L'articolo pubblicato martedì 15 luglio sul Corriere della Sera, a firma di Angelo Panebianco, è stato oggetto di un
precedente post su questo blog. Pubblichiamo le riflessioni, come al solito stimolanti,
di
Silvio Liotta,
Consulente per le politiche di sviluppo regionale
Quello che mi piacerebbe sapere sullo storico caso De Magistris (o il caso giustizia, prendendo in prestito qualche idea del generoso Ingroia) è perché l’imputato (se così è possibile chiamarlo in una questione disciplinare) è stato ritenuto disciplinarmente responsabile delle incolpazioni mossegli. Perdonate la mia pervicacia sull’argomento, ma mi piacerebbe capirlo poiché dalla sentenza del CSM non è per nulla chiaro.
De Magistris nell’ambito delle sue indagini ha fatto cose inconsuete all’interno di scenari inconsueti. Mai comunque allontanandosi dal diritto e dalla sua logica. Sembrerebbe semplicistico, eppure le cose, dopo aver assunto tutte le necessarie precauzioni tecniche, diventano semplici.
(Per esempio, su una barca a vela, visto che ormai vanno di moda le barche a vela, dopo aver svolto tutte le faticose operazioni necessarie a rubare il vento, il vento ti porta, con leggerezza, con semplicità.
Il CSM, unico e severo giudice della disciplina, si è fermato alle cose inconsuete fatte da De Magistris. E quindi ha affermato che il magistrato era “inescusabile” nella negligenza dimostrata. Ma se l’organo costituzionale avesse seguito l’equazione dei fatti: azioni inconsuete in contesti inconsueti, avrebbe operato con equilibrio e giustizia. Ma forse era troppo semplice.
Che c’entra con Panebianco? Il tempo di spiegarmi. E comunque di qui a qualche tempo De Magistris c’entrerà sempre qualcosa, in quanto il suo caso ha impresso una svolta decisa al corso della riforma politica sulla giustizia ed ne ha accelerato l’evoluzione.
Lo scenario in cui si muoveva De Magistris, e le sue indagini, non era abitato da una banda di quartiere che brucia macchine o ruba motorini. Non si trattava di ladruncoli di appartamento fuggiaschi che cercavano di guadagnare il più possibile di spazio e tempo dai “cani da guardia” che per conto del magistrato, e delle sue indagini, cercavano di acciuffarli. Si trattava di indagare invece, purtroppo per lui, su magistrati, politici-imprenditori, imprenditori-politici, probabilmente su qualche amico Muratore (gente per bene professionisti affidabili), politici sempre alla ricerca di soldi – peggio di un’amante insoddisfatta – e di voti – certamente non parlo di voti religiosi, oggi seppure qualcuno fosse interessato a cercarli rimarrebbe stupito dalla scarsità.
Insomma tutta gente credibile, alla quale l’opinione pubblica è abituata a credere. Appunto professionisti seri, che ricoprono cariche serie, che conoscono gente seria, che necessariamente fanno cose serie – a parte qualche festino colombiano. Ma soprattutto persone, che grazie a queste loro alte qualità e cariche, hanno la possibilità di manipolare fatti, rallentare indagini, utilizzare il parlamento come megafono di indignazione (neanche fossero il Presidente del Consiglio di Acchiappacitrulli). Insomma persone troppo serie per essere chiamate a dare conto delle loro azioni.
Sono persone rispettabili o no? Mettiamo che uno di questi è un Procuratore generale di Corte di Appello, o che so, un Ministro, un Presidente del Consiglio, un Avvocato da qualche decina di milioni di euro l’anno; insomma persone inconfutabilmente serie. Purtroppo il De Magistris, piuttosto che avere notizie di reato di qualche ladro di polli o di automobili, viene a conoscere di inquietanti fatti che riguardano persone serie. Sarà che è un magistrato missionario, sarà che l’azione penale è obbligatoria, si è trovato in questo guaio grosso. Ma quando una persona si impegna veramente a svolgere un potere-dovere, cioè una funzione dalla quale non può esimersi senza violare il principio di uguaglianza, per conto di altre persone che gli hanno riconosciuto fiducia (alludo alla fiducia che si esprime attraverso il patto costituzionale) purtroppo non può dire “sa, ho paura che questa volta mi gioco la carriera e addio Cassazione. Meglio che mi occupi di quel Marocchino immigrato che ha malmenato uno zingaro perché il di lui figlio gli ha rubato il motorino a sua volta rubato”.
Diavolo di un’obbligatorietà di quell’azione. Senza gli istituti di un contratto costituzionale che, diciamolo pure, urge di qualche po’ di manutenzione, come questa incomprensibile obbligatorietà, adesso le personalità serie non avrebbero preso tutti quegli analgesici, il magistrato missionario avrebbe trascorso più tempo con la sua famiglia e con gli amici in campagna e forse sarebbe giunto in Cassazione ad una certa età, gli organi costituzionali non ci avrebbero fatto una figura barbina, Mastella non si sarebbe arrabbiato così tanto e magari ci avrebbe concesso di conoscere il motivo per cui ha fatto cadere il Governo della Repubblica (come è in uso fare in Parlamenti democraticamente eletti) e Dini avrebbe potuto lui fare cadere il Governo invece di rimanere con un palmo di naso.
Se noi ascoltassimo i sapienti, chi sa, ovviamente non i fatti, chi sa perché è una persona seria, perché è una persona che conosce persone serie, non staremmo adesso a rattristarci del fatto che abbiamo perso il “traghetto” del ricorso, o che persone onorabili come politici e magistrati sono state infangate, o che i dipendenti della Why not pietiscono la stabilizzazione ad una Regione senza soldi che ormai non può più arricchire i politici sulle spalle di quei dipendenti.
Prendete esempio dal Panebianco, lui ne sa tante, e infatti è una persona serissima. Come si può fare a non essere d’accordo con lui, quando dice: “riforma dell’ordinamento della giustizia (separazione delle carriere, responsabilizzazione dei PM, eccetera)”. Ma più di tutto sono d’accordo su eccetera. La riforma dell’ordinamento giudiziario deve riguardare in particolare eccetera. Per esempio Violante che è d’accordo su eccetera io lo vedrei alla presidenza della Corte Costituzionale. Sul fatto dei PM responsabili, poi, sono d’accordissimo. I PM non devono essere delle persone irresponsabili, ma responsabilissime (però forse per questo non è necessario fare una riforma politica, basta lasciare le cose come stanno). Un’altra cosa mi colpisce dello scritto di Panebianco; e mi rivolgo ai magistrati: ma che rapporto avete con la politica? Qual è la sua natura. Ci dobbiamo preoccupare?
Comunque fatto sta che se non ci fosse stata st’obbligarietà, De Magistris non avrebbe indagato. Perché non sarebbe stato titolare di un potere-dovere, cioè di una funzione dalla quale non può esimersi senza violare il principio di uguaglianza; perché la sua priorità dettata dal Governo e dal Parlamento sarebbe quella di acciuffare immigrati illegali nel momento in cui superano la frontiera. Non penso infatti che il Presidente del Consiglio o il Parlamento individuerebbero come priorità quella di reprimere la corruzione nella politica, nella magistratura, negli ambienti dell’economia e della finanza.
Ma non scherziamo!
Le persone serie devono essere lasciate in pace una volta per tutte!
E se i cittadini dicono che occorre meritarsi la virtù della serietà, fatti loro. I nobili nascevano nobili. Non dovevano certo meritarsi di essere nobili. Lo erano e basta. E’ quindi dovevano avere un trattamento particolare. Oggi i nobili non ci sono più, ci sono le persone serie: politici, magistrati, imprenditori, finanzieri, giornalisti (certo non quelli che fanno i processi televisione, hai capito Marco!), poliziotti che reprimono manifestazioni a suon di torture; insomma le conosciamo bene le persone serie. E come i nobili, devono essere oggetto di trattamenti particolari.
La legge è uguale per tutti quelli che tra loro sono uguali. Infatti le persone serie devono essere trattate nello stesso modo, che però è differente da quello con il quale sono trattate, tra loro in modo eguale, le persone che serie non sono. Le persone non sono uguali tra loro, ci sono quelle serie e quelle non serie. La legge è uguale per tutti se tutte le persone sono uguali. Se assumiamo che esistono persone serie (politici, imprenditori, magistrati soprattutto non dimentichiamo eccetera) e persone non-serie (io ed eccetera) sarebbe un’ingiustizia trattarle con la stessa misura.
Panebianco quindi chiama a raccolta il PD, senza il quale non si può cambiare la Costituzione, là dove istituisce l’obbligatorietà dell’azione penale (l’art. 112 C). Altrimenti una riforma costituzionale di questo tipo, se passasse solo con i voti della maggioranza semplice, le colonne del Corriere coadiuvate dalla restante parte dell’informazione ufficiale non riuscirebbero a salvarla dalle Forche Caudine del referendum confermativo. Quindi il PD dovrebbe eseguire i saggi consigli di un politologo serio, far sì che i fondi della sanità, che servono per i malati che soffrono tanto e non poco per il trattamento insensibile ed incivile che ricevono dalle istituzione sanitarie, vengano saccheggiati da chi ha una insana necessità di denaro sonante, senza che magistrato muova dito. Infatti Panebianco ha di nuovo ragione: perché chi saccheggia il denaro dei fondi destinati alla coesione sociale (aree del Mezzogiorno) deve essere difeso, anche da istituzioni di rango costituzionale, mentre chi ruba alle casse dei malati deve essere perseguito? E’ sempre gente seria, che distrae denaro assegnato a fini sociali e di prevenzione dei guai; si tratta sempre di persone tra loro uguali ed uguale trattamento devono ricevere.
Indaghino pure i magistrati; tanto poi arrivano quelli della disciplinare. Panebianco consiglia, anzi provoca, che questi della disciplinare arrivino presto. Non con il ritardo con cui sono arrivati da De Magistris; se non arrivano per tempo finisce che i fatti si scoprono lo stesso. I magistrati ogni volta che indagano su politici e gente seria di questo tipo devono essere normalizzati immediatamente, altrimenti li disciplinerà il legislativo e l’esecutivo con le sue priorità indiscutibili. E così il potere nullo – in quanto neutro è quello giudiziario – diventerà una nullità e quindi si occuperà delle nullità, cioè delle persone non-serie.
Non ci resta quindi, per volgere la situazione al meglio, che affidarci a Violante.
Grazie all’intramontabile Corriere per essere la punta avanzata della crescita civile, civica e politica di questo paese. Sentitamente
Silvio Liotta