di Uguale per Tutti
Com’è noto, l’11 febbraio scorso, sulla base di una denuncia di un dipendente del Nuovo Policlinico di Napoli, agenti di Polizia sono intervenuti per compiervi accertamenti.
La cosa ha scatenato ogni genere di discussioni (del tutto legittime, ovviamente) anche in relazione al fatto che, purtroppo, il delicato tema dell’aborto è in queste settimane oggetto di battaglie politico/elettoralistiche.
Noi non intendiamo in alcun modo prendere alcuna posizione su questo delicato tema.
Intendiamo, invece, trattare la questione con riferimento all’ennesimo caso di gestione preoccupante dell’autogoverno della magistratura.
Il “caso” trae fondamento dal fatto che l’art. 19 della legge 22 maggio 1978, n. 194, intitolata “Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza” (c.d. “legge sull’aborto”) dispone che «chiunque cagiona l'interruzione volontaria della gravidanza senza l'osservanza delle modalità indicate negli articoli 5 o 8, è punito con la reclusione sino a tre anni. La donna è punita con la multa fino a lire centomila. Se l'interruzione volontaria della gravidanza avviene senza l'accertamento medico dei casi previsti dalle lettere a) e b) dell'articolo 6 o comunque senza l'osservanza delle modalità previste dall'articolo 7, chi la cagiona è punito con la reclusione da uno a quattro anni. La donna è punita con la reclusione sino a sei mesi. Quando l'interruzione volontaria della gravidanza avviene su donna minore degli anni diciotto, o interdetta, fuori dei casi o senza l'osservanza delle modalità previste dagli articoli 12 e 13, chi la cagiona è punito con le pene rispettivamente previste dai commi precedenti aumentate fino alla metà. La donna non è punibile. Se dai fatti previsti dai commi precedenti deriva la morte della donna, si applica la reclusione da tre a sette anni; se ne deriva una lesione personale gravissima si applica la reclusione da due a cinque anni; se la lesione personale è grave questa ultima pena è diminuita. Le pene stabilite dal comma precedente sono aumentate se la morte o la lesione della donna derivano dai fatti previsti dal quinto comma».
Dunque, a fronte di una denuncia è dovere della polizia e della magistratura attivarsi.
Ovviamente, come per qualunque altra materia e per qualunque altro caso, questo “attivarsi” delle forze di polizia e della magistratura è soggetto a precise regole.
Dunque:
1. è sacrosanta la libertà di tutti i cittadini di discutere di tutto e anche del modo con cui polizia e magistratura esercitano i loro doveri;
2. è dovere delle autorità a ciò preposte compiere le verifiche e gli accertamenti doverosi con riferimento alle iniziative della polizia e della magistratura.
Quello che a noi pare molto grave e preoccupante è che, sull’onda di stati emotivi del tutto irrazionali, organi deputati ai controlli costituzionali di legalità agiscano in maniera tale non solo da non contrastare la tendenza in atto a richiedere e praticare un controllo politico della giurisdizione, ma, addirittura, questa tendenza finiscano di fatto con l’incoraggiare.
E’ accaduto, in particolare, che lo stesso giorno in cui la stampa ha dato notizia della vicenda in questione, numerosi consiglieri del C.S.M. hanno chiesto l’apertura di una pratica che è stata assegnata alla Prima Commissione, che è quella che si occupa di verificare le eventuali “incompatibilità” – ambientali o funzionali - dei magistrati.
Riportiamo qui sotto la richiesta dei consiglieri in questione.
Ciò che preoccupa sono due cose: una tecnica e una “politica”.
Con riferimento alle preoccupazioni “tecniche”, rinviamo allo scritto di Marco Modena, che abbiamo pubblicato a questo link.
Con riferimento alle preoccupazioni politiche, dobbiamo rilevare che:
1. Questi consiglieri del C.S.M. si sono “attivati” con una tempestività decisamente eccessiva, sulla base delle sole “notizie di stampa”, che, nel caso di specie, come spesso accade, purtroppo, erano approssimative e imprecise e, soprattutto, condizionate dall’enfasi delle dinamiche politiche nelle quali si inserivano.
In proposito, va segnalato che, leggendo i vari resoconti giornalistici del caso, si può constatare che in alcuni articoli la polizia "irrompe", in altri semplicemente "va"; in alcuni articoli è "in divisa", in altri è "in borghese"; in alcuni la telefonata è "anonima", in altri proviene da persona "individuata"; in alcuni "la polizia va", in altri "è mandata dal p.m."; eccetera eccetera eccetera.
Il giorno successivo la Procura di Napoli ha diffuso un comunicato, fornendo chiarimenti sull’accaduto.
2. Tale "fretta" dei consiglieri del C.S.M. non sembra potersi giustificare con una qualche urgenza oggettiva del "caso", in considerazione del fatto che, qualunque cosa sia accaduta, il controllo e le eventuali sanzioni a carico dei magistrati non presentano comunque profili di “urgenza".
Per questa ragione, sarebbe stato certamente più ragionevole attendere di conoscere i fatti e non limitarsi a dare credito alle confuse notizie di stampa.
3. E’ chiaro che, mentre una iniziativa tecnicamente adeguata da parte delle autorità competenti è, come si spiega nello scritto di Marco Modena, del tutto legittima, dichiarazioni clamorose di componenti del C.S.M. (che peraltro sono i giudici che dovranno, in ipotesi, giudicare delle eventuali responsabilità dei magistrati), rese con una immediatezza tale da essere certa la mancanza da parte loro di adeguata informazione e, dunque, la connotazione politica e aprioristica della loro iniziativa, rese pubbliche con clamore di stampa, finiscono per costituire nei fatti una grave interferenza sulla indipendenza dei magistrati e una forma di pressione politica su di loro.
Per avere un’idea della connotazione politica che l'iniziativa dei consiglieri del C.S.M. ha finito con l'assumere oggettivamente, è sufficiente leggere a questo link il modo con cui autorevole quotidiano ne ha dato notizia.
Ha scritto Felice Lima in un articolo dal titolo “Clementina Forleo e tutti noi avremmo diritto a un ‘giudice’ imparziale”:
«Vorrei un C.S.M. corretto, equanime, rispettoso delle regole, tutore dell’indipendenza dei magistrati.
E ciò non solo per il bene dei colleghi Forleo e De Magistris, ma anche per quello di ogni magistrato e dell’intero Paese.
Fra l’altro, ciò che serve al Paese è l’indipendenza “dei magistrati” (di ogni singolo magistrato), che è cosa del tutto diversa dall’indipendenza della “magistratura”.
L’indipendenza della magistratura senza l’indipendenza dei magistrati si trasforma, infatti, soltanto in un privilegio corporativo e nello strumento di un potere che non serve il Paese – dal quale, infatti, è sempre più lontano e meno apprezzato – ma sé stesso».
Su “L’indipendenza interna della magistratura” abbiamo pubblicato altri scritti, fra i quali uno molto interessante di Antonio Bevere.
E’ sempre più evidente che ciò che sta accadendo è che, accanto a pressioni “esterne” per il controllo dell’indipendenza dei magistrati (che vi sono sempre state), divengono sempre più forti in questo tempo difficile le pressioni “interne”, con gli organi dell’autogoverno e dell’associazionismo giudiziario che intervengono sempre più nel merito dell’attività giurisdizionale.
In un modo, peraltro, che desta preoccupazioni anche per altre ragioni.
Va considerato, infatti, che nell’arco di poche ore lo stesso C.S.M. ha aperto in Prima Commissione una pratica sui “fatti di Napoli”, che, tragici certamente sotto il profilo delle vicende umane delle persone coinvolte, non lo appaiono, allo stato, sotto il profilo delle dinamiche tecnico/professionali di interesse per il C.S.M., e ha deciso, invece, di archiviare, NEGANDO l’apertura di una pratica in Prima Commissione, gli atti relativi alla avocazione dell’inchiesta “Why not” da parte della Procura Generale di Catanzaro, che presenta, sotto il profilo tecnico, evidenti aspetti discutibili, per modi, tempi e contenuti (su questa vicenda abbiamo scritto un articolo dal titolo "Il C.S.M. fra bizantinismi e doppiopesismi").
Tutto ciò posto, ci teniamo a ribadire (pur avendolo già fatto) il nostro più assoluto rispetto e la nostra piena solidarietà a tutte le persone coinvolte in questa dolorosa vicenda e il nostro apprezzamento per qualunque iniziativa legittima che serva ad accertare – se ci fossero e al momento non pare – responsabilità tecniche di chiccessia.
Ciò di cui intendiamo dolerci è solo l’ennesimo coinvolgimento della magistratura – per di più ad opera dei suoi più autorevoli esponenti (i consiglieri del C.S.M.) – in vicende connotate da forti ed evidenti strumentalizzazioni politiche.
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La richiesta dei consiglieri del C.S.M.:
OGGETTO: richiesta apertura pratica su interruzione volontaria di gravidanza al Policlinico di Napoli ed intervento giudiziario.
Notizie di stampa in data odierna riferiscono di una operazione di polizia giudiziaria autorizzata dal pubblico ministero di Napoli che avrebbe comportato, sulla base di una segnalazione anonima, un intervento in ambiente ospedaliero, da parte di numerosi agenti , che avrebbero proceduto all'esame di una donna sottoposta pochi minuti prima ad una interruzione volontaria di gravidanza e al sequestro, oltre che della documentazione, del feto.
Sembrerebbe, da quanto riferito, essere stata pretermessa ogni considerazione della particolarissima e traumatica situazione imprescindibilmente correlata ad ogni interruzione volontaria di gravidanza, che la legge 194/78 non elide e non annulla. Essa comunque, disciplinando le condizioni e le modalità per l'interruzione, ha previsto una procedura che consente di verificare documentalmente l'osservanza delle condizioni di legge, con ciò agevolando il rispetto dei soggetti coinvolti.
L'obbligo di accertamento degli illeciti impone anche la compressione della sfera più privata delle persone, ma in tali casi, vista la delicatezza degli interessi costituzionalmente protetti in gioco, appare indispensabile una verifica rigorosa della sussistenza delle condizioni di legge e l'adozione di modalità esecutive compatibili con il rispetto della persona, specie se in situazione di difficoltà o debolezza.
Molto spesso dobbiamo constatare che di tali esigenze non si tiene sufficientemente conto in particolare quando gli accertamenti coinvolgono le donne, perfino quando esse sono parti lese di abusi o lesioni.
Si chiede perciò l'apertura di una pratica al fine di acquisire gli elementi conoscitivi relativi al caso specifico segnalato dalle notizie di stampa e per affrontare la tematica dell'intervento giudiziario e delle sue modalità esecutive in presenza di valori costituzionalmente protetti.
Elisabetta Cesqui, Ezia Maccora, Luisa Napolitano, Fiorella Pilato, Celestina Tinelli e Letizia Vacca.
Pino Berruti, Livio Pepino, Ciro Riviezzo, Enzo Siniscalchi, Ugo Bergamo, Giulio Romano
"Noi non intendiamo in alcun modo prendere alcuna posizione su questo delicato tema".
RispondiEliminaPerchè? Non c'è una legge a cui fa riferimento? Non riguarda il 50% della popolazione?
C'è un vecchio detto che dice: "Chi non ha cervello abbia gambe" e qui mi pare che ormai tutti usano le gambe perchè non sanno più usare il cervello.
RispondiEliminaAlessandra
Per Anonimo delle 0.19.
RispondiEliminaGentile Lettore,
le regioni per le quali non intendiamo prendere posizione sul tema dell'aborto sono le seguenti.
1. Le questioni complesse (quale è anche questa) possono essere affrontate da tanti punti di vista e non è detto che tutti debbano trattarli tutti.
2. Il riferimento che Lei fa alla legge lo abbiamo fatto anche noi, addirittura (lo avrà notato) indicando i dati della legge e riportando integralmente uno degli articoli della stessa (quello che prevede le sanzioni penali, che "attivano" la competenza del pubblico ministero oggetto delle polemiche di questi giorni).
3. Questo tema è, in queste settimane, fortemente strumentalizzato politicamente. Noi riteniamo che si tratti di un tema che dovrebbe essere "trattato" e non "strumentalizzato". Sicchè non intendiamo prestarci a strumentalizzazioni.
Concludendo. Ci sembra di avere trattato la questione con riferimento ai pochi aspetti legali che vengono in rilievo con riferimento alla vicenda apparsa sui giornali. Non intendiamo trattare la questione con riferimento alle polemiche politiche, che ci sembra non aiutino in alcun modo a trovare soluzioni ai problemi, ma servano solo a generale nuovi falsi luoghi di "confronto", che coprano i problemi e le responsabilità reali dietro "guerre falso ideologiche" che riducono i cittadini a fanatici isterici di questa o quella parte.
La Redazione
questo blog(?) , a parte la specificità di settore di alcuni articoli, rappresenta probabilmente una delle grandi utopie italiane: un quotidiano di informazione in cui c'è libera espressione oltre che del fatto anche della opinione di chi scrive ( le altre utopie nostrane sono l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e alle possibilità del mercato del lavoro e una pubblica amministrazione tesa a garantire non nicchie di potere ma qualità dei servizi per la collettività).
RispondiEliminaPosto il dato di partenza mi chiedo quanto sia scomparso dai cittadini la capacità di autodeterminazione di pensiero: possibile che nessuno abbia posto l'attenzione sulla data di emanazione della legge sull'interruzione della gravidanza; possibile che nessuno abbia il sospetto della discontinuità di questo tema rispetto a tutti i problemi italiani messisi in evidenza sino a non meno di un mese fà; possibile che nessuno capisca che il tema, pur di rilevantissima importanza, rischia di obliterarne altri più prossimi alla campagna elettorale ( se non altro per ragioni temporali) in modo che si mettano sullo stesso piano per esempio la lotta alla corruzione e il diritto dell'autoderminazione della donna ( che a mio sommesso avviso è un grande problema etico da decidere in parlamento ma che non ha alcuna attinenza con i temi di una campagna elettorale che dovrebbe dare risposte agli avvenimenti che hanno caratterizzato l'ultimo periodo politico amministrativo).
Si diceva che la religione è l'oppio dei popoli, visto che la religione qui non c'entra, si è diffuso il consumo di oppio o la religione è stata sostituita ultimamente da qualche altra forma di oppio dei popoli?
L'Avvocato Siciliano si domanda "quanto sia scomparsa dai cittadini la capacità di autodeterminazione di pensiero".
RispondiEliminaSarebbe, piuttosto, da chiedersi quanti cittadini l'abbiano mai posseduta.
Ed è meglio che mi fermi qui.
non facendo parte della redazione...
RispondiEliminaè già da qualche tempo che Ferrara ne parla, ora rappresenta un cavallo di battaglia(?!).
Non credo il blitz sia avvenuto in un momento casuale... ne casuale il clamore sollevato dai "soliti" "informatori".
In Italia vengono effettuati mediamente 130mila aborti all'anno... e proprio ora dovevano fare un "clamoroso" blitz?
Uno dei soliti punti, a mio avviso, è distrarre la massa (riprendendo quanto detto dal Sig. Siciliano),
massa che per "informarsi" siede davanti al televisore... i giornali? beh cambia poco.
Onelio P.
p.s. per il Sig. Siciliano
temo la religione c'entri... porta un sacco di voti, potrei parlarle di Comunione e Liberazione...
Gentile Sig. Onelio,
RispondiEliminaPuò darsi che la religione c'entri, ma Le ricordo che, in senso lato, vi sono tantissime "religioni" nel nostro paese, e non vorrei, per par condicio, esser costretto a citarle tutte !
Per questo, prudentemente, mi astengo dal commentare fatti in realtà strettamente "partitici", soprattutto quando non riguardano direttamente l'argomento della giustizia.
Cordiali saluti.
Condivido la vostra preoccupazione quando dite ” Quello che a noi pare molto grave e preoccupante è che, sull’onda di stati emotivi del tutto irrazionali, organi deputati ai controlli costituzionali di legalità agiscano in maniera tale non solo da non contrastare la tendenza in atto a richiedere e praticare un controllo politico della giurisdizione, ma, addirittura, questa tendenza finiscano di fatto con l’incoraggiare.”
RispondiElimina….sono infatti .Strumentalizzazioni politiche…ma ….. i cittadini vivono nella realtà non nei palazzi. Hanno bisogno di sentire che esistono supervisori che li difendono dagli errori dei loro colleghi e che si fanno carico dell’ingiustizia subita anche a costo di essere impopolari tra colleghi ma rispondendo alla vocazione di giustizia e lealtà che li ha (si suppone) motivati a quel compito inestimabile.
Mi chiedo perché non si interviene altrettanto celermente e massicciamente su notizie con la stessa voglia di giustizia che ha motivato l’intervento dei consiglieri così tempestivo e così massiccio…”..appare indispensabile una verifica rigorosa della sussistenza delle condizioni di legge e l'adozione di modalità esecutive compatibili con il rispetto della persona, specie se in situazione di difficoltà o debolezza.”
Mi chiedo se valgano gli stessi diritti per le bambine e bambini che vengono ripetutamente abusati Allora perché si lascia impunito o peggio ancora libero di colpire nuovamente il reo?
Cito ad es una fonte di stampa La repubblica del 15 febbraio..:"Un pedofilo pizzaiolo è stato arrestato questa notte dai Carabinieri con l'infamante accusa di avere stuprato una bambina di 4 anni, figlia di una sua parente. Il fatto sarebbe avvenuto il 14 febbraio... In passato l'uomo avrebbe violentato altre bambine. …..Lui Vincenzo Iacono, 45 anni, pizzaiolo di Agrigento, un pedofilo molto noto negli ambienti investigativi perché già in passato si era reso autore di altre violenze. Come nel 2004, quando venne accusato di avere violentato, in un paesino della provincia, due gemelline di otto anni e una ragazza di undici. Venne arrestato e condannato, in primo grado, a sei anni e quattro mesi di reclusione. Venne scarcerato il 23 marzo del 2005. Vincenzo Iacono in cella c'è rimasto appena un anno. I giudici gli hanno applicato una misura cautelare più leggera: l'obbligo di firma. Cosa che puntalmente ogni giorno l'uomo assolveva presentandosi alla caserma Biagio Pistone di piazza Vittorio Emanuele. Anche quel giovedì di San Valentino quando s'è presentato assieme alla piccola per mettere la firma…. In questo caso chi ci tutela da una cattiva superficiale inadeguata applicazione della legge? Perché non era in carcere quell’uomo? Chi protegge noi e i nostri bambini?
I loro diritti valgono di meno?
Eleonora
No, gentile Eleonora, questo è il frutto di due fattori concomitanti: della incredibile lentezza, molteplicità e farraginosità dei procedimenti giudiziari, tipici di un paese sottosviluppato anziché di un paese europeo, e dell'altrettanto incredibile lassismo del nostro sistema sanzionatorio penale.
RispondiEliminaNe segue lo sfascio della stessa idea di giustizia "retributiva": se fai il male, dovresti ricevere altrettanto male. Invece non ricevi quasi mai nulla, e quando lo ricevi è una barzelletta rispetto al male che hai fatto.
Non si educa così al rispetto delle leggi. Si educa, anzi, a farsene beffa !
E non mi dicano che la pena ha funzione "rieducativa": chi vuoi "rieducare", se prima non lo prendi e soprattutto non lo tieni dentro ? La pena, del resto, deve soltanto "tendere" alla rieducazione (art. 27/III c. Cost.), non deve necessariamente rieducare chi non è "rieducabile", come mafiosi pluriomicidi o assassini di bambini.
Per questi ultimi, essendo in ogni caso contrario alla pena di morte, suggerirei soltanto di prendere la chiave della cella, di girarla più volte e poi di buttarla !
Vi domando: se la donna del policlinico di Napoli,fosse stata la figlia o la moglie di un onorevole,cosa sarebbe successo?
RispondiEliminagrazie
margherita
depositate le motivazioni della condanna di de Magistris
RispondiEliminaANSA ore 12.00 di oggi
http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_15151433.html
Sarebbe interessante leggerle : sapete come fare?
Se sono quelle riassunte nel lancio di agenzia, paiono proprio generiche, per essere collegate ad una contestazione disciplinare, dovendo essere rispettato il principio della specificita'