Qualche giorno fa al telegiornale hanno dato la notizia che il Covid era verosimilmente presente in Italia sin dall’autunno del 2019. E’ stato possibile stabilirlo grazie a dei campioni che, raccolti per altre finalità in tempi remoti, erano stati nuovamente analizzati col “senno di poi”.
Avevamo in passato giocato sull’urina evocata dal dott. Bruti Liberati assecondando l’interpretazione che egli stesso ne aveva fornito (link1 - link2).
Ma il quadro pandemico che investe anche la magistratura italiana (così definito nei discorsi ufficiali di inaugurazione dell’anno giudiziario) suggerisce di adottare la medesima tecnica degli analisti in cerca delle origini del Covid.
L’episodio è stato molto recentemente rinfrescato dal dott. Robledo in televisione e quindi il campione di urina è ancora disponibile.
Alla luce di quanto è emerso dal saggio Sallusti-Palamara che affrescano il “sistema” quella frase, detta in quel contesto, non fa ridere per niente.
Non fa ridere perché ci sono tutte le ragioni, oggi, per assegnarle l’efficacia di una minaccia reale e concreta.
Essa evocava, col "senno di poi", proprio lo strapotere delle correnti sui singoli magistrati la cui indipendenza è rimasta per troppo tempo affidata solo alla loro dignità piuttosto che al rispetto delle regole.
E quindi quella battutaccia suona oggi davvero di pessimo gusto.
La versione di Bruti Liberati si confronta, finalmente, alla pari con quella del dott. Robledo (nel video qui sopra), entrambi in pensione e quindi nessuno potendo confidare nel giudizio - insondabile - del CSM di allora e nelle più che documentate interferenze del Presidente della Repubblica in quella vicenda.
E allora sorprende che il dott. Bruti Liberati, convinto facilitatore della riforma Mastella - foriera di molti dei mali odierni primi tra tutti il carrierismo e il potere monarchico dato ai procuratori - sia ancor oggi udito in Commissione Giustizia per portare chissà qual vento di novità, essendo egli uno degli artefici dell’attuale assetto, assecondato dall'ANM dell'epoca, al quale occorre rimediare con estrema urgenza.
Così come va disapprovato che egli sia ancora oggi chiamato da “professore” alla scuola della magistratura (quella lottizzata secondo il Consiglio di Stato) , dove le nuove generazioni di magistrati dovrebbero essere allevate nel culto dell’indipendenza ed allenate a rispondere ad un "capo" che si fa arrogante, non a "benedire" la riforma Mastella.
Un vero capolavoro, non c'è che dire, se non ci fosse stata chissà che succedeva ...
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