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giovedì 31 gennaio 2008

Anche magistrati coinvolti nell'inchiesta di Santa Maria Capua Vetere


Riportiamo un articolo pubblicato su L'Espresso in edicola da domani e anticipato oggi sul sito internet del settimanale, nel quale si afferma che nell'inchiesta di Santa Maria Capua Vetere, che ha portato alla cattura della signora Lonardo/Mastella sarebbero coinvolti anche dei magistrati.

La telefonata del Presidente dell'Ufficio Gip del Tribunale di Napoli alla quale si fa riferimento nell'articolo è riportata alle pagg. 379-384 dell'ordinanza di custodia cautelare Lonardo/Mastella, che può essere letta ai link indicati nel post pubblicato qui.


di Gianluca Di Feo e Marco Lillo
(Giornalisti)

da L’Espresso

Magistrati in cerca di promozioni. Appalti per l’ambiente. Più di 100 episodi da contestare. Ecco cosa c’è negli altri atti dell’inchiesta capuana sull’ex ministro.


Più di cento episodi da contestare, con un capitolo consistente sulle toghe sporche, un altro sulla spartizione di appalti e infine un filone sulle gare pilotate per i depuratori che dovevano salvare la Campania dall’inquinamento.

È questa la bomba giudiziaria che la procura di Santa Maria Capua Vetere ha trasmesso ai colleghi di Napoli.

Materiale grezzo, che deve essere ancora vagliato e tradotto in ipotesi di reato. O fascicoli in fase di completamento, come quello sui presunti giudici corrotti.

Perché l’inchiesta capuana oggi spaventa più la magistratura che la politica.

E vede per la prima volta uomini di partito e uomini di legge uniti nel tirare un sospiro di sollievo per la liberazione di Sandra Mastella, nonostante il Tribunale della Libertà abbia riconosciuto la fondatezza degli indizi e imposto l’obbligo di dimora.

L’inchiesta spaventa quei pubblici ministeri che la ritengono una esagerazione, quasi una provocazione che fa il gioco della politica: una mossa azzardata e inopportuna. Ma spaventa ancora di più uno squadrone di giudici sorpresi mentre bussavano alle porte del Palazzo in cerca di una raccomandazione.

La Procura capuana ha registrato uno dei momenti chiave nella storia della giustizia italiana, alla vigilia della nomina di decine di nuovi capi degli uffici giudiziari.

In tanti erano pronti a contattare quelli che apparivano come i luogotenenti del ministro: il consuocero Carlo Camilleri e l’instancabile Vincenzo Lucariello, protagonista di una incredibile carriera che l’ha visto cominciare come netturbino, andare in pensione come segretario generale del Tar e finire in cella a 73 anni.

Alcuni invocavano una spintarella, altri chiedevano un aiuto concreto.

A leggere gli atti, venivano indicate due strade: quella maestra passava per il Csm, l’organo di autogoverno della magistratura.

E quella secondaria usava il bypass dei ricorsi amministrativi: Tar prima e Consiglio di Stato poi. Dove Lucariello vantava e dimostrava di avere agganci potenti.

Non è un caso che, secondo le indagini dei pm capuani, dopo l’invio dei primi provvedimenti il neopresidente del Consiglio di Stato organizza un incontro con Lucariello in un’area di servizio sull’autostrada Roma-Napoli, ignorando di essere pedinato dai carabinieri.

Il gip intercettato

A settembre in una delle telefonate il presidente dei gip napoletani, Renato Vuosi, altro peso massimo nella geografia giudiziaria, descrive un incontro con l’allora ministro.

Si discute della situazione di Salerno, ossia la nomina del nuovo procuratore capo.

“Io gli ho detto ... praticamente devi vedere come mi devi sistemare. Lui (Mastella, ndr) ha detto: ‘Non ti preoccupare’”.

Lucariello: “Gli hai spiegato che ci sta giurisprudenza consolidata?”.

“Gliel’ho detto. Infatti ha detto: ‘Mandami’. Loro lunedì prossimo devono incontrarsi con Mancino. Che lui l’ha chiamato: ‘Mancino qua dobbiamo vedere cosa fare con tutti questi trasferimenti’. Allora lui mi ha detto: ‘Tu manda, me li porti, tieni il contatto con Frunzio (vice capo di gabinetto del Guardasigilli, ndr) ... Vediamo un poco in che modo che caso mai io lunedì io ne parlo pure a Mancino’”.

Nicola Mancino è il vicepresidente del Csm, l’organo di autogoverno dei magistrati che decide le nomine.

Ma nella registrazione è anche indicata la strada alternativa: “Lui (Mastella, ndr) mi ha detto: ‘Ieri abbiamo nominato Salvatore quindi con il Consiglio di Stato se vi serve qualcosa’ ... Ho detto sì ma se andiamo al Consiglio di Stato, saluti e arrivederci. Hai capito?”.

Lucariello replica ridendo: “Paolo Salvatore è amico mio, lui l’ha conosciuto tramite me ... Ah, sotto questo aspetto... Gesù, Giuseppe, Sant’Anna e Maria”.

E mette in campo tutta la sacra famiglia. Non sarebbe l’unico dossier di questo tenore.

Molte delle spintarelle, chieste esplicitamente o solo vagheggiate, potrebbero avere un profilo disciplinare.

Ma ci sono anche vicende che richiamano la corruzione. Come le trattative tra un imprenditore campano, che guida un gruppo di rilevanza nazionale e ha rapporti intensi con la pubblica amministrazione, e un alto magistrato.

O le richieste di informazioni sullo stato di avanzamento di cause penali e ricorsi sugli appalti. Decine di episodi che i pm di Napoli hanno ereditato da Maurizio Giordano e Alessandro Cimmino.

Il pm ostinato Cimmino è l’uomo che ha fatto nascere questa istruttoria.

Non parla con i giornalisti, non ha mai rilasciato un’intervista, non ha tessere di correnti, né frequentazioni rilevanti.

Trentasette anni, magistrato da 7, ne ha trascorsi quattro come pm a Foggia prima di passare a Santa Maria: una procura minore, ma strategica sull’asse di potere tra Napoli e Roma.

L’unico debole che gli si riconosce è la famiglia: venne deriso quando chiese due settimane di permesso per seguire il più piccolo dei suoi tre bambini.

Ogni mattina fa il pendolare guidando la sua auto per 50 chilometri: negli ultimi due anni ha quasi sempre pranzato con un panino e la cuffia in testa, per riascoltare le intercettazioni.

Ha una concezione rigorosa del suo dovere: una visione così rigida e ostinata dal venire definita ‘ottusa’ da diversi suoi colleghi.

Dicono che respinga ogni valutazione politica e tattica dell’attività inquirente.

Anche le frasi di Gerardo D’Ambrosio sull’opportunità processuale per Alessandro Cimmino sono “cinismo giudiziario”: sostengono che abbia una sola fede, quella dell’obbligatorietà dell’azione penale e nell’uguaglianza davanti alla legge.

Nella terra degli ozi capuani non ha perso tempo: partendo da una denuncia per abusi edilizi, ha fatto arrestare un notabile ds e avviato la maxi-inchiesta sull’Udeur di Nicola Ferraro.

Di sicuro però non si è fatto amare.

Ha indagato su cinque colleghi, trasmettendo gli atti a Roma. Ha indagato persino sul procuratore aggiunto, accusandolo di avere spinto gli investigatori a distruggere un’informativa che riguardava il parente di un magistrato.

Anche in questo caso nella capitale è stato tutto archiviato, ritenendo che quello distrutto non fosse un documento ufficiale, mentre il Csm non ha mosso un dito.

Cimmino non è mai stato tenero nemmeno con le forze dell’ordine: ha fatto arrestare un poliziotto che lavorava per la Procura. Un precedente che ha contribuito a tutelare il segreto sulle indagini.

Perché in questo silenzio totale, il pm aveva valutato l’ipotesi di chiedere l’arresto anche per Clemente Mastella. Ma a fine estate, quando era ancora in vigore la legge Boato che vietava l’uso delle telefonate tra parlamentari e indagati, il gip Francesco Chiaromonte aveva preso tempo: prima di chiedere al Parlamento l’autorizzazione per le intercettazioni, voleva esaminare tutte le trascrizioni.

Poi la Consulta aveva annullato la legge, permettendo l’utilizzo dei colloqui. A quel punto, però, è mancato il tempo.

Adesso gli ispettori del ministero stanno vagliando una pioggia di esposti contro Cimmino.

I pochi che hanno potuto incontrarlo lo descrivono preoccupato, quasi rassegnato a una rappresaglia: senza però nulla di cui rimproverarsi.

Ha un unico rammarico: quello di non avere completato il lavoro, per carenza di esperienza, di mezzi e forse di superiori che lo sostenessero in un’inchiesta così delicata.

Il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore ora deciderà come e se proseguire.

A partire dalla posizione di Antonio Bassolino.

Il governatore, presunta vittima delle manovre contestate ai Mastella, a novembre aveva ricevuto un invito a comparire. Era accusato di abuso d’ufficio per la sostituzione del commissario di una Asi sannita, l’associazione sviluppo industriale. Aveva risposto con una memoria di poche pagine, in cui sostanzialmente scriveva di essersi limitato a firmare un testo redatto dai tecnici della Regione.

Peccato che gli investigatori avessero intercettato tutte le trattative tra lui, i suoi collaboratori e gli emissari di Mastella che pretendevano quella poltrona.

Un esempio? L’assessore Udeur Luigi Nocera viene registrato mentre descrive l’incontro con Bassolino: “Allora lui ha chiamato davanti a me Andrea Cozzolino (assessore ds che sul suo sito si definisce ‘delfino’ del governatore, ndr) e ha detto: ‘Fai la verifica per il commissariamento, anche se non è al 100 per cento mi assumo la responsabilità di fare il decreto’”.

A chi ha mentito: ai giudici o ai politici?

9 commenti:

  1. La quadratura del cerchio?
    La legge contro le intercettazioni.
    Alessandra

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  2. Gentile redazione,
    complimenti per quello che pubblicate, mi rincuora sapera che all'interno dello stesso Ordine Giudiziario ci sono persone che sanno tenere dritta la schiena e ben in salute la propria dignità.
    Grazie, bartolo iamonte

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  3. ...sono sempre più esterrefatto, da ciò che leggo sul vs. pregevole blog e su altri sullo stato di deriva di questo nostro paese. Per contro, mi sento orgoglioso che ancora esistano persone che riescono a svellere lo stato "omertoso-comatoso" dell'informazione, e profondamente rammaricato che tali notizie si possano leggere solo su internet. Grazie a Voi tutti, sinceramente.

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  4. Ecco che puntuali si ripresentano le parole del dott. De Magistris: «è il latrocinio che si fa sistema e alligna trasversalmente nella politica, nell'economia, nelle istituzioni, nella magistratura».

    Vincenzo Agosto - Catanzaro

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  5. Merita veramente elogio, ed è poco usare solo questo termine, il coraggio che manifestate nel pubblicare questo articolo.

    Apprezzo particolarmente il fatto che almeno voi non vi chiudete "a riccio" nella difesa di quella che per molti è ormai soltanto una "corporazione".

    E' anche per questo che, nonostante talune divergenze di opinioni, continuerò a seguirvi.

    Complimenti.

    Il vostro affezionato "anonimo".

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  6. Sono circondato e non ò più armi per difedermi mi arrendo.

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  7. Per Gabriele B.
    Non ti arrendere lo schieramento che ti circonda è costituito da spaventapasseri trova il coraggio per resistere e te ne renderai conto anche tu.
    bartolo iamonte

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  8. Per Anonimo delle 0.03

    Gentile Lettore,

    grazie del Suo apprezzamento.

    Noi speriamo vivamente che Lei "PROPRIO" perchè in alcune cose non la pensa come noi, resti ad accompagnarci, perchè solo dal confronto con idee diverse può aversi uno stimolo alla riflessione e alla crescita.

    Quanto al nostro "non" corporativismo, La ringraziamo di cuore del fatto che ce ne dà atto e siamo lieti di poter dire che con ciò onoriamo il fine per il quale abbiamo messo su il blog, fine descritto nel post con la nostra Presentazione.

    Un caro saluto.

    La Redazione

    P.S. - Poichè sono tanti i lettori anonimi che partecipano con costanza alla vita del blog, suggeriamo che, per mantenere l'anonimato sostanziale, ma potere essere "riconosciuti" da un post all'altro, una cosa utile e bella potrebbe essere sciegliere un "nickname", un nome di fantasia, da inserire, quando si inviano i commenti, nell'apposita casella sopra il pulsante "Pubblica commento".

    Così anche questi lettori potrebbero essere "rinosciuti" come dotati di una "identità", sebbene solo virtuale.

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  9. Oggi ho sentito che i giudici di Napoli hanno chiesto al Parlamento l'autorizzazione per utilizzare le intercettazioni per questa inchiesta.
    Alessandra

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