di Giuseppe Bianco
(Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze)
I c.d. “fuori ruolo” sono magistrati che lasciano le funzioni giudiziarie e svolgono funzioni amministrative nella pubblica amministrazione, conservando lo status di giudice.
Si tratta di incarichi spesso offerti con criteri discrezionali, senza concorso.
Cose temporanee, cosi dice la legge, utili a portare contributi tecnici spesso notevoli all’Amministrazione (anche Falcone fu direttore generale del ministero della Giustizia).
Il punto è che le cose temporanee in Italia spesso diventano definitive.
E che stanno diventando un po’ troppe le leggi che richiedono la presenza di giudici presso amministrazioni di varia natura.
Il punto è anche che le varie leggi del settore sono tanto generiche e generose da lasciare nel vago due cose fondamentali: quali “fuori ruolo” debbano concretamente rientrare nel tetto numerico massimo e se sia o no veramente obbligatorio il loro rientro in servizio, decorso il tempo di legge.
E’ di questo che oggi sta discutendo il C.S.M..
Da un lato chi vuole – per il futuro - un tetto numerico rigido ivi compresi i tanti giudici del ministero della Giustizia, dall’altro chi vuole un tetto elastico, da fissare ogni anno, ivi non compresi i colleghi di via Arenula.
Discussione interessante. Ma poco importante. E comunque inconcludente.
Le correnti non si mettono d’ accordo e le cose vanno avanti un po’ all’anarchica.
Sull’onda dei crescenti mugugni della massa dei magistrati comuni, abbandonati alla fatiscenza tecnologica e normativa della nostra giustizia, alcuni alti esponenti correntizi giurarono una solenne ricognizione a caccia di eventuali fuori ruolo cronici non più rientrati in servizio nonostante il decorso dei tempi di legge.
E’ passato più di un anno. Della ricognizione non si sa più nulla.
Né se sia finita né se sia cominciata.
Né se e quanti siano i fuori ruolo “cronici”.
Ma – ad ogni modo – cronici o no – oggi contiamo 230 magistrati fuori ruolo.
Fino a poco tempo fa, la legge ne permetteva solo 200.
Ora non c’è più limite numerico.
Ma anche quel “solo 200” aveva un suono stridulo, visto lo stato agonico della giustizia italiana.
200 o 230 sono troppi.
Di fatto, sono otto magistrati in meno per ogni distretto di Corte di Appello.
Sono un intero concorso sparito.
Sono tanti processi non fatti.
Sono tanti rischi disciplinari in più per chi è rimasto a fare i processi con otto colleghi in meno.
E’ davvero credibile una magistratura associata che tempesta chiedendo più mezzi e personale mentre tollera questa evidente emorragia di risorse, quando già nel 1994 il C.S.M. lanciava l’allarme, segnalando “il numero crescente dei magistrati collocati fuori ruolo, la durata inaccettabile di alcune situazioni … la reiterazione degli incarichi … con la creazione di vere e proprie carriere parallele”?
E’ sicuro che non ci sia qualche rischio anche per la stessa indipendenza dei giudici, visto che gli incarichi fuori ruolo hanno spesso natura fiduciaria?
E’ sicuro che un così enorme numero di fuori ruolo non alimenti forme di vassallaggio?
Se il 10% di tutto questo è vero, la verità è una sola: si tratta di un settore incomprensibilmente trascurato dalle varie giunte A.N.M., che non ne hanno mai fatto un punto forte di mobilitazione.
Un settore nel quale l’autogoverno sembra non avere le idee chiare.
E in attesa di capire come fissare dei requisiti più obiettivi di accesso al fuori ruolo, ecco due punti nevralgici che occorre ormai disciplinare con una legge chiara:
- la riduzione del numero dei fuori ruolo per un massimo fisso e inderogabile, includendovi anche il ministero di via Arenula;
- e il loro rientro obbligatorio nelle aule di giustizia, decorso il tempo di legge.
Con magari un ultimo, salutare accorgimento: il giudice che non rientra in servizio a tempo debito passi automaticamente e definitivamente nella pubblica amministrazione.
Senza se, senza ma, senza deroghe da codice canonico, senza postille ed eccezioni causidiche.
Un modo come un altro per dire che il giudice di Locri o di Trapani che fa sentenze in condizioni pessime e rischiando talvolta anche un po’ di pelle è un giudice.
E chi vive da troppi decenni fra un ministero e l’ altro, giudice non lo è. O non lo è più .
14 commenti:
Come ha detto il Dr.De Magistris, è ora che i nodi vengano al pettine.
Se avete almento considerato il paradosso del sistema Italia, per favore, Magistrati, combattetelo voi, ne avete sia il potere che i mezzi, noi popolo possiamo soltanto denunciarne l'esistenza e rilevare che la non contestazione di determinati fatti da chi avrebbe un chiaro interesse a contestare equivale all'ammissione implicita degli stessi.
Alessandra
Beh, mi sia permesso dissentire su una delle conclusioni : se un magistrato non rientra in servizio pur essendo terminato il periodo di "fuori ruolo" perché dovrebbe transitare alle dipendenze della P.A.?
Se non è in grado di rispettare le leggi è bene che venga dichiarato decaduto, piuttosto che continuare a godere del privilegio del "fuori ruolo", magari mantenendo medesime mansioni (certamente meno gravose, delicate e impegnative), qualifica e retribuzione (spesso superiore rispetto a quella percepita quale magistrato).
Vincenzo Agosto
Il punto è: incentivare oppure no il collocamento fuori ruolo?
Fino a quando si acquisiranno "meriti" senza scrivere sentenze o pronunciare requisitorie la corsa all'incarico continuerà.
Personalmente credo che nella valutazione delle attitudini chi sceglie di fare "altro" dal magistrato debba essere penalizzato.
Purtroppo la storia, anche recente, dimostra il contrario.
Nicola Saracino
E infatti, apsettiamo di vedere che fine faranno anche i tanti magistrati impegnati in incarichi politici ( per esempio l'ex sottosegretario Alberto Maritati ), visto che altri rientrati dalla politica ( per esempio Vito D'Ambrosio ) hanno ripreso tal quale il "potere giurisdizionale" lasciato in sonno durante il mandato politico.
Non mi pare una gran bella immagine della Magistratura.
Ma questa battaglia, va fatta dall'interno : il lesiglatore (ivi compresi i magistrati prestati agli altri poteri dello stato) non la faranno mai per ragioni fin troppo evidenti; e l'informazione, anche in questo campo, langue...
QUOTO IN PIENO L'ARTICOLO...
Magari... ma va contro l'interesse di chi deve decidere ciò... altro che correnti... è una decisione che non prenderanno mai e tra 20 anni staremmo a parlare ancora di questo.
Il magistrato, appartenente ad un Ordine-potere, quello giudiziario, che si equivale secondo il principio della separazione dei poteri a quello legislativo-esecutivo, non dovrebbe accettare alcun incarico nella Pubblica Amministrazione, se non nei casi in cui appare del tutto evidente la eccezionale-necessità.
Ai non addetti, incute insicurezza il magistrato che accetta incarichi dal potere politico, specie se essi sono in capo al ministero della giustizia. Infatti, possono minare lo stesso principio della separazione tra poteri, facendogli venire meno l'autonomia ed autorevolezza necessarie al loro prestigio. Non vorrei sbagliarmi ma, con riferimento all'attualità (come ci dice l'autore del post 230 unità distaccate), nel nostro Paese si è a livello di codice rosso.
bartolo iamonte.
Altro che codice rosso, Carissimo Bartolo!
Al tuo Post aggiungo: i Magistrati che hanno superato i tempi canonici del "fuori ruolo" dovrebbero permanere, obbligatoriamente, nella Pubblica Amministrazione, con l'equiparazione del loro stipendio a quello del Pubblico Impiego.
Lo stipendio sarebbe così ben al di sotto dei 1.800,00€, che è la soglia sotto la quale un nucleo familiare vive la cosiddetta soglia di povertà.
Sono sicuro che di fronte ad una prospettiva del genere farebbero a gara per recuperare il loro ruolo naturale.
Un Abbraccio
Caro Vincenzo,
mi trovo sempre d'accordo con Lei. Il problema è che essendo ospite, in questo blog gestito da magistrati, ci tengo a non apparire scortese. Anche perchè, li trovo così umili nonostante le loro affermate qualità professionali da farmi sentire già non adeguato.
Quello che vorrei veramente (e non solo per i magistrati distaccati bensì per tutti loro) è che venissero a fare gli OSS (operatori socio-sanitari) nelle strutture residenziali per disabili psichiatrici almeno per un mese prima di far rientro nel ruolo della magistratura.
Cari Saluti,bartolo iamonte.
leggete qui
http://www.movimentoperlagiustizia.it/modules.php?name=News&file=print&sid=301
Ma il Dr. Russo non e' mica quello finito pesantemente nella indagine c.d. "Mastella"?
Era proprio necessario premiarlo cosi'?
Ed il Dr. Colangelo, che corre per la disgraziatissima sede di Procuratore della Repubblica di Potenza (lasciata libera da Galante molti mesi fa, indagato da De Magistris ), troveranno il modo di non farlo andare dove delle sue capacita', anche organizzative, ci sarebbe tanto bisogno?
Se funziona cosi' il CSM...
P.S. : mi fa un po' impressione leggere la distinta dei voti ripartita non per persone votanti, ma per gruppi di appartenenza : 2MD, 3 CDL., etc..) : alla faccia della meritocrazia!
FORLEO: CSM, NUOVA CONTESTAZIONE PER GIP MILANESE
Si aggrava la posizione del gip milanese Clementina Forleo che martedi' 12 febbraio dovra' essere ascoltata nuovamente dalla prima commissione del consiglio superiore della magistratura per difendersi anche dalla contestazione di aver "personalizzato le proprie funzioni nell'inchiesta sulle scalate bancarie andando oltre il ruolo di gip". La decisione del Csm e' stata presa questa mattina dopo che nella giornata di ieri erano stati ascoltati il procuratore capo di Milano, Manlio Minale, i sostituti Eugenio Fusco e Luigi Orsi, titolari dell'inchiesta sulle scalate bancarie. La nuova contestazione va ad aggiungersi a quella di aver denunciato pubblicamente intimidazioni da parte di "poteri forti" creando "infondato allarme".
Ma la I commissione non e' quella che si occupa di procedimenti "incolpevoli"?
E se si vendeva le sentenze, anticipava alle parti la decisione, si metteva "a disposizione" senza nemmeno bisogno di richiesta, ammetteva CTU inutili affidandole ad amici suoi, andava per mare nei periodi di ferie ed altre amenita' simili, anzicche' fare il suo dovere con assoluta diligenza , avendo a cuore il suo ruolo e la sua funzione, che le facevano?
Certo nulla, come niente fanno a chi di queste condotte si macchia : nemmeno una sospensioncina cautelare ad indagati o persino a condannati per corruzione (a Bari ne sanno qualcosa i molti che ancora vanno in udienza e aspettano sentenze da giudici gia' condannati per corruzione....).
Se questa e' giustizia...!
Anonimo delle 10.33 ha scritto:
“P.S.: mi fa un po' impressione leggere la distinta dei voti ripartita non per persone votanti, ma per gruppi di appartenenza: 2MD, 3 CDL., etc..): alla faccia della meritocrazia”
Sante parole!
Sappia, gentile Lettore che mille volte e in mille modi abbiamo fatt€€o notare ai nostri colleghi quanto anche questo non sia che l’ennesima riprova della riduzione dell’autogoverno della magistratura a una lottizzazione di tutto per correnti.
E purtroppo questo è ormai talmente “dentro” il sistema che loro non trovano “strano” fare i resoconti dei lavori del C.S.M. non con riferimento ai singoli consiglieri, ma alle correnti di “appartenenza”.
La Redazione
Si sentono tutti sotto osservazione.
In merito a quanto scritto il Dr:Bianco, il C.S.M. ha deciso:
Stop carriere parallele, giro di vite su fuori ruolo.
6:2:08 APCOM
Alessandra
UN TETTO CON MOLTE SOPRELEVAZIONI
Notizia di oggi: "Arriva la stretta del CSM" sui magistrati fuori ruolo".
Erano 200, poi sono diventati 230 nel 2003, ora il CSM vuole riportare gli incarichi extragiudiziali a 185...
fatta eccezione però per i posti al CSM, negli organismi internazionali, al Quirinale, al ministero, alla Corte Costituzionale....
Fatti i conti, si supera ampiamente il vecchio limite, già ampio, di 230...
un bel "tetto", non c'è che dire!!!
Nel documento "Compendium of “best practices” on time management of judicial proceedings" della European Commission for the Efficiency of Justice (CEPEJ)
si legge:
" 5.8. Limitation of extra judicial activities dealt with by the judges and by the courts
Courts core business should be the resolution of disputes, dispensing justice. Any other activity not related to that is better dealt with by other agencies. Judges should avoid any other activity outside the courts as this can compromise the appearance of impartiality and organisational performance. The time actually spent by judges on the participation in “other” activities has been acknowledged as another source of “unreasonable delay” (CEPEJ (2006)15, para. 32).
Examples
§ Denmark – public reporting of second jobs in 2001 indicated that judges were earning average additional incomes from €11,000 - 88,000 per annum (depending on the court), most of which came from private arbitration. Concern was based on whether such judges are deprived of adequate time for court work (which was denied by court presidents) or conflicted with their duty of impartiality. As a response, in November 2001 the Council of Court President asked for some limitation of this practice.
§ Croatia – decision making in uncontested probate cases (inheritance cases) is being transferred from courts to notaries public. Some enforcement tasks were transmitted from judges, with a view to re-examine the role of judges in this field and consider outsourcing of present judicial activities in enforcement cases to professional bailiffs. A part of the activities previously undertaken by judges in Land Registry cases (e.g. issuing the extracts from land registry) is being transferred to qualified registrars/Rechtspfleger.
§ France – under the terms of the Law of 2 July 2003 regarding the simplification of the law and of the Decree of 7 June 2006 the government removed and reorganised various administrative commissions and withdrew the magistrates in some of them.
§ Hungary – as the result of a reform of the judiciary they are not allowed to engage in other professional (paid) functions (for example as an arbitrator). This is arranged according to the Law LXII of 1997.
§ Netherlands – judges are obliged to report their interests outside the court in a public register (on www.rechtspraak.nl). "
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