domenica 17 febbraio 2008

Polizia in ospedale e C.S.M.


Pubblichiamo uno scritto di Marco Modena, tratto da alcune mailing list di magistrati alle quali l’autore lo ha inviato. A questo link abbiamo pubblicato altre considerazioni sulla vicenda di Napoli.


di Marco Modena
(Giudice del Tribunale di Pisa)


Anzitutto, lo dico subito, trovo del tutto legittimo che il Ministro della Giustizia, sulla vicenda di cui si sta parlando, abbia disposto accertamenti.

Lo giustificano il clamore della vicenda, le perplessità sul presupposto dell’iniziativa (denuncia anonima), le modalità con cui pare che la stessa sia stata attuata.

Di fronte ad un episodio che suscita discussione, è più che giusto che il Ministro, titolare dell’azione disciplinare, si informi, accerti, indaghi (così come, di fronte alla notizia sia pure irrituale, e magari infondata, di un fatto grave, forse anche il P.M. era tenuto a muoversi in qualche modo; poi se lo abbia fatto nei giusti modi è da vedere).

Mi sembra un po’ meno legittimo che lo faccia il C.S.M..

Il C.S.M. non è (non lo è mai stato, non avrebbe mai dovuto esserlo) titolare dell’azione disciplinare.

La Costituzione dice infatti che il C.S.M. è giudice disciplinare, ma che l’iniziativa spetta al ministro.

Il C.S.M., fino a poco tempo fa, grazie all’art. 2 della legge sulle guarentigie della magistratura, poteva avere l’alibi per adottare iniziative para-disciplinari, in quanto in ogni comportamento “discutibile” di un magistrato poteva esserci, oltre ad un fatto disciplinarmente rilevante, anche lo spunto per ravvisare un’incompatibilità ambientale che dava luogo ad un procedimento in cui l’iniziativa poteva essere ufficiosa.

Ora, col nuovo ordinamento, mi sembra che questo non sia più possibile, perché il trasferimento per incompatibilità ambientale è previsto solo per fatti indipendenti da colpa; e l’adozione di un provvedimento gudiziario non può mai configurare un fatto incolpevole: o è giusto, e allora non può preludere ad un trasferimento d’ufficio; o, se non è giusto, potrà essere un comportamento colposo o doloso, e allora se ne può discutere solo in sede disciplinare, se riveste i requisiti dell’abnormità etc.

Non vedo quindi neppure spazio per iniziative puramente conoscitive su un provvedimento giudiziario.

L’attività di indagine deve essere finalizzata ad un provvedimento di competenza di chi indaga, altrimenti ha il sapore di un’ingerenza nelle competenze altrui.

E’ ben vero che esiste la prassi delle pratiche “a tutela”: ma, a parte che sulla legittimità di tale prassi nutro qualche dubbio (anche se si tratta di questione che peraltro non ho mai approfondito), è evidente che lo sconfinamento “in bonam partem” si pone su un terreno (quello della tutela dell’indipendenza dei magistrati, che la Costituzione affida al C.S.M.) che ha un sapore diverso da quello “in malam partem”.

Penso quindi che l’iniziativa del C.S.M. (“minacciosa” o meno che la si voglia definire) configuri comunque un C.S.M. non quale organo di garanzia, ma quale organo “di lotta e di governo”, ossia, per dirlo con un’espressione più tecnica, come un organo di indirizzo politico dell’attività giudiziaria.

E io credo che l’attività giudiziaria non abbia bisogno di indirizzo politico, se non attraverso la soggezione del giudice alla legge (solo alla legge); e che peraltro, se uno sventurato giorno si volesse davvero dare un indirizzo politico all’attività giudiziaria, sarebbero più democraticamente legittimati a farlo gli organi del circuito politico, salvo pensare ad un giudice elettivo (ipotesi che, entrambe, mi fanno rabbrividire).

Inoltre, anche sotto un altro profilo mi pare inopportuno che il C.S.M. indaghi “preventivamente” su un fatto che potrebbe assumere rilevanza disciplinare.

Si è fatto di tutto per sopprimere quegli organi che mescolavano funzioni requirenti e giudicanti (giudice istruttore, pretore penale ante-1989); si prevedono fulmini (con incompatibilità ed altro) per i giudici che anticipino un giudizio.

E poi, proprio coloro che devono giudicare sui comportamenti dei giudici,si spingono ad adottare iniziative conoscitive che potrebbero sembrare inquisitorie, e talvolta anticipano giudizi, anche con durezza senza limiti, come abbiamo sentito nei mesi scorsi.

Sed quis custodiet ipsos custodes?


1 commenti:

Anonimo ha detto...

Io vorrei sapere chi in Italia si debba muovere nei giusti modi.
I giusti modi sono le regole?
Dalle notizie la richiesta del "CSM" mi sembra fosse partita dalle componenti in quota femminile
Quindi che vuol dire che ha aderito ad una richiesta "della componente femminile del CSM?
Il PM aveva ricevuto una notizia mi sembra del tenore "in una toilette dell'0spedale una donna stava abortendo"
E fin qui era doveroso l'intervento
Le forze dell'Ordine che tipo di segnalazione ricevono?
L'aborto nella toilette?
E quando il fatto non viene riscontrato nella toilette ma nella sala operatoria il giusto modo non è acquisire informazioni dai responsabili dell'ospedale che intervengono in base ad una legge?
Se chi fa le regole, le leggi, chi è preposto alla loro corretta applicazione contribuisce al caos
noi cittadini come ci dobbiamo difendere?
C'e' una legge che da dei diritti .
La volete abolire? Ci sono i giusti modi.Se una legge mi da il diritto di non fare nessuno può imporre il DOVERE di farlo.
Alessandra