di Massimo Vaccari - magistrato
Uno degli aspetti più
eclatanti, ma forse meno noti, del correntismo, che sono stati disvelati dalle
chat dell'indagine su Luca Palamara, è il controllo quasi militare che
gli esponenti delle correnti esercitano sui distretti in cui prestano o hanno
prestato servizio e che costituiscono i loro bacini elettorali di riferimento.
Il controllo si
manifesta soprattutto nel suggerire o sconsigliare al p.m. romano questa o
quella nomina ad incarichi direttivi sulla base, il più delle volte, di criteri di
mera appartenenza e più raramente della conoscenza personale.
Nelle intercettazioni
ne troviamo molti esempi.
Come dimenticare
infatti il caso dell'esponente napoletano di Unicost che aveva inviato a Luca
Palamara un pizzino riportante alcuni nomi di aspiranti ad incarichi negli
uffici giudiziari del distretto di Napoli, accompagnato dalla raccomandazione
di votare quelli segnati in giallo ?
E dobbiamo anche
ricordare analoghe segnalazioni via whatsapp, per alcuni posti direttivi della Sardegna, da parte di un esponente di Area, il cartello delle toghe progressiste, originario di quella regione.
Ma si inserisce pienamente
in questa prassi gravemente distorta anche il contenuto di alcuni messaggi, pubblicati
sul sito de La Verità, che sono intercorsi tra il signore delle nomine e Anna Canepa
(per gli amici Annina), ligure, esponente di magistratura democratica, e un curriculum di tutto rispetto: già vicepresidente
dell’ANM (nello stesso quadriennio in cui Palamara ne fu presidente), all’epoca
dei fatti sostituto procuratore della DNA e candidata, senza successo, alle recenti elezioni suppletive per il CSM (quelle resesi necessarie per le dimissioni di alcuni consiglieri).
E’ la dott.ssa Canepa che
il 25.7.2018 scrive a Luca Palamara per segnalargli che il giorno successivo la
commissione incarichi direttivi del CSM avrebbe dovuto deliberare la nomina
del procuratore di Savona.
Subito dopo "Annina" riferisce che per quel posto “sono in corsa” due colleghi, di cui precisa anche
la appartenenza correntizia, precisando però subito che “questo non è un problema”
ma aggiunge che si tratta di "2 banditi incapaci", senza motivare
tale sua affermazione. Poi prosegue affermando che “il migliore è Ubaldo Pelosi,
un collega veramente valido, attuale reggente
Palamara replica con un
“ok tesoro”, in segno di recepimento della indicazione, e la Canepa conclude lo scambio di messaggi con un significativo “mi raccomando”.
Per la cronaca risulta poi che il 12
settembre 2018 il dott. Pelosi sia stato nominato procuratore di Savona come
desiderava il magistrato ligure.
Ad oggi l’interessata
non ha smentito il contenuto di questa chat cosicchè non troviamo argomenti che
possano smentirne il chiaro significato di accalorata raccomandazione, proveniente da un
soggetto che non aveva nessun titolo per intervenire nella procedura di valutazione
dei candidati a quel posto.
Ricordiamo
ancora una volta che nessuna previsione di legge o circolare consente ad un
soggetto estraneo al Csm di fornire garanzie su singoli candidati e, per di
più, in modo del tutto informale, al di fuori della procedura di valutazione
prevista e demandata all’organo di autogoverno.
Quell’indebito intervento poi appare particolarmente odioso sia perché accompagnato da un giudizio immotivatamente offensivo nei confronti dei candidati non
graditi sia perché dimostra nessuna considerazione per la stessa funzione del
Csm, evidentemente ritenuto, dalla dott.ssa Canepa, incapace di valutare
adeguatamente la posizione da lei segnalata.
Da tale punto di vista la sollecitazione della dott.ssa Canepa si è risolta
in una interferenza
sul corretto funzionamento dell’organo di autogoverno dei magistrati.
Ad oggi non ci risulta
nessuna reazione di fronte a questi fatti da parte della corrente cui appartiene
la dott.ssa Canepa e nemmeno da parte dagli organi di vertice dell’Anm.
Eppure l’Anm è perfettamente
consapevole, per averlo evidenziato a seguito di analoghi casi
(https://toghe.blogspot.com/2020/06/non-chiamarmi-donatella.html), che la
condotta sopra descritta integra una violazione dell’art. 10 del codice etico
dell’associazione, che prevede testualmente, al suo primo comma, che: “Il
magistrato non si serve del suo ruolo istituzionale o associativo per ottenere
benefici o privilegi per sé o per altri” e, al terzo comma, che :”Il magistrato
si astiene da ogni intervento che non corrisponda ad esigenze istituzionali
sulle decisioni concernenti promozioni, trasferimenti, assegnazioni di sede e
conferimento di incarichi”.
In questi ultimi tempi è tornato di attualità il tema delle
quote di genere per i consiglieri togati del CSM.
La lettura di questa chat
però, oltre ad averci ricordato il
titolo di un libro per bambini, dal quale abbiamo mutuato il titolo del pezzo,
ci fa dubitare che una simile modifica possa servire a fare mutare le prassi in
voga a Palazzo dei Marescialli.
La caserma: questo modo di operare sta alla base delle mafie. Il CSM non ha fatto altro che adeguarsi alla mutazione in caserme dei distretti giudiziari. Ancora una volta, grazie a Pignatone: Se Fava e Palamara anziché disertare avessero continuato a fare i soldati e rispettare ufficiali e sottufficiali avrebbero continuato ad essere utili idioti, come lo sono tutti quei magistrati che nei distretti giudiziari accettano vilmente il metodo delle caserme.
RispondiEliminaE come poteva smentirlo. Grazie mille, diecimila volte grazie dott. Vaccari e grazie a questo Blog per l'intervento. Quello che è successo a Savona e di rimando a Genova in questi ultimi 20 anni e sicuramente da prima, solo Dio lo sà. Rectius: Dio, i poveri sventurati che subiscono, i ciechi, i sordi i muti. Enorme lavoro ha fatto la "Casa della Legalità" presieduta da Christian Abbondanza, con sacrifici immensi.
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