Nelle dichiarazioni di Davigo sulla deliberata cessazione della sua carica nel CSM e sulla sua determinazione di ricorrere al TAR, ci sono passaggi che destano forti perplessità e molta preoccupazione.
Primo tra tutti quello in cui l’ex magistrato ha testualmente dichiarato: “sarebbe bastato un cenno del Presidente della Repubblica per farmi dimettere. Non c’era bisogno di farmi arrivare al voto”.
L’affermazione di Davigo è già assai preoccupante perché dà conto della disponibilità di un componente del CSM a dimettersi non per propria autonoma e convinta determinazione ma per “un cenno” del Presidente della Repubblica; ed è ancor più preoccupante perché lascia intendere l’idea che un Presidente della Repubblica possa sollecitare, ad nutum, le dimissioni di un membro dell'organo di autogoverno dei magistrati.