di Andrea Reale - Magistrato
Il plenum del 6 marzo ha designato i componenti togati del direttivo della Scuola Superiore della Magistratura, il cui bando risaliva al luglio 2023.
I criteri eccessivamente generalisti che dovevano improntare la scelta hanno fatto dire ad un consigliere molto indipendente che si trattava di un “ setaccio in cui passavano i dinosauri (non i granelli )”.
E infatti 50 candidati sono stati immediatamente “defenestrati ” senza una riga di motivazione.
Pare, invece, che la sestina vincente (sarebbe bello conoscere la cabala e puntare sui sei numeri del Superenalotto delle correnti) sia stata “giocata” soltanto tra pochi preselezionati senza comparazione e con il metodo pubblicizzato qualche anno fa da un ex consigliere del CSM (purtroppo caduto in disgrazia….): tre a me, due a te e uno a loro!
Dopo mesi e mesi di trattive (estenuanti) e di mediazioni, è stata partorita la sestina vincente.
Altro che opzione trasparente e meritocratica: sembrerebbe essere stata preferita una trattativa privata tra gruppi per arrivare alla “ quadratura”, piuttosto che un metodo di esplicitazione della discrezionalità tecnica tipica del CSM.
A pensarla così, stavolta, non sono però solo quei pochi malpensanti cani sciolti che si annidano nella magistratura (uno dei quali scrive questa mail), ma anche i “laici”, tanto amati dalle correnti quando servono ad intessere tele e alleanze, tanto detestati quando si permettono di svergognare il Sistema invalso tra i partiti della magistratura che controllano il governo autonomo.
Ad ascoltare i lavori del plenum del 6 marzo scorso, infatti, sembra essere tornati indietro di 5 anni almeno, sicuramente prima dello scandalo dell'hotel Champagne. A pronunciare le critiche feroci al correntismo ( absit iniuria verbis ), stavolta, però, sono (quasi) tutti i consiglieri laici, il togato troppo indipendente di cui sopra e due componenti togati che hanno cercato, con grande onestà intellettuale, di prendere le distanze da quello che sembra il perpetuarsi di un copione ultradecennale, rimasto invariato anche dopo il peggior scandalo della Storia dell'Ordine giudiziario dalla proclamazione della Repubblica.
Oltre “ i macigni sopra la delibera ” scagliati da autorevoli esclusi (uno dei quali ex assistente di studio presso la Corte Costituzionale; un altro magistrato di cassazione, già componente delle sezioni unite); dopo le perplessità espresse da una consigliera togata sui criteri di scelta utilizzati, i componenti laici del Consiglio si sono succeduti in interventi (che invito ad ascoltare su Radio Radicale) particolarmente urticanti.
La consigliera ECCHER ha denunciato il metodo adottato, compresa l'anomala trasmissione preventiva delle domande agli aspiranti candidati.
La consigliera BERTOLINI invece è stata molto più tranciante. Della stessa mi pare giusto riportare integralmente alcune parti dell'intervento perché incisivi: “ avete messo in campo vecchi metodi spartitori che non hanno tenuto in considerazione la qualità delle scelte: ognuno doveva avere i propri rappresentanti..... vecchia liturgia fatta di rivendicazioni maggioritarie, di reciproche accuse, di spartizioni correntizie, di scelte al ribasso, di esclusioni eccellenti a favore di logiche di appartenenza: sono emerse e hanno avuto la meglio le logiche corporative, proprio quelle che sappiamo essere il vero vulnus della Magistratura italiana.. ... Prima avete scelto i nomi e poi gli avete cucito addosso la delibera”.
Ha concluso l'intervento dicendo che la scuola delineata dall'ultima scelta del CSM rappresenta “ancora una volta un mero centro di potere”.
Il consigliere GIUFFRE' ha spiegato le ragioni della mancata presentazione di una “sestina alternativa” e il rischio di compromessi “deteriori” raggiunto, denunciando come “ non si riuscivano a incastrare le caselle ” e come alcuni nominativi di magistrati valorosi e particolarmente qualificati fossero stati “sacrificati ” “ nottetempo ” e all'insaputa di certi consiglieri, per “ soddisfare gli equilibri delle tre principali correnti di questo Consiglio Superiore ”.
All'interno del CSM però esistono fieri difensori delle tradizioni, che non hanno perso occasione di attaccare quei pochi coraggiosi che sin dall'inizio avevano previsto l'ennesima spartizione cencelliana, pienamente compiutasi anche stavolta.
Si è sentito dire da alcuni togati, non so con quale intima convinzione, che l'iter procedurale è stato “ alterato ” perché “ le appartenenze associative sono entrate per escludere prescindendo dal curriculum ” e che “ i soggetti che si reputavano appartenenti alle associazioni sono stati impallinati sui giornali prescindendo dalla valutazione curriculare” , addirittura alla stessa stregua dei giochi “ sottotraccia” che facevano i “ chattanti ” (sic!) per colpire quelli di gruppi diversi!
Peccato non avere riferito che la notizia dei primi prescelti circolava nei palazzi tra gli stessi consiglieri e che “ anche le pietre sapevano quali erano i progetti”, oltre che i nominativi.
E' stato accusato persino di “ mistificazione ” chi ha denunciato le “ turbolenze ” che avevano caratterizzato i precedenti iter di designazione della SSM e che aveva avuto l'ardire di denudare i giochi (almeno una metà….) che sembravano fatti in partenza.
Particolarmente toccante, quasi commuovente, infine, la citazione del grande scrittore Amos OZ, fatta da un altro consigliere (da sempre molto attento alla rifondazione etica dell'associazionismo giudiziario) con le espressioni tratte dal suo testo “Contro il fanatismo”.
Partendo dal particolare (“ La sestina che votiamo è un compromesso ma è un compromesso cui abbiamo il dovere di sottoporci ”) è giunto al principio generale: “Il compromesso è sinonimo di vita.
Dove c'è vita c'è compromesso. Il contrario di compromesso è fanatismo”.
Peccato non avere riportato anche il convincimento di AMOS OZ sui compromessi: “Non esistono compromessi felici: un compromesso felice è una contraddizione !”
Ecco: a me pare che proprio con questa delibera il CSM confermi di essere destinato all'infelicità!
All'infelicità. Esso. E al "puzzo" un "Corpo" costretto ai suoi piedi. Potere infelice e sordo! Che non ha riguardi neppure per il suo Garante.
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