di Nicola Saracino - Magistrato
E’ piena tempesta tra politica e magistratura.
Con la prima che accusa i magistrati di frapporsi alla politica di contrasto all’immigrazione, boicottando i legittimi decreti del governo per “partito preso”.
E così, spostando l’argomentazione dal merito della materia - i quasi 5.000 euro di cauzione pretesi dal migrante per evitargli il “trattenimento” – a quella personale, viene messa in dubbio l’imparzialità del giudice.
Anche attingendo a documenti come filmati risalenti nel tempo che lo ritraggono mentre partecipa ad una manifestazione in favore dello sbarco di migranti.
Giustificate le immediate preoccupazioni manifestate dall’ANM per bocca del suo presidente Santalucia: da dove viene quel documento, perché lo si tira fuori proprio adesso?
Questa sensibilità, va notato, manca del tutto quando l’ANM evita di vedere quel che accade all’interno del potere togato, che sfoggia condotte del tutto assimilabili a quelle oggi criticate con seria preoccupazione.
Vi è un intero capitolo del primo saggio a firma Sallusti-Palamara che si occupa del cosiddetto “cecchinaggio”.
In cosa consiste?
Quando si vuole ostacolare un magistrato che aspira ad un incarico importante si fa in modo che “escano” notizie, spesso di fonte imprecisata, capaci di offuscarne l’immagine, non di rado bastevoli a smorzarne gli appetiti di carriera, inducendolo a revocare la domanda.
Il favore col quale queste notizie spurie vengono raccolte in sede istituzionale dal Consiglio Superiore della Magistratura è testimoniato dalla prassi, ammessa da più d’un consigliere superiore, di attingere le cd. “notizie dal territorio”.
Vale a dire che - accantonata ogni regola formale del procedimento amministrativo - ciascun consigliere o meglio ancora ciascuna fazione di consiglieri (i gruppi consiliari) si mostrano assai disponibili ricettori di informazioni de-formalizzate e sottratte a qualsiasi contraddittorio con l’interessato, con buona pace delle garanzie che dovrebbero assistere ogni magistrato della Repubblica a presidio della sua autonomia dal potere.
Ma da quale altro potere dev’essere autonomo un magistrato, se non da quello capace di incidere sulla sua vita professionale?
In definitiva il video di ignota provenienza oggi utilizzato per sminuire la credibilità dell’autore di una sentenza, il cui “merito” è assai poco dibattuto, non è diverso dai sistematici dossieraggi in uso al CSM per sbarazzarsi di candidati poco graditi, quando il loro “merito” non risulti agevolmente dubitabile.
Bastano notizie dal territorio ...