di Donato D'Auria - Magistrato
15 marzo 2010, Edmondo Bruti
Liberati ad Alfredo Robledo: Ricordati
che al Plenum sei stato nominato aggiunto per un solo voto di scarto, un voto
di Magistratura democratica. Avrei potuto dire a uno dei miei colleghi al
Consiglio che Robledo mi rompeva i coglioni e di andare a fare la pipì al
momento del voto, così sarebbe stata nominata la Gatto, che poi avremmo
sbattuto all’esecuzione (da Palazzo d’ingiustizia di Riccardo Iacona, pag.
58).
24
settembre 2018, Valerio Fracassi a Luca Palamara in relazione ad una votazione
in Plenum: "Massimo dice che lui non può
non votare contro ma non dà fastidio. L’ho fatto parlare davanti a Galoppi ed è
stato ambiguo. Mi servono almeno due astensioni tue o due persone che vanno in
bagno ."(dalla chat pubblicata da La Verità).
Dunque,
si potrebbe dire che il tempo passa, ma i problemi di prostata che affliggono i
consiglieri superiori rimangono!
E
che dire della singolare opzione lessicale - ormai consolidata - dei
consiglieri nell’ambito delle scelte dell’organo di autogoverno?
23
novembre 2012, in una mail indirizzata ad altri consiglieri del suo gruppo, ma
inviata per errore sulla ml nazionale dei magistrati, Francesco Vigorito
disquisiva della opportunità politica di piazzare
(questo il termine utilizzato) una giovane collega intranea ad Area (il
cartello elettorale formato da Magistratura Democratica ed i Movimenti per la
giustizia) in un posto direttivo, a discapito di altro collega più anziano
ugualmente appartenente al suo gruppo, facendosi venire qualche senso di colpa,
sfiorato dal dubbio di aver commesso una ingiustizia, che sperava non fosse
troppo grossa (sic!).
Dunque, appartenenza alla corrente ed opportunità
politica, a fronte del criterio della anzianità (del merito non è dato sapere,
ma quello - si sa - non interessa).
13
settembre 2017, Luca Palamara a Valerio Fracassi in relazione agli incastri
concordati per attribuire incarichi una pluralità di magistrati sull’intero
territorio nazionale: “Puoi
tranquillamente dire a Giovanni che sono io che non faccio votare roma. E che
ho sempre rifuggito l'argomento. Così facciamo fare gli accordi ai napoletani
su Cassino e consentiamo alla Casellati di piazzare la Chiaravalloti.
Ovviamente puoi dire anche che sono io che voglio fare ostruzionismo per votare
la DNA” (dalla chat pubblicata da La Verità).
Che
l’utilizzo di un siffatto termine, più consono a trattative commerciali, che a
scelte consiliari, sia ormai consolidato, trova conferma nella circostanza che
anche soggetti estranei al Consiglio Superiore della Magistratura, come l’ex
capo di gabinetto del Ministro della giustizia, se ne erano appropriati (a Luca
Palamara, che gli chiedeva di parlare con il Direttore generale della Direzione
Generale dei magistrati del Ministero di Giustizia per sistemare una collega
fuori ruolo, Fulvio Baldi rispondeva: “Se
no che cazzo li piazziamo a fare i nostri?”).
Anche
in questo caso si potrebbe dire che il tempo passa, ma il linguaggio da basso
impero resta lo stesso, così come si perpetuano nel tempo gli illeciti accordi
tra le correnti per sistemare i propri associati, facendo rinviare votazioni
fino a che non si trova la quadra tra le varie caselle che si devono occupare,
quasi si trattasse di una battaglia a Risiko.
13
settembre 2017, ancora Valerio Fracassi a Luca Palamara:“Piergiorgio è spaventato perché in Emilia Romagna sente profumo di
accordi upc-mi. Così rischiano di saltare altri accordi” (dalla chat
pubblicata da La Verità).
Un
vero e proprio mercato, in cui pare che non sempre si rispettino i patti,
specie dopo aver incassato!
25
ottobre 2017, ancora Valerio Fracassi a Luca Palamara: Su pt Palmi mi avevi dato parola dopo aver incassato altro. Ora ci
ripensi .... Così non va. Io mantengo le parole. Vorrei che facessi altrettanto
(dalla chat pubblicata da La Verità).
Il
Consiglio Superiore della Magistratura ridotto a terreno di conquista delle
correnti, che ragionano e si comportano come soggetti politici, nella peggiore
accezione del termine.
11
luglio 2017, Valerio Fracassi a Luca Palamara: Unica obiezione: con la doppia proposta Napoli e unanimità Cafiero Pna
noi paghiamo prezzo politico e voi no - L. P.: Io ho problema Napoli … Grosso
come una casa (dalla chat pubblicata da La Verità).
Quello
che, però, preoccupa è il salto di qualità che si è verificato negli anni,
posto che dalla mail di Vigorito (mai dimessosi, né espulso dal gruppo di
appartenenza per questa involontaria confessione, ma addirittura premiato dopo
la consiliatura con un direttivo) emergeva una spartizione dei posti da
assegnare interna ai sodali della corrente, mentre dalle chat rinvenute nel
telefono di Luca Palamara emerge una fitta trama di accordi tra tutte le
correnti, nessuna esclusa, che rendono le diversità ideologiche un mero
paravento dietro il quale nascondere i patti illeciti stretti, riducendo le
scelte consiliari né più né meno che ad una farsa, una rappresentazione
teatrale di un copione scritto in altre sedi.
La meritocrazia richiamata nelle
numerose circolari prodotte dal C.S.M. sembra non interessare nessuno: della
professionalità dei prescelti, dei loro fascicoli personali, dei loro curricula
nessuno pare conoscere alcunché, perché l’unico parametro è quello
dell’appartenenza.
Siamo,
dunque, al consociativismo puro, con le conseguenti pratiche di spartizione e
di lottizzazione tra le correnti in base al peso di ognuna di esse e la
sistematica esclusione di chi non appartiene, che non viene nemmeno preso in
considerazione, come se non esistesse (circostanza questa, peraltro,
candidamente ammessa da Luca Palamara nella sua prima apparizione televisiva
dopo lo scandalo che lo ha coinvolto); consociativismo che assicura la
perpetrazione degli accordi di divisione del potere ed il loro sfrenato
proliferare, dove la reciprocità comporta che la minoranza non ha nessun
interesse a controllare la maggioranza.
Obiettare
che, così ritenendo, equivale ad affermare che di notte tutti i gatti sono bigi
è operazione mistificatoria, che non vuole tener conto di quanto sta emergendo
e verosimilmente - vista la mole di materiale che deve essere ancora esaminata
- continuerà ad emergere: la situazione che gli elementi raccolti ci
restituiscono, purtroppo, è un quadro di desolante squallore, in cui gli
interessi particolari dei singoli gruppi sono gli unici perseguiti. Non mi
pare, dunque, che abbia molto senso disquisire tra chi abbia piazzato più soci
e chi ne abbia sistemati meno, nel momento in cui tutti partecipano alla
spartizione, poiché tutti sono intranei al sistema.
Del
resto, conversando di liete faccende familiari con Luca Palamara, Valerio
Fracassi scrive testualmente: "Ti confesso
che del csm non me ne frega un ... e L. P.: Sono assolutamente d’accordo con te … "(dalla chat pubblicata da
La Verità).
2 commenti:
Avrebbero fatto molto bene a nominare la Gatto ! Avrebbe mangiato il topo e tanti problemi non ci sarebbero stati. Il topo si muove troppo, sempre affamato e molto curioso, ciò lo porta a contravvenire ad una legge fondamentale voluta dall'ordine naturale delle cose: mai superare il limite, la linea rossa, oltrepassata la quale, si paga sempre. Comunque, id quod plerumque accidit, una volta scoppiata la bomba si corre per rimediare, si cerca a tutti i costi di riparare il sistema affinché riprenda a funzionare. Se possibile, meglio di prima. Sono già al lavoro.
Chiaro nel concetto e pienamente d'accordo con quello che scrivi caro Donato
Posta un commento