di Luigi Ferrarella
(Giornalista)
dal Corriere della Sera del 9 gennaio 2008
Milano - Poche righe, inviate all’A.N.M. prima di Natale, senza espliciti accenni polemici ma con il riferimento a motivi «maturati nel tempo»: il p.m. Ilda Boccassini si è dimessa dall’Associazione Nazionale Magistrati (A.N.M.), e nel contempo ha deciso di revocare al Consiglio superiore della magistratura (C.S.M.) anche la propria domanda per il posto di procuratore aggiunto della Repubblica a Milano, benché a questo incarico avesse a breve la pressoché certezza di essere nominata proprio in base ai medesimi criteri che a metà dicembre hanno determinato il C.S.M. a preferirle in questa fase il collega Francesco Greco.
Delle dimissioni dall’A.N.M. – presentate il 20 dicembre, e già trasmesse a Roma all’A.N.M. nazionale – ha preso atto ieri, nella prima riunione del 2008, la giunta della sezione milanese.
Al di fuori del presidente locale, sinceratosi che fossero «irrevocabili», sinora nessun collega ha bussato alla porta di Boccassini dopo la sua scelta.
Che, pur essendo in sé una piccola cosa nella vita interna di una categoria di 10 mila persone in Italia, assume però inevitabilmente una valenza simbolica per quello che negli ultimi 15 anni il p.m. milanese ha rappresentato per la magistratura: a ragione o a torto, e spesso anche suo malgrado tra strumentalizzazioni di opposto segno.
Fino al recente paradosso del coro di osanna al p.m. che «ha difeso lo Stato» smantellando le nuove B.R., intonati per lo più dagli stessi politici che per anni l’avevano invece tacciata di «attentare allo Stato» quando istruiva i processi su Berlusconi, Previti e giudici corrotti.
Di certo le dimissioni non hanno a che fare con la prudente posizione dell’A.N.M. sulle vicende De Magistris e Forleo, anzi negli scorsi mesi era apparso indirettamente eloquente il silenzio di Boccassini su questi casi.
Più che con l’A.N.M., è con la sua categoria che il p.m. già più volte in passato non ha nutrito grandi lune di miele, soffrendo il fatto che i suoi processi venissero vissuti, sotto sotto, come un fardello da cui liberarsi, la causa della rappresaglia della politica sotto forma di ordinamento giu-diziario sempre più punitivo delle toghe, quasi una sorta di questione personale anziché una cartina di tornasole della possibilità stessa o meno di celebrare un processo.
Sensazione acuitasi nella sfilza di ripercussioni: Boccassini ripetutamente sotto inchiesta penale, procedimento disciplinare, ispezione ministeriale, interrogazione parlamentare.
Con la beffa – lei sempre prosciolta, e spesso anche diffamata e/o calunniata stando a parecchie sentenze – di veder rallentata la propria normale progressione in carriera.
Come lo scatto a «magistrato di Cassazione», ottenuto senza problemi dai colleghi del suo stesso concorso, e da lei invece atteso 4 anni in più.
Ora, appena prima di Natale, il C.S.M. ha scelto il terzo dei cinque posti di procuratore aggiunto di Milano già scoperti o presto da coprire.
Selezioni non prive di tensioni, stando al vivace confronto tra correnti.
Prima la nomina di Edmondo Bruti Liberati. Poi quella di Alberto Nobili, «giovane» per questi incarichi ma con super curriculum e senza sponsor correntizi, il che consentì al C.S.M. di sbloccare l’impasse dei veti incrociati su altri candidati più anziani.
Ed ecco che a metà dicembre, per il terzo posto di vice di Minale, entrano «in valutazione» al C.S.M. due magistrati assai stimati nei rispettivi ambiti d’indagine, amici e dirimpettai d’ufficio.
Il 20 dicembre, il C.S.M. raggiunge l’unanimità sulla proposta di assegnare a entrambi il massimo del punteggio possibile, 20 punti, preferendo così Greco a Boccassini in virtù di una maggiore anzianità professionale di una manciata di settimane.
L’esito, indirettamente, al prossimo turno avrebbe di fatto assicurato la certezza della medesima nomina a Boccassini. Ma a questa promozione certa, il p.m. ha ora rinunciato decidendo di ritirare la propria candidatura.
In parallelo, all’indomani del voto della commissione C.S.M., la presentazione delle proprie dimissioni dall’A.N.M..
qualcuno sa interpretare l'atto per i non addetti?
RispondiEliminaNessuno di noi della Redazione ne conosce le ragioni, perchè Ilda non le ha dette.
RispondiEliminaSulla base del poco che si sa, l'unico significato che attribuiamo a questo gesto è quello di una definitiva disistima dell'Associazione Nazionale Magistrati da parte della collega Boccassini.
Il valore professionale, la rettitudine morale, gli enormi meriti, il coraggio, l'indipendenza, la grandissima generosità di Ilda rendono questo gesto davvero umiliante per l'A.N.M., verso la quale tutti noi della Redazione e tanti altri magistrati sono fortemente critici per moltissime e gravi ragioni.
Le dimissioni di Ilda sono l'ennesimo indice del degrado nel quale versa l'A.N.M., delle cui responsabilità abbiamo scritto qui in tanti modi.
Fra i tanti interventi, Le segnaliamo i seguenti:
“L'Associazione Nazionale Magistrati è gestita democraticamente o c'è aria di regime?”
“Le responsabilità dei magistrati nella crisi della giustizia”
“Una riflessione necessaria”
“Le ragioni dell’astensione alle elezioni del C.D.C. dell’Associazione Nazionale Magistrati”
La Redazione
grazie molte, leggerò. in questi tempi credo che il vostro lavoro sia ancora più prezioso. continuate cosi
RispondiEliminaHo sempre reputato un errore quando la Magistratura volle esternare la propria appartenenza politica. E dalla sacralità indipendenza e terzietà del suo particolare potere è diventata seconda alla politica.
RispondiEliminaAlessandra