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giovedì 19 ottobre 2023

Separazione delle carriere



Mentre il Governo si appresta ad introdurre l'ennesima eccezione per trattenere fuori ruolo oltre ogni limite di tempo uno dei mille magistrati assunti alle sue dipendenze (in sostituzione di altrettanti del governo precedente) riportiamo un intervento di Andrea Mirenda che pone l'accento sulla più urgente delle riforme che darebbe un senso, vero e sostanziale, al principio della separazione dei poteri.  

Irrimediabilmente offuscato se un capo di gabinetto o un direttore di un ente nominato politicamente va a fare il capo di una procura della repubblica. 

Ma questa "separazione delle carriere" è scomoda per tutti e non è all'ordine del giorno, neppure di questo Governo.       

Ecco il testo.
 
In disparte ogni valutazione sul merito delle decisioni, ovviamente riservata al giudice dell'impugnazione, credo che la vicenda Apostolico o quella fiorentina ci offrano, comunque, una preziosa opportunità per discutere serenamente, senza contingenti fini strumentali, intorno al valore etico e deontologico della cosiddetta "apparenza di indipendenza".
Una raccomandazione, questa, puntualmente recepita anche in sede unionale, a riprova del suo preciso valore fondativo in ambito giurisdizionale.

lunedì 16 ottobre 2023

L'imparziale di destra.



di Nicola Saracino - Magistrato 

Dalla Corte di Cassazione al Governo, senza tappe intermedie. 

Oggi giudico, ma domani governo.  

Senza essere iscritto ad un partito politico, che quello è vietato ad un magistrato. 

E dallo scranno del  Governo  mi metto a pontificare sul perché sia indispensabile che i magistrati, oltre ad esserlo, appaiano imparziali.

Ma imparziali di destra o di sinistra? Vien da chiedersi. 

sabato 7 ottobre 2023

Il bue e l'asino.


di Nicola Saracino  - Magistrato 

Soltanto pochi anni fa la Corte Costituzionale (sent. n. 170/2018) aveva ribadito (perché già lo aveva detto con la sent. n. 224/2009) che è conforme alla Costituzione la legge che vieti l’iscrizione dei magistrati a partiti politici, o la loro partecipazione sistematica e continuativa a partiti politici, anche perché è la stessa Costituzione (art. 98, comma 3) a demandare al legislatore di valutare se e come limitare quelle possibilità.

A voler esser precisi la Costituzione ha previsto espressamente solo la possibilità di vietare l’iscrizione del togato ad un partito politico, non anche di partecipare alla relativa attività. Ma una lettura non formalistica della disposizione costituzionale legittima l’estensione del divieto anche alla partecipazione alla vita di partito. 

La Consulta ha, quindi, ravvisato “… lo sfavore nei confronti di attività o comportamenti idonei a creare tra i magistrati e i soggetti politici legami di natura stabile, nonché manifesti all’opinione pubblica, con conseguente compromissione, oltre che dell’indipendenza e dell’imparzialità, anche della apparenza di queste ultime: sostanza e apparenza di principi posti alla base della fiducia di cui deve godere l’ordine giudiziario in una società democratica”. 

venerdì 6 ottobre 2023

Notizie dal territorio.



di Nicola Saracino - Magistrato 

E’ piena tempesta tra politica e magistratura. 

Con la prima che accusa i magistrati di frapporsi alla politica di contrasto all’immigrazione,  boicottando i legittimi decreti del governo per “partito preso”.  

E così, spostando l’argomentazione dal merito della materia  - i quasi 5.000 euro di cauzione pretesi dal migrante per evitargli il “trattenimento” – a quella personale, viene messa in dubbio l’imparzialità del giudice. 

Anche attingendo a documenti come filmati risalenti nel tempo che lo ritraggono mentre partecipa ad una manifestazione in favore dello sbarco di migranti. 

Giustificate le immediate preoccupazioni manifestate dall’ANM per bocca del suo presidente Santalucia: da dove viene quel documento, perché lo si tira fuori proprio adesso? 

Questa sensibilità, va notato, manca del tutto quando l’ANM evita di vedere quel che accade all’interno del potere togato, che sfoggia condotte del tutto assimilabili a quelle oggi criticate con seria preoccupazione. 

Vi è un intero capitolo del primo saggio a firma Sallusti-Palamara che si occupa del cosiddetto “cecchinaggio”.

In cosa consiste? 

Quando si vuole ostacolare un magistrato che aspira ad un incarico importante si fa in modo che “escano” notizie, spesso di  fonte imprecisata, capaci di offuscarne l’immagine, non di rado bastevoli a smorzarne gli appetiti di carriera, inducendolo a revocare la domanda.  

Il favore col quale queste notizie spurie vengono raccolte in sede istituzionale dal Consiglio Superiore della Magistratura è testimoniato dalla prassi, ammessa da più d’un consigliere superiore, di attingere le cd. “notizie dal territorio”. 

Vale a dire che -  accantonata ogni  regola formale del procedimento amministrativo -  ciascun consigliere o meglio ancora ciascuna fazione di consiglieri (i gruppi consiliari) si mostrano assai disponibili ricettori di informazioni de-formalizzate e sottratte a qualsiasi contraddittorio con l’interessato, con buona pace delle garanzie che dovrebbero assistere ogni magistrato della Repubblica a presidio della sua autonomia dal potere. 

Ma da quale altro potere dev’essere autonomo un magistrato,  se non da quello capace di incidere sulla sua vita professionale? 

In definitiva il video di ignota provenienza oggi utilizzato per sminuire la credibilità dell’autore di una sentenza, il cui “merito” è assai poco dibattuto,  non è diverso dai sistematici dossieraggi in uso al CSM per sbarazzarsi di candidati poco graditi, quando il loro “merito”  non risulti agevolmente dubitabile.

Bastano notizie dal territorio ...