di Gaetano Bono - Magistrato
Dopo la pubblicazione, il 13
giugno scorso, sul Corriere della sera, dell’intervento del dott. Gian Carlo
Caselli, il quale rilanciava alcune soluzioni prospettate dal Presidente della
Corte d’Appello di Brescia Claudio Castelli, ci si sarebbe aspettati una
qualche reazione, a fronte di proposte tali da mettere a serio rischio
l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. E, invece, il silenzio più
tombale.
Pertanto, onde evitare che, data
l’autorevolezza della fonte, si crei una sorta di tacito assenso a tali
proposte, appare opportuno evidenziarne le principali criticità.
Chi scrive, peraltro, è latore di
una proposta di riforma del sistema elettorale dei consiglieri del CSM volto a
risolvere le degenerazioni del sistema correntizio e il carrierismo in
magistratura, puntando sulla discontinuità tra ANM e CSM e sulla sottrazione
alle correnti del potere di scelta dei candidati.
L’idea è quella di predeterminare
criteri meritocratici e di lontananza dalle correnti per comporre una platea di
sorteggiabili che dia luogo non a un mero sorteggio, ma ad una sorta di “alea
controllata” tramite cui individuare i candidati da eleggere, in un numero di
10 volte superiore ai seggi disponibili; tra i criteri si propone l’assenza di
rilievi disciplinari gravi o reiterati, il positivo superamento della seconda o
terza valutazione di professionalità, il mancato espletamento, nei cinque anni
precedenti, di incarichi per il cui ottenimento occorre la “spinta” di una
corrente (membro dell’ANM o del CSM, incarico fuori ruolo, etc.).
Per questa
via, si otterrebbe l’elezione di un congruo numero di consiglieri togati non
più legati alle correnti o, comunque, liberi da vincoli di mandato o debiti di
riconoscenza per la candidatura e il CSM recupererebbe la credibilità poiché
potrebbe apparire, oltre che essere, imparziale.
Al contrario, la proposta del
dott. Gian Carlo Caselli, ispirata dall’articolo del dott. Claudio Castelli,
innanzitutto risulta inefficace nel contrastare le correnti, ma finisce altresì
per indebolire l’intera magistratura, mortificandone l’autonomia e
l’indipendenza nel punto in cui ipotizza di celebrare, “prima della vera e
propria elezione, primarie da effettuarsi in ciascun collegio con la
partecipazione, oltre che dei magistrati ordinari, di quelli onorari, di tutto
il personale amministrativo e di adeguate rappresentanze dell’avvocatura e
dell’università”.
Inoltre non spiega come siffatte
primarie fungerebbero da freno per lo strapotere delle correnti. Ma vi è,
altresì, una contraddizione nel ragionamento in quanto queste vengono definite
quali “cordate di potere”, ma omette di considerare che, come tali, esse sono
centri di interessi che intrecciano relazioni con il mondo universitario, con
la classe forense, le rappresentanze sindacali dei dipendenti amministrativi e
così via e, pertanto, ben potrebbero pilotare questa sorta di primarie
allargate.
Ed è proprio tale allargamento
l’aspetto più inquietante della proposta Caselli-Castelli, poiché aprirebbe
all’influenza di organi esterni alla magistratura, portatori di propri
interessi che, per quanto legittimi, sono per natura eterogenei rispetto al
sistema dell’autogoverno così come disegnato dalla Costituzione.
Tale
soluzione, oltre all’evidente contrasto con l’art. 104 della Costituzione che
demanda ai soli magistrati l’elezione della componente togata (avendo già
l’avvocatura e l’università un proprio spazio nella componente laica),
costituirebbe un evidente rovesciamento dei principi di autonomia e
indipendenza dell’ordine giudiziario che si tutelano anche tramite la garanzia
dell’assenza di interferenze esterne nella scelta dei consiglieri del CSM.
Vi è di più, giacché si rileva
una pervicacia nel proporre soluzioni volte ad abdicare alle prerogative dei
magistrati in favore di organi esterni, avendo suggerito di avvalersi di “un
organo consultivo formato da tecnici esterni, in particolare di estrazione
universitaria incaricati di una vera istruttoria” per “valutare le capacità
organizzative e i risultati ottenuti sul campo”, sulla scorta
dell’argomentazione che né “il CSM ma neppure i Consigli giudiziari hanno
queste competenze, perché la valutazione è una scienza”.
Una tale impostazione segnerebbe
la fine della magistratura come tale, rendendo e facendo apparire l’ordine
giudiziario come sottoposto al condizionamento di forze esterne e comunque non
risolverebbe il problema delle correnti, per la loro naturale capacità ad
intessere legami col mondo universitario che, comunque, non è certo immune da
logiche corporative.
Non serve arrivare a tale
deleteria abdicazione, quando basterebbe introdurre criteri oggettivi e
prontamente verificabili di valutazione dei risultati, mantenendo un minimo di
discrezionalità da controbilanciare con un maggiore peso dell’esperienza
specifica e della professionalità maturata.
Questa soluzione viene però
osteggiata da quanti preferiscono mantenere un ampio margine di discrezionalità
in guisa che, sulla scorta di criteri elastici e fumosi, possano riuscire a
ribaltare qualsiasi criterio oggettivo.
Nei momenti di crisi, qual è
quello che la magistratura sta vivendo, insorgono legittime istanze di riforma,
ma bisogna vigilare a che esse non si tramutino in furia iconoclasta o, peggio,
in riforme solo apparenti che celano l’effetto di mantenere intatta l’influenza
delle correnti.
Invero, la maggiore criticità
della degenerazione correntizia sta nel fatto di avere introdotto meccanismi di
condizionamento, frutto di logiche clientelari di cencelliana memoria, che
hanno snaturato il CSM e reso meno liberi i magistrati.
Difatti l’autonomia e
l’indipendenza, che non sono un privilegio ma un dovere poiché servono a
garantire l’imparzialità e la terzietà del magistrato chiamato a decidere del
caso concreto, vanno declinate sia all’esterno, specie nel confronto con il
potere politico, sia all’interno dell’ordine giudiziario.
Per tali motivi, il ripristino
della credibilità dell’azione giudiziaria passa per riforme che fondino la
propria ragion d’essere nella liberazione della magistratura da condizionamenti
di ogni sorta.
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