Ho trattato per qualche anno, in Corte d’Assise d’appello, la triste materia dei collaboranti di giustizia. Forse per questo, e cioè per deformazione professionale, leggendo l’intervista di Palamara, mi è venuto in mente l’archetipo della categoria, e cioè Tommaso Buscetta.
In realtà il paragone è claudicante, perché le chiamate in correità disciplinare di Palamara sembrano ‘vestite’ e riscontrate attraverso le chats che, confermando la diffusa pratica del sistema clientelare-spartitorio, meritano approfondita indagine a tutti i livelli.
Ma è anche vero che, mentre Palamara è stato immediatamente sanzionato (ovviamente senza alcun trattamento premiale) dall’A.N.M. e (con decisione non irrevocabile) dal C.S.M. (soltanto) per le sue condotte più devastanti, le sue propalazioni accusatorie attendono ancora di essere accertate e giudicate. Infatti, come ho osservato in questo blog il 9 ottobre 2020, di per sé in iure «Il sistema correntizio-spartitorio è sempre disciplinarmente sanzionabile», contrariamente a quanto sostenuto dal P.G. presso la Suprema Corte.
Deve dunque essere accertato se sussista in concreto il Sistema denunciato da Palamara. Chi avesse stimato che fosse sufficiente «Colpirne uno per educarne cento», di certo si sarebbe illuso.
Il condannato per illeciti plurisoggettivi difficilmente accetta che restino impuniti i propri correi. E qui è pacifico, oltreché dimostrato perfino dalle decisioni che hanno condannato Palamara, che egli mediava illecitamente con molti altri e per molti altri magistrati ordinari. Egli non era un mediatore occasionale; era - così si proclama - un mediatore seriale e istituzionale: tutte le nomine portavano in qualche misura il suo sigillo.
Ma v’è di più, molto di più.
Al tempo di Buscetta, i suoi contributi accusatori furono il fulcro delle indagini avviate dal pool palermitano, composto (tra l’altro) da magistrati come Falcone e Borsellino, che avrebbero poi pagato con il sacrificio della vita il loro impegno civile e professionale. Nel più famoso maxiprocesso le dramatis personae erano quelle istituzionali: l’apparato giudiziario (requirenti e giudicanti), da una parte, imputati dall’altra. Nessuno mai ha potuto ipotizzare che il pool, i requirenti o il collegio giudicante fossero correi degli imputati.
Al tempo di Palamara, mutatis mutandis, si assiste invece al più pirandelliano gioco delle parti: egli sostiene con forza – e intende perfino dimostrare - che alcuni dei magistrati che lo hanno giudicato hanno usufruito della sua attività intermediatrice (illecitamente proficua) sicché, essendo correi, sarebbero inidonei a decidere sulla sua sorte.
Egli dunque – si noti – ammette le proprie responsabilità, ma chiama in correità perfino i suoi stessi giudici.
È un vulnus letale per la Magistratura, perché:
a) proviene non dall’esterno o dalla Politica, ma dal suo interno, e precisamente da un magistrato che ha rivestito le più alte cariche associative e ha composto il Consiglio Superiore della Magistratura;
b) mette in discussione l’ascesa di molti importanti magistrati, gettando ombre sulla loro autorevolezza e credibilità;
c) segna il punto di rottura dell’ordinamento giuridico, giacché proprio il C.S.M. e la Magistratura sono per definizione l’ultimo baluardo della legalità (quis custodiet custodes?);
d) mina alla radice la fiducia dei cives nella funzione giudiziaria e nella legalità;
e) destabilizza lo Stato, anche in campo economico e internazionale.
È un vulnus letale anche per le istituzioni democratiche, perché il ‘pontiere’ Palamara si interfacciava e mediava (come risulta dalle stesse intercettazioni) perfino con i rappresentanti del Popolo.
Probabilmente, insieme alla pandemia, è la più grave crisi di sistema del dopoguerra.
La soluzione non può venire dunque, in una cornice di radicale rinnovamento, che dall’A.N.M., dal C.S.M. e dal Legislatore.
Ma, in attesa della palingenesi della Magistratura, fino a quando dovranno attendere gli Utilizzatori finali della Giustizia? Fino a quando dovranno pazientare gli adespoti Magistrati succubi del Sistema Palamara, per non vergognarsi più dell’arduo Servizio umilmente svolto? Quousque tandem?
Tranquillo, già ci vergogniamo, ogni giorno. Non cambio mestiere solo per lo stipendio, ma sono anni che non credo più nel mio lavoro e nella mia funzione. Schifo, rabbia e schifo. Ogni giorno. In solitudine, ché se parli sei professionalmente morto.
RispondiEliminagentilissimo magistrato in quiescenza Rosario Russo, c'è un orchestra sul titanic italia che suona ininterrottamente dal 1992. alla batteria, la presidenza della repubblica; man mano a scendere, palazzo chigi, il parlamento, il csm e, infine, alle trombe: il corriere della sera, e, con strumenti minori, l'intero sistema mediatico.
RispondiEliminal'iceberg, per fortuna, s'è sciolto nelle calde acque del sud.
Per un giovane aspirante Magistrato Ordinario, come lo Scrivente, la questione fa - al contempo - rabbia e disperazione.
RispondiEliminaRabbia perché ho divorato, in un giorno intero, il sistema del Dottor Palamara ed ho avvertito un chiaro bruciore nello stomaco quando ha letto di "raccomandazioni" all'orale da magistrato. Voi, che siete all'interno e avete già affrontato brillantemente "le forche caudine", sapete di che si tratta. Per non bastare, seppur trattasi di una pura cospirazione, c'è stata in passato un indagine della Procura di Roma sull'argomento con delle intercettazioni pubblicate su tutti i giornali.
Disperazione perché, semmai si riuscisse nella titanica impresa, a quale santo ci si dovrà rivolgere per potere esercitare, con dignità ed equilibrio, la delicata funzione di Sostituto Procuratore?
Un vostro giovane lettore,
G
Al nostro giovane lettore.
RispondiEliminaNon demorda!
Dia il massimo di sé stesso con fiducia.
E tenga presente che sebbene la raccomandazione sia elevata a sistema, a farvi ricorso è una netta minoranza di colleghi.
Gli altri lavorano.
Don Chisciotte, se uno decide di esercitare con dignità ed equilibrio, Nessuno potrà far MAI niente ! Ovviamente BISOGNA RIGARE SEMPRE DRITTO, non pensare che la carriera è più importante dell'Onore e della dignità. Col tempo poi vedrai che hai fatto benissimo, quando tutti, dico tutti, davanti a te abbasseranno gli occhi.
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