Pagine

sabato 6 febbraio 2021

Un Barone in soccorso del Sistema






Sul sito del Foglio  figura l’intervento del Prof. Giovanni Fiandaca, tra i più noti penalisti italiani.
 
L’illustre cattedratico compare quale autore di molti articoli ospitati dalla testata  della  corrente Magistratura Democratica ed è invitato a congressi e convegni organizzati da quella “area culturale” della magistratura (forse anche di altre, ma Google questo offre ad una ricerca poco approfondita); si segnala, inoltre, come ostile ad un non meglio definito "populismo giudiziario". 

Il succo del suo discorso, sfocia, non a caso,  nell’evocazione di un “modello di magistrato”. 

Ma si tratta di archeologia antropologica della magistratura italiana ove è nascosto (ormai non più, per fortuna) l’inganno logico ed ideologico messo in campo per frodare la Costituzione. 

Solo una persona di nulla intelligenza s’impegnerebbe nel  negare la “politicità” (anche) del giudicare e quindi della giurisdizione. 


Nessuno mai oserà affermare che la sentenza non risenta (anche) delle personali convinzioni ideologiche e culturali del giudice. 

Nessuno mai metterà in discussione la libertà dei magistrati di costituire associazioni PRIVATE ove confrontarsi e sostenersi.

Ma quello che la Costituzione vieta è l’organizzazione politica della giurisdizione che oggi avviene senza ritegno attraverso la pervasività delle correnti che occupano tutte le istituzioni che con la giurisdizione hanno a che fare, fino a trasmodare nell’invasione di settori amministrativi alla giurisdizione del tutto estranei, attraverso le chiamate "fiduciarie" della politica. 
 
Ebbene la semplice idea di favorire od imporre “il modello” di magistrato la combattiamo come la peste in quanto ne nega in radice l’indipendenza come individuo e, conseguentemente, tracina con sé l'Ordine in un disegno "politico". 

E', quello del modello, il pretesto per vincolare il magistrato all'"appartenenza". 

Richiamare, proprio a tale riguardo, deontologia e scuola della magistratura - in sostanza sanzioni ed indottrinamento (di bimbi ormai pasciuti, visto che si fa ingresso in magistratura dopo i trent'anni) - dà il segno dell'autoritarismo insito in un progetto già dichiarato fallito dalla storia. 
Oltreché sistematicamente cassato dal Consiglio di Stato.

Insomma, Professore, vuole anche lei punire le "mele marce"? Quanti altri De Magistris, Forleo, Nuzzi, Verasani, Apicella sacrificare sull'altare del "modello di magistrato" a lei (o ad altri) gradito? 

Il  suo "anticorpo", ci creda, è in realtà un veleno letale.   

L’aver sottomesso, proprio con l’imposizione di “modelli” culturali - che poi significa politici e massonici - l’indipendenza dei singoli magistrati alla "forza" dell’ordine, ha determinato l’eversione che oggi solo un ignaro potrebbe negare. 

Appare, quella del Prof. Fiancada, una confessione più che una difesa. 

In questi casi è meglio un patteggiamento, Avvocato. 


1 commento:

  1. Fiandaca non perde occasione di "accusare" Nino Di Matteo. Conia il termine " populismo giudiziario alla Davigo o Di Matteo. Nonostante la o disgiuntiva, ed un interminabile discorso, non riesce nemmeno a cogliere le enormi differenze che intercorrono tra le due figure e pertanto l'impossibilità di porle su uno stesso tavolo. Fa un lavoro enorme, indossa e dismette lenti di ingrandimento e di rimpicciolimento, senza mai arrivare al nocciolo della questione: non dire che mai! nemmeno per un solo minuto Di Matteo è stato un populista e che è una figura di magistrato che nelle più alte sfere della cultura giuridica il mondo ci invidia.

    RispondiElimina

Scrivi il tuo commento nel riquadro qui sotto.

Per farlo NON occorre essere registrati.

Se non sei un utente di Google, nella sezione "Scegli un'identità" seleziona "Nome/URL" oppure "Anonimo", così non ti sarà richiesta la password.

Per favore, inserisci il tuo nome e cognome e la città dove vivi: un commento "firmato" è molto più efficace.

I commenti non compaiono subito nel sito, perchè sono soggetti a verifica preventiva della Redazione.

Non censuriamo in alcun modo i contenuti in base alle idee, ma non pubblichiamo commenti che:

1. ledano diritti di terzi, siano diffamatori o integrino altre fattispecie di reato (non pubblichiamo, per esempio, commenti sotto qualunque profilo razzisti);

2. contengano espressioni volgari;

3. costituiscano forme di spamming;

4. si esauriscano in una presa di posizione politica per questa parte o per quell'altra ("fare politica" è cosa nobile e necessaria, ma questo sito non è il luogo adatto).

Se non trovi pubblicato il Tuo commento e vuoi saperne le ragioni, inviaci una mail all'indirizzo della Redazione. Ti comunicheremo le ragioni della mancata pubblicazione.