Come già sapete, sabato scorso il dott. Luca Palamara è stato punito dall’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) con la più grave delle sanzioni, l’espulsione.
All’incolpato non è stata data neppure la parola, evidentemente assai temuta.
In realtà il dott. Palamara è stato cacciato dall’ANM non già per tutti gli intrallazzi che ha combinato coi suoi ex amici, alcuni dei quali sedevano nello stesso organo che lo ha giubilato.
L’accusa mossagli per cacciarlo è limitata ai fatti dell’Hotel Champagne, vale a dire quell’incontro tra consiglieri del CSM, due politici e lo stesso dott. Palamara nel quale verosimilmente si discettava del nuovo procuratore di Roma.
Un singolo episodio, dunque.
Niente che possa coinvolgere direttamente i numerosissimi complici del dott. Palamara nella pratica delle spartizioni correntizie degli incarichi decisi dal CSM, un “collegione” di moltissime persone nel quale solo un idiota ammette che una sola “
mela marcia” possa fare il bello ed il cattivo tempo.
Del resto, dopo il CSM, il dott. Palamara è tornato a essere un semplice “soldato”: per sé non ha ottenuto (ancora) nulla. Certo vi aspirava, ma di fatto si trova con le mani vuote e tante preoccupazioni, dopo aver soddisfatto le ambizioni di molti carrieristi.
Insomma tutta la sua frenetica attività è stata svolta a beneficio degli altri, in cambio del voto col quale è stato mandato al CSM.
Manco per idea!
Però “gli altri” sono i grandi assenti, sono quelli che intrallazzano e chiedono favori per sé o s’intromettono illecitamente in pratiche che non devono riguardarli essendo di competenza esclusiva del CSM; e invece esprimono, di nascosto, inopportune opinioni personali sui canditati, spingono questo e danneggiano l’altro.
Quando ciò avvenga in relazione alla carriera di un magistrato, il fatto è addirittura eversivo perché il CSM dovrebbe decidere sulla base degli atti ufficiali di cui dispone e non sui chiacchiericci degli affiliati alle varie correnti sparsi sul territorio e che agiscono come delle ignobili sentinelle di un potere abusivo.
Dev’essere, a questo punto, l’avversione al vino francese a muovere i censori del dott. Luca Palamara.
Che non s’offenderà, ne siamo certi, se ci rammenta la vicenda di Al Capone che, di tutte le sue malefatte, pagò quella per evasione fiscale, comunque sufficiente a toglierlo dalla circolazione.
C’è da credere che ad analoga sorte sia destinato il dott. Palamara, alla fine punito per una vicenda senz’altro grave ma nella quale egli non poteva avere un ruolo da attore protagonista, essendo all’epoca privo di ogni incarico decisivo (non era più consigliere superiore, non rivestiva cariche nell’ANM).
E’, quindi, la più comoda delle accuse che il sistema possa muovere ad uno dei suoi stessi artefici: s’acciglia per il coinvolgimento blasfemo di “estranei” al giro, i politici Lotti e Ferri, in affari della magistratura, ma non batte ciglio a fronte della fogna che emerge dalle chat si qui pubblicate dalle quali traspare in tutta la sua dilagante e trasversale sporcizia la lottizzazione di ogni cosa risulti spartibile tra le correnti della magistratura, impadronitesi del CSM grazie ad una politica debole, e quindi complice, se non addirittura inebetita ed incapace di comprendere il rischio per la tenuta democratica di questo paese.
Dobbiamo tristemente concludere che solo il dott. Luca Palamara ha oggi la possibilità - e quindi la responsabilità - di fare emergere in tutta la sua ampiezza l’indecoroso mercimonio che viene fatto della giurisdizione.
Il sistema si guarderà bene dall’accusarlo per questo.
Il dott. Luca Palamara può “incastrare” il sistema.
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