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mercoledì 23 novembre 2022

No, forse non poteva ...


 

Con sentenza n. 34380/22 le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno cassato la decisione della  Sezione Disciplinare del CSM secondo cui interferire sulla vita professionale dei colleghi confabulando coi consiglieri superiori per spingere l'amico (di corrente) e osteggiare il nemico non avrebbe leso il canone della correttezza.


La vicenda - a questo punto una  "saga" - vede dunque schiudersi un nuovo capitolo la cui scrittura è affidata alla Sezione Disciplinare che dovrà comporsi  subito dopo l'insediamento dell'appena  rinnovato CSM. 

Le puntate precedenti sono  leggibili qui e qui.


 

 

martedì 22 novembre 2022

Qualche suggerimento per il nuovo Ministro



di Guido Salvini - Magistrato


Sono GIP, con poche interruzioni, dall'entrata in vigore del Codice attuale e guardo con preoccupazione ai compiti e al futuro soprattutto del mio ufficio, un ufficio che nel 1989 ho visto nascere.

L'immagine è quella di un asino zoppo che dovrà trainare quello che di solito traina una locomotiva.

È vero che con l'aumento delle citazioni dirette al Tribunale gli uffici GIP-GUP saranno sgravati di qualche processo ma ben maggiori sono le nuove competenze che gli si attribuiscono.

Nuove udienze per il controllo della tempestività dell'iscrizione della notizia di reato da parte dei Pubblici ministeri e sul rispetto dei termini per le indagini. L'aumento dei proscioglimenti quando non vi sia una ragionevole probabilità di condanna, regola del tutto giusta ma che aumenterà il numero delle sentenze da scrivere. L'ampliamento dei riti speciali, dal giudizio abbreviato condizionato al patteggiamento.

Soprattutto l’ufficio GIP-GUP assumerà sempre di più, con l'immediata applicabilità di tutte le sanzioni sostitutive, le funzioni anche di Giudice di sorveglianza e dell'esecuzione della pena.

Dopo aver disposto le sanzioni sostitutive in sede di cognizione tratterrà i fascicoli, ed è probabile che le stanze ne saranno piene, sino alla loro completa esecuzione con tutti problemi e gli ulteriori interventi che ciò comporta

Ed in più la giustizia riparativa un mondo tutto da scoprire ma che comporterà a cascata altri compiti.

Con le nuove norme introdotte le competenze dell'ufficio GIP- GUP quindi si estendono e diventano immense. Vanno da piccoli problemi che un tempo erano di competenza della Pretura, ad esempio i decreti penali che saranno più numerosi e in cui dovrà calcolare anche la diminuzione di 1/5 della pena se la somma irrogata verrà pagato subito sino alle grandi indagini di corruzione, di mafia di competenza delle Direzioni Distrettuali Antimafia e di norma delle Corti di Assise. In pratica tutto o quasi.

Uno scenario insostenibile, lo ha scritto recentemente su un quotidiano anche il presidente Aggiunto dell'Ufficio Gip di Milano, certamente uno degli uffici “strategici” per saggiare il funzionamento della riforma e, come quasi tutti, con molti posti in organico scoperti.

Molti lettori lo sanno, ma è bene ricordarlo, che nelle nostre sezioni GIP e GUP sono le medesime persone che nello stesso processo possono essere solo GIP o solo GUP e si scambiano quindi fascicoli con un sistema di incompatibilità incrociate. Sono anche compiti molto diversi, il GIP emette le misure cautelari e i sequestri e autorizza le intercettazioni, il GUP giudica in udienza preliminare e nell'abbreviato ed entrambi hanno mille altre competenze. Con il rischio, con l'effetto espansivo dei compiti previsto dalla riforma, di saltare da un ruolo e da un provvedimento all'altro ogni giorno e di fare tutto così così

In realtà l'organizzazione, la ripartizione delle competenze e il numero dei magistrati assegnati erano stati pensati al momento del varo del Codice attuale quanto il numero e l'eterogeneità degli istituti erano incomparabilmente minori.

Non voglio criticare la riforma animata da principi importanti sul senso dei giudizi, non rendendo più necessari quelli che non lo sono, e sul senso dell'esecuzione della pena. Ma in un sistema razionale, per raggiungere qualsiasi obiettivo l'organizzazione dovrebbe precedere o almeno essere contemporanea alla norma, non il contrario. E non saranno certo poche settimane di slittamento a darci quello che sinora è mancato.

E mi interessano poco i continui duelli, spesso politicamente strumentali, tra i giustizialisti e gli ultragarantisti che hanno soprattutto l'effetto di paralizzare qualsiasi riforma razionale della giustizia. Credo in Italia sia l'unico paese europeo in cui il dibattito sulla giustizia ha formato due partiti stabili e tra loro irriducibili.

Qualcosa bisogna immaginare, al di fuori delle dispute ideologiche.

Credo che sia venuto il momento di abolire l'udienza preliminare e con essa la figura del GUP. Nella situazione attuale, ma in prospettiva potrà essere ancora peggio, i fascicoli restano già parcheggiati nel suo ufficio, prima che sia possa possibile fissare l'udienza, anche 1 anno -1 anno e mezzo e nessun sistema in realtà può sopportare quattro gradi di giurisdizione.

Con una scelta più coraggiosa, come avevano proposto alcuni parlamentari non schierati durante la discussione della riforma Cartabia, tutti i processi dovrebbero essere direttamente convogliati alla nuova udienza filtro dinanzi al Tribunale dove si potrà chiedere il proscioglimento anche in base alle nuove regole di giudizio, chiedere i riti alternativi che certo non sparirebbero o iniziare il giudizio ordinario.

Si salterebbe così un passaggio e una, frequente, fase di stasi dei fascicoli senza ledere i diritti di nessuno. Parte dei giudici della sezione GIP-GUP dovrebbe passare in Tribunale rinforzandolo e quelli che resterebbero potrebbero finalmente affrontare nel solo ruolo di GIP, con una funzione finalmente omogenea, i compiti loro propri, l'esame delle richieste dei Pubblici Ministeri con una possibilità di approfondimento maggiore. Riducendo il rischio che qualcuno, in difficoltà, finisca ad accogliere a scatola chiusa le istanze dell'accusa. In questo modo si affronterebbe certamente molto meglio l’ondata di nuovi compiti che la riforma introduce.

Sarebbe da eliminare anche l'assurdo giudizio immediato che, a dispetto del nome è uno di quei treni “accelerati”, cioè lenti, di un tempo e comporta una mezza dozzina di inutili passaggi di carte tra PM, GIP e GUP mentre l'imputato, quasi sempre detenuto, aspetta

Bisognerebbe poi comincia a pensare, al di fuori dei pregiudizi di casta e degli schemi prefabbricati, anche ad un più intelligente utilizzo del “personale”, cioè i magistrati, risorsa limitatissima. Anche con idee impopolari. Nessuna struttura organizzata, basterebbe consultare un qualsiasi sociologo del lavoro, consente che risorse ancora nel pieno della loro efficienza si spostino per loro volere verso settori secondari, sotto utilizzando così capacità preziose. Oggi invece nel settore pubblico della giustizia magistrati di anche meno di 50 anni (che corrispondono ai 35-40 di un dirigente di una azienda commerciale o industriale) sulla base di una loro semplice scelta defluiscono, nel pieno delle loro capacità, dalla prima linea, gli uffici dei Gip e i Tribunali, al ruolo di Appello per i restanti 20 anni, in una retrovia tranquilla e poco usurante, soprattutto ora in cui processi di appello sono divenuti “cartolari” cioè senza udienza. Per mantenere sufficienti gli organici d'appello si dovrebbe piuttosto pensare ad un giudice singolo e non collegiale almeno per i processi celebrati dal giudice monocratico in primo grado. In più innalzare, a richiesta, i limiti massimi di servizio a 72 anni in modo da recuperare una quota di magistrati soprattutto in secondo grado. Questo a fronte della scopertura degli organici della magistratura che ha raggiunto ormai ben 1600-1700 unità, assenze non rimpiazzabili a breve dato che anche l'ultimo concorso produrrà, per le bocciature (anche in italiano non solo in diritto), ben 1/3 di meno dei posti banditi.

Un’altra necessità che s'impone è il trasferimento altrove di una miriade di micro-impegni che trasformano l'udienza in una attività amministrativa. Con la riforma le sanzioni sostitutive, soprattutto il Lavoro di pubblica utilità, aumenteranno esponenzialmente. Chi non frequenta le aule non lo sa o finge di non saperlo ma una semplice guida in stato di ebbrezza in cui viene chiesta la sanzione sostitutiva non rappresenta certo una velocizzazione ma l’esatto contrario. Infatti, si snoda già ora a partire da quel momento una serie di udienze, che dovrebbero essere dedicate ad altro, per reperire l'Ente convenzionato e ottenere il programma personalizzato dall'UEPE, l'Ufficio esecuzione penale esterna. Un piccolo reato stradale diventa così un piccolo maxi-processo e questo con la riforma si moltiplicherà perché le sanzioni sostitutive saranno richieste anche in caso di pene sino a 4 anni. Se per un reato che prende la via della sanzione sostitutiva vi saranno il doppio o il triplo di udienze con lo stesso numero di giudici, il risultato sarà l’opposto della riduzione dei tempi. La soluzione è semplice ma comporta un impegno, soprattutto della politica. Ammessa la sanzione sostitutiva il giudice non deve vedere più fascicolo, devono occuparsene le autorità amministrative. Diversamente si rischia la paralisi.

Sono proposte diverse tra loro ma hanno un filo comune, guardare alla giustizia non come terreno di scontro ma come un oggetto da far funzionare.

Sono proposte non ideologiche, di cui il Ministero potrebbe tenere conto, volte a far funzionare la nuova legge che altrimenti, in una eterogenesi dei fini, provocherà il contrario di quanto sperato, non accelerazione che abbiamo promesso all'Unione Europea ma il rallentamento del sistema sino al suo impantanamento. Mi sembrano approcci razionali sulla base delle forze di cui si dispone. Speriamo che qualcuno vi rifletta.

sabato 22 ottobre 2022

La salva correnti.




di Nicola Saracino - Magistrato

Diciannove su venti. 

Il nuovo Consiglio Superiore della Magistratura è stato consegnato, ancora una volta e pressoché totalmente, al correntismo. 

Non è servito aumentare il numero dei consiglieri togati da 16 a 20 per far spazio a candidature non sponsorizzate.

Salva l’anomalia (Mirenda) di cui si dirà    di qui a poco, la riforma Cartabia, introdotta al dichiarato scopo di arginare il correntismo, ne ha alla fine consolidato la forza. 

Tra gli effetti ampiamente prevedibili rientra anche quello della scomparsa della corrente minoritaria di Autonomia e Indipendenza (quella nata su impulso del dott. Piercamillo Davigo, ormai in pensione) che nella precedente consiliatura era rappresentata da più di un consigliere  e che patisce, oggi,  il congegno dei collegi uninominali, solo in minima parte compensato dalla modesta quota proporzionale, insufficiente a fare eleggere anche un solo togato di quella corrente.  

Si diceva del dott. Andrea Mirenda, l’unico magistrato non appartenente alle correnti che, è il caso di dire, l’ironia della sorte ha voluto condurre nella roccaforte del correntismo così fortemente voluta dal Ministro Cartabia. 

La cui riforma, ormai legge promulgata dal Presidente della Repubblica, non oseremmo  mai definire “canaglia”, com’è permesso solo ai magistrati che confidano nella benevolenza loro riservata dalla comune appartenenza correntizia coi titolari dell’azione disciplinare e con i giudici elettivi che su tale  materia decidono (una sezione dello stesso CSM, per l’appunto). 

Era stato ampiamente annunciato che  il risultato della riforma del sistema elettorale del CSM avrebbe tradito i propositi che apparentemente assecondavano  l’aspirazione del Capo dello Stato di sottrarre, almeno in parte, il CSM alla tenaglia delle consorterie di magistrati, tali essendo le correnti quando il loro agire si manifesta nei termini a tutti ormai noti  per effetto del trojan palamariano che ha indotto il Presidente della Repubblica ad evocare “una magistratura china su sé stessa, preoccupata di costruire consensi a uso interno, finalizzati all’attribuzione di incarichi.”.  

Una favola per bimbi.

E’ quindi paradossale che i fautori della irrilevante riforma possano oggi allegare a loro discolpa  l’elezione del dott. Andrea Mirenda, che comunque  non sarebbe avvenuta se un nugolo di magistrati non avesse organizzato, in proprio, la candidatura di togati estratti a sorte  che hanno raccolto un numero di voti sufficienti a far eleggere il dott. Mirenda, in virtù dell’apparentamento che ne ha legato le sorti per la quota proporzionale.

Se fosse dipeso solo dalla legge voluta dal Ministro Cartabia, dunque, anche il ventesimo seggio sarebbe stato appannaggio delle correnti. 

Ed allora non serve ricorrere ad epiteti sguaiati per catalogare una riforma di facciata già colpita dalla condanna della sua irrilevanza. 

S’è trattato, in sostanza, di un malcelato inganno che ha tradito, prima d’ogni altra cosa, la stessa esortazione del Capo dello Stato secondo cui  serviva una riforma che sapesse sradicare accordi e prassi elusive di norme, pratiche che le correnti hanno attuato con la solita maestrìa.  

Per colpa o merito, a seconda dei punti di vista,  di chi ha finto di voler cambiare e che non a caso è oggi indicata come prossimo, graditissimo alle correnti,  vice presidente del CSM.  

sabato 15 ottobre 2022

Un marziano tra noi



di Milena Balsamo - Magistrato


Al seguente link: https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/10/14/santalucia-anm-il-nuovo-governo-non-tenti-di-metterci-in-riga-con-le-riforme-cartabia-a-rischio-modello-costituzionale-di-magistrato/6839297/ si può  leggere una sintesi del discorso pronunciato ieri dal Presidente dell’Anm al congresso di tale associazione che si tiene a Roma dal 14 al 16 ottobre.

Ora, è indubbiamente vero che, come sostiene il dott. Santalucia, la riforma Cartabia è un assemblaggio di disposizioni tanto generiche quanto pericolose per il modello costituzionale di magistrato e che la forte spinta verticistica di cui essa è intrisa vulnera in modo nemmeno troppo celato il disposto dell'art. 107 della costituzione, anche se ciò sembra non dispiacere a molti.

Provocano però un misto di sconcerto e turbamento le  dichiarazioni di Santalucia,  secondo le quali ' l’Anm “non è rimasta inerte“ e i magistrati stanno “facendo i conti con gli errori del passato” e gettando le basi per una “più efficace prevenzione delle cadute  etiche e che egli non avrebbe visto fare altrettanto ad altre categorie professionali che hanno conosciuto e conoscono simili cadute”. 

Perchè queste frasi sembrano profferite da un alieno che ha vissuto gli ultimi quattro anni su Marte.

E infatti come può il collega affermare con cotanta sfrontatezza che l'Anm non è rimasta inerte a fronte delle cadute etiche della Magistratura e della sua istituzione?

Dove mai era Santalucia quando il Procuratore Generale della Cassazione ha adottato la direttiva autoassolutoria, quella che ha legittimato tutte le condotte di autopromozione dei magistrati, senza che l'Anm di cui lui è vertice profferisse una sola parola di biasimo?

E dov'era quando l'Anm ha assolto tutti i Magistrati coinvolti nelle chat di Luca Palamara: tra chi denigrava i colleghi per piazzare  i 'nostri' perché ci hanno votato e alla fin fine sono anche bravi, a chi li denigrava per piazzarsi, a chi addirittura chiedeva di condannare disciplinarmente il collega troppo indipendente, a chi si raccomandava per non farsi spostare, benché segnalato dal capo dell'ufficio, “perché tanto qui tutti hanno parenti mafiosi” (si veda il contenuto della chat pubblicate su molti quotidiani, come quelle di cui al seguente link: https://www.ilriformista.it/la-gip-di-reggio-accusa-magistrati-imparentati-con-le-cosche-183927/) ?

E dove ancora si trovava Santalucia quando il Csm - ove si presume egli si trasferirà con altri ora ai vertici dell'Anm alla prossima consiliatura- ha dato loro la benedizione?

Quale altra categoria è strutturata con un organo di autogoverno le cui decisioni non vengono impugnate ( certamente non dall'interessato nè da chi si trova in probabile situazione di conflitto) e che ha potuto sottrarsi alla legge?

Medici e docenti per fatti analoghi sono stati tutti indagati. E’ il caso di ricordarlo a Santalucia che forse non ha neppure letto i quotidiani.

Quale percorso di palingenesi etica ha iniziato la Magistratura rispetto alle altre categorie?

Perché nessuno lo ha visto.

E ancora tocca ricordare al presidente dell’Anm che la riforma Cartabia l'ha voluta l’associazione delle correnti, da lui presieduta, quelle correnti che hanno tuttora i loro uomini nei posti chiave, anche del Ministero della Giustizia, dalle cui nobili file, come è noto, proviene anche il dott. Santalucia.

E a nessuno di quegli uomini né le correnti né l’Anm hanno mai chiesto le dimissioni,  benché - secondo la ricostruzione di Santalucia-  non avrebbero dovuto tollerare - credo - in un percorso di autoriforma etica-  la loro collaborazione a progetti fratricidi.

Quella riforma l'ha voluta l'Anm che ha proclamato un giorno di sciopero cui nessuno avrebbe mai partecipato perché reazione intempestiva e risibile.

La Magistratura non vuole essere messa in riga?

Ma dott. Santalucia, era proprio quello che volevate!

E lo avete già ottenuto. La riforma elettorale del Csm è stata anche il premio che avete ottenuto per la vostra accondiscendenza e che sperate nessuno vi tocchi.

E la riprova che la riforma Cartabia sia quanto mai gradita all’Anm è testimoniato dal fatto che il dott. Santalucia si è ben guardato dal rivolgere un attacco così virulento al governo che quella legge ha partorito.

A questo punto non si comprende nemmeno che cosa mai pretenda ora l’Anm dal nuovo governo: che non metta mano alla controriforma cartabiana palesemente incostituzionale????

Se fosse così, dovremmo capire bene come funziona questa associazione e soprattutto quali sono le sue reali finalità, palesemente contrarie a quelle statutarie.

mercoledì 28 settembre 2022


ELEZIONI C.S.M. 2022

Il Comitato AltraProposta, nato per offrire un’alternativa al sistema della selezione correntizia dei candidati, nel prendere atto del risultato della competizione appena conclusa in primo luogo ringrazia  tutti i sorteggiati che hanno accettato la candidatura sottoponendosi al giudizio dell’elettorato.

La loro valorosa scelta ha consentito di dare corpo all’idea di fondo che ha ispirato la genesi del Comitato: il sorteggio temperato come metodo di preselezione delle candidature.

Ma ha anche consentito l’elezione di Andrea Mirenda al CSM, unico sorteggiato ex lege che immediatamente ha chiesto il collegamento sia con i sorteggiati di AltraProposta che con gli altri sorteggiati ex lege,  condividendone da sempre  l’impostazione metodologica, come a tutti noto.

Senza voler sconfinare nel campo dell’analisi politica del voto che esige un'attenta riflessione, in particolare sulle ragioni della percentuale delle schede bianche e nulle, AltraProposta rivendica con orgoglio il carattere vincente dell’iniziativa faticosamente portata a termine, a fronte di una riforma elettorale che ha, nei fatti, come prevedibile, bocciato ogni altra iniziativa di candidature veramente indipendenti al Consesso consiliare.

Con sforzo corale e dismissione di ogni tentazione personalistica, il Comitato ha sperimentato un metodo di individuazione di candidati senza vincolo di mandato, adattando lo strumento al meccanismo introdotto dalla recente riforma, in prospettiva dello scopo perseguito.

Lo strumento utilizzato, rudimentale e a tratti improvvisato, si presta senza alcun dubbio a future e, si spera, a più proficue sperimentazioni che possano valorizzare con ancora maggiore efficacia la spinta riformista dei colleghi che hanno votato per i candidati sorteggiati.

Lo svolgimento di primarie tra sorteggiati, precluso di fatto dall’avvicendarsi degli eventi, anche legislativi, in occasione dell’ultima tornata elettorale, consentirà infatti a tutti i magistrati di partecipare attivamente alla loro individuazione quali candidati al CSM.

Nella consapevolezza che il nuovo sistema elettorale ha premiato principalmente, sia  nel maggioritario che nel proporzionale, quasi esclusivamente i candidati delle correnti più forti, realizzando nei fatti un bipolarismo quasi perfetto, dobbiamo dare atto che soltanto l’impegno collettivo di quanti hanno condiviso una visione alternativa al sistema tradizionale  di investitura ha consentito di raccogliere il risultato proporzionale.

Questo è il metodo che in futuro ci proponiamo di replicare, perseverando nell’auspicio di una vera modifica della controriforma elettorale, quale unico antidoto alle gattopardesche spinte conservative dello status quo.

Nel rinnovare la nostra riconoscenza a tutti i candidati sorteggiati dal Comitato, formuliamo al neo eletto Andrea Mirenda l’augurio di poter svolgere il suo mandato con la serenità che lo ha sempre contraddistinto come magistrato.

Un augurio di buon lavoro a tutti i nuovi consiglieri.

Il portavoce del Comitato

Andrea Laurino


sabato 24 settembre 2022

Consigliere per caso


Per la prima volta nella storia della magistratura italiana al Csm approda anche un magistrato eletto sulla base del c.d. sorteggio temperato, Andrea Mirenda, magistrato di sorveglianza del Tribunale di Verona.

Il risultato è il frutto, sotto il profilo tecnico, del meccanismo combinato del sorteggio ex lege e del sorteggio effettuato dal comitato Altra Proposta e, sotto il profilo umano, dell’impegno di quelli, tanti o pochi, che ci hanno creduto fino in fondo e di tutti i candidati che hanno accettato la sfida e, nel momento cruciale, hanno deciso di collegarsi tra loro.

Poiché chi scrive su questo Blog propone da sempre il sorteggio temperato come uno dei rimedi al vorace e pervasivo correntismo che affligge la magistratura italiana, ci è parso doveroso pubblicare questa breve intervista a chi è stato eletto grazie a tale meccanismo.

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Andrea, anzi consigliere Mirenda, immaginavi, quando ti è capitato di venire sorteggiato, di poter essere eletto?

Ovviamente non immaginavo minimamente che un semplice sorteggiato ex lege, figlio della casualità assoluta, potesse essere eletto.

Confrontarsi a mani nude con le corazzate correntiste non poteva far sperare in niente di positivo.

E invece…


Che significato ha la tua elezione?

I colleghi che mi hanno votato hanno chiaramente sostenuto la battaglia  decennale che conduco unitamente agli amici del blog “Uguale per Tutti”  che invito a leggere, per contrastare l’affarismo correntizio, prima minaccia interna all’indipendenza del singolo magistrato.

Una battaglia, quella del nostro blog, a favore del sorteggio temperato e della rotazione nella dirigenza giudiziaria, che facciamo non per noi ma per i cittadini, affinché sia garantito loro un giudice libero da ogni possibile condizionamento.

 

Con quali propositi affronti questo nuovo e, se permetti, anche severo impegno?

Cercherò  di indirizzare il mio contributo e  il mio voto nel CSM a favore di tutti i magistrati che - con abnegazione - onorano ogni giorno  la toga, dedicandosi al lavoro di scrivania con passione civile,  vero  orgoglio e schiena dritta della magistratura.

A loro, dunque, il mio leale riconoscimento, sempre nel rispetto della legge vigente

 

Che giudizio complessivo dai dei risultati di queste elezioni?

Queste elezioni si sono rivelate un triste plebiscito a favore del sistema correntizio.

La Legge Cartabia poco o nulla ha fatto per impedire ciò, anzi…

Pare chiaro, poi, alla luce dell’esito descritto, come  la questione  morale - al nostro interno - non sia avvertita più di tanto, nonostante il severo monito del Capo dello Stato a superare la “ modestia etica” che ci avviluppa.


sabato 10 settembre 2022

Il cappio politico



E’ profonda convinzione della magistratura correntizzata che il CSM abbia natura “politica”. 

Lo rivendicano con orgoglio finché parlano all’interno della casta, ma in realtà un po' si vergognano  quando vietano che il loro pensiero venga diffuso in pubblico. 

Temono che un CSM non politico comporti la perdita del  potere delle correnti. 

Senza però ammettere:

a) Che i magistrati italiani sono sottomessi (si, sottomessi) ad un organo di controllo politico.

b) Che se politico deve essere, il CSM sarà presto dominato dalla Politica, quella vera dei partiti,  perché affidarla a comitati di funzionari nominati per concorso non ha alcun senso “democratico” ma solo un retrogusto castale, corporativo,  presuntuosamente “aristocratico”.  

Se uno glielo fa notare tacciono, oppure offendono, dando di matto. 

Tra poco si vota per il CSM, quello che ti trasferisce d’ufficio, che apprende notizie segrete ed incontrollate su tutti i magistrati italiani facendone un uso non regolamentato, che interferisce nei processi in corso con provvedimenti sommari, quello che arruola solo gli adepti alla guida degli uffici giudiziari.
 
I colleghi che voteranno per le correnti siano almeno consapevoli di ordire il cappio della propria indipendenza. 

giovedì 8 settembre 2022

La guida di Guido.




Un voto per i magistrati sorteggiati non è un voto a caso. Si privilegia un metodo di per sé capace di migliorare il CSM inviandovi magistrati realmente liberi da vincoli di ogni genere. Votare, per ogni categoria, un sorteggiato è l'indicazione di questo Blog, che di quel metodo ha fatto il proprio vessillo. 
Di seguito la scelta di Guido Salvini che riceviamo e volentieri diffondiamo.    


cari Colleghe e Colleghi,

a pochi giorni dalle elezioni  del 18 -19 settembre  mi permetto di usare questo strumento per rendervi parte, da semplice collega non schierato, della mia riflessione sulla scelta cui siamo chiamati.

Non sono un attivista di nessun gruppo, sono rimasto sempre distante dall’attività associativa e, oltre ai fascicoli, i miei interessi sono prevalentemente culturali.

Faccio quindi un’eccezione non per fare appelli o propaganda ma solo per esporvi le ragioni della mia decisione che non è mossa da alcun interesse personale e che mi auguro che molti di voi possano autonomamente condividere.

Con la legge Cartabia vi è stato qualche modesto miglioramento, la fine del collegio unico nazionale e l'eliminazione nomina pacchetto, ad esempio, ma al nostro interno, dopo l'affaire, Palamara non è cambiato nulla. I posti direttivi e semidirettivi continuano ad essere lottizzati, chi non è attivista di una corrente, spesso per semplice tornaconto personale, ne è di fatto escluso e il Tar con le sue sentenze continua ad annullare decisioni su importanti concorsi senza che nessuno al CSM se ne vergogni.

Questa volta alcuni candidati indipendenti propongono il loro nome sulla scheda. Quelli scelti tramite il sorteggio di Altra Proposta e in più i sorteggiati per legge per rispettare le quote di genere

Candidarsi come indipendente significa profondere il proprio impegno personale in quanto non si può contare su reti locali già strutturate che fanno propaganda per i candidati “ufficiali” anche se chi vota spesso non conosce nemmeno il candidato ma questo gli è “consigliato” dal suo referente nella corrente.

Per i candidati indipendenti la strada è tutta in salita, non c'è la par condicio nella campagna elettorale, ed è difficile anche solo avere gli indirizzi e-mail di tutti i colleghi dei vari distretti. Per farsi conoscere devono basarsi solo sulle loro risorse e già per questo meritano il nostro sostegno.

E’ importante che giunga al CSM almeno qualche osservatore indipendente, che debba dar conto a tutti delle sue scelte e non solo alla corrente che direttamente o indirettamente lo ha fatto eleggere. Un Consigliere o più che possano controllare, ad esempio nelle varie Commissioni, se i consiglieri “schierati” si comportano davvero secondo i principi di imparzialità e di rispetto degli interessi generali enunciati in tutti i programmi elettorali.

Un ombudsman, insomma. Un candidato autonomo ha un vantaggio per tutti noi: non conosce se non la minima parte dei suoi elettori che non costituiscono un gruppo che preesiste alla sua candidatura. Chi lo vota non è un gruppo riconoscibile e quindi egli non ha nessuno da favorire in partenza e non ha cambiali da onorare con nessuno.

Oggi possiamo scegliere, esprimere con il voto una voglia di cambiamento. 

Qualcuno potrebbe obiettare che di un candidato non integrato in un gruppo in cui milita non si conoscono le idee e la capacità. Non credo sia un’obiezione fondata.

Se parliamo di capacità, i Consiglieri del CSM non sono e non devono essere persone fuori dal comune. Sono giudici come noi che ritorneranno a farlo, con qualche esperienza.

Decidere un gruppo di trasferimenti, chi sia più meritevole per un incarico direttivo, giudicare su una eventuale sanzione disciplinare, stendere un parere o anche un regolamento organizzativo che comunque si basa su elaborazioni precedenti del CSM cui poter attingere, sono, con qualche impegno che comunque è insito nell’accettazione dopo il sorteggio di candidarsi, alla portata di noi tutti. 

Non sono compiti più difficili di quelli che affrontiamo quotidianamente quando giudichiamo i cittadini o distinguiamo le ragioni dai torti, irroghiamo 30 anni di carcere magari da soli, decidiamo se un bambino debba essere affidato alla madre o al padre o tolto alla famiglia, chi debba prevalere in una grossa causa societaria o se un’azienda debba fallire.

Per il resto credo che sia voi che mi leggete sia chi vi scrive, e quindi anche un candidato che fa la scelta ponderata di candidarsi fuori dai gruppi, sarebbero perfettamente in grado di assolvere questi compiti con impegno e correttezza.

Soprattutto non abbiamo necessariamente bisogno di magistrati famosi che hanno condotto indagini mediatiche ed eclatanti e che tra l’altro non sono i più adatti a rappresentare, a giudicare, a confrontarsi con i magistrati comuni. Abbiamo bisogno di magistrati ”normali.”

Quanto alle idee e ai “programmi” mi interessano poco, non più di quanto dovrebbero interessare ad un imputato o a una parte le idee del magistrato che lo giudica. Potrei anche paradossalmente non essere d’accordo su molte cose e con molte idee del candidato che scelgo ma non è questo il punto. Non devo votare per un partito politico e il CSM è un organo di alta amministrazione, non di rappresentanza politica.

Non mi interessano i programmi, anzi ne diffido. Il lavoro del magistrato è essenzialmente individuale. I programmi e le visioni culturali messianiche e parapolitiche che leggiamo spesso nascondono, come in politica, un'etica molto modesta.

Preferisco un singolo magistrato primo di condizionamenti e che abbia mostrato fedeltà solo ai valori di legalità, onestà e di imparzialità.

Ugualmente diffido di chi si candida al CSM. Spesso è solo il frutto di una volontà di potere che è il peggior punto di partenza per un magistrato sia nel suo lavoro ordinario sia come consigliere del CSM. C'è chi si prepara al grande salto sin da quando era piccolo.

Le storiche aggregazioni politico-giudiziarie della magistratura che devono continuare ad elaborare le loro riflessioni e le loro proposte di fondo, e anche occuparsi dei profili sindacali, e confrontarsi con la politica ci sono già nell’ANM. Nessuno chiede che spariscano o siano messe all’indice. Ma al CSM non abbiamo bisogno di carrieristi e di “tribuni”.

Quello che mi interessa oggi è migliorare l’imparzialità e la correttezza delle decisioni del CSM anche singole ma che nel loro complesso fanno “giustizia” per i destinatari finali, i cittadini.

Un candidato indipendente che non si trova al CSM grazie al sostegno e alla propaganda di un comitato elettorale preconfezionato e che non è in rapporto di debito con i suoi elettori e grandi elettori cioè chi gli ha assicurato i voti  ha più probabilità di essere, come un giudice qualsiasi, imparziale e più impermeabile ai condizionamenti e alle “segnalazioni”.

Qualsiasi studioso delle scienze sociali confermerebbe questo giudizio.

Il 18/19 settembre voterò per il Collegio 1 giudici di merito il candidato Andrea Mirenda, per i requirenti Patrizia Foiera e per il collegio unico di legittimità Giacomo Rocchi

Chiedo anche a Voi, che mi avete prestato la Vostra attenzione, di riflettere sulla giustezza e l’utilità di questa decisione e, se credete, di seguirla.

                                                 Un cordiale saluto a tutti
                                                                                                           Guido Salvini

mercoledì 7 settembre 2022

Complici




Pubblichiamo l'accorato appello di Andrea Mirenda; chi ha indicato nel sorteggio una possibilità  - e si tratta del 40% dei magistrati  - adesso ce l'ha.   


Eccolo qui il CSM del “rinnovamento etico” erminiano.

Con voto a correnti unificate, amalgamate da amoroso afflato autoassolutorio (oggi assolvo UPC, domani assolvo AREA, dopodomani MI, e via discorrendo…), la Banda Bassotti impadronitasi del Lauto Governo, da perfetta “ ladra di verità” qual’ è, enuncia la divertente  “regula iuris” per cui si può esercitare serenamente, senza  “alcuuuunnnaaaaaaa” incompatibilità ambientale,  la funzione giudiziaria in una sede, (addirittura come Capo),  se si imbratta  l’onore della toga “petulando”  la promozione  di un sodale in altra sede, denigrando quello “ non amiko” selezionato dalla Commissione, ventilando la grave perdita di consenso correntizio nel bacino elettorale di riferimento ove non fosse stato nominato  il “ migliore” di turno,  esigendo infine, con successo, “correzioni” di rotta nonchè contatti diretti con questo o quel consigliere del CSM per “rimettere a posto” le cose.

Come poi avvenuto… 

Eccerto!

Se la Banda Bassotti avesse detto il contrario, immaginiamoci quale sarebbe stata  la sorte dei tanti capi clan  che così hanno sempre fatto, fanno e faranno,  ovunque e  da qualunque sede, su e giù per la Terra dei Cachi .
L’auto-decimazione!

Naturale quindi la seguente massima che suggerisco all’Ufficio Minimario:
se dalla sede X  Tizio si prodiga illecitamente, contattando ROMA,  per piazzare nella sede Y l’amiketto Caio in danno di Sempronio, non vi può essere alcuna incompatibilità ambientale nella sede X perché i colleghi, il foro, il personale amministrativo e la società civile tutta della sede X continueranno gioiosamente ( stile Corea del Nord) ad avere piena fiducia nella terzietà , imparzialità e trasparenza di quel faccendiere, almeno  fino a quando Tizio resterà  nell’esclusivo perimetro della sua circoscrizione.
Amen!

Ma come facciamo, colleghi, a votare ancora per le correnti senza sentirci conniventi con tanta modestia etica?

Come facciamo a non capire che non si può più seguire l’indicazione di costoro di mandare al CSM “ uno dei nostri”  ? 

che è tempo, invece,  di mandarci 
“ uno  di noi”, uno qualsiasi,  suo a se stesso e “ nostro a nessuno”, slegato dalla clausola “micio micio bau bau”?

Come non capire che questa è la precondizione unica affinché cessi il Lauto Governo degli affiliati e inizi la stagione della libertà di ogni magistrato di esercitare il diritto di non associarsi senza pregiudizio?

Voltiamo pagina ora e adesso: ne abbiamo la possibilità!

Per evitare il peggio.

Andrea Mirenda

sabato 27 agosto 2022

Assistenza agli associati


Mentre in alcuni tribunali d’Italia si sono celebrati o si stanno celebrando processi  a carico di docenti universitari accusati di aver attuato sistemi di cooptazione di loro protetti, per fatti analoghi, disvelati a tutti dalle chat di Palamara, la magistratura italiana si è arroccata

Eppure quello che fanno i professori universitari è esattamente quello che fanno i correntisti: attività di lobbing per “piazzare soci”.

Il Csm invece ha finora assolto tutti i complici di Palamara e i magistrati italiani non solo non hanno fatto nulla  per fermare l’attività del malaffare, ma addirittura ne difendono strenuamente le strutture, facendo finta che possa credersi che si possano difendere le strutture senza essere complici dei loro misfatti.

Pare inserirsi appieno in questo atteggiamento anche la decisione della Scuola Superiore della Magistratura di dedicare una sessione del corso su “Storia della magistratura e dell’associazionismo”, che si terrà a Scandicci dal 3 al 5 ottobre prossimi, alla storia  correnti della magistratura, strutturandola, come si può evincere dall’estratto del relativo programma che si pubblica qui di seguito, in una serie di interviste ad esponenti storici dei  principali gruppi associativi della magistratura.

Il paradosso nel paradosso è che le conduzioni di tali interviste sono state affidate ad ex direttivi, a loro volta appartenenti a quelle correnti.

Si può quindi dubitare fortemente che costoro sapranno assolvere il compito con  spirito realmente critico, come dovrebbe essere, cosicchè il risultato finale sarà quello di una ennesima giustificazione/assoluzione del correntismo.

Del resto quale risposta ci si può attendere dall’oste al quale un cliente affezionato chieda come sia il suo vino?  


mercoledì 3 agosto 2022




Gentile Collega

Sono Massimiliano SACCHI, nato a Napoli, dove vivo, il 15.3.1973, e sono Consigliere presso la Corte di Appello di Napoli.

Le recenti e note vicende, che hanno coinvolto componenti togati e non del CSM, hanno fatto emergere, in maniera inequivocabile, una degenerazione dell’associazionismo, che, asservendo nobili istituti a fini utilitaristici e di carriera, ha finito con il danneggiare, forse irrimediabilmente, l’immagine che, agli occhi dei cittadini e dell’opinione pubblica in generale, l’intera categoria aveva faticosamente costruito, attraverso l’unico strumento del quale il magistrato dispone: lo svolgimento meticoloso del proprio lavoro, scevro da condizionamenti di sorta e soggetto soltanto all’applicazione della legge.

Per questa ragione ho deciso di offrire la mia disponibilità quale candidato alle prossime elezioni per il rinnovo del CSM, che si terranno nei giorni 18 e 19 settembre 2022.

Come forse saprai, un gruppo di colleghi, riunito nel Comitato Altra Proposta, ha, in vista della prossima tornata elettorale e dando voce ad istanze diffuse all’interno della nostra categoria, organizzato e condotto a termine una complessa procedura per l’individuazione, tramite sorteggio, di colleghi candidabili.

Io rientro tra coloro che sono stati sorteggiati e che, accettando la sfida di una difficile competizione elettorale, ha deciso di manifestare la propria disponibilità.

Infatti, vincendo le resistenze che, come potrai immaginare, mi avevano inizialmente assalito, ho ritenuto doveroso cogliere l’occasione che mi è stata offerta, per poter dare il mio contributo professionale ed umano in questo delicato momento della nostra vita lavorativa.

Mi presento, quindi, come candidato per la categoria dei giudici di merito, per il Collegio 3, che include la Campania, il Molise, l’Abruzzo, le Marche, l’Emilia-Romagna e la Sardegna, e sono associato, per il collegio nazionale in quota proporzionale, con gli altri candidati individuati tramite sorteggio dal Comitato Altra Proposta (Anna Maria Dalla Libera;        Gian Andrea Morbelli; Mario Erminio Malagnino;       Serafina Cannatà; Maria Rosaria Pupo; Paolo Moroni; Veronica Vaccaro).

Il Comitato non è un gruppo associativo e non ha un programma elettorale. Si è fatto promotore di un metodo di selezione di alcuni candidati ed ha in tal modo esaurito il suo compito.

Ciascuno dei candidati sorteggiati è portatore delle proprie idee e convinzioni personali. L’unico tratto distintivo è l’assenza di legami correntizi e l’assoluta autonomia di giudizio.

Qualora la competizione elettorale dovesse premiarmi, metterei a disposizione dei colleghi l’impegno e l’abnegazione che ho sempre profuso nel mio lavoro, svolgendo, in maniera indipendente da condizionamenti di sorta, il delicato incarico di Consigliere.

 

 

L’attività del CSM nel prossimo quadriennio si preannuncia irta di ostacoli e rappresenterà uno snodo forse decisivo per le sorti della nostra categoria, essendo in gioco la credibilità del sistema giustizia nel suo complesso.

Le ingenti risorse che il PNRR ha messo a disposizione, attraverso l’istituto dell’UPP, dovranno necessariamente tradursi in risultati concreti in termini di smaltimento dell’arretrato e di riduzione dei tempi di durata dei processi.

L’entrata in vigore della legge 17 giugno 2022, n. 71 (cd. Cartabia) porrà complessi problemi di applicazione e di interpretazione delle norme.

Al riguardo ti basti per il momento sapere che, trattandosi di una legge delega, che si limita ad indicare i principi, la sua effettiva applicazione richiede la necessaria adozione dei decreti delegati. In particolare, ciò vale per gli articoli da 1 a 6 della legge in questione, che, riguardando la riforma ordinamentale della magistratura, contengono le norme sulle quali si sono a giusta ragione appuntate le critiche maggiori (si pensi alle disposizioni sul fascicolo del magistrato, a quelle sul rilievo assegnato, nelle valutazioni di professionalità, alle gravi anomalie in relazione all’esito degli affari nelle fasi o nei gradi successivi del procedimento).

La recente caduta del Governo Draghi e lo scioglimento anticipato delle Camere fa sorgere, allo stato, finanche il dubbio che tali decreti possano essere adottati, nel termine di un anno per l’esercizio della delega previsto nella riforma Cartabia.

In ogni caso, qualora la delega venisse esercitata, il CSM dovrà, pur nella doverosa applicazione della legge e dei decreti attuativi, operarne un’interpretazione quanto più possibile conforme a Costituzione, facendosi garante dell’osservanza dei principi di autonomia e indipendenza della magistratura.

Tornerà ancora in discussione la questione dei cd. carichi esigibili di lavoro, introdotti dal legislatore nel 2011 in funzione della redazione del programma di gestione di ciascun ufficio giudiziario con cadenza annuale, che ad oggi il Consiglio non ha mai provveduto espressamente a quantificare, nonostante la legge ne affidi la determinazione alla normativa secondaria consiliare.

La determinazione di questi carichi appare non più procrastinabile, dal momento che la riforma Cartabia, accentuando una visione produttivistica del lavoro del magistrato, rischia di aggravare la tendenza ormai dilagante a privilegiare i numeri e le statistiche.

In particolare, modificando l’art. 37 Decreto-Legge 98/11, la riforma Cartabia ha introdotto l’istituto dei risultati attesi per ciascun magistrato, determinati sulla base dell'accertamento dei dati relativi al quadriennio precedente e di quanto indicato nel programma di cui all'articolo 4 del decreto legislativo 25 luglio 2006, n. 240, e, comunque, nei limiti dei carichi esigibili di lavoro individuati dai competenti organi di autogoverno.

Un Giudice preoccupato solo delle statalistiche e dei possibili risvolti disciplinari della propria attività, anche alla luce del significativo rilievo che la legge di recente introduzione attribuisce all’esito dei procedimenti nei gradi successivi di giudizio, sarà di certo meno incline a condividere soluzioni interpretative innovative o non in linea con i precedenti.

Da questo punto di vista, quindi, l’individuazione dei carichi esigibili omogenei su scala nazionale, elaborati tenendo conto delle specificità delle diverse funzioni esercitate dai magistrati, consentirebbe di porre un argine al costante incremento dei livelli di produttività, che annualmente si registra nei programmi di gestione.

La questione della dirigenza rappresenta uno degli aspetti critici del sistema giustizia e le tristi vicende balzate agli onori della cronaca nel recente passato dimostrano che gli appetiti delle cd. correnti si sono concentrati soprattutto su questo specifico profilo dell’attività consiliare.

Sarà necessario che il Consiglio adotti sul punto una linea rigorosa, nella quale, valorizzandosi il merito e le attitudini, non si dia spazio ad appartenenze di corrente ma solo a dati oggettivi e documentati.

I candidati selezionati da Altra Proposta con il metodo del sorteggio offrono, al riguardo, una sicura garanzia di imparzialità, non avendo legami o debiti correntizi da dover saldare. Se qualcuno di questi candidati andrà al Consiglio potrai essere certo del fatto che deciderà secondo le sue personali convinzioni, senza farsi condizionare da fattori esterni (indicazioni e pressioni dei gruppi di potere).

Queste brevi riflessioni ti faranno comprendere le ragioni per le quali ho deciso di accettare la candidatura offertami da Altra Proposta ed i criteri ai quali, se dovessi avere l’onore di poter ricoprire l’incarico di Consigliere, sarebbe ispirato lo svolgimento del mio mandato.

Ringraziandoti per la pazienza di avere letto fin qui queste mie riflessioni, ti saluto cordialmente nella speranza che anche tu le condivida.

Napoli, luglio 2022.                                     Massimiliano Sacchi

 

 

Breve C.V..

Sono coniugato e padre di due figli.

Ho conseguito la laurea in giurisprudenza, presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, in data 25.3.1997, riportando la votazione di 110/110 con lode, discutendo una tesi in Istituzioni di Diritto Privato, su: “Contratto preliminare: prospettive attuali”.

Ho svolto la pratica forense e, nell’anno 2000, ho conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione di Avvocato.

Sono stato nominato Magistrato Ordinario con D.M. 19.11.2002.

Dopo lo svolgimento del tirocinio ho sempre svolto funzioni giudicanti, in ambito civile.

In particolare, dal 2004 al 2008, ho prestato servizio presso il Tribunale di Rossano, sede dichiarata disagiata ai sensi della legge n. 133/98, svolgendo funzioni di giudice civile, addetto ad affari monocratici e collegiali, inclusi quelli di competenza della sezione specializzata agraria.

Da giungo 2008 a dicembre 2010, ho prestato servizio presso la sezione distaccata di Casoria del Tribunale di Napoli, ufficio nel quale ho ricoperto le funzioni di giudice civile e dell’esecuzione mobiliare.

Da gennaio 2011 a febbraio 2018, ho lavorato presso la II sezione civile del Tribunale di Napoli, alla quale, secondo le disposizioni tabellari dell’epoca, venivano assegnate tutte le cause della cd. area commerciale. Ho avuto, quindi, modo di trattare, tra le altre, cause afferenti i seguenti settori di contenzioso: bancario, finanziario e di intermediazione mobiliare.

Da febbraio 2018 ad oggi, presto servizio, con funzioni di Consigliere, presso la Corte di Appello di Napoli, ottava sezione civile, cui, in forza delle vigenti tabelle, è assegnata, tra le altre, la cognizione in relazione alle controversie in materia di responsabilità professionale, contratto d’opera professionale, appalti, responsabilità extracontrattuale.

Con delibera del CSM del 24.7.2019 ho conseguito la IV valutazione di professionalità, con decorrenza dal 19.11.2018.

Ho più volte ricoperto l’incarico di Magistrato collaboratore del Consiglio Giudiziario per l’organizzazione del tirocinio dei MOT e sono stato più volte Magistrato affidatario di MOT.

Sono tuttora Magistrato Formatore di Tirocinanti.

Ho maturato la mia esperienza professionale in Uffici giudiziari gravati da notevoli carichi di ruolo e sovente afflitti da carenze di organico e, quindi, ben conosco, per averle personalmente affrontate, le problematiche connesse alla gestione di ruoli oberati e le difficoltà operative che ne conseguono.

Ho sempre ritenuto che, per poter affrontare queste situazioni lavorative complesse, fosse indispensabile un’organizzazione del lavoro molto accurata, uno studio preventivo dei fascicoli, l’individuazione delle cause di pronta definizione, la predisposizione di modelli di decisione, la cura e l’aggiornamento costante della propria banca dati.

Compatibilmente con gli impegni lavorativi, ho, nel corso degli anni, anche coltivato attività di studio e approfondimento.

In particolare, sono stato relatore a numerosi convegni ed incontri di studio, in materia di usura ed anatocismo, CTU, mediazione, spese processuali, frazionamento del credito, organizzati dall’Ordine dei Dottori Commercialisti di Napoli e dalla Formazione Decentrata della Scuola Superiore della Magistratura.

Sono stato autore dei capitoli “l’anatocismo” e “le garanzie personali atipiche” del volume “Coordinate ermeneutiche di diritto civile”, a cura di Maurizio Santise, edito da Giappicchelli, pubblicato nel 2014, ed oggetto di aggiornamenti nel 2016, nel 2017, nel 2021 (cfr. quanto all’edizione del 2021, capitolo V, “L’anatocismo”, pagine 633/701).

Ho tenuto, su incarico della SSPL dell’Università Suor Orsola Benincasa, in data 23 marzo del 2022, una lezione sul seguente argomento: “la giurisprudenza della Cassazione in materia di interessi usurari”.

Confidando in un tuo sostegno ti saluto cordialmente.




Gentile collega,

Mi chiamo Paolo Moroni e sono un giudice di merito del Tribunale di Lecce.

Sono candidato per la componente togata del prossimo CSM solo perché sono stato sorteggiato dal comitato Altra Proposta per il collegio 4 dei giudici di merito (Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia).

Appunto perché un “mero” sorteggiato non rappresento nessun altro se non me stesso, le mie idee e la mia azione.

Sicuramente non interessi organizzati, nessuna “sensibilità” correntizia.

Non sono espressione di cooptazione alcuna e, pertanto, non sono tenuto a dover riscontrare gli interessi di alcun gruppo, tanto meno del comitato Altra Proposta la cui azione ho condiviso proprio perché non è costituita in corrente e che ha solo messo a disposizione dei colleghi un metodo alternativo di selezione dei candidati al CSM.

Sono espressione di un metodo di selezione che ha come unico fine quello di spezzare il collegamento correnti/ANM/CSM, non avendo l’organo di autogoverno carattere rappresentativo dei magistrati e nemmeno svolgendo funzioni di rappresentanza politica, non essendo la scelta dei fini un’opzione che rientra nelle sue attribuzioni poiché organo soggetto solo alla legge.

In ogni caso qualunque altro metodo avrebbe la mia approvazione se orientato allo stesso scopo.

Ti scrivo poche righe solo per darti un’idea di come intendo l’esercizio della giurisdizione, giacché con la stessa dedizione svolgerei il compito per cui sono candidato, ispirando la mia azione agli stessi principi etici.

Non credo serva una foto di presentazione per definirmi.

La faccia ce la metto tutti i giorni in Tribunale da 23 anni ed è quella di un normalissimo magistrato che per quasi 22 anni ha svolto funzioni giudicanti di merito, prima penali (per quattro anni – dibattimento e riesame), poi civili (cambiando per tre volte ufficio: Sezione distaccata – Sezione famiglia e contratti – oggi Sezione esecuzioni, proc. concorsuali e contenzioso collegato).

Niente fuori ruolo o altri incarichi extra, da me neanche cercati, per non sottrarmi all’unico dovere a cui sono chiamato e per il quale si diventa magistrati: amministrare giustizia e dare riposte a chi ne domanda.

Se ti riconosci in un magistrato che passa la quasi totalità del suo tempo a lavorare, concentrato nella definizione degli affari pendenti, senza sentirsi attratto dalle lusinghe egotiche di un ambizioso quanto futile “carrierismo”, ti sarà facile riconoscerti in quello che scrivo.

 Se sei un magistrato che ha sempre tentato di sottrarsi alla giurisdizione, che non conosce la fatica, il peso di un ruolo di centinaia di cause (nella mia esperienza anche di migliaia), dei tempi che ne scandiscono inesorabilmente la loro amministrazione, se tendi ad evitare sistematicamente la trattazione delle cause procrastinandone la decisione (istruttoria o di merito), non è a te che mi rivolgo.

Così come queste parole non sono rivolte al collega che ritiene di avere bisogno di appoggi informali per sostenere le proprie domande al CSM, che aspira ad un posto da presidente e da semi/presidente alzando il telefono per autoraccomandarsi, direttamente o indirettamente, al consigliere di riferimento e che ritiene tale prassi del tutto legittima, come insindacabilmente (quanto esecrabilmente) stabilito dal titolare dell’azione disciplinare uscente.

Mi rivolgo a chi pensa che l’azione del CSM debba ispirarsi a criteri di legalità e trasparenza e ad essi improntare le determinazioni da assumere nell’azione di autogoverno della magistratura, la cui discrezionalità è solo amministrativa, perciò da ricondurre sempre alla legge.

Ci sarà tempo per disquisire dei temi di attualità che interessano profili ordinamentali e del nostro agire quotidiano necessari a garantire la piena terzietà ed indipendenza del magistrato (trasferimento per incompatibilità ambientale ex art. 2 L. Ord. Giud., valutazioni di professionalità, ordinamento delle Procure, dirigenza, “carichi esigibili”, fuori ruolo, riforme procedimentali civili e penali).

Quello che mi preme evidenziare con queste poche righe è il valore a cui deve ispirarsi l’azione del CSM, che - laddove la fonti normative di rango primario o secondario lascino spazio a profili di scelta - va improntata ad un corretto esercizio della discrezionalità amministrativa, che non può essere libera o arbitraria, ma funzionale al perseguimento dell’interesse primario predeterminato dal legislatore.

Questi i criteri di selezione su cui dividersi o convergere, e che devono sempre essere sottoposti al vaglio degli organi di giustizia amministrativa, non altri, di natura prettamente politica, del tutto estranei a come la nostra Costituzione incardina il CSM tra gli organi di rilevanza costituzionale che valgono a delineare lo Stato-apparato.

Se queste mie parole ti hanno incuriosito, ci sarà  senz’altro occasione per discutere ed approfondire le diverse tematiche di interesse comune.

Se hai interesse puoi contattarmi per mail (su Giustizia)

 

 Paolo Moroni


martedì 2 agosto 2022

Uomini liberi…per un CSM liberato



di Andrea Mirenda - Magistrato 

Eccomi qui, sorteggiato per legge e privo di gravi motivi per rinunciare alla corsa al CSM.

Non era proprio in cima alle mie aspirazioni, specie dopo 36 anni di servizio, un cumulo di amarezze, mille battaglie per il sorteggio e la rotazione negli incarichi direttivi, tutte condotte a viso aperto, in tutte le sedi e sui media, contro la correntocrazia e la sua meritocrazia truccata.

Ma è andata così ed eccomi, dunque, a servire ancora lo Stato, onorando un impegno imprevisto.

Chi sono?

In breve, sono in magistratura dal 1986. 
Terminato il tirocinio e prese le funzioni, ho trascorso i primi 4 anni a Brescia e poi, dal 1992, a Verona, dapprima come  Pretore (fino al 1999) e, a seguire, come giudice del tribunale civile. 

Dal 2017 sono all'Ufficio di Sorveglianza di Verona.

Mi iscrissi quasi subito a MD (se ben ricordo, già nel 1987) e presi parte a due Consigli Giudiziari, nei bienni 2001- 2004, a Venezia, sotto le insegne di quella corrente.

Fui, poi, Segretario della Sottosezione veronese dell’ANM, dal 1993 al 1995, sino a uscire definitivamente - tanto dall’Associazione che da MD nel 2008 - con una lettera aperta ai colleghi del Distretto, in reazione alla scandalosa nomina a Presidente della Corte lagunare della dott. Romei Pasetti, poi più volte annullata e altrettanto pervicacemente reiterata dall’Allegra Brigata del Lauto Governo, secondo  una prassi illegale che, in quello stesso periodo, favorì anche Giovanni Palombarini, celebre icona della sinistra giudiziaria, con la sua nomina - anch’essa raggiunta da triplice annullamento e da pari riconferme - a Procuratore Aggiunto della Cassazione.

Furono queste le prime avvisaglie di quel silenzio omertoso e scambista che, nel tempo, avrebbe mestamente accomunato Magistratura Democratica (e, in prosieguo, il cartello unitario di Area)  alla restante correntocrazia (MI e UPC), dando vita ad un vero mercato delle nomine riassunto sotto la dizione di “nominificio”.

Dopo una prolungata esperienza come f.f. nelle varie sezioni civili del Tribunale scaligero, fui quindi nominato Presidente di Sezione nel 2013 per poi rinunciarvi nel 2017 (si badi, non appena riconfermato dal CSM), con altra lettera aperta in cui denunciai  severamente  quanto già arcinoto a tutti i magistrati e che solo nel 2019, dopo la greve vicenda dell’Hotel Champagne e dopo il disvelamento delle chat palamariane, venne ribattezzato da uno dei suoi più qualificati mentori (certo non l’unico né il creatore …) come “Il Sistema”. 

Già, “Il Sistema”…

Tranne i negazionisti-torcicollisti, nessuno può seriamente prendere le difese di quella selva oscura di intrighi, intrallazzi, raccomandazioni, autopetulanze, pareri alterati ad arte, omissioni, minacce agli avversari, attacchi politici studiati a tavolino, etc., etc.,  in cui si compendia il correntismo spartitorio.
Suscita, inoltre, non poca amarezza osservare come l’ANM, pur consapevole dell’avvilente modestia etica del fenomeno, nulla abbia fatto per sanzionare sul piano deontologico e risarcitorio tanta scostumatezza (i casi di Ferranti e Salvi, a cui si aggiunge il buffetto sulla guancia per la Canepa, ne sono gli ultimi brillanti esempi).

Sempre nel 2017, dopo la predetta rinuncia alla presidenza di sezione, rilasciai una lunga intervista a Riccardo Iacona (raccolta nel volume “Palazzo di Ingiustizia” e, poi, ripresa da Rai 3 )  in cui  descrissi il CSM non come “padre amorevole” né come “organo di autotutela” bensì come “prima minaccia” all’indipendenza dei magistrati, “…perché non vi siedono soggetti distaccati, ma faziosi che promuovono i sodali e abbattono i nemici, utilizzando metodi mafiosi”. Non mancarono gli immediati  strali minacciosi della G.E.C. dell’ANM che, secondo la miglior tradizione farisea, gridò al vilipendio di organo costituzionale, invocando financo sanzioni penali per il sottoscritto, ancora ignara - la meschina - di quanto sarebbe stato scoperto solo due anni dopo.

E sempre per protestare in modo fattivo contro il carrierismo e la genuflessione al correntismo dilaganti, chiesi il trasferimento alla Magistratura di Sorveglianza dove, in questi ultimi cinque anni, ho avuto l’opportunità di vivere un’esperienza straordinariamente  intensa sul piano umano e morale, aiutato dalla grandissima professionalità dei colleghi veneti che mi hanno “adottato” e grazie ai quali ho avuto l’opportunità di riflettere sugli assi portanti del “diritto punitivo”.

L'impegno riformista

Dal 2008, insieme ad un think tank di colleghi valorosissimi  a cui si deve il blog UGUALE PER TUTTI  (toghe.blogspot.com),  mai ho cessato di stigmatizzare pubblicamente - con articoli, interviste, raccolte di firme, etc. - le metodiche prevaricatrici della correntocrazia, rea di aver piegato il “nostro” CSM ad Ufficio di Collocamento di sodali, compari e comparielli.
Sono stato, così, con questi carissimi amici e colleghi di cui vado sinceramente fiero, tra i promotori e primi firmatari di due petizioni al Capo dello Stato, nel 2020 e nel 2021, affinché egli - con il Suo autorevole intervento - ponesse fine alla drammatica crisi di legalità che aveva  avviluppato e travolto anche il  CSM erminiano del “rinnovamento etico”, con piena conferma dell’acida profezia del Prof. Vassalli secondo cui ogni CSM riesce nel miracolo di essere peggiore di quello precedente.

Due le nostre proposte, ribadite senza se e senza ma da una quindicina anni a questa parte: sorteggio temperato dei candidati al CSM; rotazione degli incarichi direttivi. Il primo, per liberare l’Autogoverno dal cancro correntizio e restituirlo a magistrati liberi da condizionamenti; la seconda, per dare corpo ai principi costituzionali  di uguaglianza, pari dignità e soggezione solo alla legge del singolo magistrato. A questo riguardo sono stato ascoltato quale “esperto", nel 2021, dalla Commissione Giustizia della Camera a cui ho consegnato un contributo scritto, facilmente rinvenibile sul sito istituzionale, denominato “Incarichi direttivi: le ragioni della rotazione”.

Nell’autunno del 2020 venni eletto al Consiglio Giudiziario di Venezia col maggior numero di voti individuali: mi ero presentato da solo, senza alcun supporto di lista, ponendo al centro della riflessione elettorale unicamente  la rotazione e il sorteggio quali pilastri di un disegno riformista “a costo zero”, volto a eliminare il sistema clientelare delle correnti. 
Potrà interessare, quanto alla capacità di coagulare consenso trasversale su progetti destinati a tutelare la condizione lavorativa dei singoli magistrati, sapere che quel C.G. - accogliendo la proposta di cui ero relatore e dopo una durissima battaglia consiliare, condotta anche con colpi bassi dei c.d. “demokratiki” -  espresse a maggioranza (con il voto contrario dei soli rappresentanti di Area) parere contrario alla prosecuzione delle  applicazioni semestrali dei magistrati del Distretto in Corte a Venezia per far fronte ai cronici ed irrisolti problemi di quell’Ufficio, secondo una pratica contra legem che si protraeva oramai da oltre dieci anni. Merita, inoltre, sottolineare che quel parere venne fatto proprio dal CSM, ponendo fine ad una annosa distorsione ordinamentale.

Mi dimisi, infine, dal C.G. veneziano  il 6.10.2021, sottolineando come  avessi perduto ogni fiducia nel Nostro Autogoverno, oramai da troppi anni in balia di gruppuscoli privati e di cenacoli politici, più o meno segreti, che ne hanno offeso irrimediabilmente il prestigio, il tutto nell'indifferenza del Parlamento.

Senonché, quella che appariva una possibilità a dir poco remota (il ricorso al sorteggio ex art. 25, comma 5, della l. n. 195/1958, come modificato nel 2022) mi costringe ora a tornare sui miei passi e, benché prossimo a quota 102 e con la speranza di fare anticipatamente le valigie nel 2023, ad affrontare una sfida tanto doverosa quanto assolutamente inaspettata.

Cosa vorrò fare in Consiglio? 

Né più né meno di quanto ho fatto sinora come magistrato e di quanto, del resto,  farebbe ogni consigliere se (e sottolineo se…) fosse liberato dai pesanti vincoli di sudditanza che gli derivano dalla "designazione".

In breve, come sempre, applicherò la legge!

Per farlo - anche quando ricorreranno spazi di discrezionalità tecnica ( sovente amplificati ad arte dai soliti furbacchioni del quartierino per garantirsi la politica delle mani libere…) - non mi serviranno fumosi programmi globalistici né doti messianiche; non avrò bisogno di ridanciane "carte dei valori" né dovrò genuflettermi davanti agli elettori profferendo irridenti fioretti di bontà e purezza; non avrò, infine, alcuna necessità di ricorrere alle furbesche visioni culturali, tanto in voga nella correntocrazia ma rivelatesi, nei fatti,  le prime madri scellerate della modestia etica in cui siamo precipitati.

Basterà, invece, uno strumento del mestiere che ben conosco da 36 anni a questa parte: lo scalpello della libertà morale con il quale mi accingerò ad un compito che, per quanto delicato trattandosi di alta amministrazione, assomiglia in tutto alla mia esperienza quotidiana del rendere giustizia. 

E allora, stando così le cose, la domanda che ogni elettore dovrebbe porsi è la seguente: chi viene "designato" dalle correnti può usare lo stesso scalpello? Vuole usarlo?
La risposta la troverà nella storia consiliare di ieri e di oggi. E se quell’elettore vorrà dare alle Istituzioni tutte un chiaro segnale di discontinuità, agevole sarà la scelta.

Viva il sorteggio! Viva la rotazione!

mercoledì 27 luglio 2022

La buona sorte



Ecco l'elenco dei magistrati candidati al CSM selezionati mediante sorteggio.

GIUDICI
 
COLLEGIO 1 (PIEMONTE, VALLE D’AOSTA, LOMBARDIA, VENETO, TRENTINO ALTO ADIGE, FRIULI VENEZIA GIULIA)

ANNA MARIA DALLA LIBERA (giudice Corte appello Brescia)

GIAN ANDREA MORBELLI*  (giudice  Corte appello Torino)

COLLEGIO 2 (LIGURIA, TOSCANA, UMBRIA, LAZIO)

MARIO ERMINIO MALAGNINO (giudice Tribunale Roma)

SERAFINA CANNATA’ (giudice Tribunale Firenze)

COLLEGIO 3 (EMILIA ROMAGNA, MARCHE, ABRUZZO, MOLISE, CAMPANIA, SARDEGNA)

MASSIMILIANO SACCHI (giudice Corte appello Napoli)

MARIA ROSARIA PUPO (giudice Corte appello Napoli)

COLLEGIO 4 (PUGLIA, BASILICATA, CALABRIA, SICILIA)

PAOLO MORONI (giudice Tribunale Lecce)

VERONICA VACCARO (giudice Tribunale Gela)

PUBBLICI MINISTERI

COLLEGIO 1 (PIEMONTE, VALLE D’AOSTA, LIGURIA, LOMBARDIA, VENETO, TRENTINO ALTO ADIGE, FRIULI VENEZIA GIULIA, TOSCANA, UMBRIA, LAZIO)

PATRIZIA FOIERA (sostituto Procura Trento)

COLLEGIO 2 (EMILIA ROMAGNA, MARCHE, ABRUZZO, MOLISE, BASILICATA, PUGLIA, CAMPANIA, CALABRIA, SICILIA, SARDEGNA)

GRETA ALOISI (sostituto Procura Teramo)

CASSAZIONE

GIACOMO ROCCHI (giudice Corte di cassazione)
 

sabato 16 luglio 2022

“Paolo Borsellino e il puzzo mefitico di MAGISTRATOPOLI” Intervento preparato per la seduta del Comitato direttivo centrale dell’ANM 16.7.2022 Palermo



 di Andrea Reale - Magistrato 

Una consistente generazione di magistrati ha deciso di intraprendere questo bellissimo percorso professionale sull’onda emotiva delle stragi del 1992 e su quella, altrettanto forte, di Mani pulite e di Tangentopoli.

Indimenticabile uno degli ultimi discorsi di Paolo Borsellino dedicato a Giovanni Falcone e alle altre vittime della barbarie mafiosa, forse quello che più di tutti scosse le coscienze di tanti studenti universitari o di giovani laureati dell’epoca.

“Sono morti per noi e abbiamo un grosso debito nei loro confronti. Un debito da pagare gioiosamente, rifiutando di trarre dal sistema mafioso i benefici che possiamo trarne, gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro, facendo il nostro dovere.
La lotta alla mafia era il primo problema da affrontare in Sicilia, non solo come distaccata opera di repressione, ma come movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo della libertà…….”.

Oggi il debito non solo non è stato ripagato ma si è accresciuto e sembra quasi divenuto inestinguibile.

Né vi è nulla di cui gioire o di cui essere orgogliosi, neanche dentro l’associazione nazionale dei magistrati.

La principale emergenza, all’interno del mondo della magistratura, è la MAGISTRATOPOLI nostrana: un sistema fatto di spartizioni, di lottizzazioni per appartenenza correntizia/partitica, di raccomandazioni, di “killeraggi” nei confronti dei magistrati non allineati o sgraditi, di collateralismo politico, di corruzione morale, di omertà. Un sistema para-mafioso dentro la magistratura, un vero e proprio ossimoro: la negazione della funzione e dei valori ai quali ogni singolo magistrato dovrebbe sempre ispirare l’azione.

Altro che giorno del ricordo e della commemorazione consapevole e fiera. Questo è il giorno della vergogna.

La gente non fa più “tifo” per noi (come sussurrava, felice, Giovanni Falcone a Paolo Borsellino), piuttosto ci schifa, ci reputa indegni, non crede più a noi e al nostro ruolo.

Non abbiamo fatto il nostro dovere per onorare il debito della memoria nei confronti dei nostri caduti!
Abbiamo demeritato la fiducia dei cittadini e dovremmo chiedere scusa.

Non abbiamo saputo, neanche dopo la scoperta del più grande scandalo che ha investito gli “interna corporis” dell’Ordine giudiziario, punire i reprobi.

Non abbiamo saputo procedere ad una efficace e salutare autoriforma, né a cacciare i “mercanti dal tempio”, né a reagire al “metodo mafioso” che è entrato persino dentro il mondo giudiziario.

E non siamo riusciti neanche a restituire l'agenda rossa alla famiglia Borsellino. Vergogna!

Un attuale consigliere del CSM ha già pubblicamente denunciato come “con l’appartenenza alle cordate vieni tutelato nei momenti di difficoltà, la tua attività viene promossa, vieni sostenuto anche nelle tue ambizioni di carriera e l’avversario diventa un corpo estraneo da marginalizzare, da contenere, se possibile da danneggiare… La logica dell’appartenenza è molto simile alle logiche mafiose, è il metodo mafioso che ha inquinato i poteri, non solo la magistratura”.

Un altro magistrato di grande esperienza, in una pubblicazione di qualche anno fa, ha sottolineato che "il Csm ormai non è affatto un padre amorevole per i magistrati, non è più l'organo di autotutela, non è più garanzia dell'indipendenza, ma è diventato una minaccia, perché non vi siedono soggetti distaccati, ma faziosi che promuovono i sodali e abbattono i nemici, utilizzando metodi mafiosi”.

Abbiamo accettato e conviviamo ormai da decenni con questo odore nauseabondo: un olezzo vomitevole, quel “puzzo” con il quale Borsellino definiva l'agire della criminalità organizzata mafiosa e che oggi respiriamo tristemente al nostro interno.

Dispiace constatare come sia ancora assolutamente imberbe il movimento culturale e morale che doveva coinvolgere le nuove generazioni, che sembrano troppo timide, se non già rassegnate e disfattiste.

Oggi albergano al nostro interno tutti quei vizi che, a dire di Borsellino, sostantivano quel fetore:

1) L’indifferenza, innanzitutto: una deleteria ignavia che fa scivolare addosso a tutti i magistrati anche le vicende più imbarazzanti, illegali, criminali, che connotano spesso l’agire dell’organo di governo autonomo. Indifferenza che, parafrasando Antonio Gramsci, è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Borsellino raccomandava di fare il proprio dovere. Gramsci diceva: “alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano
oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto”;

2) Il compromesso morale, fatto della complice accettazione e persino della formale giustificazione di gravissimi illeciti disciplinari, come le autopromozioni e le etero-promozioni (quelle “raccomandazioni” che Paolo Borsellino invitava a rifiutare sdegnosamente per non dimostrare connivenza con le varie mafie e per evitare riconoscenza e servilismo) per opportunismo, in attesa di una promozione o di un incarico, se non per protezione o, addirittura, per vigliaccheria;

3) La contiguità alle lobbies, a logge para-massoniche, alla partitocrazia becera, al collateralismo politico, e, dunque la complicità al Sistema.
Con enorme e dolorosa tristezza bisogna costatare che il sacrificio di magistrati straordinari come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, che avrebbe dovuto smuovere le coscienze degli uomini e delle donne liberi, in special modo dei colleghi, sembra del tutto dimenticato nel torpore di troppe, e troppo ipocrite, “anime morte”- per non dire di veri e propri “sepolcri imbiancati”- assise sugli scranni di potere della magistratura italiana.