di Nicola Saracino - Magistrato
Colui che tutti gli altri attori del correntismo avevano indicato come “mela marcia” che operava in solitudine, ha invece evocato con estrema chiarezza concetti che implicano intese con gli altri componenti di un organo collegiale qual è il CSM.
In sostanza, da solo non fai un contratto.
Perché proprio di contratti ha discusso il dott. Luca Palamara quando ha ammesso le logiche spartitorie che dominano l’agire del Consiglio Superiore della Magistratura nella distribuzione di incarichi ed onori.
L’Organo posto a garanzia dell’indipendenza dei magistrati italiani - di tutti i magistrati - diviene, così, “stanza di compensazione” degli appetiti delle correnti che partecipano al banchetto: mangiano solo loro.
Lo ha detto espressamente
il “capo” espiatorio: chi non appartiene alle correnti è tagliato fuori da ogni aspirazione e - bontà sua - ha aggiunto che sarebbe una bugia negarlo.
Il sistema delle correnti gestisce una merce preziosa perché ambita da molti; essa è rappresentata dagli incarichi di carriera. Ebbene questa merce non può essere regalata ma va comprata con la fedele appartenenza.
Il trojan iniettato nello smartphone del predetto ha quindi offerto solo uno spaccato dell’attività del CSM, i cui componenti – sarà bene ricordarlo – non rispondono in alcun modo per come votano in seno a quell’organo, essendo
immuni grazie ad una legge ingiusta, donativo della politica.
La rappresentazione offerta dal dott. Luca Palamara, inquadrata da un punto di vista tecnico giuridico, lascia intravedere un sistema criminale, cioè organizzato e dedito alla pratica di illeciti penali.
I più evidenti dei quali sono l’abuso d’ufficio non patrimoniale (art. 323 cp) dato che escludere da ogni seria ed effettiva valutazione concorsuale i magistrati che non sono inseriti negli schemi correntizi si ritorce in un evidente danno per costoro.
Il falso ideologico (art. 479 cp) laddove si certifichi di aver svolto un’istruttoria mai compiuta e che il prediletto è il “migliore” per un certo posto quando è invece solo un
questuante.
Quando reati come questi vengono commessi in serie, da più persone che si dotano di schemi d’azione e di organizzazione, si configura il delitto associativo dell’art. 416 c.p..
Il rilievo che si tratta di illeciti piuttosto difficili da provare vista l’ampia discrezionalità, ai limiti dell’arbitrio, riconosciuta al CSM dalla riforma Mastella del 2006 (anche questo ha opportunamente ricordato il dott. Luca Palamara evocando lo sfrenato “carrierismo” che ne è disceso) aggrava anziché attenuare il grado di pericolosità sociale raggiunto dal sistema.
Ovviamente il dott. Luca Palamara ha dato la “sua” lettura del fenomeno del correntismo, che non ha creato bensì trovato come i suoi predecessori glielo avevano consegnato e come egli stesso lo ha tramesso ai successori.
Altri smentiranno la lettura del dott. Palamara.
Ma non con la stessa sincerità - per nulla ingenua - che ieri il dott. Luca Palamara ha saputo esibire ai telespettatori.
Dice Palamara: di avere la toga nel cuore e di essere uomo delle istituzioni, di stato; che le correnti non sono buona cosa, ma non le ha create lui; che assieme a tutti gli altri, hanno fatto un ottimo lavoro, più di mille nomine, scegliendo il fior fiore degli elementi; che gli incontri, anche con politici, id quod plerumque accidit, sono parte indissolubile del lavoro in oggetto; di aver agito, sempre spinto da motivi caritatevoli, di grande generosità verso i colleghi, certamente non è possibile accontentare tutti; di aver fatto degli errori, così come li possono fare tutti gli uomini, e che risponderà davanti alle autorità competenti. Non ha detto, ovvero ha sfiorato in modo sibillino, l'elemento fondamentale della questione, ossia che: i magistrati, dieci mila, dispongono di cultura e mezzi sufficienti ad intervenire per tempo e correggere gli errori che oggi si denunciano, e non lo hanno mai fatto. Segno che lo strapotere conferito alla magistratura conviene a tutti, soprattutto per sfuggire alle tenaglie punitorie ove si volesse strafare. Si vedano le tante sentenze gravemente abnormi, che vanno in giudicato.
RispondiEliminabuonasera a tutti ,
RispondiEliminaconfesso che l' intervista di Palamara a Giletti e' stata, per un cittadino normale come me , un vero e proprio choc .
La determinazione con cui Palamara ha voluto e saputo esporre le sue ragioni rappresenta invece, a mio modesto avviso , un fenomenale spot comunicativo di sinistre conseguenze .
Palamara si e' rivolto soprattutto ai suoi colleghi magistrati associati dicendo loro : per favore non siate ipocriti , vi ho ( abbiamo ) semplicemente dato quello che volevate , vi ho ( abbiamo ) favorito quando possibile , e sapete bene che cio' e' spesso accaduto a scapito di qualche altro collega non associato . Lo sapevate bene tutti e vi andava bene cosi . Certo , ho personalmente costruito un formidabile potere personale ma l' ho usato anche per voi .
Insomma , sono stato solo uno strumento del sistema che ci aggradava tutti .
Per me questo messaggio e' una sfida luciferina !.
Ho l' impressione che ne vedremo delle belle , Palamara non sembra essere un tipo che molla e non ha più niente da perdere ; in 60.000 pagine di registrazioni ci deve essere di tutto .
Quale mediazione verra' raggiunta per evitare , magari a tanti altri personaggi illustri , guai molto grossi ? La risposta alla prossima puntata !
ing . PASQUALE PAPPACODA - dirigente di azienda in pensione . Napoli