dott. Albamonte è ictus oculi contra legem, anzi extra legame! Proprio per questo zitto doveva stare.
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