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martedì 23 gennaio 2024

Il pluralismo ... di pochi




Pubblichiamo un documento, che facciamo nostro,  redatto dai colleghi  dei 101,  anzi del centouno Cost.: La giustizia è amministrata in nome del popolo.  I giudici sono soggetti soltanto alla legge.


La maggioranza del CDC ha sfruttato la conferenza stampa del Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura del 18.1.2024 per rimarcare il presunto ruolo di “indirizzo politico in materia giudiziaria” del CSM. 

Infatti, nel documento “Parole ed Equilibrio” approvato domenica 21 dalla maggioranza del CDC si legge – tra l’altro – che “ogni deliberazione assunta in materia di organizzazione e di amministrazione comporta, di necessità, una scelta tra opzioni culturali e politiche diverse”. 

È palese l’assonanza con l’ultimo deliberato di Area-DG sulla proposta dei sei magistrati per il Comitato Direttivo della Scuola Superiore della Magistratura, nel quale è dato leggere un plauso alla VI Commissione del CSM per aver valutato i curricula dei candidati “alla luce dei criteri indicati dal bando e dell’esigenza di garantire un direttivo improntato al pluralismo professionale e culturale”. 

La domanda nasce spontanea: secondo quali criteri vengono vagliate le “diverse opzioni culturali e politiche”??? Su quali basi viene garantito il “pluralismo culturale”??? Come possono i Consiglieri del CSM apprezzare i “valori” impersonati dai singoli candidati se non facendo riferimento alla militanza/vicinanza a questa o a quella corrente, trait d’union tra i consiglieri e i “territori”, alle indicazioni dei quali, beatamente, si rivendica ancora oggi, dall’interno stesso del Consiglio, di continuare a prestare le orecchie? E come potrebbero mai essere apprezzati i valori impersonati dai magistrati che non appartengono né militano in nessun partito? 

Non ci vuole molto per capire che “l’indirizzo politico” del CSM, tanto rivendicato dalla maggioranza dell’ANM, snatura l’essenza e distorce la funzione del Consiglio. 

La nostra Costituzione, infatti, ha disegnato il CSM non come organo di rappresentanza e di indirizzo politico, ma come organo di garanzia, rappresentativo delle diverse categorie di Magistrati e arricchito da altri esperti di comprovato spessore professionale. 

Non per nulla l’art. 104 Cost. prevede la non rieleggibilità immediata dei Consiglieri affinché possano operare ispirati solo dalla legge e non al consenso elettorale, principio chiaramente eluso dalle elezioni dominate dalle correnti, le quali – durante ogni consiliatura – pensano a come accrescere il proprio consenso elettorale. 

L’idea del Csm espressa nel comunicato congiunto di Area, Md e Unicost – invece - è quella di un organo di governo autonomo comandato da gruppi di potere di tipo partitico: l’esatto opposto di quell'organo tecnico di garanzia, imparziale e di alta amministrazione, previsto dalla Costituzione; origine, causa e copertura delle degenerazioni correntizie e del nominificio al quale il CSM, di fatto, è stato troppe volte ridotto. 

 Anche la non adesione di Magistratura Indipendente non è altro che la manifestazione dell’ennesimo gioco di potere tra le correnti interno all’ANM: dopo il rinvio di sabato, motivato con la espressa necessità di ricercare una sintesi finalizzata a preservare il “valore dell’unità” dell’ANM, domenica mattina si è registrato lo smarcamento di Magistratura Indipendente. Evidentemente arroccata sulla necessità di stoppare ogni manifesta critica al Ministro e al Governo, MI ha giustificato il proprio recesso con la debole scusa che MD aveva reso pubblico il proprio comunicato già sabato sera. 

Giochi di partito interni all’ANM, che – purtroppo – si ripercuotono anche nell’attività consiliare, secondo la visione del Consiglio rappresentata e promossa dalle correnti.

All’unisono, invece, tutte hanno disatteso la nostra proposta.

Eppure, ricordando che la Costituzione attribuisce ai (singoli) magistrati – certamente anch’essi organi 
costituzionali – l’esercizio della funzione giurisdizionale, ci eravamo sostanzialmente permessi, anche 
evidenziandone le parole in grassetto, di richiamare il condivisibile pensiero del Presidente della Repubblica: 

Si tratta, in sostanza, della tutela dei diritti e della garanzia di giustizia che vi è connessa; senza queste lo Stato democratico, fondato sull'uguaglianza e sulla pari dignità delle persone, sarebbe gravemente compromesso. Principale corollario dell'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge è l'imparzialità nell'esercizio della giurisdizione […] Il Consiglio superiore riveste un ruolo di garanzia imprescindibile nell'ambito dell'equilibrio democratico. Pertanto, è di grande urgenza approvare nuove regole per il suo funzionamento, affinché la sua attività possa mirare a valorizzare le indiscusse professionalità di cui la Magistratura è ampiamente fornita”.

Cristina Carunchio, Giuliano Castiglia, Ida Moretti e Andrea Reale

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