di Andrea Reale - Magistrato
Davvero sorprendente l’attività normativa
del Governo in queste ultime settimane sul fronte della battaglia contro il
“sistema delle correnti” in magistratura.
Da una parte con decreto-legge
(ossia con un atto che dovrebbe avere carattere di urgenza e necessità) si
depenalizzano una serie innumerevole di condotte di abuso di ufficio, ridisegnando
il reato in termini tali da renderne quasi impossibile la contestazione ai
colletti bianchi che ne fossero
responsabili (compresi quei
magistrati coinvolti nelle conversazioni che
l’ex consigliere del CSM Luca Palamara intratteneva sul suo cellulare).
Qui si può leggere un commento che ben descrive gli effetti della novella
legislativa.
Strano appare anche il silenzio
dell’ANM su un tema a lei tanto caro, trattandosi chiaramente di una ennesima “legge ad personas”, una sorta di
inspiegabile amnistia mascherata nei confronti di pubblici amministratori e di
funzionari infedeli.
Dall’altra parte si registra una
inerzia assoluta dell’Ufficio ministeriale competente nei confronti dei
magistrati coinvolti nelle chat, il cui contenuto ormai da settimane circola su
tanti quotidiani. Eppure si avrebbero mezzi di prova formidabili per sferrare
un colpo micidiale alla correntocrazia coinvolta nel mercato delle nomine.
Ciò che davvero dimostra
l’ispirazione catartica del Ministero nel “voltare pagina” nella lotta alle
degenerazioni correntizie, tuttavia, è il progetto governativo di riforma della
legge elettorale per il CSM.
Ma di bipolare qui sembrerebbe
soltanto l’atteggiamento dell’Istituzione che lo ha partorito.
Al collegio unico nazionale per
categorie viene preferito un sistema di collegi territoriali uninominali a
doppio turno. Al primo turno verrebbe eletto soltanto chi fosse in grado di
raccogliere il 65% dei voti.
Gli unici che potrebbero farcela,
rebus sic stantibus, sarebbero soltanto
i fortissimi correntocrati presenti in qualche distretto blindato. Esistono
anche quelli, ancora oggi, in tanti uffici giudiziari italiani (tanto che
taluno parla, in pieno ecumenismo eurounionista, di regioni con maggioranze
“bulgare”).
Nel caso in cui non si raggiungesse
quel quorum, al ballottaggio accederebbero
soltanto i primi due nominativi che hanno riportato maggiori voti. E, da quanto
sembrerebbe desumersi dagli articoli di stampa, anche al ballottaggio si potrebbe
esprimere un doppio voto, con il meccanismo della ponderazione decrescente noto
nella letteratura costituzionalistica come sistema all'australiana. Peccato che
neanche i canguri saprebbero immaginare voli (pindarici) di tal fatta!
Degno della migliore intellighenzia ministeriale, inoltre,
sarebbe stato coniato quello che può definirsi il “golden
vote” (assertivamente nato per garantire le quote di genere), ossia la
possibilità di esprimere fino a quattro preferenze con un diverso peso
specifico: il primo voto conterà 1, il secondo 0,80, il terzo 0,60, il quarto
0,40.
Davvero un escamotage del tutto risibile (oltre che facilmente tacciabile di
sessismo), utile solo a dare un contentino ai candidati di minore spessore,
quelli di serie C o D, quelli ai quali
garantire un suffragio a testa darebbe troppa importanza.
Altro che debellare il
correntismo e consentire l’emersione di candidature indipendenti, dunque, proprio
questa legge rafforzerà inevitabilmente i notabilati locali e l’asfissiante
presenza correntizia che, soprattutto a livello di singoli distretti di Corte
di Appello, è ben radicata e gode di salute pluriennale.
Per altri versi anche uno
studente universitario al primo anno accademico si renderebbe conto che il ballottaggio al secondo turno non sarebbe altro che il tripudio del voto
organizzato e capillare che le correnti hanno elaborato da anni, sì da
consentire quei sapienti apparentamenti regionali, quelle cordate da canalizzare
per i più vergognosi scambi tra i gruppi maggiormente fidati o di atavica
alleanza, volti a barattare gli agognati scranni di Palazzo dei Marescialli.
Un disegno, pertanto, suicida
delle finalità assertivamente seguite e “bipolare” forse, ma nel senso psichiatrico.
Difficile scorgere buona fede nella legge elettorale del
Ministro Bonafede.
Persino i gruppi attualmente minoritari
della magistratura (ma rappresentativi di migliaia di magistrati) ed alcuni
attuali componenti togati del CSM si sono resi conti di questo “specchietto per le allodole” o,
meglio, di questa legge “fuffa” o “truffa”, che dir si voglia, ed hanno “virato” verso un sistema di sorteggio temperato (pur dopo averlo per
anni ritenuto offensivo o incostituzionale).
Hanno compreso che la casualità è l’unico modo di poter impedire la reductio
ad “unicum circulum” della rappresentatività istituzionale dentro il Consiglio
Superiore, atteso che questa riforma conferirebbe massimo potere alle correnti
attualmente più forti, ossia a quelle che hanno approfittato del più grande
scandalo nella storia dell’associazionismo giudiziario soltanto al fine di porre in essere un
“ribaltone” negli equilibri di potere tra i gruppi, senza avere alcuna reale
intenzione di autocritica e di autoriforma.
La legge elettorale proposta dal
Governo sembra scritta con la manina dei potentati correntizi in auge, poiché l’unica ad avvantaggiarsi esponenzialmente del
nuovo sistema elettorale sembrerebbe proprio la parte “progressista” della
magistratura e la sua alleanza con la componente centrista.
La pseudo-riforma si rivelerebbe, in conclusione, una pietra tombale definitiva sulla speranza
che tanti magistrati “non allineati” avevano coltivato sul “rinascimento
giudiziario”, auspicabilmente derivato da un caso talmente eclatante come
quello disvelato dal “Palamaragate”.
Così facendo, invece, si rafforzano (invece che indebolirsi) in modo
indescrivibile i rapporti di forza dei gruppi proprio nei territori dove i
magistrati esplicano le loro funzioni, rendendo ancora più forti i gruppi che
hanno sempre comandato e, di fatto, più deboli i singoli magistrati (soggetti
anche alle valutazioni di professionalità ed ai giudizi dei capi degli uffici
scelti dalle correnti nel modo che abbiamo visto), schiacciando ogni
possibilità di emersione di candidature indipendenti (ma anche di quelle dei
gruppi di minore diffusione o di nuova nascita).
Essa denota una totale succubanza,
per non pensare ad una vera e propria complicità, degli ambienti governativi
alle logiche delle tradizionali correnti ed alle dinamiche lobbistiche e
spartitorie che esse hanno alimentato fino ad oggi.
Si tratterebbe di un vero e
proprio inchino del Ministro della Giustizia al correntismo. Ma anche un tradimento dell’invito sincero ed
accorato rivolto dal Capo dello Stato alle Istituzioni competenti, affinchè nel
CSM “si prescinda dai legami personali, politici o delle rispettive
aggregazioni, in vista del dovere di governare l’organizzazione della
Magistratura nell’interesse generale".
Con un ulteriore danno, in
aggiunta alla beffa, nei confronti di coloro che da anni sono vittime e parti lese dal c. d. “sistema
delle correnti”.
Costoro - come anche tanti
dirigenti pubblici- non avrebbero più neanche adeguati strumenti di tutela
avverso iniqui provvedimenti dei loro “capi”, visto che, grazie anche alla
sinergica riforma dell’abuso d’ufficio, resterebbero penalmente irrilevanti le
condotte abusive dei pubblici ufficiali o degli incaricati di un pubblico
servizio nei loro confronti.
Per l'ennesima volta, a cantilena, ripeto: che non intendevo esagerare, per nulla, allorquando a partire dal 12 settembre scorso dicevo che per la giustizia sarebbe stato il peggiore governo dall' Unità d'Itala. Da mesi in pochissimi denunciamo a squarciagola quanto qua si teme. Purtroppo da subito si è visto che non sentono alcuna ragione, tirano dritto fino ad una ricostruzione rafforzata del sistema in atto. Gli interessi sono enormi. Tanti affari sono nell'aria e non devono essere pregiudicati. Bisogna ripristinare un "Palamaragate" perfetto, assolutamente inattaccabile. Personalmente non ho mai prediletto il sistema a sorteggio, ma difronte una imminente catastrofe della magistratura, sono convinto che quanto qui si propone, quanto meno, anche in via provvisoria, sia l'unico modo per evitare l'inevitabile.
RispondiEliminaE come fila l'Orien-Express, nemmeno un minuto di ritardo. Il C.S.M. rischia di perdere Ardita, Di Matteo ed altri simili che potrebbero sostituirli. Dobbiamo strapparci le vesti ? Proprio no! Non siamo più nel 1992. Oggi una corazzata dotata di due lanciamissili a gittata intercontinentale, formata da Ardita, Di Matteo Gratteri, scarpinato, da questa formidabile Redazione, e da un piccolo ma significativo gruppo di magistrati dall'elevato profilo etico-morale e professionale, dotato di un coraggio da leone, attraversa i mari. Noi siamo qui esclusivamente per dare una mano d'aiuto a chi ritiene che dopo la vita, la cosa più importante è il lavoro e l'onore. Soprattutto per servire il Popolo italiano, sovrano.
RispondiEliminaSiccome i cima alla piramide c' è il capo dello stato mi auguro che queste leggi, o meglio, questi peggioramenti di legge non passino, altrimenti come fa una giustizia così strumentale a giudicare, cioè ergersi a misura dei comportamenti umani di un'umanità sempre più fiaccata dai pessimi esempi che vengono dall' alto e messa in condizione di scegliere la via più breve e spesso dolosa per risolvere le proprie controversie?
RispondiEliminaCome fa l' uomo comune a tenere la schiena dritta , nelle mille difficoltà di oggi, quando a giudicare ci sono persone che si autoassolvono riguardo a comportamenti grossolanamente e gravemente dolosi?
Bisogna che l'argomento diventi pubblico, discusso in televisione, nelle numerose trasmissioni, le stesse che hanno parlato di Palamara e ora hanno archiviato. Muovetevi, Voi Magistrati di alto rango morale, non fatevi fagocitare dai "tritacoscenza" che stanno portando la società sul precipizio dove ogni esigenza di qualche lobby diventa un diritto, emanando leggi ad personas.
Non siete invisibili, per fortuna, e allora non permettete a pessimi commedianti di rubarvi la scena e con questo anche l' efficacia di una buona condotta. Non può finire così!!No, altrimenti c'è qualcosa di molto marcio che, per spirito di sopravvivenza, non oso immaginare
G.Bottazzi( PC)