di Nicola Saracino - Magistrato
Ebbene, poche ore fa il CSM ha
partorito l’ennesima nomina di un procuratore, questa volta quello di Perugia.
Città bellissima in una regione splendida, ma l’importanza dell’incarico si
deve tutta alla particolare competenza
della procura perugina sulle indagini che riguardano le toghe romane.
Alla designazione si è giunti grazie alla vincente alleanza dei magistrati di Area con tutti i politici mandati dal Parlamento al CSM; alleanza non disturbata dalla compiacente astensione degli appartenenti al gruppo di Unicost, lo stesso del dott. Luca Palamara. Solo gli altri togati hanno invece votato per un diverso candidato che aveva svolto prevalentemente se non esclusivamente le funzioni proprie di un magistrato.
E’ cosa nota che il procedimento contro il dott. Luca Palamara penda proprio a Perugia ed altrettanto nota è la simpatia dell’indagato per gli ambienti renziani, desumibile dalla comitiva che si era radunata all’Hotel Champagne, della quale facevano parte gli onorevoli Cosimo Ferri e Luca Lotti, entrambi del PD, partito nelle cui fila lo stesso Palamara sperava di ottenere una candidatura importante per il Parlamento Europeo.
Quell’incontro aveva suscitato enorme scalpore poiché pare vi si discutesse della nomina del nuovo procuratore di Roma: oltre alla sede del tutto impropria, a destar scandalo la circostanza che l’On. Luca Lotti era indagato proprio dall’ufficio romano sicché era parso assai sconveniente che interloquisse sulla scelta di colui che avrebbe svolto il ruolo di suo accusatore.
Palamara, com’è subito apparso a chi non ha il prosciutto sugli occhi, non è la mela marcia, il “
capo espiatorio”. Semmai un abile ed influente anello della catena che dà vita al sistema politico correntizio, quello che abbraccia trasversalmente tutte le componenti c.d. “culturali” della magistratura - da destra a sinistra - come poi ampiamente svelato dalla progressiva pubblicazione delle captazioni trojaniche.
Il
sistema emerso dalla confessione televisiva dello stesso dott. Luca Palamara è assai preoccupante poiché denota una radicata abitudine a privilegiare le appartenenze (anziché i meriti) nella individuazione dei dirigenti degli uffici giudiziari.
Al netto della vera e propria trivialità che si scorge nei dialoghi trascritti - specialmente quelli con esponenti del gruppo di Area - vi è il palese rischio di un “
governo politico” degli uffici giudiziari e quindi della loro iniziativa di perseguire quello e lasciare in pace quell’altro.
I cittadini sono oggi legittimati a pensarlo, sulla base di quanto ogni giorno leggono sulla stampa (o almeno su parte della stampa).
Se, dunque, vi sono molti elementi per ipotizzare che il dott. Luca Palamara non decidesse da solo le nomine, che doveva invece concordare con gli altri numerosi componenti del Consiglio Superiore della Magistratura - immuni dal trojan ma non con altrettanta certezza dai metodi spartitori - vien da pensare che nella scelta del nuovo procuratore di Perugia dovessero pesare, essere tenuti in grande considerazione, i profili di ovvia preoccupazione verso l'ascesa del dott. Cantone al vertice della procura perugina.
Tutto ciò subito dopo un lungo periodo trascorso a svolgere attività del tutto diverse da quella del magistrato grazie ad incarichi conferitigli dalla politica, con la quale ha intessuto, volente o nolente, rapporti così intensi da essere
stato indicato, meno di un anno fa e proprio da Matteo Renzi, quale ideale Presidente del Consiglio per la sua parte politica.
Certo, di quella plateale indicazione nessuno può farne addebito al dott. Cantone, sul cui capo tuttavia pende, magari a sua insaputa, una investitura ingombrante e marcatamente politica, proprio di quella fazione che col dott. Luca Palamara era in grande dimestichezza.
Sta di fatto che al nuovo procuratore di Perugia spetta il compito di scandagliare le oltre 60.000 pagine scritte dal trojan inoculato nel telefonino del dott. Luca Palamara e se del caso escludere - senza la minima ombra sull'apparenza di imparzialità dell'inquirente - che in esse figurino elementi capaci di coinvolgere altri componenti del Consiglio Superiore della Magistratura. Deve cioè occuparsi necessariamente anche degli affari del CSM.
Il quale - e questo è il paradosso - elevandolo al vertice della Procura perugina, incarico per il quale non mancavano altri validi candidati, ha di fatto realizzato un risultato analogo a quello solo sperato dall’On. Luca Lotti, vale a dire che ad occuparsi delle sue cose fosse un magistrato apparentemente vicino al partito politico che più degli altri aveva denotato confidenza e frequentazione coi magistrati del Consiglio Superiore della Magistratura.
Il dott. N. Di Matteo dopo aver premesso che nessuna censura si poneva nei confronti del dott. Cantone, in modo semplice, chiaro e preciso rappresentava i motivi di incompatibilità e inopportunità a far ricoprire la carica di procuratore della repubblica di Perugia(Ufficio competente a giudicare i magistrati romani) ad un soggetto che aveva ricoperto carica di natura politica, con particolare riferimento alle attuali circostanze che affliggono il Paese. Ciò che non è più sopportabile, non si sopporta per niente, è che il movimento 5stelle, dopo aver strombazzato ai quattro venti di aver presentato un progetto di legge che vieta la possibilità di ciò per cui si argomenta, vota contro Di Matteo, dimostrando ancora una volta l'enorme pericolosità di codesto movimento, soprattutto a trattare argomenti seri e decisivi per la vita costituzionale del Paese.
RispondiEliminaPer chi come me conosce il valore, la serietà e la libertà da qualsiasi condizionamento del Dott. Masini pensare che potessero designarlo alla Procura di Perugia è pura fantasia, era scritto e si è avverato
RispondiEliminaCertamente ! no? Comunque il fatto di essere stato proposto il dott. Masini, qui di essere considerato per il suo valore, è un piccolo ma importante, passo avanti.
RispondiEliminaDa magistrato in quiescenza, pur essendo stato iscritto all' ANM ( iscrizione poi revocata a causa dei motivi per cui si dibatte)e pur avendo nelle note occasioni istituzionali votato per una "corrente" non ne sono mai stato un "soldato servente" ad ordini e commistioni,circostanza che comporta (cosa orribile)la perdita di fondamentali prerogative giuridiche.
RispondiEliminaE così siamo diventati una categoria che dispensa giustizia ( se indipendente) e subisce soprusi.Una specie di allucinazione della ragione.