di Uguale per Tutti
Abbiamo già scritto ed è ovvio che “La democrazia può averla solo un popolo informato e consapevole”.
Perché ci possa essere non già una democrazia, ma almeno la speranza di una democrazia, è necessario che la vita pubblica di un Paese non si fondi interamente sulla menzogna e che ci sia almeno un po’ di informazione, ma, soprattutto, che alla scoperta di certe verità si accompagnino conseguenze coerenti.
Nei giorni scorsi si è scoperto che la Rai e Madiaset fingono di farsi concorrenza, ma, grazie alla massiccia presenza in posti chiave della Rai di numerose persone legate da vincoli molto forti con il padrone di Mediaset, i due principali strumenti di informazione del Paese (“principali” non nel senso di “migliori”, ma nel senso di quelli che raggiungono per più ore al giorno il maggior numero di persone) fanno accordi su se dire, cosa dire e come dirlo e ciò hanno fatto anche con riferimento a cose così importanti per una democrazia come condizionare il voto degli elettori e riferirne in maniera falsata i risultati.
Si tratta, con tutta evidenza, di fatti di una gravità estrema, eversivi del sistema democratico. E usiamo la parola “eversivi” nel suo significato più proprio e più grave.
A fronte della scoperta documentata di fatti del genere, sarebbe indispensabile una reazione adeguata da parte di tutte le autorità e istituzioni del Paese.
Le reazioni più rilevanti sono consistite, invece, per un verso, nel dire che “si sapeva già”.
E’ un po’ come la reazione del Ministro degli Esteri e dei suoi compagni di partito alla pubblicazione delle telefonate che dimostrano il suo coinvolgimento improprio nella note scalate bancarie che tanto rilievo e tanto gravi conseguenze hanno avuto sulla vita pubblica del Paese: hanno detto “sono telefonate vecchie”. Come se la questione fosse se sono “nuove” o “vecchie” e non il loro concreto contenuto.
E, per altro verso, nel tirare fuori la solita storia della violazione del segreto istruttorio.
E’ questa una prospettiva davvero stupefacente, che aggiunge menzogna alla menzogna.
Chiunque, infatti, si rende subito conto che ciò di cui si deve discutere non è “come” si è saputo, ma “cosa” si è saputo e che parlare delle intercettazioni e mettere questa questione in primo piano è un modo doloso e malizioso per distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica dai fatti.
Su questo, peraltro, riteniamo importante dare ai nostri lettori un contributo di informazione tecnica, dicendo loro che in questo caso delle telefonate Rai/Mediaset e in moltissimi altri casi è assolutamente falso che le telefonate intercettate siano segrete e che la loro pubblicazione costituisca un illecito, essendo, invece, proprio al contrario, del tutto legittima.
Nel nostro sistema processuale penale quale è dopo la riforma del 1988 non esiste più quello che sotto il codice previgente si chiamava “segreto istruttorio” ed esiste ora il c.d. “segreto investigativo”.
Questo segreto non è posto a tutela degli indagati, ma delle indagini.
Questo segreto, cioè, non viene disposto per tutelare la privacy degli indagati (di cui diremo più avanti), ma per difendere il buon esito delle indagini. Infatti, se gli indagati venissero a conoscenza del contenuto degli atti di indagine prima del tempo, potrebbero frustrare l’esito delle indagini medesime.
Il regime di questo segreto è disciplinato dall’art. 329 del codice di procedura penale, che dispone: “Gli atti di indagine compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria sono coperti dal segreto fino a quando l'imputato non ne possa avere conoscenza, e, comunque, non oltre la chiusura delle indagini preliminari”.
Quindi, quando l’imputato può avere conoscenza degli atti (il che avviene, per esempio, quando egli fa ricorso al Tribunale della Libertà e gli atti vengono per legge depositati a disposizione della difesa) e, comunque, appena vengono chiuse le indagini preliminari, non c’è più alcun segreto.
Il caso delle intercettazioni Rai/Mediaset di questi giorni è un caso nel quale le indagini preliminari sono state chiuse e tutti gli indagati e tutti i loro avvocati hanno avuto la disponibilità di tutti gli atti del processo, che non sono più segreti.
In questa situazione, tutti coloro che hanno riproposto, con la solita petulante pretestuosità, la questione (che non esiste) della violazione del “segreto istruttorio”, hanno mentito o hanno parlato in una condizione di grave e non scusabile disinformazione.
In questo quadro, particolarmente doloroso è stato l’uso, da parte della stampa, di alcune parole del Presidente della Repubblica, che sono apparse o sono state fatte apparire come censorie nei confronti dei magistrati.
In questo tempo i magistrati subiscono costantemente attacchi deplorevoli da ogni parte e sotto tutti i profili. Attacchi che tali sono, appunto, (“attacchi”) e non “critiche” (che sono del tutto legittime e, anzi, utili al controllo democratico dell’esercizio della giurisdizione).
Sul sito di “La Repubblica” di ieri, 22 novembre, era scritto, fra l’altro:
“Napolitano: cautela con le intercettazioni. Monito del capo dello Stato, che prima dice "sarebbe bene che le intercettazioni restassero dove devono restare, in linea di principio, almeno fino a che c'è il segreto istruttorio". Poi, in serata, la precisazione del Quirinale: il presidente ha dichiarato "di non potersi pronunciare sul caso delle conversazioni telefoniche intercettate tra esponenti Rai e Mediaset", e "ha ritenuto di dover ribadire un'affermazione di principio sulla segretezza degli atti di indagine giudiziaria, che può non essere riferita al caso specifico, ma rimane incontestabile, ferma restando l'opportunità di approfondire l'iter che conduce alla pubblicizzazione di contenuti di conversazioni tra persone intercettate". Va comunque ricordato che i verbali pubblicati da Repubblica riguardano un'inchiesta chiusa, sono pubblici e a disposizione delle parti”.
Ancora ieri notte, dopo che già era del tutto chiaro e noto a tutti che le intercettazioni qui in discussione erano state pubblicate del tutto legittimamente, l’ultima edizione del TG2 riportava anche nei titoli (e dunque con la massima evidenza) le parole del Presidente della Repubblica come se fossero di censura alla magistratura.
Davvero tutto ciò è estremamente doloroso e non aiuta il Paese ad avere chiarezza e quel minimo di verità sulla sua vita pubblica che, come detto sopra, è indispensabile perché ci sia speranza di una democrazia.
Negli Stati Uniti molti anni fa il Presidente Nixon si dimise per uno scandalo di intercettazioni (il famoso “Watergate”) che, rispetto alla vicenda Rai/Mediaset di questi giorni era una cosa da nulla.
In Italia nessuno si dimette e, addirittura, una cosa del genere diventa l’occasione per dare addosso a magistrati e giornalisti.
Resta il tema della vita privata delle persone.
In tanti dicono: “Ma, se non è vietato pubblicare atti che rivelano cose tanto private delle persone, che ne è della privacy delle persone coinvolte, per esempio, nelle intercettazioni in questione?”.
Questa materia non c’entra nulla con il segreto investigativo ed è regolata dai principi generali dell’ordinamento e da molte norme – delle Costituzione e di leggi ordinarie – in materia di contemperamento fra il diritto all’informazione e il diritto alla riservatezza delle persone.
La materia è complessa e articolata e questa non è la sede ideale per approfondimenti tecnici troppo estesi.
Ciò che si deve dire, ai fini che qui interessano, è che, con riferimento a persone che occupano posti di rilievo nella vita pubblica e/o a fatti che hanno oggettivo rilievo per la vita pubblica, il diritto dei cittadini all’informazione prevale sul diritto delle persone pubbliche e/o coinvolte in fatti pubblici alla loro riservatezza.
In sostanza, se il Ministro degli Esteri o il Direttore Generale della Rai o il Governatore della Banca d’Italia parlano al telefono con persone, di cose o con modi tali che la conoscenza di quelle conversazioni telefoniche è rilevante per la corretta informazione dei cittadini su fatti di pubblico interesse, la riservatezza dei protagonisti delle telefonate è, per diritto ordinario e costituzionale, sacrificata all’interesse pubblico.
Se un deputato della Repubblica si intrattiene in un albergo con due prostitute e, facendo una di esse uso di droga, rischia di morire, sapere tutto questo è un diritto dei cittadini e la tutela della vita privata del deputato non può essere addotta come “scusa” o “alibi” per tacere o mistificare o “ammorbidire” le notizie.
Chi sceglie di assumere ruoli di rilievo pubblico, deve accettare gli oneri e le responsabilità che dall’occupare quei ruoli discendono.
Se tutti coloro che rivestono cariche pubbliche, quando scoppiano scandali conseguenti a condotte deplorevoli di loro amici e colleghi, invece di dare addosso alla stampa e ai magistrati e proporre leggi che censurino il diritto all’informazione, biasimassero le condotte deplorevoli dei loro amici e colleghi, la vita pubblica di questo Paese sarebbe un po’ più decente.
Stupisce davvero molto vedere gli autori di condotte più che discutibili non vergognarsi di esse, non chiederne scusa ai cittadini, ma addirittura indignarsi con violenza perché qualcuno si è permesso di informare dei fatti i cittadini medesimi.
Emblematica – fra le tante emblematiche – resta la vicenda del senatore a vita che si faceva comprare la droga dai militari della sua scorta e, quando si è scoperto, invece di dimettersi (è ancora senatore della Repubblica) ha inveito dalle pagine dei giornali contro chi aveva reso pubblica la notizia.
E' all'esame del Parlamento un progetto di legge restrittiva sulla segretezza degli atti processuali e le intercettazioni telefoniche che, se approvata, ridurrà ancora di più la già ridottissima informazione della quale godono i cittadini italiani.
Abbiamo già ricordato anche in questo blog che in un rapporto di Reporter sens frontière (Rsf) (http://www.rsf.fr/) sulla libertà di stampa l’Italia viene collocata al 40° posto, dopo, fra gli altri, l’Uruguay, il Cile, l’Ungheria, l’Africa del Sud, la Namibia, il Paraguay, El Salvador, Taiwan, le Mauritius, la Bulgaria e la Corea del Sud.
Mentre Freedomhouse (http://www.freedomhouse.org/) ci colloca, invece, al 79° posto.
Si impone qualche considerazione in ordine alla corretta informazione ed alla diffusione dei dati investigativi in senso lato.
RispondiEliminaSegnalo anche la posizione correttamente espressa dal Dr. D'Ambrosio sul momento in cui cessa il segreto investigativo ( e sulla legittimita' della diffusione dei contenuti dell'indagini ad indagine ormai conclusa).
Per qualche ora e' stata presente sul web ( poi non mi e' stato piu' possibile rintracciarla, fortuna che l'avevo copiata!) la denuncia sporta dalla Dr. Forleo alla Procura di Brescia. Si tratta di un documento circostanziato, lucido e preciso, con una serie di indicazioni, peraltro suscettibili di immediata verifica da aprte degli uffici giudiziari, da far accapponare la pelle ( e pero' illuminanti sui reali motivi della decisione di rinunciare alla scorta fatta viceversa passare come stravaganza di un soggetto diciamo cosi' "provato").
Per questo appare singolare la fretta del CSM di "chiudere" le indagini sulla grave questione sollevata dal Magistrato con una prognosi curiosa di sua "seminfermita'" e con la diffusione all'esterno di contenuti sostanziali espressi in camera di consiglio (e dunque destinati a rimanere riservati).
Ora, io mi domando : il Magistrato singolo deve osservare il silenzio piu' rigoroso sui fatti che lo riguardano e sulle cause che gli sono affidate, e possiamo essere d'accordo sul principio.
Ma come conciliamo poi il diritto fondamentale al contraddittorio - che spetta pure a costoro, se e' vero che e' uguale per tutti - se invece altri ( e mi riferisco ai commissari del CSM) possono diffondere notizie e persino opinioni ( ma abbiamo visto uscire anche atti secretati dal CSM... ) senza poter esere smentiti pubblicamente?.
In altre parole, se un attimo dopo l'audizione di un Magistrato eseguita a porte chiuse, i suoi contenuti e persino i toni sono resi pubblici ovunque, perche' mai non potrebbe avvenire in un salotto televisivo - chesso' - da Vespa o da Santoro?
In altre parole, perche' crocifiggere i magistrati che - senza fornire alcun particolare delle proprie indagini o delle vicende che li riguardano - mostrano il viso in TV e qualche sana opinione, di pura informazione su fatti di interesse generale e persino di condiviso buon senso, e non stigmatizzare invece i tanti che rilasciano interviste e dichiarazioni a destra e a manca, sotto forma di smentite a notizie trapelate (....!) sui contenuti di attivita' riservate, nella consapevolezza che il tartassato di turno non potra' parlare?
E' un corto circuito inaccettabile - ed ormai troppo scoperto - ed un segnale pericoloso e chiaramente intimidatorio verso la magistratura corretta - e non carrierista - per frenare ogni impulso a percorrere la stessa strada scomoda scelta dai pochi coraggiosi (o pazzi, come vengono ormai dipinti, e pazzi debbono esserlo certo, considerato il clima nel quale stanno vivendo in "dorata" solitudine...).
L'informazione serve se non e' a senso unico e soprattutto non e' utilizzata come una clava.
L'informazione aiuta l'intelligenza, ossia la penetrazione e comprensione dei problemi, ed il senso critico.
Ma deve essere neutra e soprattutto accessibile a tutti in senso bilaterale.
E deve comunque rispettare la doverosa riservatezza SEMPRE quando cio' e' previsto dalla legge, non quando conviene al potente di turno.
Cosi' soltanto si ristabilisce l'equilibrio delle cose; cosi' soltanto potra' davvero essere un fatto, e non solo un'aspirazione, che la legge sia UGUALE PER TUTTI!
Cara Francesca,
RispondiEliminasiamo pienamente d'accordo con Lei.
La Redazione
Certamente in alcuni casi, nel parlare di “segreto istruttorio” si mente sapendo di mentire, ma sono anche convinta che spesso se ne parla per ignoranza e perché si affrontano determinati problemi con molta leggerezza. Francamente, tra la menzogna e la presuntuosa ignoranza, non saprei dire quale sia il male peggiore.
RispondiEliminaVorrei specificare che nel rapporto di Reporter sens frontière 2007, pubblicato recentemente alla vigilia della giornata europea della dignità del giornalismo, l’Italia era riuscita a salire dal 40° al 35° posto. Ma dopo questa notizia sul rapporto tra RAI e Mediast e se verrà approvato l’attuale progetto di legge sulla segretezza degli atti processuali e le intercettazioni telefoniche che è all’esame del Parlamento, non credo che potrà restare al 35° posto.
Oggi si parla nuovamente di necessità di nuove regole per la RAI, ma si impone soprattutto la necessità di una seria legge sul conflitto di interessi … legge che, ahimè, sembra essere stata dimenticata …
Salve a tutti, ho appena finito di leggere il post ed una domanda mi è venuta in mente: ma noi che siamo in una democrazia certe cose non ci spetterebbero di diritto??? Ad esempio,se al parlamento vogliono far diventare legge un loro progetto, noi valutata l'illegittimità della legge proposta non possiamo dire la nostra e non farla passare? Pensavo che la parola democrazia indicasse il potere nelle mani del popolo tutto e quindi una condizione di egualitarismo, ma mi rendo conto ahimé che in Italia regna l'oligarchia e non possiamo fare tanto. Ma questo lo dico io che non me ne intendo di politica però non si potrebbe fare qualcosa?? Non so firmare una petizione e fare in modo che sia necessariamente considerata? In attesa di delucidazioni a riguardo colgo l'occasione per salutare tutti gli utenti di questo blog e lo staff che ci mette al corrente di informazioni che nel quotidiano ci vengono private( ecco la libertà tanto acclamata dal leader populista, genio creativo dell'ultim'ora).Un saluto a tutti e grazie in anticipo.
RispondiEliminaCaro Veissan,
RispondiEliminaQuanta ingenuità.
Ti ricordo che nei paesi occidentali moderni comandano le potenti oligarchie economiche e i loro servitori, punto e basta !
Comandano comunque, sia che "governi" l'uno, sia che governi l'altro...
Tutto il resto è mera sovrastruttura, come diceva quel tale che il tuo "popolo" ha rinnegato e dimenticato in un battibaleno !
La lettera dell'Ing. Borsellino sulle vittime di mafia puo' essere letta su questo link
RispondiEliminahttp://spadafora-live.blogspot.com/
Per la redazione :
l'ingegnere e' una voce potente e chiara, conserva uno sdegno che non patisce il tempo e soprattutto e' lucido e fedele testimone di una delle vite esemplari che non dovremmo dimenticare.
Abita a Milano ed ha gia' risposto a tanti inviti dei ragazzi di Calabria e Sicilia: ovunque partecipi sembra di riascoltare il fratello.
Chiedete un suo intervento su questo blog : ne avremo tutti beneficio.
Grazie
Ecco la replica del Ministro all'ex Magistrato :
RispondiEliminaIntercettazioni: Mastella, no a diffusione Non è fascismo
23 novembre 2007 alle 19:46 — Fonte: repubblica.it
“Non sono d’accordo con l’affermazione dell’ex procuratore D’Ambrosio perché vietare la divulgazione delle intercettazioni non vuol dire tornare al fascismo.
Mi pare un’esagerazione.” Lo ha detto il ministro della Giustizia Clemente Mastella a ‘Sky Tg24 Sera’ riferendosi alle polemiche sull’utilizzo delle intercettazioni che hanno generato anche lo scandalo di presunti accordi fra Rai e Mediaset su palinsesti e telegiornali. “Non possono essere divulgate cose che finiscono per essere inquinanti ed avvelenano l’atmosfera politica, morale o fintamente morale — ha affermato Mastella — ho grande rispetto della stampa americana che mette in discussione chiunque, ma svolge la stessa attività investigativa, sostituendosi all’investigatore puro. Attingere da una fonte non è il modo migliore di fare giornalismo, è un’investigazione pigra, di risulta ci sono tanti giornalisti che sono megafoni di attività giudiziarie e a questo un giornalista serio non si deve prestare”. Per il Guardasigilli, “che ci sia qualcuno che impone di ascoltare non lo so ma che ci sia un ascolto delle intercettazioni è evidente e non mi pare democratico”.
(...??? - che avra' voluto mai dire?)
SENZA PAROLE : cosi' ti sistemo anche i giornalisti (a questo punto, che gli resta da fare, i poliziotti?)
SALVATORE BORSELLINO, intervista
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=T1ISKLJS1RA
Per Francesca.
RispondiEliminaCara Francesca, grazie della Sua preziosa partecipazione e delle Sue segnalazioni.
Quanto a Salvatore Borsellino, sappia che Salvatore è per alcuni di noi un caro amico e per tutti una persona "preziosa", per l'impegno che sta mettendo nel mantenere viva la memoria e nell'impedire che, mentendo, chi è fra i "carnefici" si spacci ora per "amico delle vittime".
Abbiamo anche pubblicato dei suoi scritti, qui e qui.
L'idea di chiedergli un intervento scritto apposta per noi è davvero eccellente e lo faremo subito.
Infine, Francesca, potrebbe scriverci al nostro indirizzo di posta elettronica (il link è nella sidebar di destra del blog) mandandoci il suo indirizzo di posta, così da poterLe scrivere più approfonditamente?
Un caro saluto e ancora grazie.
La Redazione
In questi anni di berlusconismo si è verificato lo scempio di considerevoli fette di democrazia, ognuno, riflettendoci, potrà stilare un suo elenco.
RispondiEliminaPersonalmente ricorderei l’informazione, la giurisdizione con il principio cardine per cui la legge è uguale per tutti, la solidarietà tra le classi sociali (abbiamo invece visto il potere di acquisto delle categorie sociali a reddito fisso, e basso, sgretolarsi, a vergognoso vantaggio di chi può imporre i prezzi, fino a quello del pane - trattative estenuanti per i rinnovi contrattuali che spuntano alla fine qualche decina di euro, ovviamente “spalmati”, vanificate da un tratto di pennarello su un cartellino del prezzo), la satira, la memoria ed i valori delle origini della Repubblica, il senso del limite, della decenza, del buon gusto.
I nostri politici del centro sinistra, ai quali tanti hanno affidato il compito di essere argine alla barbarie, che hanno fatto?
Per sintetizzare, pennellare quasi il loro comportamento, con tratto impressionista, ricorderei una loro frase, abusata, strausata, messa in qualsiasi salsa e pietanza, ancor oggi: “Occorre abbassare i toni”.
E mentre loro abbassavano i toni a noi venivano calate le brache, con quanto di spiacevole ne può conseguire.
Altro che bicamerali e …, nei confronti di coloro che hanno umiliato una Nazione occorreva battere i pugni, e non partecipare al teatrino della normalità politica, quando di normale non c’era proprio nulla. Un conto è la prudenza istituzionale, altro l’inadeguatezza.
?Continueranno ad abbassare i toni e a non far uscire quella voce forte e chiara che chiama i fatti con il loro nome, così partecipando all’istupidimento della nostra gente?
Fabio Vagnarelli - Gubbio
Ieri sera sono stato presente alla presentazioni del libro Italiopoli di Oliviero Beha, consiglio a tutti la lettura di questo libro.
RispondiEliminaDifatti anche se pubblicato qualche mese fa già accennava ai fatti che in questi giorni sono emersi, da De Magistris alla Forleo, fino ad anticipare le intercettazioni Rai Mediaset che in questi giorni hanno suscitato tanto scalpore...
Sul tema delle intercettazioni e sulla questione Rai mediaset non è che fossero però poi tanto novità... si sapeva già tutti di questo fenomeno... solo che ora ne abbiamo avuto la conferma coi fatti... fatti che non vogliono comunque che l'opinione pubblica ne venga a conoscenza...
io veramente faccio fatica a comprendere il modus operandi delle istituzioni,del governo delle opposizioni,una volta e si criticano i magistrati perchè vanno in tv a parlare,un altra volta se ne escono con la scusa della legge sulla privacy per coprire le loro magagne,veramente sono profondamente disgustato da tuto questo bailame,vi dirò con molta onestà intellettuale e con la semplicità che mi contraddistingue che non salvo proprio nulla a livello di amm.ri di questa macchina rotta italiana e che se potessi butterei e raderei tutto al suolo per una nuova rinascita di tutto,siamo veramenti a livelli da zero in condotta,il resto delle parole sono superflue,buon lavoro a tutti
RispondiEliminaGennaro
La Consulta, la L. Boato, le intercettazioni
RispondiEliminahttp://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=13682&sez=HOME_INITALIA
Immagino che la Dr. Forleo ne trarra' ogni utile spunto.
Bisognera' leggere il testo integrale della sentenza per comprendere qualcosa in piu', ma mi pare che basti ad erodere le tesi di quelli che invocano privilegi per se' e per i proxima sibi (i fortunati che parlano con loro a telefono) : giusto un altro principio di democrazia che rende la legge davvero uguale per tutti......
Come sostiene il Dr. Tinti, pero', la democrazia non consiste solo nello scegliere i propri rappresentanti ( specie poi quando la scelta avviene in un novero scelto da altri....).
Bisognerebbe ripeterlo spesso nelle scuole e dovunque, perche' s'e' smarrito il senso vero della partecipazione.
PER LA REDAZIONE
Ringrazio per l'apprezzamento, vi seguo quasi dall'inizio ed ho diffuso il vs. blog : credo che dobbiamo collaborare ognuno per quello che puo' ed in cio' che fa per riprendersi una legalita' smarrita - anche se non sempre e' facile!
Vorrei riservatamente indicare la mia mail per poter fruire meglio delle comunicazioni con il vs. blog.
Il sistema che indicate garantisce tale riservatezza? Grazie
Scusate l'invadenza : ho scovato anche questa, un po' in ritardo, ma mai passata sulla stampa che conta.
RispondiEliminahttp://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=14902
Assisteremo allo spostamento anche della Forleo per manifesta incapacita'? Non hanno anche definito ignorante De Magistris, perche' il Riesame presieduto dalla Dr. Rinardo (si vedano sue gesta notevoli) gli bocciava tutto?
A proposito, la Cassazione ha annullato .... un annullamento del Riesame di Catanzaro rilevando che da parte del giudice del riesame c'erano state violazioni di legge cosi' pesanti che nemmeno il Dr. de Magistris ricorrente aveva osato sollevare sui suoi colleghi.
quo usque tandem....?
Per Francesca.
RispondiEliminaCara Francesca, Le assicuriamo che se ci invierà il Suo indirizzo di posta elettronica al nostro Le assicureremo il massimo della riservatezza ... Echelon permettendo, ovviamente :-(
Un caro saluto.
La Redazione
Sedici magistrati, la gran parte dei quali in servizio nel Distretto giudiziario di Catanzaro, sarebbero stati oggetto degli accertamenti del perito Gioacchino Genchi su delega del pm Luigi De Magistris. Lo scrive il quotidiano Calabria Ora. E' quanto sarebbe emerso dall'esame dei tabulati acquisiti dai carabinieri nell'ufficio di Genchi a Palermo su incarico dell'avvocato generale di Catanzaro, Dolcino Favi, dopo che quest'ultimo ha avocato l'inchiesta Why Not da De Magistris, revocando anche l'incarico peritale conferito a Genchi. Il materiale informatico che e' stato acquisito e', adesso, all'attenzione dei carabinieri del Ros. Secondo quanto scrive il quotidiano calabrese, ci sarebbe stato da parte di De Magistris e di Genchi un estremo interesse nei confronti di giornalisti e uomini politici. Riguardo i giornalisti, gli accertamenti disposti da De Magistris miravano a fare luce sulle fughe di notizie riguardanti le indagini Poseidone e Why Not. ''Particolare attenzione, invece - scrive ancora il quotidiano -, risulta rivolta, a leggere i tracciati prelevati, a telefonate partite dalla sede ANSA di Catanzaro o da cronisti che in essa operano e lavorano. In molti casi le telefonate riguardano proprio colloqui tra giornalisti ed esponenti politici o tra giornalisti e magistrati. In altri, a finire nel mirino, sono le utenze fisse dei vertici delle forze armate. Gettonatissimo, in proposito, appare essere il centralino del Comando generale dei carabinieri e quello della Guardia di finanza''. (ANSA)
RispondiEliminaNON SUGGERISCE PROPRIO NULLA LA NOTIZIA?
Per essere informati e consapevoli
RispondiEliminain
http://www.ilquotidianodellabasilicata.it/
Primo piano pag. 6 e 7 intervista a De Magistris che richiama Ferrajoli e si presenta : come si fa a definirlo un esaltato?