di Felice Lima
(Giudice del Tribunale di Catania)
Quando si invoca “il rispetto delle regole”, si deve sapere che o lo si fa con tutti, oppure “il rispetto delle regole” è una cosa ingiusta.
Applicare le regole solo quando fa comodo o solo nei confronti di chi fa comodo è la più grave delle ingiustizie, perché è un’ingiustizia che si ammanta di giustizia e cerca di fare apparire legittimo ciò che infine non lo è.
Si contesta alla collega Clementina Forleo di avere “creato disagio” nella magistratura per le sue dichiarazioni consistite nell’avere riferito – nelle sedi competenti – di avere ricevuto “suggerimenti” e/o “pressioni” con riferimento ad atti che doveva compiere per il suo ufficio.
Il comunicato stampa del C.S.M. con il quale, il 5 dicembre, è stata data formalmente notizia dell’avvio della procedura amministrativa per il trasferimento d’ufficio della collega Forleo dice testualmente: “La Prima Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha deliberato all’unanimità l’apertura della procedura per incompatibilità ai sensi dell’art. 2 della Legge sulle Guarentigie nei confronti della dott.ssa Mariaclementina Forleo, giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano, in relazione a situazioni di grave disagio determinatesi nell’ambiente nel quale ella svolge le proprie funzioni giudiziarie e a dichiarazioni pubbliche rese dal magistrato relativamente ad interferenze ed intimidazioni istituzionali subìte, che non hanno trovato riscontro nell’istruttoria svolta”.
Il caso della collega Forleo pone tantissimi interrogativi.
Io ne voglio sottoporre all’attenzione di tutti qualcuno, in particolare.
La prima considerazione che intendo fare è che i fatti a cui si riferisce il comunicato del C.S.M. consistono nell’avere la collega riferito di avere avuto colloqui con due magistrati autorevoli, l’uno in servizio e l’altro in pensione.
Costoro, sentiti, hanno negato di avere detto le cose riferite dalla collega Forleo.
Come già bene illustrato dal collega Stefano Sernia nell'articolo "L'equazione Forleo" pubblicato su questo blog, sembra davvero sorprendente e non coerente con la logica che si deduca la falsità delle dichiarazioni della collega Forleo dal solo fatto che le persone da lei indicate non le abbiano confermate.
Come dice il collega Sernia, c’è da sperare che l’affermazione qui in discussione si fondi su altri elementi di giudizio, perché il solo fatto che gli “interessati” neghino non può bastare da solo a dire che la collega Forleo abbia mentito.
E’ di tutta evidenza, sotto il profilo della logica, che se un mio collega, parlandomi a quattr’occhi mi dice qualcosa di grave e in qualche modo deplorevole, io ho l’obbligo di riferirlo nelle sedi competenti.
Se non lo riferissi ometterei di fare il mio dovere.
E’ altrettanto ovvio che potrebbe accadere che il mio collega, quando gli si contesti di avermi detto quelle cose, neghi di averle dette, anche per propria autodifesa.
E’ ovvio, infine, che, essendo il colloquio avvenuto a quattr’occhi senza testimoni, resterà la mia parola contro quella del collega.
Il che non vorrà dire necessariamente che io abbia detto il vero, ma ovviamente neppure se ne potrà dedurre che io abbia detto il falso.
D’altra parte, posta come la si pone nel comunicato del C.S.M. che ho riportato sopra (che non dice che la collega ha mentito, ma che le sue parole “non hanno trovato riscontro”), la conclusione che ne dovremmo trarre è che se un mio collega o anche un estraneo, diciamo chiunque, in ipotesi (per fare un’ipotesi di scuola più “marcata”, diversa da quella qui in discussione, ma identica nello schema logico), mi fermasse e a quattr’occhi mi minacciasse pesantemente, io mi dovrei stare zitto e non dirlo a nessuno, perché se lo dicessi e quello negasse di avermi minacciato, io verrei … trasferito.
La seconda considerazione è relativa al fatto che il 4 dicembre u.s., un giorno prima che la Prima Commissione del C.S.M. aprisse formalmente la pratica relativa alla procedura di trasferimento d’ufficio della collega Forleo, il Vicepresidente della Commissione, prof. Letizia Vacca, ha reso alla stampa dichiarazioni particolarmente gravi e violente contro i colleghi Forleo e De Magistris.
Per brevità non riporto tutti gli articoli, che mi limito ad elencare, e da essi traggo alcune delle parole attribuite, tra virgolette, alla prof. Vacca, della quale i giornali ci tengono a dire essere al C.S.M. perché indicata dal Partito dei Comunisti Italiani.
Gli articoli a cui faccio riferimento (ma ce ne sono anche altri) sono tutti del 4 dicembre e sono uno di Francesco Grignetti su La Stampa, uno senza firma a pag. 14 de Il Sole 24 Ore, uno di Massimo Martinelli su Il Messaggero, e uno di Anna Maria Greco su Il Giornale.
Ha detto, fra l’altro, la prof. Vacca (riporto le parole indicate tra virgolette negli articoli predetti, finora non smentite):
«Eravamo partiti dalla necessità di verificare l’esistenza dei complotti denunciati. Invece non risulta alcun complotto o intimidazione. Abbiamo constatato invece la situazione difficile che si è venuta a creare per questa rappresentazione mediatica. Una reazione non positiva negli uffici milanesi. Una reazione di disagio. Si sono sentiti tutti offesi ed allarmati. E ora siamo allarmati e sconcertati anche noi».
«Questi giudici che in tv si presentano come eroi, sono dei cattivi giudici che fanno soltanto male alla magistratura. Non basta il sillogismo: “Ho fatto il nome di D’Alema e allora mi perseguitano”. Ci vogliono fatti. Perché se c’è un complotto, allora la situazione è grave e noi interveniamo a difesa del singolo giudice. Ma se poi scopriamo che il complotto non c’è, è anche peggio. Certi comportamenti sono devastanti. E non ci interessa se qualcuno dirà che non ci preoccupiamo di Michele Santoro, della tv o degli effetti sull’opinione pubblica. Noi siamo tenuti a occuparci soltanto della serenità degli uffici giudiziari».
«Dobbiamo solo precisare i capi di contestazione e votare», «è necessario che emerga che Forleo e De magistris sono cattivi magistrati, e non perché fanno i nomi dei politici».
«Non siamo animati da spirito persecutorio ma solo dalla volontà di riportare serenità in quegli uffici. Nessuno mette in dubbio la buona fede della Forleo, ma il complotto non c’è».
«Le sue dichiarazioni hanno creato preoccupazione negli ambienti giudiziari e sono state lesive dell’immagine dei magistrati di Milano, che si sono sentiti offesi. La situazione appare completamente diversa da come è stata rappresentata da Forleo: non risulta nessun complotto e nessuna intimidazione».
«Questa non è una magistratura seria e questi comportamenti sono devastanti. I magistrati devono fare le inchieste e non gli eroi».
“E quando i giornalisti le chiedono se lo stesso discorso vale per De Magistris, sul quale il C.S.M. si confronterà oggi, lei ammette: «Sì, anche per lui. Che è comunque diverso, molto più lucido».
E ancora, assimilando la Forleo a De Magistris: «Si tratta di figure negative»!!!
Ciò posto, voglio sottolineare:
1. Che non riesco a capire come il fatto che Clementina Forleo abbia riferito, nelle sedi competenti (Procura di Brescia), di avere subito delle “pressioni”, facendo i nomi delle poche specifiche persone che le avrebbero fatte possa avere indotto, come dice la prof. Vacca, tutti i magistrati milanesi a sentirsi “offesi e allarmati”.
2. Che mi sembra molto grave che il giorno prima in cui la Commissione del C.S.M. della quale è Vicepresidente doveva decidere che fare nel caso sottoposto al suo giudizio, la prof. Vacca abbia anticipato ai giornalisti l’esito della pratica.
3. Che, in relazione a come io percepisco i miei doveri di magistrato e quelli di una Commissione del C.S.M., mi allarma la frase della prof. Vacca: «Dobbiamo solo precisare i capi di contestazione e votare». E’ il “solo” che mi preoccupa, perché lascia intendere che ci sia dell’altro che è già stato fatto, cosa che sembra confermata dalla circostanza che la prof. Vacca il giorno prima della seduta della Commissione sia stata in grado di anticipare l’esito della stessa, parlando al plurale non maiestatis. Mentre a me pare che «precisare i capi di contestazione» e soprattutto «votare» non dovrebbe essere “solo”, ma “ancora e fondamentalmente”. E che prima di allora non si dovrebbe potere ipotizzare come andrà a finire, a meno che non ci sia un “pregiudizio”, nel doppio senso di “giudizio dato prima” e di “giudizio dato a prescindere”.
4. Che mi sembra molto grave che, nel farlo, la prof. Vacca abbia parlato al plurale (“eravamo partiti”, “abbiamo constatato”, “dobbiamo solo precisare”). Delle due l’una, infatti: o la prof. Vacca abusava del plurale, attribuendo arbitrariamente a tutta la Commissione sue personali opinioni e ciò sarebbe gravissimo, oppure ella fondatamente parlava al plurale e allora questo vuol dire che l’intera Commissione aveva già deciso in anticipo cosa fare e il giudizio era già bell’e fatto in anticipo.
5. Che mi sembra assolutamente inaccettabile, sotto il profilo deontologico e sotto quello tecnico, che il “giudice” incaricato di un procedimento come quello qui in discussione dia – per giunta pubblicamente e alla stampa - pesanti e indebiti giudizi di valore che non le sono consentiti sotto alcun profilo, non sui fatti, ma addirittura sulle persone sottoposte al suo giudizio: “Sono cattivi magistrati”, “Questa non è una magistratura seria”, “Si tratta di figure negative”.
Ma ve lo immaginate cosa sarebbe successo se Clementina Forleo il giorno prima di depositare le ordinanze sul caso Unipol avesse detto ai giornalisti: “Domani depositerò le ordinanze sul caso Unipol. Ho già deciso di indicare come colpevoli Tizio e i suoi compagni di partito. Deve restare chiaro che questi sono cattivi politici. Che questa non è una politica seria”.
Sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale.
A tutto questo si deve aggiungere una considerazione tecnica che a me pare importante.
Per un verso, infatti, è inaccettabile sempre e in ogni caso che un “giudice” esprima giudizi di valore sulle persone sottoposte al suo giudizio. Mai io direi di un imputato di un processo che tratto che è “una cattiva persona”. Ciò che devo dire è se ha commesso o no questo o quel fatto, se si è verificata o no quella situazione.
Ma per altro verso, poi, la procedura della quale si sta occupando la prof. Vacca con la Commissione del C.S.M. di cui è Vicepresidente è quella di cui all’art. 2 della Legge sulle Guarentigie (è il Regio Decreto Legislativo 31 maggio 1946, n. 511, nel testo via via modificato fino ad oggi).
Quella procedura si applica alla ipotesi in cui un magistrato, senza sua colpa, si trovi in una condizione obiettiva di incompatibilità ambientale. L'ipotesi disciplinata da quella norma è testualmente quella nella quale dei magistrati "per qualsiasi causa indipendente da loro colpa non possono, nella sede occupata, svolgere le proprie funzioni con piena indipendenza e imparzialita". I casi tipici sono quelli delle relazioni familiari o amicali con persone che esercitano la professione forense o svolgono altre funzioni giudiziarie nella stessa sede o sono coinvolte in vicende giudiziarie rilevanti nella sede di lavoro del magistrato (e a queste fa espresso riferimento il primo comma della norma).
Si tratta di una procedura amministrativa priva, per il magistrato, delle garanzie assicurategli nel procedimento disciplinare.
Essa può essere utilizzata solo al di fuori dei casi di responsabilità disciplinare, perché se, invece, si deve ipotizzare una responsabilità disciplinare – e nel caso della collega Forleo il Procuratore Generale della Cassazione ha addirittura già formalizzato gli addebiti – il C.S.M. non può più procedere d’ufficio al trasferimento del magistrato, ma lo può fare solo su richiesta del Ministro o del Procuratore Generale.
E ciò, fra l'altro, perchè il C.S.M. è il "giudice" del processo disciplinare, e vi è un noto brocardo latino che dice "ne procedat iudex ex officio". Oggi anche dinanzi al C.S.M. si applica la regola della separazione fra accusatori e giudici. Dunque, quando un magistrato è "incolpato" di qualcosa, il C.S.M. assume e dovrebbe mantenere nei suoi confronti il ruolo imparziale del "giudice" e non quello dell'accusatore, che è affidato al Ministro e al Procuratore Generale della Corte di Cassazione.
D'altra parte, proprio a proposito della richiesta di trasferimento del collega De Magistris avanzata dal Ministro della Giustizia in tanti hanno detto: "Ma di che vi allarmate: tanto a decidere c'è un giudice terzo che è il C.S.M.".
Ma certo, ora, leggendo le dichiarazioni della prof. Vacca sui giornali, non è che si stia sereni su questa netta divisione di ruoli.
Dunque, la prof. Vacca e i suoi colleghi del C.S.M., con riferimento a questa questione, non devono e non possono occuparsi di eventuali “colpe” della collega Forleo, ma solo verificare se vi sia o no una situazione obiettiva di incompatibilità. E se colpe si potessero ipotizzare – e nel caso della collega Forleo non solo si ipotizzano, ma addirittura i relativi addebiti sono già stati formalizzati – la Prima Commissione dovrebbe immediatamente fermare la sua attività in attesa delle eventuali richieste del titolare dell’azione disciplinare.
Le parole della prof. Vacca sopra riportate e la sua affermazione secondo la quale «è necessario che emerga che Forleo e De Magistris sono cattivi magistrati» sono, quindi, estremamente preoccupanti, perché fanno temere che la prof. Vacca (se parlava solo per sé, nonostante usasse il plurale) e l’intera Commissione, che ha votato all’unanimità, (se il plurale usato dalla prof. Vacca era vero) stiano usando in maniera indebita e strumentale la procedura di cui all’art. 2 della Legge sulle Guarentigie per “punire” i colleghi Forleo e De Magistris, piuttosto che per risolvere un problema di “incompatibilità ambientale” per il quale quella norma è stata pensata e voluta dal legislatore. E ciò costituirebbe grave violazione di regole ben precise. Perché, ovviamente, è possibile “punire” quei due magistrati, se lo meritano, ma per farlo bisogna rispettare la legge e le procedure garantite relative al procedimento disciplinare. E il magistrato ha diritto ad avere un "giudice" e non può, invece, subire due accusatori. Né si può usare indebitamente come “scorciatoia” per la sanzione disciplinare la procedura ex art. 2 della Legge sulle Guarentigie.
Tutto ciò posto, mi resta da chiedermi:
1. Possiamo noi magistrati essere costretti a subire un “giudice” tanto prevenuto e che ci tiene così tanto a dichiarare in pubblico ai giornali e con anticipo le sue intenzioni punitive che intende attuare con una procedura che non consentirebbe di “punire”?
2. Non avremmo diritto a un “giudice” imparziale e “sereno”, che giudichi i fatti e non le persone? Che decida sulla base della legge e degli atti e non per dare patenti pubbliche di “buono” e “cattivo” a questo e a quello?
3. Non sarebbe doveroso che la Commissione del C.S.M. chiarisca la posizione propria e quella della prof. Vacca con riferimento alle dichiarazioni pubbliche di quest’ultima e che ella e i suoi colleghi a nome dei quali diceva di parlare si astengano in ogni caso dal giudicare questa vicenda?
4. Tutte le alte cariche istituzionali che, come dirò più avanti, non hanno esitato a esprimere pubblicamente e reiteratamente giudizi violenti e a mio parere (ma anche a parere di autorevoli giuristi) infondati sul contenuto di un provvedimento giudiziario reso dalla collega Forleo non avrebbero il preciso dovere di indignarsi ed esprimere giudizi almeno altrettanto severi sulle condotte di chi deve giudicare la collega Forleo, pretendendo che, con fatti concreti, la procedura in questione venga ricondotta su binari adeguati?
5. Non sarebbe doveroso che il C.S.M. si chiedesse quanto “allarma e sconcerta” che proprio dal C.S.M. e proprio dalla Commissione che si occupa del caso siano “venuti fuori” indebitamente documenti riservati, facendo sorgere vari interrogativi sulla legittimazione di quella Commissione a giudicare taluno accusato di … avere dato luogo a fughe di notizie? (sul punto in questo blog è stato pubblicato il testo di una iniziativa di alcuni Consiglieri del C.S.M., a questo link) E non sarebbe doveroso che, postasi la domanda, il C.S.M. non si limitasse a un generico, per quanto "fermo" (sic!), "richiamo" ai Consiglieri di comportarsi bene e fare i bravi e traesse dai fatti conseguenze più concrete, onde evitare che si dia luogo a una situazione per la quale gli “errori” dei dottori Forleo e De Magistris vanno puniti duramente e per gli “errori” del C.S.M. (che degli "errori" dei colleghi Forleo e De Magistris dovrebbe essere il "giudice") è sufficiente l’invito a comportarsi meglio in futuro?
6. Com’è possibile che l’Associazione Nazionale Magistrati non intervenga a reclamare dal C.S.M. le condizioni minime di una procedura amministrativa corretta, che assicuri l’indipendenza del C.S.M. prima ancora che quella dei singoli giudici, conseguente alla prima? Com’è possibile che l’A.N.M. su tutta questa vicenda non abbia niente da dire e taccia? Se tace in casi come questo, a che serve? Di cosa si vuole occupare? Con quale credibilità i suoi dirigenti possono ancora sostenere che questa associazione non sia solo, come appare, uno strumento di gestione del “potere interno” alla magistratura?
Infine, sia la prof. Vacca il giorno prima che l’intera Commissione del C.S.M. all’unanimità il giorno dopo hanno detto che l’obiettivo della procedura in questione sarebbe quello di eliminare la situazione di “grave disagio” creatasi a Milano.
Ma io mi chiedo: dov’erano il C.S.M., l’A.N.M. e tutti i magistrati italiani quando la collega Forleo, prima, durante e dopo l’adozione delle ordinanze sul caso Unipol è stata oggetto di attacchi di violenza rara e inaudita da parte di ogni tipo di istituzione pubblica?
Ho fatto una rassegna stampa dei giornali editi nel periodo in questione. Sono centinaia di articoli. Per brevità, mi limito a riportare qui sotto solo alcuni dei titoli più significativi presi a caso.
Leggendo quegli articoli si comprende come si deve essere sentita la collega, colpevole solo di avere fatto il suo dovere.
Mi stupisce enormemente che si avanzino dubbi sul fatto che la collega Forleo abbia subito pressioni in relazione al suo lavoro con riferimento alla vicenda Unipol, dato che gli stessi articoli di stampa che riporto costituiscono all’evidenza una enorme “pressione” essi stessi e testimoniano oltre ogni ragionevole dubbio la forza degli interessi coinvolti in quella vicenda e la determinazione degli interessati e dei loro amici a condizionarne l’esito.
Si potrà discutere, quando si sarà raggiunto un qualche grado di certezza (che ancora non c'è né in un senso né nell'altro), se la collega Forleo abbia subito o no le pressioni delle quali ha riferito alla Procura di Brescia. Ma che abbia subito ogni tipo di altre pressioni non è in alcun modo dubbio, perchè è provato dalla semplice raccolta di centinaia di articoli di stampa, che, a tacer d'altro, sono stati essi stessi lo strumento della pressione.
Fa veramente paura vedere con quanta aggressività si contesta a Clementina Forleo di avere reso due o tre dichiarazioni alla stampa.
La si è insultata a reti e giornali unificati per molti mesi e lei è stata zitta.
Un giorno, quando agli insulti si sono aggiunte ispezioni e contestazioni, si è difesa anche pubblicamente e tutti coloro che non avevano ritenuto di indignarsi fino ad allora, si indignano stracciandosi le vesti per l'attentato alla "serenità dei giudici", attentato che sarebbe stato commesso ... dalla collega Forleo e non da chi l'aveva aggredita in ogni modo!
Così come è indubbio che numerose importanti autorità politiche hanno ritenuto di sindacare il merito di suoi provvedimenti giurisdizionali, traendo da tale sindacato (a mio modesto parere indebito, usando qui l'espressione in senso diverso da "legittimamente criticare") motivi per rivolgere alla dott.ssa Forleo veri e propri attacchi personali.
A fronte di questo “fuoco di sbarramento” e di questa “aggressione collettiva dall’alto” in danno di un semplice magistrato senza alcuna tessera di partito e non iscritto ad alcuna corrente dell’A.N.M., nessuno di coloro che secondo la prof. Vacca e il C.S.M. sarebbero a disagio oggi si è sentito a disagio e soprattutto nessuno è intervenuto.
Clementina Forleo è stata lasciata completamente sola!
La posizione dell’A.N.M. – che vorrei definire veramente grottesca – è rappresentata nell’articolo di Marianna Bartoccelli su Il Giornale del 23.7.2007, “L’A.N.M. abbandona la Forleo. Imbarazzo delle toghe: un’inchiesta molto delicata”, il cui testo consiglio vivamente di leggere (cliccando sul titolo per ottenerlo).
La tesi che Clementina Forleo abbia abusato nel redigere le motivazioni delle ordinanze sul caso Unipol è smentita, fra gli altri, da uno dei più autorevoli studiosi di procedura penale, il prof. Franco Cordero, che ha definito quei provvedimenti un “atto dovuto”.
La dott.ssa Forleo aveva il dovere di dare seguito a una richiesta della Procura della Repubblica, che le chiedeva di chiedere al Parlamento l’autorizzazione alla utilizzazione delle intercettazioni telefoniche che coinvolgevano anche D’Alema, Fassino, Latorre e altri.
Non appena si è saputo di quelle intercettazioni, tutti i politici interessati hanno subito minimizzato, dicendo che si trattava di “chiacchiere fra amici”, di “tifo”, insomma di “cose senza importanza”.
Se la collega Forleo non avesse esposto le ragioni per le quali quelle telefonate le sembravano rilevanti, il Parlamento avrebbe fatto ciò che tutti i parlamentari che parlavano del caso dicevano: minimizzare la cosa.
La collega Forleo ha espostole ragioni per le quali quelle intercettazioni erano rilevanti e ciò sembra avere impedito la prosecuzione della linea difensiva delle “chiacchiere fra amici”.
Faccio il magistrato da poco meno di ventidue anni e ho letto centinaia di sentenze e ordinanze nelle quali si parla di condotte di persone non imputate e/o non parti dei processi (penali e/o civili) nei quali quei provvedimenti sono stati adottati e tutti sanno che in ciò non c’è proprio nulla di strano, tranne quando queste persone non imputate e/o non parti si chiamano Massimo D’Alema o con altri nomi importanti.
Le ordinanze della dr Forleo si trovano su internet ai seguenti indirizzi, così che ognuno, leggendole, si possa fare una propria idea dell’oggetto del contendere:
Prima ordinanza – Parte prima
Prima ordinanza – Parte seconda
Seconda ordinanza
Concludo sottolineando con forza e convinzione che io non credo si debba dare ai colleghi Forleo e De Magistris alcun “salvacondotto”.
Se essi hanno sbagliato in qualcosa, che paghino, come tutti.
Il fatto che si siano distinti in maniera particolare per rettitudine e coraggio me li rende particolarmente cari come colleghi, ma so che ciò non mi consente di auspicare alcuna particolare forma di clemenza per loro.
Ma alla giustizia credo abbiano diritto loro e ognuno di noi.
Ciò che, in sostanza, vorrei non è che si fosse indulgenti con loro, ma che li si giudicasse con giustizia, rettitudine e correttezza.
Vorrei un C.S.M. corretto, equanime, rispettoso delle regole, tutore dell’indipendenza dei magistrati.
E ciò non solo per il bene dei colleghi Forleo e De Magistris, ma anche per quello di ogni magistrato e dell’intero Paese.
Fra l’altro, ciò che serve al Paese è l’indipendenza “dei magistrati” (di ogni singolo magistrato), che è cosa del tutto diversa dall’indipendenza della “magistratura”.
L’indipendenza della magistratura senza l’indipendenza dei magistrati si trasforma, infatti, soltanto in un privilegio corporativo e nello strumento di un potere che non serve il Paese – dal quale, infatti, è sempre più lontano e meno apprezzato – ma sé stesso.
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Una breve raccolta di titolo di articoli di stampa sulle ordinanze della collega Forleo nel caso Unipol:
Liana Milella su La Repubblica del 7.6.2007: “Stop di Bertinotti e Marini alla Forleo “Segrete le telefonate degli onorevoli”
Cristina Ferulli su Il Tempo dell’8.6.2007: “L’unione ha paura, pressing sulla forleo”
Donatella Stasio su Il Sole 24 Ore dell’8.6.2007: “La Forleo deve spiegare”
Emilio Randacio su La Repubblica dell’8.6.2007: “Parole inaccettabili dalla Forleo”
Su Il Messaggero dell8.6.2007: “Intercettazioni, l’ira di Mastella: Inaccettabili i giudizi della Forleo”
Monica Guerzoni sul Corriere della Sera dell’8.6.2007: “Mastella contro la Forleo ‘No a sgarbi istituzionali’”
Susanna Marzolla su La Stampa del 21.7.2007: “Politici complici nelle scalate: bufera sulla Forleo”
Su L’Unità del 22.7.2007: “I Presidenti delle Camere contro la Forleo”
Antonella Rampino su La Stampa del 22.7.2007: “Sale la tensione tra la Forleo e il Parlamento”
Su La Stampa del 22.7.2007: “Unipol: la Forleo sotto tiro”
Sara Minafra su Il Manifesto del 22.7.2007: “Bertinotti bacchetta la Forleo”
Gian Maria De Francesco su Il Giornale del 22.7.2007: “Bertinotti critica il giudice Forleo ma vacilla il fronte difensivo dei DS”
Marco Galluzzo su Il Corriere della Sera del 22.7.2007: “Intervista a Clemente Mastella: La Forleo viola la Costituzione ho il dovere di intervenire”
Su Il Corriere della Sera del 22.7.2007: “Mastella e la Forleo: ‘Ha violato la Costituzione”
Gigi Furini su Agl Gruppo Espresso Quotidiani del 22.7.2007: “Bertinotti bacchetta il Gip di Milano Forleo”
Stefano Passigli su L’Unità del 22.7.2007: “Perché critico la Forleo”
Andrea Carugati su L’Unità del 23.7.2007: “Intervista a Felice Casson: ‘La Forleo ha invaso il campo dei P.M.’”
Liana Milella su La Repubblica del 23.7.2007: “Intervista a Gerardo D’Ambrosio: ‘Dalla Forleo un’invasione di campo. Ma i DS dicano si all’uso dei verbali’”
Marianna Bartoccelli su Il Giornale del 23.7.2007: “L’A.N.M. abbandona la Forleo. Imbarazzo delle toghe: un’inchiesta molto delicata”
Su Il Gazzettino del 23.7.2007: “Intercettazioni, Bertinotti strgilia la Forleo: ‘La fuga di notizie è un grave problema’”
Fabio Martini su La Stampa del 24.7.2007: “Richiamo dal Colle al giudice Forleo”
Giorgio Battistini su La Repubblica del 24.7.2007: “Napolitano monito alla Forleo: ‘Negli atti no a giudizi impropri”
Su Il Corriere della Sera del 24.7.2007: “Fassino attacca la Forleo”
Tommaso Labate su Il Riformista del 28.7.2007: “Luciano Violante: La camera di esprima sulla mancata lealtà della Forleo”
Mario Stanganelli su Il Messaggero del 28.7.2007: “Forleo, i DS chiedono una mozione di censura”
Paolo Cirino Pomicino su Il Giorno del 31.7.2007: “La politica disinneschi la mina Forleo”
Liana Milella su La Repubblica dell’11.9.2007: “La Forleo va oltre i suoi poteri. Fassino e D’Alema si difendono”
Dino Martirano su Il Corriere della Sera dell’11.9.2007: “'Unipol, acrimonia dal Gip’. D’Alema accusa la Forleo”
Franco Bechis su Italia Oggi del 18.9.2007: “Una legge contro la Forleo”
Su Il Sole 24 Ore del 19.9.2007: “La Torre (DS): Dalla Forleo un intento persecutorio”
Su Il Messaggero del 21.9.2007: “Caso D’Alema: Siniscalchi boccia la Forleo”
Il conflitto di interessi va risolto..La Questione Morale va riportata al centro..
RispondiEliminaTeatro Carcano, Milano - 11 Dicembre 2007 - ore 21
RispondiEliminaTempi duri per l’antimafia, filo da torcere per i magistrati impegnati in prima linea a indagare, investigare e togliere coperchi da pentole bollentissime...
Indignato dalle cronache giudiziarie di questi mesi neri e da una politica troppo spesso spudoratamente connivente, un gruppo di libere cittadine e liberi cittadini ha deciso di organizzare una serata al Teatro Carcano di Milano dal titolo BREAK THE MAFIA.
Una serata per rompere il silenzio, per abbattere il muro sempre più alto dell’indifferenza, ma anche per smuovere le coscienze, per informare senza filtri mediatici, per risvegliare il senso civico, per ....
Per queste e molti altre ragioni, con il sostegno prezioso e la collaborazione fattiva di due associazioni, Ammazzatecitutti e Liberi di pensare, il gruppo organizzatore è riuscito ad avere come ospiti sul palco (in ordine alfabetico): Sonia Alfano, Salvatore Borsellino, Luigi De Magistris, Pino Masciari e Aldo Pecora.
Alla serata prenderà parte anche Clementina Forleo come ospite speciale.
Introduzione ed epilogo della serata, una performance di Break Dance, la danza di strada, tutta incentrata e giocata sul delicato tema.
Moderatori: Gianni Barbacetto e Antonella Mascali.
www.breakthemafia.it
Sono uno studente di giurisprudenza al quarto anno.Sono rimasto alquanto sconcertato dai fatti accaduti in quest'ultimo anno relativamente all'indipendenza e alla rispettabilità della magistratura.Sono cosciente e assolutamente d'accordo con il Dott.Lima quando afferma che la magistratura deve garantire l'indipendenza di ogni magistrato,in quanto proprio all'interno dello stesso "potere",o se preferite "ordine",sono presenti elementi di rappresentanza partitica o di corrente che spesso hanno come unico scopo l'interesse proprio o del parito a cui fanno riferimento.
RispondiEliminaL'attacco che hanno subito e continuano a subire due magistrati "coraggiosi" come la Forleo, come De Magistris e come altri, specialmente al sud, che subiscono pesanti pressioni dalle organizzazioni criminali diffuse e dai "politici" collusi,corrotti o semplicemente schiavi e succubi del sistema criminale venutosi a creare,oltre ad essere sgradevoli dal punto di vista civile, in quanto presentano caratteri e argomentazioni futili e non basate su fatti veri ma su inconcepibili opinioni,sono anche assolutamente inaccettabili in quanto provengono da personaggi che, oltre ad avere un curriculum politico e personale non propriamente adeguato alla carica pubblica che ricoprono,non hanno una competenza adeguata a poter giudicare un'ordinanza e soprattutto una sentenza;tal modo di operare e di esprimere opinioni ha fatto in modo tale che le persone comuni prendano per vero quanto affermato da questo o da quel politico in quanto proprio a tali personaggi è data maggiore esposizione mediatica e maggiore capacità di influire sul pensiero generale,tralasciando il contenuto di atti complessi e assolutamente ben argomentati come quelli prodotti da un magistrato.D'altronde è più facile sentire un opinione su di un'ordinaza di 60pag piuttosto che leggerla!
Concludendo, io vorrei intraprendere la carriera di magistrato in quanto sono stato sempre profuso da un sentimento di giustizia,ma vedendo cosa accade a chi cerca di applicarla questa Santa Giustizia,la voglia è quasi esaurita.Io vorrei solo applicare la legge e fare in modo che tutti svolgano la propria vita nel rispetto degli altri,della Costituzione e della legge stessa.Non credo di voler la luna,ma solo l'applicazione di ciò che è stato fatto.Speriamo che Il futuro riservi buone sorprese perchè credo che per almeno un pò di tempo dovremo subire questa infante cultura che vede chi viola la legge attaccare impunemente chi la legge la fa rispettare. A.V. 22anni
Caro Dottor Lima,
RispondiEliminaMa dove trova il tempo per scrivere così tanto, e in così bello stile ?
Caro studente "av22",
La prego, non interpreti anche lei il lavoro del magistrato come una "missione", lasci perdere l'idolatria della "Legge" e dei "Valori", e ricordi sempre la distinzione, che sicuramente le sarà stata fatta alla prima lezione di diritto privato, fra "diritto" e "morale".
Ogni tanto dia anche un'occhiata alle facce di chi approva in Parlamento i provvedimenti, le "sacre" leggi che poi lei sarà costretto ad applicare... vedrà allora che ogni rappresentazione "metafisica" del suo futuro impiego passerà in men che non si dica !
Infine, cerchi soltanto di far bene il suo lavoro. E' solo questo che i cittadini le chiederanno.
Cerchi di meritarsi lo stipendio, sarebbe già tanto, mi creda !
Vi saluto cordialmente.
Gent.le Dott. Lima,
RispondiEliminatrovo il suo post lucido e sereno.
Non sono magistrato quindi ho bisogno di elucidazioni: Lei fa parte dell' A.N.M.? Se "si`" dovrebbe presentare il suo parere all' Associazione e pretendere un chiarimento.. Se "no" sicuramente, quale Magistrato da lunga data, conoscera` colleghi che ne fanno parte: in questo caso anche dovrebbe , Lei e tutti i Magistrati che scrivono e seguono questo blog, chiedere all' A.N.M. di esprimere la loro posizione a riguardo.
Mi sembra troppo sterile fare un'analisi dettagliata e semplicemente lasciarla vagare sull'internet!
Piu` che la crisi economica, quello che oggi e` destabilizzante e deprimente per i cittadini, e` non poter avere nessun punto di riferimento in nessuna Istituzione italiana!
Dott. Lima, concordo con lei,
RispondiEliminaal 100 per cento.
Io sono dipendente pubblico, chi sa se con questa mia affermazione pregiudico agli occhi di chi ha potere l'imparzialità del mio lavoro richiesta dalla costituzione?
La Vacca si può permettere questo ed altro, i ivari latorre, Grillo, D'alema, Fassino ecc ecc. si possono permettere di fare "accordi politici" a latere di scalate (come dice d'alema in una telefonata) , io mi devo preoccupare di affermazionibanalmente vere.
per chi ha vissuto gli anni 92-94, questi sono periodi più che bui e senza speranza.
Con stima e pessimismo.
Ciao a tutti,
RispondiEliminaabbiamo pubblicato la prima parte della relazione sulla giustizia, dopo l'incontro con il professor Vincenzo Greco.
www.lbunder40.ilcannocchiale.it
Le esternazioni della Vacca -apprese tramite radioradicale - sono faziose e manifestamente piene di rancore, sia verso la Forleo che per De Magistris - per il quale ha già espresso preventivo gudizio di condanna. Dov'è la serenità del giudice e il rispetto del segreto istruttorio?
RispondiEliminaOve possibile mobilitiamoci per rendere possibile la ricusazione di
Vacca per quanto detto.
Raffaele Zenardi
Torrita di Siena
Quel che qui descrivo è uno stato d'animo più che un commento.
RispondiEliminaTutto ciò che dice Felice Lima è pienamente condivisibile, e forse il dramma è proprio questo, che sarebbe assai più incoraggiante potergli rispondere che si sbaglia su qualcosa, perchè ciò vorrebbe dire che la situazione non è così grave come sembra.
Tuttavia è così.
Secondo il pre-giudizio che molte grida unite a pochi rumorosissimi silenzi stanno diffondendo nel paese in questi giorni, al giudice Forleo sarà presto addebitato :
--di avere utilizzato (nel contesto motivazionale di un atto proprio del suo Ufficio) delle parole offensive per spiegare perchè il comportamento di alcuni parlamentari apparisse meritevole di ulteriore esame ed approfondimento sotto il profilo della penale rilevanza,
--di essere una pazza, in ragione della sua assurda ostinazione di voler considerare la drammatica e violenta scomparsa dei suoi genitori, invece che come una tragica fatalità, come l'effettiva esecuzione delle minacce di cui era stata destinataria poco prima che si verificasse l'incidente stradale in cui essi hanno perso la vita,
--di avere denunziato gravi intimidazioni e/o pressioni volte ad interferire indebitamente con doveri propri del suo Ufficio,
--di non essere riuscita a dimostrarne l'effettiva sussistenza, screditando così la magistratura intesa quale istituzione.
Tutte queste "colpe", come giustamente si evince portando ad ulteriori conseguenze il ragionamento di Lima, vengono però "gestite" o "amministrate" nell'ambito di un procedimento di trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale e funzionale che secondo il D.L.vo del 2006 non presuppone la "colpevolezza" del magistrato e non prevede, di conseguenza, il diritto ad una difesa tecnica nè tantomeno la necessità della trattazione da parte di un giudice che sia, almeno "tecnicamente", terzo ed imparziale.
Il dittatore Benito Mussolini, che di politica ne masticava assai più e meglio dei nostri mediocri rappresentanti di oggi, queste cose le sapeva fare molto meglio, ed infatti ben consapevole della quasi impossibilità di controllare le due componenti della giustizia, non tentò mai di condizionare magistratura ed avvocatura : in maniera assai più astuta e lungimirante egli si affrettò ad istituire una serie di giudici speciali (questi si da lui controllati) cui affidare i processi per reati politici, cioè contro i suoi oppositori.
Ma non basta. Per evitare di farne dei martiri ebbe sempre cura di trarre a giudizio tali oppositori politici senza mai contestare loro reati "politici" : chi finiva davanti a queste corti era, finanche nella finzione scenica del capo d'imputazione, un criminale comune, un ladro, un rapinatore, un assassino, un traditore.
Oggi Forleo è praticamente accusata di condotte assimilabili a diffamazione, violazione del segreto d'ufficio, procurato allarme, calunnia e/o false dichiarazioni alle autorità, e de Magistris, dal canto suo (è notizia di questo pomeriggio) oltre che di tali cose anche di avere violato la nuova legge sull'utilizzo procedimentale ed investigativo delle intercettazioni telefoniche.
Criminali comuni si direbbe, ma i loro primi accusatori provengono dal sistema politico, esattamente come accadeva agli oppositori di Mussolini : accusati non di reati politici, per evitare di fabbricare dei martiri, bensì di reati comuni.
E secondo le sottili ed argute argomentazione di Lima, che drammaticamente condivido, questi "reati comuni" rischiano di venire sottratti ad un giudice terzo ed imparziale.
E' un sabato pomeriggio che vede tutta Italia impegnata nelle compere di Natale o nel meritato riposo dopo una settimana di lavoro segnata inoltre da tragiche e spaventose e dolorosissime morti bianche, per le quali dovremmo tutti vergognarci.
E' un sabato in cui inevitabilmente chi può cerca di fuggire.
Ma noi del blog siamo qui, anche oggi : alcuni di noi che sono giudici devono scrivere sentenze ed altri che sono avvocati e pubblici ministeri devono studiare processi o preparare le udienze di lunedì.
Noi del blog siamo poi anche esseri umani, quasi tutti con delle famiglie con cui cercare di condividere un pò di giusta tenerezza, almeno in un giorno di festa.
Ma oggi siamo qui e intendiamo restarci, perchè se da un lato è vero che il paragone con il Regime del ventennio è spaventoso, è anche vero che ben più spaventoso è cercare differenze senza trovarne di evidenti, tra la nostra "democrazia" e quella lontana dittatura.
Questo è uno stato d'animo più che un commento, un saluto affettuoso a tutti coloro che anche oggi sono qui in questa piazza virtuale, per sentirsi, per sentirci, meno soli e sperare, soprattutto, di riuscire a poter fare qualcosa per impedire il peggio.
Un caro saluto
Andrea Falcetta
Anche su de Magistris altra tegola ( manco a dirlo ).
RispondiEliminaStavolta la notizia della nuova incolpazione - aver richiesto ed usato TABULATI di parlamentari senza chiedere il preventivo assenso - l'hanno data i TG nazionali, tanto perche' si sappia che anche qeusto e' un cattivo magistrato.
Tuttavia mi duole constatare che il Dr. Delli Priscoli si sia perso tutte, ma proprio tutte le dotte esposizioni cui invece hanno attinto, comprendendole, molti uomini e donne non "tecnici" del diritto.
Per parte mia ho letto la sentenza della Corte Costituzionale estesa dall'ex ministro Flick, ho letto il prof. Cordero e molto altro, convincendomi che le garanzie riconosciute ai parlamentari dalla brutta legge Boato sono tasssative ed insuscettibili di interpretazione estensiva, non riguardano l'acquisizione di tabulati telefonici, che dunque possono essere attinti, e che che non v'e' ragione di estendere a dismisura anche nel campo penale i gia' corposi privilegi di cui gode il ceto politico.
Ma io non sono un Procuratore Generale ed e' probabile che mi sbalgi, che abbia inteso male e forse si sbagliano putre i giuristi che io ho letto....
Suggerisco pero' la lettura dell'ultimo capitolo di Mani Sporche per i tipi di Chiarelettere, uscito il 6/12 e che ho gia' "vampirizzato" nella parte finale, ancora fumante di attualita', per capire meglio il contesto di questi giorni grigi.
Ho cosi' scoperto che a Travaglio non e' sfuggita una frase agghiacciante del Ministro, successiva alla prima iniziativa contro il Giudice calabrese, "prima mi dicono di fare il lavcoro sporco, poi mi lasciano da solo", riportata da un solo giornale, mai smentita e sparita subito subito.
Qual era, Ministro, questo lavoro sporco?
Facciamo che l'abbiamo indovinato tutti?
Tranquillo, non e' solo : vede da quante parti con azioni ed omissioni, le arriva aiuto a camionate?
Caro dott. Lima,
RispondiEliminalei esordisce parlando di rispetto delle regole e a questo proposito le segnalo un bell’articolo pubblicato su www.radiocarcere.com.
Sono d’accordo con lei che regole devono essere rispettate da tutti. Constato invece che regole nel nostro affascinante paese le rispettano in pochi, solitamente quelli che non hanno altra alternativa. Un esempio gli unici a non evadere le tasse sono solo i dipendenti, ma non perché non vogliono evadere ma perché non possono evadere.
Le intercettazioni ci dimostrano che ogni qualvolta si ascolta la telefonata di qualcuno emerge chiaramente la violazione di qualche regola. Non penso ci siano eccezioni. Sono sicuro che l’ascoltare le telefonate anche di coloro che fanno professione di puritanesimo farebbe emergere il loro non rispetto delle regole. Ascoltare le telefonate o le comunicazioni di un magistrato sarebbe molto interessante. Sono sicuro che l’ascoltare le comunicazioni di un p.m. farebbe impallidire.
Non si deve però generalizzare e soprattutto è necessario distinguere violazione da violazione. Per questo concordo in parate con la sua posizione sul caso Forleo. Ritengo infatti che se una violazione ci sia stata questa non assuma connotati di particolare gravità.
E’ bene ricondurre il caso Forleo nei suoi binari. Quali le contestazioni: un eccesso di motivazione e la violazione di norme procedurali (il caso d’Alema); l’essersi fatta utilizzare per creare un allarme giustizia che forse non esiste o che non esiste nei modi dalla Forleo descritti.
Le vere colpe della Forleo sono essersi convinta della colpevolezza di D’Alema & co, di avere esternato la sua convinzione in un provvedimento giudiziario e probabilmente avere immaginato una persecuzione nei suoi confronti, fatto dovuto pure ad uno stato psicologico alterato a causa della strana morte dei genitori, deceduti in seguito ad un incidente dell’autovettura, conodotta dal marito rimasto sostanzialmente illeso.
Probabilmente la Forleo è incorsa nel non rispetto delle regole, avendo accusato l’on D’Alema di comportamenti penalmente rilevanti. A prescindere dal fatto che è difficile capire quali reati integra la condotta dell’on. D’Alema, si può affermare che le affermazioni della dottoressa probabilmente non rispettano le regole previste riguardo alla motivazione del provvedimento.
E’ vero pertanto la Forleo non ha rispettato le regole. Non mi pare che questa condotta sia particolarmente grave. La gravità forse è stata determinata dall’amplificazione che è stata fatta dagli organi di stampa. Se il fatto infatti fosse rimasto nel mura del palazzo di giustizia probabilmente il caso Forleo non esisterebbe. Forse il caso Forleo dobvrebbeinterssare di più per ciò che concerne la sua situazione psicologica fragile e compromessa, che forse potrebbe fare temere riguardo all’esercizio di una funzione così delicata come quella di un giudice.
Violazioni che come dicevo non ritengo gravi, soprattutto se comparate con altre che sono da tutti conosciute e che rimangono senza sanzione. Arresti illegittimi (l’ultimo quello dello ziarese di Perugia o quello del ragazo di Catania: speziale), vite violentate (di Alberto Stasi oggi conosciamo che le sue abitudini sessuali), carcere utilizzato per estorcere confessioni. Violazioni che seppure talvolta accertate e conclamate mai attivano l’iniziativa di Ministro e Procuratore generale e che mai conducono a provvedimenti del Csm.
Piero Lessona
http://www.corriere.it/cronache/07_dicembre_08/de_magistris_intercettazioni_9da313b0-a581-11dc-87a0-0003ba99c53b.shtml
RispondiEliminahttp://www.corriere.it/politica/07_dicembre_08/mastella_rischio_liberta_e43ec97c-a5a4-11dc-87a0-0003ba99c53b.shtml
Buonasera a tutta la redazione vi lascio questa ciliegina sulla torta da leggere,per me senza commento,buon weekend a tutti
E'strano vedervi scandalizzare perchè vengono diffusi atti coperti da segreto. Vi dolete perchè gli imbarazzanti verbali dell'audizione della dott. Forleo sono stati pubblicati. Strano ma vi ho sentito silenti quando la vita di Alberto Stasi (Garlasco) è stata pubblicata sin nei particolari sesssuali. Mi sorprende che il dott. De Magistris si dolga di avere appreso dalla stampa di un ennesimo capo d'incolpazione. E che dovebbero dire i suoi indagati che dalla stampa apprendevano l'arrivo di avvisi di garanzi. Uguale per tutti ?
RispondiEliminaRisposta all'avv. Lessona.
RispondiEliminaGentile Avvocato,
grazie di cuore dell'attenzione che ci presta e della Sua partecipazione al nostro dibattito.
Mi permetta di sottolineare una cosa in risposta al Suo intervento.
Io non sono per niente d'accordo con la Sua ricostruzione di quelle che Lei ritiene "colpe" della collega Forleo e non condivido, fra l'altro, la Sua opinione sulle ordinanze della collega. Ma ciò che ci tengo a sottolineare è che a me pare che non sia questo il problema e, comunque, non è questo ciò che io ho inteso sottolienare nel mio scritto.
Ciò che volevo mettere in evidenza non è che Clementina ha ragione.
Credo che tocchi ad altri accertare questo o il suo contrario e rispetto l'istituzione che deve farlo.
Ciò che volevo e voglio sottolineare è che, in queste condizioni, Clementina e ognuno di noi suoi colleghi NON HA UN GIUDICE TERZO che la/ci giudichi.
Vede - e così rispondo anche all'Anonimo delle 20.12 - Alberto Stasi (citato dall'Anonimo) ha avuto un giudice terzo che lo ha scarcerato.
Al momento la domanda che volevo porre è: Clementina Forleo ha un giudice terzo che la giudichi?
Possiamo considerare "giudice terzo" la prof. Vacca?
Lei fa l'avvocato.
Io spero - vorrei dire sono certo - che Lei sarà d'accordo con me che è più importante che si possa avere un processo giusto piuttosto che avere opinioni (del tutto legittime, peraltro) sulle ragioni e i torti di questo e di quello.
Lei scrive di avere una sua soluzione del "merito" della vicenda Forleo: ha sbagliato, ma non è grave.
Io Le propongo, invece, di sostenere: non sappiamo se ha sbagliato e sarebbe bello che si potesse sapere con un procedimento regolare e legittimo.
Certo, invece, vederla insultata a reti e giornali unificati dalle più alte cariche dello Stato e poi insultata anche da chi ha l'incarico di essere il suo "giudice" ma ci tiene a farci sapere il suo disprezzo a mezzo stampa non rassicura sul metodo.
Ciò detto, la mia convinzione professionale è assolutamente garantista (anche se vorrei precisare di un garantismo "onesto" e non di quello che fa dire a giornalisti e politici essere stati dichiarati innocenti imputati eccellenti dei quali le sentenze dicono, invece, chiaramente che erano colpevoli e il reato prescritto) e, dunque, come peraltro ho scritto chiaramente, non reclamo privilegi e garanzie per i colleghi Forleo e De Magistris, ma rispetto delle regole per tutti.
Un caro saluto.
Felice Lima
Carissimo Dottor Lima,
RispondiEliminaho provato a trasferire il Suo articolo su fogli dattiloscritti: ne sono venuti fuori ben 17!
Non sono riuscito a leggerlo, mi sembra troppo lungo per un blog.
Perchè non prova ad accorciarlo? secondo me in tal modo la soglia dell'attenzione non viene superata.
Buonasera e comunque complimenti per il blog, anche se talvolta mi sembra troppo schierato da una parte. Ma lo visito ugualmente.
Risposta ad Anonimo delle 21.08.
RispondiEliminaGentile Anonimo,
grazie davvero della Sua pazienza e del Suo apprezzamento.
Ha ragione. Sono decisamente logorroico.
Vorrei "stringere", ma ogni cosa mi sembra importante e così ne vengono fuori scritti troppo lunghi (comunque, se fa un "copia e incolla" in una pagina di Word, Le sta in 9 pagine anziché 17 :-) ).
Quanto all'essere, come dice Lei, "schierati da una parte", Le assicuro che non è vero.
Sono proprio certo che non abbiamo "una parte".
Abbiamo idee. Questo sì. Ma io credo che questo sia giusto.
Ognuno deve avere delle idee. E qui ognuno ha le sue.
E le espone senza infingimenti e, spero, senza arroganze (magari con passione, ma spero senza arroganza).
Quando non condivide qualcosa, ce lo dica. Sarà bello ospitare anche le Sue di idee, così da avere un dibattito davvero "aperto".
Scusi ancora per la lunghezza e un caro saluto.
Felice Lima
Risposta ad Anonimo dell'1.56.
RispondiEliminaGentile Lettore,
Lei ha scritto:
"Ma dove trova il tempo per scrivere così tanto, e in così bello stile?"
RingraziandoLa per il complimento, quanto al tempo Le rispondo: al momento lo tolgo alla mia famiglia e al sonno, ma non può andare avanti per molto.
Non la famiglia :-) L'impegno qui.
In qualche modo dovrò ridurlo.
Ma in questo momento il blog è ancora giovane e tutti ce la stiamo mettendo tutta.
Grazie di cuore dell'attenzione.
Felice Lima
se vogliamo fare un riepilogo della situazione, con le dovute connessioni e riflessioni questo è il link ad un articolo di Chetoni pubblicato su Rinascita il 07/12
RispondiEliminahttp://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=15496
inoltre vi segnalo questa iniziativa interessante, per chi fosse nei paraggi
Lunedì 10 dicembre - ore 21 - Milano, Camera del Lavoro, c.so di Porta Vittoria 43.
Dibattito pubblico sui temi della giustizia
Gli autori di Mani sporche, Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio, a confronto con Piercamillo Davigo e Gad Lerner.
Prendendo spunto dal libro che racconta gli anni dal 2001 al 2007, con i protagonisti, le storie, i risvolti, le intercettazioni, le bugie di destra e sinistra, si arriva fino agli ultimi eventi che vedono coinvolti giudici impegnati in prima linea in indagini "scomode"...
Buon weekend a tutti
Caro Lima,
RispondiEliminaanche un ignorante come me, può dare il proprio contributo alla causa.
Nonostante odiassi, e odio, la 'ndrangheta, nel 1993 vengo arrestato per collusione con essa,
lo ha detto un pentito che non mi conosceva (non sapeva se ero il figlio o un parente di un presunto boss).
6 dicembre 2007, finalmente il procuratore generale della Cassazione mi rende giustizia le motivazioni delle mie condanne erano da cassare: impossibile, da esse, ricavare la mia mafiosità. In attesa della motivazione della Corete, che intanto ha ordinato altro processo, ecco il mio contributo: la giustizia italiana è affetta da un cranco che non la uccide (sarebbe meglio) bensì la rende deforme: irriconoscibile!!!
Provo dispiacere, non per me che sono nessuno, ma per giudici onesti come Lei, la Forleo e de Magistris.
Buone Feste, bartolo iamonte
bartoloiamonte@libero.it
Risposta a Bartolo Iamonte.
RispondiEliminaGentilissimo Bartolo,
grazie di cuore del prezioso contributo del Suo doloroso e tragico racconto.
Grazie dell'attenzione che ci presta.
Continui a leggerci e a partecipare: ne saremo contentissimi.
Quanto alla "ignoranza" che attribuisce a sé stesso, La prego di considerare che, per alcune attività, è necessario avere nozioni e conoscenze tecniche e scientifiche, ma per altre - e, fra queste, discutere dei problemi politici e sociali che ci riguardano tutti - non è indispensabile avere tutte le competenze tecniche ed è invece molto importante avere la capacità di mettere nella giusta relazione i valori.
La filosofia morale distingue tre virtù: l'intelligenza, la scienza e la sapienza.
Di tutte, ovviamente, la più importante è la sapienza, che, purtroppo, non è lo sviluppo "naturale" dell'intelligenza e della scienza, ma una virtù a sé stante.
Sicchè accade che ci siano scienziati non sapienti (non saggi) e analfabeti molto sapienti.
Che queste feste siano liete anche per Lei, che da pochi giorni (come ci dice) ha avuto una parola definitiva dalla "giustizia".
Un caro saluto.
Felice Lima
Sig. Lima continui così, La prego resista scrivendo su queso blog. NON ci privi della sua competenza e dlla sua voce.
RispondiEliminaAuguro a Lei ed alla Sua famiglia delle serene feste di Natale.
Purtroppo non posso altro.
Rispondo all'Avv. Lessona
RispondiEliminaCaro Collega,
un paio di anni fa ricevetti dal carcere una nomina da una persona in stato di custodia cautelare da quasi un anno. Il giorno dopo, visionando il fascicolo di inadagine, mi resi conto che PM e GIP (Tribunale di Trani) si erano semplicemente "dimenticati" di lui da ormai qualche mese, essendo orami scaduti i termini di fase per l'ipotesi di reato contestata (corruzione di minorenni).
Sensibilimente preoccupato per la situazione e per accelerare i tempi, anticipai la richiesta di cessazione della misura via fax. In un sistema di giustizia almeno decente mi sarei aspettato una immediata telefonata del giudice. Invece nulla. Chiamai, il giudice si fece negare al telefono ma nel contempo mi fu concesso di parlare con quello che il GIP ritenne il mio interlocutore naturale, cioè.... il cancelliere. Il quale mi disse (evidentemente riferendo quanto dettogli dal GIP): "Avvoca', quello là sta dentro per violenza sessuale!". Io feci notare che l'art. 609 ha diverse "diramazioni", e il trattamento previsto dal -bis è molto più grave rispetto al -quinquies (la corruzione di muniorenni, appunto). Dopo un paio di giorni la persona uscì, ma sull'ordinanza non lessi le scuse dello Stato italiano, né mi riusultano procedimenti disciplinari (se quella di De Magistris è negligenza inescusabile, questa come la qualifichiamo?).
Esempi come questi, più o meno gravi, sono all'ordine del giorno. E ciò anche perché il corpo dei magistrati conta al suo interno parecchi cialtroni, incompetenti, svogliati. Quanti dei magistrati del settore penale hanno letto Beccaria, Carrara, Ferrajoli? La mia esperienza mi dice: davvero pochi.
Questo però non significa, caro collega Lessona, che la colpa del malfunzionamento della giustizia sia causata dai soli magistrati e dall'assenza di controlli del loro operato. Privilegiare tale lettura comporta aderire a quella sottocultura forense che si esprime nel motto: "studia figlio mio, altrimenti dovrai accontentarti di fare il magistrato". Che non a caso ha anche la versione opposta, perché, diciamocelo, l'avvocatura sta anche peggio.
Io non concordo, quindi, con la lettura del collega Lessona, secondo cui, premesso che la Forleo ha sbagliato, si tratta comunque di errori veniali, dei quali possiamo anche non curarci. Essendo altri (ed addebitabili alla magistratura) i veri mali della giustizia italiana.
Innanzitutto perché credo che la Forleo non solo non abbia sbagliato, ma anzi abbia interpretato in maniera ortodossa (ancorché coraggiosa) il ruolo di impulso e di controllo proprio del GIP, che non è un mero smistacarte.
Poi perché, in via più generale e vedendomi costretto a scegliere, tra un sistema che non punisce i magistrati incompetenti e quello che punisce i magistrati liberi e coraggiosi, io opto per il primo. Perché, a ben vedere, in un sistema feroce con i liberi e i coraggiosi, a lungo andare, non restano che gli incompetenti.
Bartolo Iamonte dà a tutti una grande lezione morale: il sentirsi vittima di una enorme ingiustizia ma, al tempo stesso, il sapere distinguere le responsabilità. I miei complimenti all'uomo, prima ancora che al cittadino.
Pietro Gatto
Io ci tengo, anche a nome di tutta la Redazione, a ringraziare davvero di cuore tutti coloro che, esponendo qui le loro idee anche diverse, danno vita a un dibattito che, a mio modesto parere, ci fa crescere tutti.
RispondiEliminaPersonalmente, nell'aderire a quanto esposto dall'avv. Gatto (della cui presenza fra noi sono davvero felice), vorrei aggiungere che molti magistrati, non solo non chiediamo indulgenza per noi, ma invochiamo una giustizia disciplinare rigorosa e, in verità, anche molto rigorosa.
E invochiamo anche un cambio radicale dell'atteggiamento dei capi degli uffici giudiziari, che li porti a vigilare davvero e non in maniera che definire "burocratica" è un eufemismo sull'andamento degli uffici ai quali sono preposti.
E preghiamo in ogni modo i nostri colleghi in genere e l'A.N.M. e il C.S.M. in particolare di volersi adoperare perchè finalmente i magistrati prendano atto che moltissimi dei mali della giustizia sono colpa loro.
In questo senso abbiamo anche scritto in questo blog numerosi articoli, ma ci siamo battuti e ci battiamo da tempo e pagando prezzi alti anche in tante altre sedi.
Il dramma è che, invece, la giustizia disciplinare e i "controlli" vengono tendenzialmente orientati e con un rigore "speciale" sui magistrati più attivi e indipendenti, mentre nei confronti del resto della corporazione si praticano prassi appunto "corporative".
Per tutti, a mero titolo di esempio, mi permetto di rinviarvi a quanto pubblicato sul blog a questo link (ma ci sono anche altri articoli).
A noi sembra che dei magistrati più efficienti, più competenti, più responsabili, più organizzati e più indipendenti siano un dovere verso i cittadini, ma ormai addirittura siano anche un interesse della stessa categoria, in quanto i primi a perdere ogni prestigio e ogni credibilità dall'inefficienza della giustizia sono proprio i magistrati.
Per questo invochiamo dai nostri colleghi e dalla magistratura associata un cambio di atteggiamento e di prassi che a noi sembra doveroso eticamente, ma che, anche per chi non trova nell'etica ragioni sufficienti per il suo agire, sarebbe ormai indispensabile anche per interesse di categoria.
E per questo soffriamo in maniera particolarmente dolorosa nel constatare che, non solo non si va nella direzione che auspichiamo, ma addirittura in quella contraria, come dimostrano all'evidenza i casi di Clementina e Luigi.
In quest'ambito si è anche inserita l'iniziativa di molti di noi che ci siamo astenuti alle recenti elezioni del Comitato Direttivo Centrale del'Associazione Nazionale Magistrati (nella sidebar del blog c'è il banner al blog che si occupava di questo), all'esito delle quali il Movimento per la Giustizia e Magistratura Democratica hanno "perso" ben 818 voti, pari al 24% dei loro precedenti consensi.
Ma anche questo non sembra bastare.
Noi intendiamo continuare con tenacia e coscienza di stare facendo ciò che dobbiamo.
Condividere con altri questo impegno ci è di grande aiuto e di grande incoraggiamento, anche perché pensiamo convintamente che "la giustizia" non sia dei giudici (che hanno il dovere di servirla e non di "appropriarsene"), ma di tutti, degli avvocati, dei cancellieri, degli utenti.
Pur avendolo già fatto, anche io rinnovo a Bartolo Iamonte la mia gratitudine sincera per la bella lezione che ha datto qui a tutti e lo prego di restare con noi a fare della strada insieme.
Un caro saluto.
Felice Lima
Caro dott. Lima,
RispondiEliminaforse lei dovrebbe indossare la toga d’avvocato, vista la sagacia con cui difende la Forleo. Condivido che il comportamento della prof. Vacca. che ha comunicato la sua opinione-decisione ai giornali è un fatto grave. Un giudice non dovrebbe manifestare alla stampa il suo convincimento relativamente a procedimenti di cui è titolare. Un giudice dovrebbe parlare esclusivamente con i provvedimenti che gli competono. Non condivido invece la sua arringa laddove si spinge sino ad affermare che il comportamento della Prof. faccia venire meno la terzietà del Csm. Il sillogismo non funziona: il riportare la propria decisione e quella di altri, non comporta necessariamente il venire meno della terzietà. Un giudice ovviamente dopo che si è studiato un facsicolo si forma un convincimento, questo non si può negare e questo non fa venire meno la sua terzietà. Il giudice può anche discuterne prima del giudizio con colleghi che devono concorrere a formare i giudizio e anche questo non fa venire meno la terzietà. Un giudice non è terzo quando è interessato, vedi cause d’incompatibilità, o quando ha espresso il suo giudizio prima di avere sentito le parti. Mi pare che la prof. Vacca abbia manifestato il suo giudizio, circa l’avvio di un procedura di trasferimento, dopo che la Forleo era stata sentita e dopo che l’istruttoria era conclusa. E’ ovvio immaginare che dopo quall’audizione i membri del Csm abbiano discusso. La prof. Vacca ha riportato evidentemente quanto detto in quei momenti. Un fatto che ripeto grave deontologicamente scorretto, ma che non lede assolutamente la terzietà. Concludo non condividendo le sue conclusioni circa la valutazione che ho fatto del caso Forleo. Non era lei che, in una interessante discussione con fabio lattanzi, affermava che se si è a conoscenza dei fatti si può, le diceva si deve, esprimere il proprio giudizio?
Piero Lessona
ed allora caro Lissona la stessa cosa che lei dice per la Vacca deve valere a fortiori per la Forleo e De magistris che hanno esternato molto molto molto meno,
RispondiEliminaa meno che non si voglia considerare esternazioni loro anche quello che i giornalisti hanno loro messo in bocca o ciò che loro hghano detto con atti ufficiali (la richiesta di rinvio a giudizio per D'alema)
GRAZIE CLEMENTINA
Caro Avvocato (Lessona),
RispondiEliminagrazie dei Suoi sempre cortesi apprezzamenti. Mio padre faceva l'avvocato e io sarei stato onorato di seguire la sua strada.
Con riferimento alla battuta "classica" fra gli avvocati, riportata dall'avv. Gatto ("studia che se no finisci a fare il giudice"), io credo che fare bene (e sottolineo, "bene") l'avvocato sia molto più difficile che fare bene il giudice.
E per questo ho un grandissimo rispetto per chi svolge questa professione.
Penso, inoltre, che non ci possa essere buon giudizio senza buon avvocato (pensi nel civile il disagio del giudice quando il convenuto è contumace e nessuno ne difende le ragioni, neppure un avvocato d'ufficio, come accade in penale).
Quindi, grazie davvero del Suo apprezzamento (sono stato pubblico ministero, ma, come diceva Calamandrei, il P.M. è un avvocato solo a metà).
Quanto alla "questione Forleo", Le riconosco assolutamente la fondatezza della Sua osservazione sul fatto che è del tutto legittimo - e addirittura doveroso - parlare delle questioni che sono importanti per la vita del Paese, anche con le sole informazioni di cui disponiamo.
Dunque, mi scusi se ho dato l'impressione di volere eludere il dibattito sul merito.
Sul merito, però, mi sembra che entrambi abbiamo chiaro di avere idee diverse e di non volere "concedere nulla" all'altro, non per arroganza, che mi semrba entrambi cerchiamo costruttivamente di evitare, ma perchè ognuno di noi due ritiene di stare difendendo, con il merito, anche il principio (e in questo senso, dunque, La prego di interpretare la mia "petulanza" e di volerla scusare).
Ciò posto, torno, però, a ciò che ho scritto e stiamo commentando.
Ho esposto diverse ragioni per le quali ritengo che la Prima Commissione del C.S.M. non possa considerarsi "imparziale" in questa vicenda.
Una di queste ragioni è la confessione pubblica non di uno ma di molti gravissimi pregiudizi da parte del Vicepresidente, che parlava - a torto o a ragione (ma nessuno ha ritenuto di smentirla) - a nome di tutta la Commissione.
E badi che, se è vero che ogni giudice si va formando man mano che si avvicina alla decisione una sua convinzione sulla causa, ciò che impressiona è che ci tenga a dirla ai giornali con questa arroganza.
Io non anticipo mai i miei giudizi professionali non solo per ragioni deontologiche, ma soprattutto perchè so che, giudicando con onestà e libertà interiore, spesso quei giudizi li ho cambiati un attimo prima della firma della sentenza, per l'ultima delle condiderazioni scritte da una delle parti in una memoria di replica o per avere rivisto la cosa da un punto di vista che prima mi era sfuggito o per mille altre ragioni.
Ormai, addirittura, mi tengo a casa le sentenze per qualche giorno dopo averle firmate, perchè mi capita di ripensare a questo o a quello e fare qualche piccola modifica ancora dopo la firma (ma prima del deposito :-) ).
Dunque, quello che impressiona non è tanto il pregiudizio, quanto il pregiudizio dato intenzionalmente e a voce alta a reti e testate giornalistiche unificate.
Ammetta che questo è qualcosa di molto di più e di molto diverso che dirsi in privato "ne abbiamo parlato fra noi e siamo orientati tendenzialmente così".
L'altra ragione, che a me pare molto più importante, è quella tecnica, consistente, come ho cercato di spiegare, nel fatto che la legge attuale vieta al C.S.M. di farsi autorità promotrice dell'iniziativa disciplinare e di quella di trasferimento cautelare quando connessa ad addebiti disciplinari, per rispetto del principio - sancito oggi dalla legge anche per questa materia - del "ne procedat iudex ex officio".
Credo di avere illustrato chiaramente che ciò che rende il C.S.M. non più terzo in questo caso è il fatto che esso, che il legislatore vuole giudice e non promotore delle iniziative disciplinari, stia usando palesemente i suoi poteri amministrativi per fini disciplinari.
E ciò in violazione della legge (se i miei rilievi tecnici sono esatti e sono pronto a ricredermi e scusarmi se mi si dirà dove ho sbagliato, sperando di non subire per ciò l'ennesima iniziativa disciplinare: ennesima per me, che da questo tipo di giustizia disciplinare ci sono passato tante volte).
Su questo punto Lei non si è pronunciato.
Questo punto io volevo riportare al centro dell'attenzione, per non restare noi due, che nel merito la pensiamo diversamente, bloccati sul merito, appunto.
Le aggiungo che, come emerge dall'ultimo periodo del mio articolo, una delle battaglie che alcuni di noi stiamo cecando di portare avanti è quella per l'indipendenza dei magistrati.
La magistratura, infatti, difende l'indipendenza della corporazione nel suo insieme, ma questa non è affatto garanzia dell'indipendenza dei singoli magistrati e trasforma, anzi, l'indipendenza da prerogativa costituzionale a difesa dei valori della giustizia in privilegio della corporazione, che si costituisce come "potere" accanto ad altri "poteri". Il che, secondo me, non è buono per niente.
E ci sembra (rinvio, per esempio, ai preziosi contributi tecnici anche su questo blog del collega Nicola Saracino) che oggi l'indipendenza dei singoli magistrati passi anche attraverso la difesa dei loro diritti nel rapporto con il C.S.M., che dovrebbe servire da strumento di difesa appunto dell'indipendenza dei singoli e sembra invece portatore di una propria "linea" alla quale i singoli devono "allinearsi" o perire.
Il C.S.M. nella logica della Costituzione non è né il "padrone" dei giudici, né il loro "datore di lavoro", né il loro superiore gerarchico, perchè, come Lei sa, i giudici non hanno superiori gerarchici.
Il C.S.M. è il gestore delle loro vicende amministrative, il giudice delle iniziative disciplinari di altri e il tutore della loro indipendenza.
La mia proposta è: accordiamoci (perchè credo che su questo un accordo fra noi ci possa essere) su questi principi e rileggiamo quanto sta accadendo alla luce di questi.
Che ne dice?
Grazie davvero di cuore a Lei e a tutti per l'onore che ci fate con la Vostra attenzione e con il Vostro prezioso contributo di idee.
Un caro saluto.
Felice Lima
Caro dott. Lima,
RispondiEliminaa tutt'oggi la colpa più grave della dottoressa Forleo sembra essere l'aver "offeso e allarmato" i colleghi, e la "missione" del CSM sembra essere quella di porre riparo a questo danno.
Eppure... qualche giorno fa uscì un'agenzia APCOM intitolata "forleo/ gip milano divisi, ma molta solidarieta' umana" (copiando la frase nel motore di ricerca google dovrebbe essere recuperabile) che riportava alcuni commenti proprio dei colleghi, commenti in forma anonima dai quali emergeva in modo abbastanza chiaro - forse proprio perché rilasciati in forma anonima - che a provocare allarme e addirittura ad intimidire è il modo in cui sta intervenendo il CSM nella vicenda. Mi chiedo, ma è possibile che tra i componenti di un organo così importante come il CSM non ci sia la consapevolezza di quanto chi conduce un'inchiesta può influire con il suo agire, anche senza volerlo, sulle testimonianze che raccoglie e sull'oggetto dell'inchiesta stessa?
Mi sembra tutto così dilettantesco, e da normale cittadino, questo mi allarma anche senza voler credere ad ipotesi di complotti.
Cordiali saluti.
Stefano.
ho inviato il messaggio al presidente della repubblica per clementina forleo.
RispondiEliminaQuando ho visto l'accerchiamento posto in atto (rimasta isolata) mi sono venute le lacrime agli occhi.
Perchè, per emotività? No!.
Stò vivendo dinamiche simili. Si chiede tutela alle autorità contro aggressioni di tipo civile e penale e invece il fronte diventa più ampi. Occorre predisporsi ad affrontare il blocco, dove le autorità rappresentano quel muro di invalicabilità che respinge la richiesta di tutela ... anzi potrebbe rivelarsi anche pericolosa.
Le lacrime ... quindi per l'impotenza, per la vergogna di essere italiana, per vivere in una società dove vi è un teatrino che rappresenta lo stato di diritto, le regole, la democrazia a mezzo della ripartizione dei poteri e poi invece ti trovi sola .... comn un profondo senso di smarrimento!!!!
Per questo ho pianto.
Non ho saputo usare parole migliori di queste. Finalmente un'analisi coerente, motivata, sincera e oratoriamente parlando INATTACABILE.
RispondiEliminaSono inoltre felice del fatto che esistano persone che ricordano a chi studia diritto che può ancora essere "pulito", che sanno alzare a voce.
Con stima
ilFemminino
http://www.ilfemminino.splinder.com
Caro Dott.Lima,
RispondiEliminacomprendo che questo blog iniziato per rispondere ad un desiderio di esprimere indignazione a certi fatti sia divenuto impegnativo come il suo lavoro di magistrato,che come il suo lavoro di magistrato distoglie tempo alla sua famiglia, e rispondere a tutti con l'equilibrio del Magistrato, attento a non tralasciare o superare i limiti consentiti dalla legge, è importantissimo per noi gente comune che non abbiano altra possibilità di avere uno scenario così ampio e interessante e preciso in risposta a tanti gravi argomenti fuori di qui.
AugurandoLe buon lavoro e ringraziandola sentitamente,Le invio i migliori auguri di Buone feste insieme alla Sua famiglia.
Alessandra
Cara Alessandra,
RispondiEliminagrazie di cuore delle Sue preziose parole di incoraggiamento, che davvero mi commuovono.
Mille cari auguri di un Santo Natale e un gioioso anno nuovo anche a Lei e ai Suoi cari.
Felice Lima
Un Particolarissimo Grazie,
RispondiEliminaal dottor Lima e all'avvocato Gatto.
Non ero abituato a pubblici ringraziamenti e/o complimenti.
b.i.
Anche se in ritardo anche io vorrei esprimere la mia gratitudine al dott. Lima per il tempo che dedica a questo blog.
RispondiEliminaSe non avessi letto la sua analisi non avrei mai avuto consapevolezza di quanto inopportune fossero le dichiarazioni della prof. Vacca.
Le ho lette dando per scontato che se aveva parlato in quel modo e i giornalisti non avevano fatto una piega allora poteva esprimersi così, era giusto che lo facesse.
E invece c'era il dettaglio del suo ruolo istituzionale.
Mi convinco sempre di più che uno dei rimedi indispensabili all'attuale sfacelo sia lo studio.
Io sono iscritta a ingegneria ma penso che non mi faccia male come persona leggere un po' di questioni così lontane dal mio "campo" ma così vicine alla sostanza del mio essere cittadina di una democrazia.
Come scrive il dott. Colombo in un articolo riportato su questo blog, non può esistere una informazione avulsa dal contesto in cui viene prodotta: se il contesto è malsano l'informazione lo sarà di conseguenza. E un discorso analogo si potrebbe estendere anche alla magistratura e alla politica.
Per questo credo che leggere questo blog sia un modo per concedere a me stessa una possibilità in più di "meritare" una società migliore.
Per Alessandra Gionti.
RispondiEliminaCara Alessandra,
grazie di cuore a Lei e a tutti Voi che ci leggete e date così un senso a questa nostra iniziativa.
Un caro saluto.
Felice Lima
Ho letto solo oggi le motivazioni del provvedimento disciplinare emesso dal CSM in danno della Dott.ssa Forleo e non me ne stupisco affatto.
RispondiEliminaL'assioma "il fatto non è vero perchè non è stato confermato da coloro che confermandolo si sarebbe autoincolpati" costituisce in se e per se una risibile espressione dell'esercizio della logica e dà la misura di quale sia la qualità decisionale delle cariche più alte del potere giurisdizionale.
Quando studiavo all'università se mi avessero detto che un argomento poteva essere strutturato nei termini anzidetti mi sarei messo a ridere. Oggi dopo 15 anni di esercizio di attività forense, ho solo voglia di piangere.
Argomentazioni di questo tenore se ne leggono in continuazione in provvedimenti giudiziari, e per chi li subisce monta una rabbia mista a frustrazione ed impotenza che non si riesce più a sopportare.
Oggi è incappata in questo meccanismo la Dott.ssa Forleo, e grazie alla esposizione mediatica del caso, se ne parla.
Ma nelle miriadi di casi nei quali poveri cittadini si trovano esposti a provvedimenti strutturati negli stessi termini, non c'è neanche la consolazione della solidarietà civile (per quanto questa possa valere). Anzi ho più volte assistito ad un fenomeno inquietante, in virtù del quale un argomento contrassegnato da una devastante carica di illogicità o farneticante in diritto , sol perchè affermato in un precedente, acquista il crisma della giuridicità e della logicità, venendo persino enunciato, con saccente prosopopea, alla stregua di principio di diritto. Con la conseguenza che il nostro diritto vivente è pieno di principi di formazione giurisprudenziale che, nei margini lasciati dalla necessaria astrattezza delle norme si sono insinuati e radicati nell'ordinamento orientandone l'inclinazione. Siamo il paese nel quale essere titolari di un credito da riscuotere è diventato la porta di ingresso in un meccanismo perverso fonte esso stesso di costi enormi per chi vi si insinua, e sui risultati del quale è meglio stendere un velo pietoso.
Mi sono visto rigettare diverse richieste di sequestri preventivi richiesti nei confronti di debitori sfrontati e professionali, sulla scorta della seguente motivazione: “non è provato che il debitore stia dismettendo il suo patrimonio”, affermazione questa che da una parte smentisce la natura, appunto preventiva del provvedimento invocato, e nel contempo assevera il principio che per ottenere un sequestro si debba prima dare prova della dismissione di un bene, per poi chiedere la misura preventiva.
I magistrati che emettono questi provvedimenti, e sono tanti, dovrebbero sapere che il rimedio agli atti di dismissione già effettuati e dato dalle azioni revocatorie, le quali tuttavia oltre che ad essere difficilissime, risultano essere socialmente pericolosissime proprio per coloro che si siano incautamente indotti ad acquistare, pagando il relativo prezzo, beni suscettibili poi di essere revocati.
Potrei enunciare decine e decine di casi nei quali dopo avere dedotto l’esistenza di pericoli di varia natura chiedendo provvedimenti interdittali, gli stessi sono stati rigettati con la più semplice delle motivazioni: “non c’è la prova del pericolo”, allorquando quel che doveva essere provato era la probabilità del pericolo, e non l’avverarsi del fatto assunto come pericoloso. I fatti di cui non era stata provata l’esistenza si sono poi sistematicamente verificati, e dalla mancata concessione di un provvedimento cautelare assolutamente dovuto, sono sorte una serie innumerevole di giudizi.
Operare in questo sistema per chi crede nella "giustizia" è a dir poco penoso e nei vari dibattiti procurati dalla magistratura, non mi sembra di avere mai colto che i lceto giudicante avverta l’esistenza di un problema della "qualità" del servizio nei suoi termini reali.
Si discute invece molto dei tempi assurdi della giustizia, ma se l'attenzione si spostasse sulla qualità delle decisioni, che poi hanno incidenza diretta sui tempi della giustizia stessa (si immagini a quanti subprocedimenti sorgono a causa dei madornali errori in cui si scansionano i diversi giudizi), probabilmente si approccerebbe il problema partendo dalla testa e non dalla coda.
I casi come quello della Forleo e la patente singolarità della decisione assunta, costituiscono la punta di un iceberg di dimensioni enormi. Della parte immersa di questo, tuttavia, non si parla, perchè ove se ne parlasse si leverebbero immediatamente gli scudi della categoria a difesa della strenuità e della durezza del lavoro e del servizio assicurato, e si porrebbero subito ad esempio del sacrificio della magistratura quei magistrati che alla "giustizia" hanno sacrificato la loro vita.
Ebbene la vita di quei magistrati è stata immolata sull'altare di una "giustizia" che non si sarebbe mai seduta al tavolo di un CSM capace di giudicare, nel modo in cui ha giudicato e delegittimato, la Dott.ssa Forleo ed il collega De Magistris.
Ogni volta che qualcuno allude ad un sistema di potere corretto, si assiste alla solita provocazione dei giudici: “Se avete cosa da dire, fuori i nomi”.
Se poi si fanno i nomi, si viene immediatamente trasferiti, perché coloro che “sono stati nominati” smentiscono il nominante. Ed al prossimo giro, di fronte ad un “fuori i nomi” di certo si assisterà ad un coro di silenzi.
Scusate se resto anonimo, ma svolgo il lavoro di avvocato, e tengo a quel po’ di reddito (invero assai contenuto) che mi assicura l’esercizio della mia professione in modo limpido e trasparente. E se tirassi fuori il mio nome, il giorno dopo potrei avere qualche piccolo intoppo … ma si tratterebbe di ben poca cosa!!!
Spero che questo mio sfogo non venga preso come una accusa alla magistratura in linea generale, nelle fila della quale riconosco esserci persone assolutamente serie, corrette e preparate, la cd. maggioranza silenziosa. PS: Visto il contenuto della motivazione addotta dal CSM per trasferire la Dott.ssa Forleo, mi piacerebbe leggere il contenuto della ordinanza di proscioglimento del Dott. Di Pietro. Non vorrei che il meccanismo logico adottato, quella volta per assolvere un simbolo della magistratura, fosse stato lo stesso, e se così fosse mi piacerebbe saperlo. Qualcuno ha a disposizione il testo del provvedimento? Stranamente non se ne è mai conosciuto il contenuto. Sarebbe interessante renderlo pubblico?
Non posso che essere contento per l'assoluzione della Forleo e per la speranza di tutti quelli che, però, a differenza sua, non possono così altrettanto potersi difendere da "LAMAFIADELLOSTATO".
RispondiEliminaPer la Forleo, avevo già scritto in passato, quando invece molti "nicchiavano".
Tuttavia, per mia esperienza e davanti ai miei occhi di modesto cittadino, il 51% della magistratura continua manifestatamente a rimanere allineato alla “politica mafiosa”.
E come mi appare “stomachevole” assistere alla propaganda dei “servi del capitale” è altrettanto “nauseante” vedere gli “zerbini della magistratura”.
A mio avviso, se ci si sforza di essere intellettualmente onesti, si comprende chiaramente che i "mafiosi" si trovano in tutte le pieghe delle istituzioni e della politica di questo Stato e quel che è peggio si sanno "vestire" in tutti i modi previsti dalla costituzione.
Di recente, riguardo all'agomento del tema del post, dopo avere approfondito, per onestà intellettuale, devo riportare anche questi due linq relativi a fatti che riguardano la nota, e purtroppo, allucinante e drammatica vicenda di Enzo Tortora e i magistrati che si avvicendarono, tra i quali la Forleo.
RispondiEliminahttp://archiviostorico.corrier.....1886.shtml
http://blog.libero.it/lampione/3675572.html
Da profano, aggiungo in generale e senza alcun riferimento specifico, che il particolare della verità putativa, ovverosia, che non sussiste effettivamente, ma che è in buona fede ritenuta sussistere dall’interessato, è uno di quegli aspetti del nostro ordinamento giuridico, insomma delle nostre leggi fatte dai nostri parlamentari, che andrebbe precisato entro limiti ben delineati, in quanto così come appare, salvo inequivocabili prove cartacee, si presta all’interpretazione soggettiva e, quindi, ad una valutazione della quale un magistrato non dovrebbe e potrebbe avere competenza, poiché non trattasi palesemente più di diritto, bensì chiaramente di entrare con tutta evidenza nella sfera della codifica del cervello altrui.
Il Magistrato non è uno psichiatra, e quando lo impersona, oltre a fare, a mio modesto avviso, solo danno al processo e soprattutto ad una delle parti in causa, commette una evidente omissione di accertamento ed un altrettanto abuso di decisione.