di Nicola Saracino - Magistrato
La posizione degli organi ufficiali dell’Associazione Nazionale Magistrati sul progetto di riforma (costituzionale) della giustizia è scontata: solita riforma inutile e dannosa.
Com’è noto essa si articola su tre temi fondamentali: la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri; il sorteggio come metodo di selezione (quanto una “s” cambi le cose ha del miracoloso) dei componenti dei due Consigli Superiori (divisi tra giudicanti e requirenti); l’assegnazione del compito di punire disciplinarmente i magistrati (siano essi giudici o pubblici ministeri) ad una Corte speciale, definita “Alta”.
Della separazione delle carriere - sostanzialmente dismessi argomenti anacronistici come quello della “comune cultura della giurisdizione”, ormai sconfitti dalla cronaca e dalla storia se si ammette che il pubblico ministero di oggi non è quello conosciuto dai Costituenti - si paventa che la pubblica accusa possa perdere l’indipendenza che ne avrebbe dovuto caratterizzare l’operato secondo l’originario disegno costituzionale e quindi finire sotto il controllo del potere esecutivo.
Io non so se siano sincere le rassicurazioni dei fautori della riforma circa l’esclusione di una simile eventualità. So però che sottoporre il pubblico ministero all’esecutivo è un grosso rischio proprio per il potere politico perché le maggioranze cambiano e se la pubblica accusa potesse essere agitata come arma contro l’avversario nessuno potrebbe dirsi tranquillo.
Sul sorteggio dei componenti del CSM si muovono le critiche più distruttive dell’ANM e ciò è perfettamente comprensibile: è questo il punto che rende la riforma molto dannosa e proprio per questo utilissima.
Ne risulta demolito alla radice il potere condizionante del correntismo sui singoli magistrati, oggi premiati o puniti in base alle appartenenze.
Togliere il “voto” per il dominio del CSM vuol dire privare di ogni appeal (diverso da quello puramente ideale) l’adesione ad una fazione togata. Non conterà più l’appartenenza e ci si dovrà affidare soltanto alle regole, cosa che paradossalmente i magistrati (la loro maggioranza) temono moltissimo.
E veniamo alla Corte disciplinare. Quanto è Alta?
La statura del progetto riformatore appare “nana” , absit iniuria.
L’idea che la sanzione disciplinare al magistrato debba essere applicata - direttamente - da un “giudice” non è nella Costituzione ed il disegno di riforma non fa che replicare l’errore che ha consentito la conformazione della Sezione Disciplinare del CSM come giudice, per giunta speciale ed elettivo, contro ogni indicazione costituzionale, nel silenzio dei più.
Punire disciplinarmente è esercizio di un potere autoritativo da assoggettare, come ogni altro potere in uno stato democratico, al controllo giurisdizionale del giudice se si vuole che la garanzie tanto invocate valgano per tutti, magistrati compresi.
In questa parte il disegno riformatore è davvero impresentabile anche perché le fattispecie disciplinari non sono affatto tassative e lasciano ampio spazio alle più diverse opzioni, favorevoli o sfavorevoli all’incolpato a seconda delle convenienze. Canzonatorio, poi, che le decisioni dell'Alta Corte si possano contestare solo dinanzi allo stesso giudice anziché, a questo punto, ad uno ancora più alto. Sono solo bassezze.
Il baratto.
Quale sarà questa volta?
Sì perché ogni riforma della giustizia giunta in porto sino ad oggi è passata da uno “scambio”, da qualche concessione elargita dai riformatori di turno (l’ultimo è stato Mastella) al potere (politico) togato incarnato dall’ANM.
Se un pronostico è gradito, il mio è questo: passerà la separazione delle carriere e persino l’assurda Corte disciplinare.
L’altare sacrificale ospiterà il sorteggio dei CSM per conservare al sottobosco polito togato il suo potere.
All’ANM non è mai importato nulla delle sorti dei magistrati, penserà anche stavolta solo a salvare sé stessa.
E se la riforma non sarà capace di far danno al correntismo sarà davvero una riforma inutile.
E come si fa a obiettare ad un articolino così semplice tanto efficace e conciso.
RispondiEliminaIl beneficio della sanzone disciplinare trova la sua efficacia negli asili e scuole primarie. Poi abbondantemente viene usata nel lavoro dipendente privato. Nel pubblico è inutile, sono tutti bravissimi e disciplinati. A me è toccata invece la disgrazia di lavorare non solo nel privato, ma addirittura nel settore terzo, quello, appunto, del sociale. Negli ultimi dodici anni ho perso il conto dei procedimenti disciplinari: dopo quelli scaturiti per mafiosita', altri di ogni genere fino al punto che sono ridotto ogni mattina di stare bene attento quale piede usare per il primo scalino di accesso al primo piano dove è ubicato il registro firme... rigorosamente una volta il dx l'altra il sx. In precedenza per abitudine usavo sempre il dx e per questo sono stato contestato anche di essere comunista, nonostante negli ultimi decenni in sintonia con l'uso del piede dritto, alle elezioni politiche abbia votato sempre a dx.
Buona festa della Repubblica.